Il nuovo Paco Roca: una Casa, una famiglia

Il nuovo Paco Roca: una Casa, una famiglia

Nel nuovo graphic novel di Paco Roca, "La casa", un lungo ricordo a colori del padre e un’analisi di uno dei rapporti più umani che ci siano.

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Come si elabora un lutto?
Col tempo, risponderebbero tutti.
A volte con l’aiuto della scrittura, potrebbero dire alcuni.
Disegnando, potrebbero aggiungere altri.

Come Paco Roca, che nella sua ultima, imperdibile opera, La casa, torna ad aprirci le porte del  proprio intimo familiare, accompagnandoci in un dolore che è il dolore di chiunque abbia perso una persona cara.

La letteratura, del resto, disegnata o meno, serve proprio a rendere universali storie particolari.

Roca lo aveva già fatto una volta, con Rughe, l’opera che gli ha donato un successo internazionale. Perché evidentemente la sua dimestichezza con le buone storie familiari è pari solo alla sua familiarità con le buone storie in generale. E poi ancora, in maniera più canzonatoria, lo aveva fatto con le divertenti Memorie di un uomo in pigiama: l’autobiografia – se non autocelebrativa, come in tutti questi casi – avvicina, e rende un’opera ancora più interessante per il lettore.

Con Roca questo meccanismo funziona sempre, perché le sue storie più belle, a parere di chi scrive, sono proprio quelle in cui raccontandosi esprime sensazioni e sentimenti che si percepiscono veri e condivisibili.

L’abitazione del titolo è una seconda casa – il sogno realizzato di un padre che voleva per i suoi figli più di quello che aveva avuto lui, nonché luogo di elezione per i ritrovi familiari, ideale palcoscenico per la rappresentazione stessa del suo concetto di famiglia. Un concetto che i tre figli cominciano a comprendere solo dopo la morte del genitore quando, dovendo vendere la casa, vi ritornano per sistemarla un po’.

Caratteri diversi, uniti solo dal desiderio – lungo gli anni – di non doversi recare ogni weekend in quel luogo sperduto, i tre fratelli si ritrovano a scoprire, pezzo dopo pezzo, qualcosa di più su questa figura a lungo sfuggente. Perché la casa del titolo, che all’inizio sembra spegnersi insieme al suo proprietario – l’unico che l’aveva tanto voluta e tanto amata – è anche riflesso stesso di quell’uomo che vi aveva riposto tanto. E venderla, così come buttarne il contenuto, assume per ognuno di loro una visione diversa.

Se per alcune persone disfarsi degli oggetti è infatti liberatorio, per altre è inconcepibile, come se perdessero di nuovo la persona amata, e per altre ancora un normale aspetto della quotidianità che custodisce i ricordi nella mente e non nelle cose.

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Nel mentre c’è altro: oltre a un breve spaccato dell’evoluzione sociale fra gli anni ‘40 e oggi, ci sono le tipiche dinamiche familiari, in cui le percezioni dei figli – troppo vicini fisicamente e mentalmente – si rivelano inadatte a cogliere in tempo utile le vere sfaccettature del carattere dei propri genitori , laddove quelle dei nipoti si dimostrano, nei confronti dei nonni, più concrete, distaccate e veritiere. Protagonista muta, la casa divide e unisce i suoi abitanti esattamente come le stanze che la compongono, ma in ogni caso li racchiude tutti in un’oasi di protezione.

Ora alle stampe per Tunué, editore di tutti i suoi volumi in Italia, La casa è un fumetto che sembra un (bel) film. Costruita con un interessante sviluppo orizzontale (che accentua la percezione dello scorrere del tempo), un disegno pulito e preciso – quel tanto necessario a fare ordine nei pensieri confusi di un momento del genere -, e una sceneggiatura perfetta, in cui si entra – letteralmente – e ci si appassiona subito, l’opera alterna scene di contemporaneità a memorie del passato, immobilizzando con una vena di malinconia i ricordi, tristi e felici, che costruiscono la fragile ossatura della vita di ognuno.

Abbiamo parlato di:
La casa
Paco Roca
Traduzione di Bruno Arpaia
Tunué, 2016
36 pagine, cartonato, colori – 16,90€
ISBN: 9788867901791

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