Jamel è un villaggio tedesco di 35 anime nel comune di Gägelow, distretto rurale del Mecklenburg del Nord-Ovest. Un tipo di villaggio piuttosto comune in Germania, soprattutto nel nord-est del paese: viaggiando in macchina tra Baviera del Nord, Turingia, Sassonia Brandeburgo e Mecklenburg se ne incontrano a decine di posti così, gruppetti di case separati da chilometri di campi. Passandoci vicino in una giornata piovosa, sfrecciando su un'autostrada chiassosa, ci si immagina una vita tranquilla e bucolica, in mezzo a campi sterminati, a volte coltivati, altre volte lasciati per il pascolo.
Eppure, se si provasse a uscire a un casello perso nel nulla e ad avvicinarsi a queste comunità, si potrebbero scoprire tutte le contraddizioni di un mondo parallelo che, negli ultimi anni, è diventato una roccaforte dell'estremismo di destra. Le elezioni del 2019 in Sassonia e Brandeburgo hanno messo in luce tutta la forza del principale partito di estrema destra, l'AfD (Alternative für Deutschland), che proprio nei centri più piccoli e depressi dell'est e della campagna tedesca ha ottenuto un successo drammaticamente travolgente.
Jamel, in questo senso, è stato un prototipo di questa deriva, un caso pericolosamente eclatante: già dal 1992 il villaggio era salito agli onori della cronaca per il suo legame con l'estremismo di destra, richiamando qualche centinaio di nostalgici per celebrare il compleanno di Hitler. Agli inizi del 2000, con l'arrivo dopo il rilascio dal carcere del membro dell'NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands) Sven Krüger, il paese è diventato una roccaforte di simpatizzanti dell'NPD, grazie alle pressioni effettuate dallo stesso Krüger sugli abitanti del paese affinché gli vendessero le proprie case, permettendogli così di realizzare la sua utopia rural-nazista. Solo i coniugi Horst e Birgit Lohnmeyer si sono rifiutati di vendere la loro proprietà, diventando simbolo di coraggio civile grazie all'organizzazione, proprio a Jamel, di un festival annuale contro ogni estremismo di destra.
Questo lungo e apparentemente fuorviante preambolo serve a introdurre l'opera di Pasquale Ruju, Andrea Cavaletto e Rossano Piccioni, che si ispirano a questa storia per il loro Nuvole Nere, pubblicato da Feltrinelli Comics.
Anche la famiglia Garver vive in un piccolo villaggio, Wolkendorf, che sta venendo colonizzato da estremisti di destra. Bernhard Garver non vuole abbandonare la casa del padre, nonostante intorno a lui gli sguardi e le pressioni si stiano facendo sempre più forti, in particolare nei confronti di sua moglie Nadia, originaria dell'Algeria, e di sua figlia Jasmine, prese di mira per il colore della loro pelle. Al tempo stesso, suo figlio Dennis sente sempre più forte il richiamo dei suoi coetanei Völkischen, suprematisti bianchi autarchici contrari al governo e sostenitori del ritorno alla purezza e alla forza di un popolo superiore legato alla terra. In un crescendo di tensione e contrapposizioni, il conflitto tra i due mondi si inasprisce raggiungendo un finale tragico e distruttivo.
La storia costruita da Cavaletto e Ruju segue vari leitmotiv tipici di questo tipo di narrazione, intrecciando più vicende: da una parte abbiamo quello che potremmo definire “romanzo di formazione al contrario”, in cui assistiamo alla radicalizzazione di Dennis, vero motore di tutta la vicenda. A questo si contrappone Erich, figlio del “Dorfchef” (il capovillaggio), che subisce il fascino di Jasmine e si ritrova a dubitare dei propri principi deviati. L'odio ideologico travolge qualsiasi cosa: il lavoro artistico di Nadia, completamente distrutto da un incendio, il corpo di Jasmine, donna forte e determinata che viene tradita dai propri affetti, umiliata e spezzata dalla violenza, la psiche di Bernhard, che esasperato da questa situazione arriva a commettere l'inimmaginabile.
