Orfani – Ringo #1: un passo indietro, vent’anni avanti

Orfani – Ringo #1: un passo indietro, vent’anni avanti

La seconda stagione di Orfani inizia con un salto narrativo temporale e con il recupero da parte di Recchioni e Mammucari di alcuni stilemi più classici della narrazione bonelliana.
Cover Ringo 1
Orfani: Ringo #1 – Copertina Disegno: Emiliano Mammucari Colori: Annalisa Leoni

Se un merito va riconosciuto a Orfani e ai suoi due creatori, Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, è stato quello di aver provato a portare all’interno del linguaggio fumettistico bonelliano una serie di contaminazioni cross mediali la cui risultante potesse essere un’innovazione nel canone narrativo della casa editrice meneghina. Innovazione, in primis, nella struttura narrativa e grafica del fumetto popolare di avventura, ma anche innovazione nei tempi (e nei modi?) di fruizione tanto del singolo albo quanto dell’intera stagione che compone il primo arco narrativo della testata.

Con l’esordio della seconda stagione, ecco che Recchioni e Mammucari in un certo senso intraprendono un ritorno verso una struttura e un linguaggio narrativi più tradizionali che ha il merito di evidenziare in modo ancora maggiore quelle innovazioni che portano a una più efficace fruizione dell’opera.

Tav. 45
Orfani: Ringo #1 – Pag. 45 (e successive) Disegni: Emiliano Mammucari Colori: Annalisa Leoni

Orfani: Ringo#1 sposta avanti le vicende di quasi due decenni, rispetto al punto in cui si era conclusa la storia nel dodicesimo albo della prima stagione. Il Pistolero, smesso il suo soprannome e l’uso delle armi da fuoco, si è ritirato, abbandonando quella rivoluzione a cui in gioventù aveva dato il via e, di fatto, ammettendo la sua sconfitta a opera della dott.ssa Juric, che ha ormai in mano il potere assoluto del governo mondiale.
Lo scenario è quello di una Napoli che Emiliano Mammucari ha il merito di rappresentare splendidamente, in una serie di tipici scorci urbani e paesaggistici, dove architetture distopiche e futuristiche si innestano con violenza nel tessuto storico cittadino – si noti, per esempio, l’efficacia della restituzione da parte del disegnatore dello stadio San Paolo, trasformato in struttura detentiva, e di Castel dell’Ovo dove un’enorme arma fantascientifica si fonde con le mura di cinta del complesso. In questa Napoli futuristica agisce il movimento rivoluzionario, ormai ridotto a sparuti gruppi di adolescenti costretti a terroristiche azioni kamikaze per portare avanti la loro battaglia contro il GSC, il Governo Straordinario di Crisi di cui la Juric è dittatrice. Un Ringo, trasformato fisicamente e caratterialmente, è costretto a rientrare in gioco proprio per salvare tre giovani rivoluzionari che un efficace twisting plot di Roberto Recchioni lega al protagonista e che appare fin da subito uno degli elementi portanti di questa seconda stagione.

Sono evidenti e meriterebbero un’attenta analisi alcune analogie di stampo sociologico che lo sceneggiatore romano sembra fare con il primo arco narrativo di Orfani: in quel caso avevamo dei preadolescenti che venivano trasformati in macchine da guerra da adulti senza scrupoli etici, mentre qui troviamo dei giovani ragazzi che gli stessi adulti hanno privato del valore della vita, tanto da renderli pronti all’inutile immolazione estrema per una causa già persa.

Tav. 5
Orfani: Ringo #1 – Pag. 5

Tuttavia vorrei qui focalizzare l’attenzione su un approfondimento del meccanismo narrativo usato dagli autori e sui suoi vettori innovativi.
Appare da subito evidente come Recchioni, rimanendo nell’ambito della fantascienza come base per la storia, compia una sorta di “traslazione” di sottogenere. Se nella prima stagione si potevano ritrovare richiami tanto alla space opera quanto a quelli che potremmo definire “romanzi di fantascienza di formazione” come Il Gioco di Ender, senza scordarci ovviamente di libri di fantascienza bellica come Fanteria dello spazio, in Ancora vivo, e probabilmente nello sviluppo degli undici albi seguenti, traspare come punto di riferimento una fantascienza più realistica, se si vuole più cruda ma anche più sociologica, come quella di La strada. Analogamente al padre e al figlio protagonisti del romanzo di Cormac Mac Carthy, Ringo e i tre ragazzi da lui salvati alla fine dell’albo partono per un viaggio che li porterà ad attraversare un’Italia post catastrofe, in cui si riflette un mondo e una società che stanno per spegnersi, inseguiti dalla Juric e dal suo personale esercito.

