Jsana Juric: come le api con il miele

Jsana Juric: come le api con il miele

Giunta al suo quarto anno editoriale, la saga di Orfani scava nel passato di Jsana Juric e si segnala, attraverso un racconto duro e morboso, per un convincente inizio di stagione.

L’epopea di Orfani, testata a colori ideata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari, entra nel suo quarto anno editoriale. Orfani: Juric scava nel passato di uno dei personaggi più iconici della saga sci-fi, la sociologa di origini serbe Jsana Juric, ed è il primo di due brevi cicli narrativi, entrambi composti da tre numeri, concepiti per interrompere la continuity e traghettare il lettore dal finale di Nuovo Mondo all’inizio della sesta stagione.

Lontana da casa, rimasta sola e viva per miracolo, la piccola Jsana non è altro che una profuga quando viene accolta dall’ente umanitario noto come EMR, diventandone subito un simbolo e poi la figura di maggior spicco. Un’ascesa rapida e dai retroscena inquietanti, capitolo d’apertura di quella che lo stesso Émile Bogdan, biografo ufficiale della Juric, fatica a redigere: la genesi di una mente spietata, calcolatrice e dall’innata predisposizione al comando, disposta a tutto pur di soggiogare la volontà altrui.

Il fiore del male si distingue per un racconto duro, morboso, a tratti disturbante, non per nulla affidato alla “dylaniata” Paola Barbato, sceneggiatrice della miniserie. Ancora una volta, seppur con interpreti diversi, Orfani sembra elevare il fumetto di genere a metafora del presente, a trait d’union tra fantasia e dati di realtà, tra l’immaginazione più fervida e una cronaca che, quotidianamente e nell’indifferenza generale, pullula di morte e tragedie annunciate. I viaggi della speranza, già al centro di Nuovo Mondo, tornano a costituire un importante leitmotiv, attirando l’attenzione non tanto sulla drammaticità dei flussi migratori, quanto sul doppiogiochismo e i giri d’affari che si dipanano dietro di essi. Una gigantesca zona d’ombra che può nascondere, e talvolta partorire, autentici mostri, le peggiori mutazioni dell’animo umano.

A tal proposito è Bogdan, in avvio di stesura, a chiedersi se sia possibile nascere malvagi, rimanere impermeabili alle convenzioni del bene. Se abbia senso, citando William Golding, rassegnarsi al fatto che l’uomo, una volta acquisite ragione e coscienza, tenda a generare il male con la stessa naturalezza con cui le api producono il miele. La risposta, atroce, viene delegata alle matite di Roberto De Angelis, rivelatrici di un approccio meticoloso nella resa dei volti e del linguaggio corporeo. Coadiuvato dai colori di Andres Mossa, l’artista napoletano riempie lo sguardo della protagonista di una freddezza sprezzante e sadica, annullando qualsivoglia distanza tra la Jsana bambina e la despota Juric, Presidente del Governo Straordinario di Crisi.

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Recchioni, qui principalmente in veste di soggettista, firma prologo ed epilogo dell’albo, disegnati in bianco e nero da Andrea Accardi. Dodici tavole che puntano la lente d’ingrandimento sul lavoro di Bogdan, il quale, impegnato a districarsi tra una moltitudine di documenti top secret, diventa il tramite utile ad allacciare passato e presente della storia.

Orfani: Juric, lasciandosi alle spalle l’eccessiva e a tratti penalizzante dilatazione delle tre stagioni precedenti, si segnala per un esordio di notevole impatto, tale da innalzare in modo sensibile il tenore della serie.

Abbiamo parlato di:
Orfani: Juric #1 – Il fiore del male
Roberto Recchioni, Paola Barbato, Roberto De Angelis, Andrea Accardi
Sergio Bonelli Editore, ottobre 2016
98 pagine, brossurato, colori – 4,50 €
ISBN: 977228330200360037

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