Omar Martini parla di Doonesbury

Omar Martini parla di Doonesbury

La vera mente del progetto Doonesbury. L'integrale e' Omar Martini, patron Black Velvet. Lo abbiamo intervistato per saperne di piu' sulla genesi dell'opera, sui suoi contenuti e sul prossimo futuro editoriale della casa editrice bolognese.

Da dove nasce questo progetto molto ambizioso.
L’idea è nata quasi 3 o 4 anni fa un po’ casualmente. Non c’era ancora la moda per questi recuperi d’annata, a parte forse Peanuts. La cosa mi era venuta in mente perché conoscevo e ammiravo la striscia di Trudeau e cercando possibili libri da pubblicare mi ero accorto che per una striscia così importante non c’era negli Stati Uniti un’edizione completa adeguata o cronologica. I volumi che escono ogni anno, mediamente un paio, in realtà non sono cronologici, ma solo una scelta legata a un tema o a un personaggio. Allora un po’ attirato dalla sfida e anche legato come sono alla cultura americana, sia per il fumetto sia per la letteratura e il cinema, mi era venuta l’idea di provare la possibilità di realizzare una serie di volumi di questo tipo. Pubblicare una serie a fumetti importante e far vedere per l’ennesima volta che il fumetto non è semplice intrattenimento, ma può essere usato anche per esprimere altre cose, non solo una storia, anche se in questo non ci sarebbe comunque niente di male. Inoltre con il tipo di storie e con la tradizione che ha Doonesbury pensavo si potesse raggiungere un pubblico più vasto dei soliti lettori di fumetti. Erano queste le ragioni per cui abbiamo voluto far partire questa impresa.

Immagino che se hai usato il termine impresa deve esser stato molto difficile arrivare alla pubblicazione di questo volume.
Diciamo di sì. Anzi è stato decisamente complicato. Non è stato un problema contattare la casa editrice e proporre la cosa, ma ha richiesto più tempo innanzitutto la definizione degli apparati redazionali, perché una volta delineato lo spirito del progetto è stato evidente che i numerosi riferimenti alla cultura americana, cominciando con la pubblicazione del materiale pubblicato 40 anni fa, potevano non essere ben conosciuti. Quindi, al di là delle note che corredano il fumetto, la cosa subito chiara era che bisognava dare subito una sorta di inquadramento storico e culturale. Su questo aspetto è stato fondamentale l’apporto di Matteo Stefanelli, che infatti compare come curatore dell’opera. Grazie a Matteo sono state messe in campo una serie di persone che hanno scritto e scriveranno anche nei prossimi volumi, da un lato per inquadrare il periodo storico, dall’altro per dare maggiori informazioni. Ogni volume infatti è strutturato in questo modo: oltre alle note sotto alle strisce ci saranno anche una manciata di pagine in coda al volume per eventuali spiegazioni più lunghe. Prima del fumetto ci saranno sempre tre articoli che si focalizzeranno sul biennio delle strisce presentate nel singolo volume. Ci sarà un primo inquadramento storico che racconterà ciò che è successo negli Stati Uniti in quegli anni e un approfondimento sull’evoluzione del giornalismo, perché Doonesbury è un esempio di giornalismo a fumetti. Non è certo il giornalismo a fumetti di Joe Sacco, pero’ in modo molto personale e originale ha saputo affermarsi come una pagina di storia degli Stati Uniti ed è anche quello che vogliamo rappresentare con questa serie di libri. L’ultima parte scritta da Matteo (in questo volume coadiuvato anche da Paolo Interdonato) sarà un articolo sull’evoluzione del graphic journalism, in modo da vedere come nasce e come si è evoluto questo modo di fare fumetto che negli ultimi tempi si è affermato, ma che quando è nato Doonesbury non era né diffuso né aveva questa etichetta e nome.

Ho visto anche la firma prestigiosa di Bruno Cartosio (storico americanista, docente all’Università di Bergamo, ndr.) ci puoi anticipare chi si occuperà dei prossimi volumi?
Sicuramente tornerà Cartosio a scrivere altri articoli. Matteo ha contattato anche altri nomi interessati a Doonesbury, una lettura che comunque riesce a trascendere. Poiché non abbiamo avuto ancora conferme certe, non posso fare nomi precisi.

