Orrore a Red Hook: mash-up tra Tarantino e Lovecraft

Orrore a Red Hook: mash-up tra Tarantino e Lovecraft

Alessandro Manzetti e Stefano Cardoselli realizzano per Independent Publishing Comics una potente rilettura del racconto lovecraftiano.

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L’orrore a Red Hook (2020) è una graphic novel realizzata per Independent Publishing Comics dallo sceneggiatore Alessandro Manzetti coi disegni di Stefano Cardoselli, e liberamente ispirata al celebre racconto di Lovecraft (il lettering è di Alessio Stucci).  I due autori – entrambi con una solida carriera, rispettivamente nella letteratura e nel fumetto, specie nel versante dell’horror – si erano insieme già distinti, per la stessa editrice, con Calcutta Horror (2019), finalista al Bram Stoker Award per la categoria fumettistica. Quest’opera è invece il secondo volume della collana fumettistica dedicata alla H.P.L. Esperience, dopo l’altrettanto celebre Herbert West, rianimatore di Cardoselli autore completo. Per cogliere gli elementi interessanti di questo adattamento è necessaria una breve premessa sul racconto ispiratore.

The Horror at Red Hook è uno dei racconti chiave di H.P. Lovecraft. Scritta nel 1925, pubblicata nel 1927 su Weird Tales (la rivista pulp del misterioso e dell’esoterico nata nel 1923), la storia rappresenta una transizione dai primi lavori dell’autore (a partire da Dagon, nel 1917) verso il ciclo di Chtulhu che costituisce la sua opera più famosa.
Come già in Dagon, che si ispira a miti d’area mesopotamica storicamente comprovati], anche in quest’opera c’è un riferimento a culti reali, in particolare quello degli Yazidi, visti superficialmente da alcune etnografie come “adoratori del diavolo”, sulla scorta di una visione ostile da parte di cristianesimo e islamismo. Il culto yazidico, diffuso in Kurdistan, presenta effettivamente una dottrina complessa e a tratti esoterica, basata sulla venerazione di sette angeli, tra cui il più importante è l’Angelo Pavone, dai tratti demiurgici, che nell’Islam è stato sovrapposto alla figura del demone Iblis. L’opera è tra le più problematiche di Lovecraft, per una certa xenofobia che la pervade: su questo elemento si sono basati Alan Moore e Jacen Burrows nella realizzazione del suo breve fumetto The Courtyard, da cui nasce tutto il ciclo di Providence, che esplora e problematizza la materia lovecraftiana connettendola alle storture della società della sua epoca e della nostra.

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L’operazione messa in campo da Manzetti e Cardoselli va nel senso di una più decisa attualizzazione del racconto, seguendo una linea di sviluppo diversa. Moore accentuava – col fondamentale supporto del segno quasi paranoide di Burrows – il realismo del contesto, in modo da rendere più disturbante l’irrompere dell’orrore lovecraftiano. Il duo italiano, invece, va nella direzione di una voluta esagerazione espressionistica, non priva di uno sguardo sottilmente ironico, che gioca in un brillante mash-up tra le convenzioni del poliziottesco più brutale con l’orrorifico occultistico tipico di Lovecraft.

La matrice di riferimento di questa operazione è più chiara se teniamo conto di un precedente lavoro di Cardoselli per lo stesso editore, ovvero l’art book dedicato a Quentin Tarantino: un immaginario che rappresenta, per certi versi, la zona di comfort ideale per il disegnatore. Tarantino infatti riprende le convenzioni del pulp, del noir, dell’hard boiled e le esaspera caricaturalmente in una decostruzione che ha segnato la storia del cinema (con vasti influssi su altri media).

Cardoselli, nel suo segno, pare compiere la stessa operazione sul noir, in una accelerazione del lavoro – già volutamente enfatico – di Frank Miller in Sin City. Chiaramente, il segno di Cardoselli – accomunato dal peraltro diffuso uso di un bianco e nero a fortissimo contrasto chiaroscurale – non è per nulla derivativo: dove la linea del Miller di Sin City è esatta e geometrica, quella di Cardoselli esprime un nervosismo incontenibile, che diviene qui il correlativo oggettivo delle malsane potenze sovrannaturali che si preparano a esplodere nel reale, come tipico di Lovecraft. Un mash-up tra police procedural e horror sovrannaturale che ricorda anche l’opera di un allievo di Tarantino, il Rodriguez de Dal tramonto all’alba (non a caso, egli è anche il regista del riuscito adattamento filmico di Sin City).

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Una prima parte della storia si incentra dunque sulla trama più strettamente poliziesca, che porta a una accelerazione violenta con i primi scontri coi cultisti; ma, come il lettore si attende, il clou giunge con lo scatenarsi delle forze infernali. Manzetti è abile a conferire al testo lovecraftiano – magistrale, ma volutamente lento, statico, solenne anche quando prevale in apparenza l’azione – una velocità adrenalinica congeniale alle tavole frenetiche di Cardoselli, quasi tutte splash pages o inset pages (ovvero immagini a tutta paginasu cui sono innestate altre vignette come “tasselli”), in cui l’autore si trova massimamente a suo agio. Va riconosciuto anche un buon lavoro sul lettering a Stucci, che punteggia efficacemente l’ultraviolenza dell’azione con didascalie appropriate, ben integrate all’estetica della pagina.

Un’opera che riesce, dunque, a dare una interpretazione personale dell’orrore del maestro di Providence e ne fornisce una lettura dotata di una certa originalità, cosa non facile in un ambio ormai saturato come quello dell’orrore lovecraftiano.

Abbiamo parlato di:
Orrore a Red Hook
Alessandro Manzetti, Stefano Cardoselli
Independent Legions, 2020
85 pagine, brossurato, bianco e nero – 12,50 €
SKU: HBRCGN3

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