Orfani: Sam #11 – La matrice (narrativa) è spezzata

Orfani: Sam #11 – La matrice (narrativa) è spezzata

Il penultimo numero della presente serie di Orfani volge alla conclusione nel segno di un colpo di scena finale, in un albo che completa il processo di decostruzione bonelliana avviato dagli autori.

Orfani: Sam #11 – La fine? propone – sia pure con un punto interrogativo dubitativo – un primo possibile finale non solo della stagione, ma di tutta la serie di Orfani.

Un finale iniziato col numero precedente – le due copertine di Carmine Di Giandomenico, affiancate, formano una singola immagine – che qui viene portato a una conclusione a sorpresa, anche se nel complesso intuibile a partire da alcuni elementi presenti in tutta la serie e accentuati, come già evidenziato, nel numero #10.

Per tale ragione, è difficile esaminare l’albo senza qualche possibile elemento di spoiler circa questo importante rovesciamento finale: il lettore è quindi avvertito di proseguire solo dopo aver letto la storia in questione.

L’albo precedente terminava con l’apparente vittoria della Juric: in questo numero la dittatrice riprende il discorso trionfale, dimostrando il suo controllo assoluto dei due mondi, reale e virtuale. La formula riconduce a una situazione già apparsa nella serie, nel finale di Nuovo Mondo, secondo uno schema che rimanda a un cliché piuttosto usurato, quello del “cattivo di James Bond” (e andando indietro, da feuilletton ottocentesco): i buoni ingenui che combattono fino allo stremo, i cattivi sarcastici ma inutilmente verbosi.

A metà albo, tuttavia, dopo una scena drammatica segnata da una decostruzione particolarmente intensa della tavola (48-49) si inizia a far strada l’ipotesi risolutiva, avanzata da Garland: che tutto sia virtuale, una finzione ludica (significativamente, la tavola 53, in cui questa teoria prende piede, vede fondersi visivamente cyberspazio e mondo “reale”).

La soluzione, ovviamente, ha anche un valore metanarrativo: la consapevolezza di essere all’interno di un ciclopico videogame rimanda anche alla consapevolezza – non pienamente esplicitata – di essere parte di un fumetto. Così, questo capitolo conclusivo di Roberto Recchioni e Michele Monteleone costituisce una chiusura del cerchio che rimanda, anche, al primo vasto ciclo fumettistico di Recchioni, John Doe (2002-2012), realizzato con il compianto Lorenzo Bartoli e chiuso l’anno prima dell’avvio di Orfani.

Là la rottura della quarta parete, nell’ultima serie di John Doe , era totale, con la piena consapevolezza del protagonista della propria natura finzionale e l’incontro con i suoi creatori. Qui, invece, i personaggi giungono (per ora: manca, è chiaro, ancora un numero) al penultimo livello di consapevolezza, quello della finzionalità virtuale della loro esistenza.

Questa conclusione è interessante non tanto in sé – è un tipo di soluzione ormai consolidata nella narrativa popolare – ma nel modo in cui viene sviluppata. Il set up che porta a questo pay off, infatti, non è costruito sotto un profilo “contenutistico” della trama (ad esempio, con qualche personaggio che inizia a divenire consapevole della virtualità del proprio mondo, notando le prime crepe nella simulazione), ma sotto un profilo “stilistico”. Varie caratteristiche presenti nella serie fin dall’inizio, e accentuate negli ultimi numeri, potevano anticipare infatti questa evoluzione: acquistano un nuovo senso le apparenti ingenuità della trama, l’assenza di distinzione visuale tra mondo virtuale e mondo reale, le frequenti citazioni dal linguaggio dei videogame.

I disegni di Federico Vicentini, Pietrantonio Bruno, Luca Claretti e Antonello Becciu risultano funzionali alla storia, coadiuvati dai colori di Alessia Pastorello, Giovanna Niro e Adele Matera. Nonostante l’indubbia efficacia nel rendere le varie scelte drammatiche (particolarmente efficace lo stacco tra p.87 e p.88, ad esempio) appare prevalere l’amalgama stilistico sul segno individuale.

Più presenti ancora del solito sembrano soluzioni visuali di grande impatto quali splash page, anche doppie, smarginate, spesso con vignette sovrapposte che portano avanti la narrazione mentre la splash dà una visione d’insieme. Tuttavia ciò non colpisce ormai più di tanto: in modo graduale, Orfani ha infatti ormai integrato all’interno della struttura della griglia bonelliana (che rimane come ossatura di fondo) un montaggio più moderno, in una fusione che ormai sembra usuale al lettore (ma non lo sarebbe stata cinque anni fa). Anche l’ipercinetica violenza tipica della serie, presente anche in questo numero, appare una novità ormai storicizzata.

Non resta che attendere ora l’estremo saluto degli autori in Ancora un giorno, che non pare essere annunciato comunque come un ulteriore ribaltamento. E, in ogni caso, la rottura della quarta parete della tavola è uno squarcio che non può essere del tutto rimarginato. La matrice narrativa, comunque vada, è ormai spezzata.

Abbiamo parlato di:
Orfani: Sam #11 – La fine?
Roberto Recchioni, Michele Monteleone, Federico Vicentini, Pietrantonio Bruno, Luca Claretti, Antonello Becciu, Alessia Pastorello, Giovanna Niro e Adele Matera.
Sergio Bonelli Editore, maggio 2018
96 pagine, brossurato, colori – 4,90 €
ISSN: 0772283302003

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