Visto la natura della collana immagino tu abbia avuto dei problemi nella ricerca delle strisce da pubblicare. Oppure sei stato aiutato dall’editore?
Diciamo che l’editore ha aiutato, ma fino a un certo punto. I materiali originali li ho avuti dalla casa editrice americana, che pero’ non possiede più tutte le strisce, né come tavole originali né digitali. Adesso non ricordo esattamente, ma avevamo dei buchi. Volendo fare un’edizione cronologica ci mancavano soprattutto tavole domenicali, ma anche strisce giornaliere, circa una sessantina di giorni su 14 mesi. A questo punto abbiamo cercato di ottenere queste strisce in altro modo e abbiamo recuperato tutto. Forse è rimasta esclusa solo una striscia, che non è stato possibile recuperare in nessun archivio perché quella del dicembre 1971 è la stessa striscia comparsa nello stesso giorno dell’anno prima. Le domenicali invece ci sono tutte. Anzi la cosa di cui vado particolarmente fiero è che siamo riusciti a trovare cinque tavole domenicali degli inizi che credo non risultino in nessun archivio.
Le strisce che abbiamo recuperato non si trovano nell’archivio internet dove si possono leggere tutte le strisce di Doonesbury previo abbonamento e nemmeno nel cd rom contenente i primi 25 anni di Doonesbury allegato ad un volume uscito qualche anno fa. La scoperta di questi buchi è stata casuale. Abbiamo recuperato tutti i numeri di Linus in cui era contenuto Doonesbury e consultandoli ho trovato una di queste tavole che pensavamo non esistesse nemmeno. Siccome questi buchi erano dappertutto pensavo fossero opera di Trudeau stesso, che ha cominciato con le quotidiane alla fine dell’ottobre ’70, ma con le domenicali solo a marzo ’71. Alla fine siamo riusciti a trovarle all’interno dell’archivio del Washington Post che ha digitalizzato tutte le sue pagine, fumetti compresi. Da lì abbiamo scaricato i PDF dalla qualità non eccelsa. Purtroppo in alcune strisce e domenicali la qualità non è la stessa delle altre, a causa delle diverse origini del materiale. Nel volume ovviamente lo abbiamo segnalato. Alcune sono state scansionate dai vecchi Linus, altre dalle raccolte di Doonesbury. Era l’unico modo per realizzare un volume di questo tipo.

Per quanto riguarda le traduzioni hai usato quelle già esistenti?
Siamo partiti dalle originali, quelle di Linus, che sono state verificate e modificate con un forte editing per cercare di renderle più fedeli all’originale usando un approccio diverso da quello dell’epoca. Infatti, quando c’erano dei riferimenti a personaggi conosciuti negli Stati Uniti, ma non in Italia, il traduttore li modificava con un riferimento conosciuto per i lettori italiani dell’epoca, visto che non c’era in quegli anni quell’attenzione filologica che caratterizza il nostro periodo. Per cui abbiamo riportato, in questi casi, il riferimento originale spiegando con una nota chi fosse la persona citata o presente nella striscia.
A ogni modo è importante dire che almeno un terzo del primo volume è praticamente inedito in Italia perché all’epoca Linus non riusciva a pubblicare tutto, ma solo dalle 3 alle 5 pagine al mese e quindi solo una minima parte di ciò che usciva negli Stati Uniti. Ci sono strisce che pubblichiamo noi per la prima volta dopo 40 anni. La cosa che mi ha stupito di più in queste parti inedite è il fatto che B.D. , uno dei tre personaggi principali che compaiono fin dall’inizio, va nel Vietnam e le strisce relative a questi due viaggi in Vietnam non vennero pubblicati in Italia. è una cosa che ritengo particolare, visto il taglio politico che ha sempre avuto Linus.

Pensi che sul piano fumettistico quelle prime annate di Doonesbury siano oggi ancora attuali oppure risentono il tempo trascorso?
Non ci sono cose travolgenti dal punto di vista del linguaggio fumettistico. Questo volume è interessante per la forte evoluzione che Trudeau ha, perché nell’arco di 14 mesi l’evoluzione grafica è veramente notevole. Lui, nel giro di un anno raggiunte una maturità notevolissima. Parte come un emulo di Jules Feiffer, con uno stile grezzo, molto schizzato e immediato, e alla fine, nel ’72, raggiunge una finezza e uno stile secondo me non distante da quello che ha adesso. Ora è nettamente più bravo come stile grafico, pero’ già in quel periodo ha avuto un’evoluzione notevolissima. Per quanto riguarda invece il tipo di impostazione delle strisce, si parte da strisce a singola gag slegate l’una dall’altra, ma verso la fine del volume si comincia ad avvicinare al tipo di struttura che Doonesbury ha attualmente, con una storia che comincia il lunedì e si conclude il sabato e con la domenicale che recupera un filo narrativo diverso.

separatorearticoloInvece per quanto riguarda la sua capacità di penetrare nella cultura americana, già in quelle strisce si vedeva questa sua peculiarità o era ancora in embrione?
Anche quest’aspetto viene fuori gradualmente. All’inizio non è presente, considerato che nasce come una striscia universitaria, anzi è l’evoluzione di una striscia che Trudeau già faceva, intitolata Bull Tales. Molte di queste prime strip sono rielaborazioni di strisce già fatte, perché con Doonesbury lui passa dal giornale universitario alla vera e propria syndacation, rete di pubblicazione nazionale. Quindi le prime strisce oltre ad avere un segno leggero sono essenzialmente umoristiche. Pero’, devo dire che già da metà del ’71 soprattutto grazie al personaggio di Mark, la parte politica comincia ad inserirsi in maniera molto netta. Diciamo che evolve con l’allargarsi del cast e con l’evoluzione di Mark, l’inserimento di Mrs. Caucus che introduce il tema del femminismo o l’inserimento di certi studenti di colore e quindi del tema del razzismo e delle pantere nere. La cosa più interessante è vedere l’evoluzione naturale che prende la striscia: ritengo rappresenti anche la presa di coscienza dell’autore verso tematiche diverse a cui iniziava ad affacciarsi.