Il ritorno a uno sviluppo narrativo più tradizionale, non più suddiviso in due linee temporali all’interno di ciascun numero, permette poi agli autori margini di sviluppo più ampi sia da un punto di vista di sceneggiatura, con mirati cali di ritmo che avvalorano ancora di più i contesti e i momenti di pura azione presenti nella storia, sia da un punto di vista grafico, dove una scansione, di nuovo, più tradizionale della tavola permette una lettura più chiara degli eventi narrati, senza rinunciare però a efficaci tagli e inquadrature delle vignette, mutuati dal fumetto supereroico statunitense. Resta il dubbio, a chi sta scrivendo, della necessità narrativa della splash page a tutta pagina presente anche in questo albo, anche se la necessità commerciale della stessa (la più efficace resa nei volumi da libreria già annunciati anche per i numeri di questa seconda stagione) può allo stesso tempo essere giustificazione sufficiente, seppur su un livello da tenere distinto da quello del racconto: la splash page come elemento di valorizzazione dell’oggetto libro, non della storia in esso contenuta.

Tav. 30

Su questo ritorno alla tradizione si innestano, dunque, elementi innovativi di tipo cross mediale. Se il ritmo narrativo e, di conseguenza, le inquadrature delle tavole richiamano immediatamente quello del medium cinematografico, cioè un ritmo tenuto volutamente alto, dove i cali sono inseriti per accentuare la dinamicità dell’azione globale, Roberto Recchioni usa efficacemente anche influenze derivanti dai prodotti televisivi di ultima generazione come le fiction prodotte nei paesi di lingua anglosassone.
In questo solco si innesta la scelta dello stacco temporale tra la fine della prima e l’inizio della seconda stagione, espediente largamente impiegato nel panorama fumettistico statunitense di genere supereroistico e tra l’altro già usato dallo sceneggiatore romano nello spazio tra la seconda e la terza stagione di John Doe . Il gap temporale di quasi vent’anni se da un lato facilita la possibilità a nuovi lettori di comprensione della nuova vicenda che si sta iniziando a raccontare, dall’altro pur mantenendo una continuità narrativa, nei personaggi, con la prima stagione, offre ai lettori abituali della serie nuovi stimoli e spunti dati dall’inedita collocazione cronologica e dal conseguente nuovo status caratteriale di personaggi già conosciuti.
A tutto questo si aggiunga, da un punto di vista di sfruttamento narrativo, un potenziale bacino di storie da raccontare in futuro,magari con progetti paralleli alla serie mensile (come uno speciale), ambientate proprio negli “anni mancanti”.

Orfani LRNZ
Il character design dei Corvi a opera di LRNZ

Tav. 86

Recchioni continua poi a invitare il lettore su un terreno di riferimenti comuni, una sorta di coscienza mediatica pop condivisa tra creatore e fruitori, dove gli omaggi e i rimandi ad altri prodotti, siano essi film, telefilm, videogiochi o altri fumetti, sono costanti e si fondono nella narrazione divenendone impalcatura strutturale. Tra i molti esempi citabili prendiamo le figure dei Corvi (che devono il loro ottimo character design a LRNZ, con un forte richiamo agli Eva di Evangelion), la guardia scelta della Juric, che rimandano volutamente e immediatamente all’universo di Star Wars, alla figura di Darth Vader (il corvo sul tavolo operatorio con il casco aperto richiama immediatamente alla mente Anakin Skywalker alla fine di Episodio III di Star Wars) e al suo rapporto con l’imperatore Palpatine. Questi nuovi personaggi saranno con tutta probabilità gli antagonisti sul campo per Ringo e i suoi accoliti e la loro riuscita ed efficacia non stanno tanto nella loro reale identità sotto l’armatura, che Recchioni svela già in questo primo numero, quanto nel loro nuovo status fisico e in quella che potrebbe essere la loro evoluzione psicologica.

Tav. 96

Il colore diventa sempre di più elemento protagonista della serie, a dimostrazione di come ormai questa componente sia diventata importante, proprio grazie ai coloristi di Orfani, nell’economia narrativa del prodotto bonelliano. Il lavoro che Annalisa Leoni compie non è una semplice aggiunta policroma ai disegni, bensì elemento strutturale degli stessi, segno evidente di come sceneggiatore, disegnatore e colorista abbiano lavorato assieme al concepimento della tavola e alla scelta delle inquadrature; se da un lato Emiliano Mammucari è stato bravo a impostare il suo stile di disegno perché potesse essere valorizzato dal colore, dall’altro la Leoni è stata altrettanto brava a utilizzare il colore per creare effetti simili a quelli che un direttore della fotografia può ottenere in una pellicola. Come quando, nelle inquadrature in controluce, uno spot bianco messo alle spalle del protagonista della vignetta, sortisce l’effetto di accecare quasi il lettore.

Tav. 48-49

Se, come già evidenziato in questa nostra analisi, la prima stagione di Orfani è riuscita, in certi versi più che in altri, a concretizzare un rinnovamento del linguaggio fumettistico popolare bonelliano, questo seguito sembra avere tutte le carte in regola per proseguire sulla stessa strada, recuperando al contempo alcuni elementi della narrazione classica che potrebbero arricchire ancora di più questo prodotto.

Abbiamo parlato di:
Orfani: Ringo #1 – Ancora vivo
Roberto Recchioni, Emiliano Mammucari
Sergio Bonelli Editore, Ottobre 2014
98 pagine, brossurato, colore – 4,50 €
ISBN: 977228330200340013

Tav. 72

 

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