Torna “Gli occhi e il buio”: romanzo gotico in salsa detection

Torna “Gli occhi e il buio”: romanzo gotico in salsa detection

Gigi Simeoni ne "Gli occhi e il buio" racconta di un'ossessione per l'arte che trascina la sua vittima nei meandri dell'animo umano. Un fumetto che si ispira al romanzo gotico quanto alle serie TV detection e che ritorna in un nuovo volume da libreria.

Gli occhi e il buio, titolo che mette in rapporto due aspetti reciprocamente contradditori legati al visibile, ha il suo maggior motivo d’interesse nel fatto che l’autore sia al contempo disegnatore e sceneggiatore, cosa rara per la Sergio Bonelli Editore.
La storia, uscita originariamente nel secondo numero dei Romanzi a fumetti Bonelli nell’ormai lontano 2007, nel 2020 trova una nuova identità in un volume da libreria.

Gigi Simeoni, in arte Sime, racconta e raffigura la storia di un pittore, inizialmente inetto, che pur di ritrovare le misteriose immagini intraviste negli occhi della morente fidanzata si dedica al delitto in una radicale ricerca estetica. Un’ossessione che lo trascina contemporaneamente nei meandri dell’arte astratta e in quelli dell’animo umano. Il suo nome, Alessandro Simonetti, richiama per allitterazione quello dell’autore e il fatto che sia un artista d’avanguardia, in un’identificazione ancor meno casuale, la dice lunga sulle pretese autoriali di Simeoni. Questo feticismo onomastico torna nel fumetto con il personaggio di Sante Ferrari omonimo del filosofo positivista italiano, ad accentuare gli intenti evocativi dell’opera.

Il racconto che, pur nella sua novità, mantiene un formato canonico con la tradizionale tavola a tre strisce, è suddiviso in tre parti ognuna delle quali riflette le intenzioni dell’autore. Tali intenzioni sono definite anche dalle citazioni in calce nell’apertura di ogni capitolo, tutte risalenti a fine ‘800 (la loro datazione casualmente termina, sempre, con il numero 6) marcando ulteriormente l’importanza della ricostruzione storica.

Un estratto da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di R. L. Stevenson (1886)1, in cui il celebre mad doctor confessa la propria ambizione quale causa del suo tormento, apre non solo il primo capitolo ma l’intero volume, enunciando il clima tematico e figurativo in cui ci si muove, il romanzo gotico, e alludendo alla figura del protagonista.

Il secondo capitolo riporta l’editoriale apparso nel primo numero del quotidiano milanese Il Secolo (5 maggio 1866)2. Vero e proprio documento storico che ci porta all’inchiesta giornalistica, l’altro genere narrativo d’ispirazione, cui corrisponde il già nominato Sante Ferrari, reporter de Il Secolo, appunto, responsabile dello pseudonimo affibbiato al serial killer, Fante di cuori.

Infine, l’incipit della terza parte è una frase tratta da Scienza e ipotesi (1976) di Jules Henri Poincaré 3, che diventa nel contesto un teorema applicabile al metodo d’indagine deduttivo dei grandi detective letterari, lista cui si aggiunge il commissario delle Guardie di Città Matteo de Vitalis, il terzo protagonista.

Ciascuna di queste citazioni ha un valore binario: il mero messaggio contenuto nel testo e la funzione connotativa rispetto all’opera. Isotopie che tessono le coordinate intertestuali fondamentali per orientarsi in questo anomalo poliziesco che rifiuta i più caratterizzanti stereotipi.

La distinzione tra buoni e cattivi è piuttosto fragile; la figura del giornalista non è idealizzata così come quella dell’investigatore, un antieroe che fallisce in più riprese e che non mette minimamente in discussione le teorie lombrosiane (avanguardia nella criminologia dell’epoca), rivelandosi in tutta la sua umanità. Ma la più evidente mancanza è il mistery, infatti l’identità del serial killer ci è svelata fin dall’inizio. L’attenzione rimane comunque elevata grazie a un intreccio ricco di suggestioni letterarie e cinematografiche rivelate dai molti espedienti narrativi, per esempio la rappresentazione del medesimo episodio da prospettive differenti, analogamente a quanto fece Orson Welles in Citizen Kane (1941).

I fumettofili leggendo Gli occhi e il buio penseranno al From Hell di Alan Moore, mentre altri noteranno una vicinanza con I delitti della Rue Morgue (1841) di Edgar Allan Poe per la capacità di mescolare elementi gotici a quelli della detection; per quanto riguarda lo stile grafico, deciso e accurato nei dettagli, può ricordare la mano di Leone Frollo e quella di Magnus, privata pero’ dell'(auto)ironia appartenente al grande disegnatore bolognese, e si distingue per una rappresentazione al contempo realistica e marcatamente personale.
Nel complesso abbiamo comunque tra le mani un’opera originale e ambiziosa.

Abbiamo parlato di:
Gli occhi e il buio
Gigi Simeoni
Sergio Bonelli Editore, 2020
304 pagine, cartonato formato: 19,5 x 26 cm, bianco e nero – 20,00 €
ISBN: 978-88-6961-470-5

 


  1. “Fu la natura prepotente delle mie aspirazioni, più che qualsiasi particolare degradazione nei miei errori, a rendermi quello che fui, e (…) separo’ in me il dominio del bene dal dominio del male, che dividono e compongono la natura dualistica dell’uomo” (R. L. StevensonLo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, 1886). 

  2. “Dé mezzi che saranno in potere bistro, nessuno, a qualunque costo, sarà omesso perché la nuova pubblicazione misuri all’altezza del momento, combini con lo spirito del pubblico e valga a tenerlo al corrente degli avvenimenti” (dal primo numero del quotidiano milanese “Il Secolo”, 5 maggio 1866). 

  3. “La scienza si costruisce con i fatti, come una casa con le pietre, ma una collezione di fatti non è una scienza, più di quanto un mucchio di pietre non sia una casa” (Jules Henri PoincaréScienza e ipotesi, 1976). 

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