In Italia, anche per la lunga pubblicazione che ha avuto su Linus, Doonesbury ha molti estimatori e presumo che un certo interesse verso questo progetto ci sia. Tu sei convinto che un’operazione filologica del genere possa avere un buon riscontro?
La nostra è un po’ una scommessa. Dalla mia esperienza posso dire che non c’é quasi nulla di certo nel momento in cui vuoi pubblicare qualcosa. Sicuramente Doonesbury ha delle chance in più ed è anche una delle ragioni per cui abbiamo voluto provare a fare questa raccolta. Diciamo che ciò che potrebbe farlo funzionare è questa commistione tra fumetto e parte testuale. Non è per dare aiuto al fumetto, che ovviamente non ne ha bisogno. Questa impostazione editoriale la intendiamo come focalizzatrice delle tematiche. Quindi quello che vorremmo, e che potrebbe essere la chiave del successo che ci auguriamo, è usare il fumetto per raccontare qualcosa. Non per atteggiamenti snobistici, ma io non considero questo un semplice libro a fumetti bensì una collana che attraverso il fumetto vuole rappresentare la storia degli Stati Uniti, e quindi un po’ anche del nostro mondo. Se riusciremo a trasmettere questo tipo di messaggio, far capire che questo è lo spirito dell’operazione, secondo me, ed il condizionale è sempre d’obbligo, dovremmo avere delle possibilità di successo e riuscire così a proseguire la collana.

Il fatto che in ogni volume prevedi un biennio di strisce, ti pone di fronte ad un opera che ti terrà occupato per gran parte della tua vita. (risate congiunte, ndr)
Diciamo che al momento, considerato che Trudeau ha interrotto due volte, se lui smettesse adesso avremmo di fronte 18/19 volumi.

Che ritmo di pubblicazione prevedi?
Il ritmo su cui stiamo già lavorando è quello di una semestralità, perché sono convinto che se non diamo qualche certezza al lettore che in tempi ragionevolmente contenuti può leggere un nuovo libro rischiamo un po’ di diminuire le possibilità commerciali dell’intera collana. Cercheremo di mantenere la semestralità e lavorare ad almeno due volumi contemporaneamente in modo da guadagnare sempre un po’ di tempo. Tra l’altro, stiamo ancora discutendone, ma l’idea è quella di mettere nei prossimi volumi anche qualche bonus collegato sempre a Doonesbury, che vada anche al di là del fumetto stesso. Ad esempio, Trudeau ha scritto anche due opere musicali, ha fatto un medio metraggio animato. Abbiamo il materiale e ci piacerebbe essere il più completi possibile sia per quanto riguarda Doonesbury che lo stesso Trudeau.

Mi dicevi tempo fa che Trudeau di questa operazione non ne sa nulla.
é stato probabilmente informato dall’agente, pero’ non abbiamo avuto modo di entrare in contatto con lui. Immagino che, siccome questo libro è uscito con un po’ di ritardo, adesso una volta visto il libro finito, ci potrà essere, mi auguro, una qualche tipo di collaborazione più diretta anche con lui.

Di fronte a un momento particolare dell’economia, che credo abbia colpito anche voi editori, un’operazione del genere non è troppo rischiosa?
Rischiosa? Non so: io sono convinto che la gente ovviamente continui a spendere, in maniera forse più oculata e secondo me, l’attenzione sarà maggiore verso proposte che riescano ad essere qualitativamente forti. Probabilmente in questo momento non si deve pubblicare a caso e più del solito si deve essere sicuri della propria linea editoriale.

La Black Velvet ha avuto una percezione della contrazione degli acquisti?
Sì, diciamo che c’é stata una diminuzione che credo sia dovuta al momento e ad altre cause. Magari l’effetto della crisi si potrà vedere di più in seguito. Ritengo che per quanto ci riguarda questa flessione negli ordini sia dovuta anche al fatto di non essere ancora puntuali nelle uscite. Sono cosciente che è uno dei nostri difetti. Ci sono libri che escono puntualmente e altri, come questo, che subiscono ritardi colossali. In un momento in cui il mercato è saturo di offerte è una cosa che paghi. La diminuzione degli ordini è dovuta anche al fatto che c’é una fortissima proposta dalle case più grosse come Marvel e Planeta, e questo mette un po’ in difficoltà i lettori, perché aumentano le uscite, ma non so se i lettori sono aumentati.

Chiudiamo l’intervista con uno sguardo sul futuro prossimo della Black Velvet.
A Napoli abbiamo presentato tre novità: Boy Rocket di Massimo Giacon e Mimì Colucci che si era visto parzialmente sulla rivista Black di Coconino Press; Il Sapore del Cloro di Bastien Vivés, nuovo enfant prodige del fumetto francese vincitore del premio dell’ultima edizione di Angoul

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