C’è una crudeltà nella vita che non è seconda a quella della morte, piuttosto ne è la naturale conseguenza o l’inevitabile epilogo. La raccolta di storie brevi One Night, pubblicata in Italia da Oblomov, sembra quasi una tavolozza sulla quale sono disposte le varie sfumature di questo modo di sentire le vicende umane.
Yoshiharu Tsuge ripropone in questi racconti il filone narrativo che contraddistingue altre sue opere, e che abbiamo apprezzato grazie alle traduzioni di Canicola, prima, e di Oblomov, che continua la meritoria opera di riproposizione delle opere del maestro nipponico.
Per i lettori europei, un volume come questo è un’esperienza singolare, perché consente di rivivere temi e atmosfere che hanno costellato la grande letteratura del nostro ‘900, ma congiunti con l’immaginario visivo e l’ambientazione del lontano Giappone. Un effetto straniante e affascinante allo stesso tempo, che è poi una conferma dell’universalità della condizione spirituale umana pur nelle innegabili differenze culturali, sociali, ambientali.
La vita è dura, quindi. È duro sopravvivere, guadagnarsi da vivere, lavorare con gli altri. Lavorare stanca, diceva Cesare Pavese; Tsuge direbbe che lavorare uccide, anche se è l’unico modo per poter tirare avanti. Ci sono alcuni filoni tematici ricorrenti in questi racconti. Uno di questi è la povertà, o comunque la scarsità di mezzi economici, che induce ad affrontare lavori pericolosi o situazioni estreme dall’esito spesso tragico.
Così nel primo racconto, La ciminiera maledetta, un uomo rischia la sorte in un lavoro periglioso pur di poter pagare le cure del figlio malato.
In maniera diversa ma altrettanto tragica, la stessa circostanza si ripropone ne La lettera misteriosa, in cui uno dei personaggi finisce arso vivo per un’imprudenza commessa pur di poter arrotondare lo stipendio.
C’è un fondo di grande dignità umana in queste vicende, quella che non vuole piegarsi alle avversità e preferisce rischiare un destino incerto. Una dignità che affiora anche nel racconto che dà il titolo alla raccolta, Una notte, stavolta incarnata in un ragazzo alla disperata ricerca di denaro, che però si rifiuta di avere da un uomo che se l’era precedentemente procurato con una rapina.
Seppur caratterizzati da una profonda umanità, questi temi, che ben ricordano un certo neorealismo europeo di fine ottocento/primo novecento (penso ad esempio alle novelle di Verga, o ai romanzi sociali di Dickens) non esauriscono l’universo narrativo di Tsuge. Nonostante i personaggi siano di estrazione sociale povera e semplice, la loro psicologia è complessa, con una tendenza alla nevrosi che sfocia in situazioni peculiari.
Nel già citato La lettera misteriosa, la tragica vicenda di un uomo bruciato vivo in un forno crematorio è in realtà il pretesto per un esame dell’animo umano, che cela in sé una crudeltà nascosta ma pronta a manifestarsi all’improvviso senza freni. Ciò che rende questo racconto interessante è tuttavia l’introspezione del narratore, anche lui al lavoro presso il forno nel giorno del fatale incidente, che ammette di non aver provato pietà per l’amico morto né di provare a distanza di anni alcun rimorso per non aver tentato di salvarlo: piuttosto, ha provato una sorta di godimento nel vedere realizzata la giusta punizione per un comportamento scorretto. Lo ha lasciato morire “come se la cosa non lo riguardasse”, ma in fondo è “una brava persona”. “Gli esseri umani sono complicati”, conclude il destinatario della sua confessione postuma.
Può sembrare il preludio a una parabola morale di redenzione ed espiazione, ma non lo è: i personaggi di Tsuge non somigliano a quelli di Dostoevskij, piuttosto a quelli di Kafka. Come ha ben sottolineato Marco Pacelli a proposito di un’altra opera di Tsuge, Il Giovane Yoshio, non c’è salvezza per i protagonisti di queste storie.
C’è in questi racconti una sorta di ineluttabilità del destino, un abbandono a forze non meglio identificate; la natura di questo fato non è soprannaturale né connaturata all’ambiente, bensì appartiene alla sfera dell’io, che qui viene descritto nelle sue pieghe nascoste e moralmente meno accettabili.
Anche nell’ultimo racconto, La finestra a tribordo, ritorna il leit motiv del non-rimorso, della crudeltà vendicativa, della morale distorta che, nell’intento di punire un’ingiustizia, diventa essa stessa ancora più ingiusta. È un racconto estremamente interessante, pur nella sua brevità, con dei mutamenti di fronte che non sfigurerebbero in una sceneggiatura cinematografica. Il protagonista, in viaggio su una stazione spaziale, è preda di allucinazioni (o crede di esserlo); l’isolamento ambientale accentua la sua nevrosi, così come l’isolamento umano da parte dei suoi compagni di spedizione.
Non c’è solidarietà nè empatia nel mondo di Tsuge, la vita è una lotta per la sopravvivenza e i nostri compagni di battaglia non ci supportano, piuttosto ci guardano con diffidenza. L’alienazione e i disturbi comportamentali ne sono il naturale risultato. In un altro racconto, Il ventriloquo, il protagonista intreccia crisi identitaria, transfert e violenza catartica, in una storia di grandissima modernità con punte di surrealismo.
Lo stile calza a pennello sulle atmosfere di queste storie. Le vignette sono scarne, con pochi elementi rappresentati al loro interno e spesso impegnate da primi piani dei protagonisti o del soggetto dell’azione. Il disegno è semplice nelle linee; in certe occasioni può avere connotati quasi infantili o tendenti al caricaturale. Ma il tratto possiede un’espressività che nei momenti di climax narrativo assume connotati drammatici a sottolineare l’intensità del racconto. È un bianco e nero piuttosto scarno, con tratti non sempre ben definiti e campiture spesse; ritroviamo anche certe linee dinamiche tipiche del manga, con la particolarità che qui non rappresentano un’azione fisica bensì i movimenti emotivi dei personaggi.
One Night è un volume da leggere una volta, per entrare nel mood delle storie; e da rileggere poco dopo, per lasciarsi affascinare dalle sfumature narrative e apprezzarne la grande originalità e modernità. E, probabilmente, per scoprire che alla fine delle quasi 250 pagine, resta la voglia di avere ancora qualche storia da leggere.
Abbiamo parlato di:
One Night
Yoshiharu Tsuge
Traduzione di Juan Scassa
Oblomov Edizioni, 2020
248 pagine, brossura, bianco e nero – 20,00 €
ISBN: 9788885621961