I due autori sono bravi a ricostruire il contesto in cui i personaggi si muovono, inserendo piccoli particolari che caratterizzano queste società naziste rurali che vivono in un contesto distaccato dal resto del mondo, partendo dai servizi (acqua, elettricità, gestione dei rifiuti) fino ad arrivare alla cultura (le scuole colonizzate da insegnanti sostenitori del primato della razza bianca): se alcune volte si rischia un effetto eccessivamente retorico (Jasmine che legge Mandela, il capovillaggio che ricorda i principi fondanti del nazismo dei Völikschen), in generale il racconto mantiene verosimiglianza ed efficacia.
La narrazione procede rapida attraverso le evoluzioni di personaggi e protagonisti: se da una parte questa velocità ha il merito di non dare scampo al lettore e di farlo sentire trascinato dagli eventi, dalla loro drammatica ineluttabilità, dall'altra non lascia il tempo né di metabolizzare i cambiamenti dei personaggi, che spesso appaiono eccessivamente repentini, né di assimilare gli eventi chiave del racconto (ad esempio la rivelazione su Dennis), depotenziando così l'impatto di questi episodi. La storia, in questo modo, pur mantenendo tutta la sua forza “politica” di denuncia degli effetti devastanti dell'estremismo di destra, non riesce a creare un profondo coinvolgimento nei confronti di vicende e personaggi.
I disegni di Rossano Piccioni soffrono di questo stesso dualismo. L'artista, grazie a un tratto sintetico e nervoso, fatto di linee spezzate e segni rapidi, riesce a trasmettere la sensazione di tensione dominante che preannuncia l'esplosione della tragedia. I volti dei neo-nazisti sono appuntiti, come affilati da un odio profondo e cristallino, che pian piano deforma anche i volti di Dennis e Bernhad. Dall'altra parte, Nadia e Jasmine sono caratterizzate da linee più morbide, ma ugualmente sicure e ben definiti, segno di forza e sicurezza.
I colori della storia, dominati dai toni grigi degli acquerelli, vengono man mano intervallati sempre più da pennellate di rosso, simbolo dell'odio fiammeggiate che alla fine del racconto domina l'intera scena: questo uso narrativo del colore, pur nella sua semplicità, guida il lettore nel crescendo della storia con grande efficacia e grande potenza evocativa.
Pur riuscendo a trasmettere un senso di costante nervosismo, il segno di Piccioni risulta in alcuni casi troppo approssimato, facendo perdere riferimenti geografici alla storia, oltre che la caratterizzazione dei personaggi. Alcuni passaggi di scena troppo rapidi e alcune espressioni dei protagonisti poco dettagliate smorzano l'impatto emotivo di certe scene, lasciando una sensazione di interruzione a mezz'aria.
Il punto emotivo più alto del racconto è sicuramente quello del fato di Jasmine: la narrazione dei tre autori riesce a prendersi il tempo necessario per far percepire al lettore quello che sta succedendo, senza necessariamente mostrarlo. Il rallentamento del ritmo, il focus sui corpi di Jasmine e dei suoi aguzzini, sul volto piangente di lei, unica scena ricca di colori violenti, colpisce il lettore come un pugno nello stomaco, preparandolo alla conclusione drammatica e inaspettata.
Pur con alcuni difetti di ritmo e narrazione, Nuvole nere ha l'indubbio merito di raccontare una storia che parla del nostro mondo, di quegli angoli di estremismo nero che per molto tempo sono stati sottovalutati e che adesso fanno paura all'occidente, richiamando alla mente periodi bui e drammatici. Una storia necessaria che ci ricorda che tutto quello che è già successo può succedere di nuovo, per insegnarci a proteggere quella luce che nuvole oscure potrebbero portarci via. In qualunque momento.
Abbiamo parlato di:
Nuvole Nere
Pasquale Ruju, Andrea Cavaletto, Rossano Piccioni, Luca Bertelè
Feltrinelli Comics, 2019
112 pagine, brossurato, a colori – 16,00 €
ISBN: 9788807550249