Le nuove autrici del fumetto italiano: Liri Trevisanello

Le nuove autrici del fumetto italiano: Liri Trevisanello

Scrittrice e sceneggiatrice, ha pubblicato con le edizioni Il Becco Giallo e Nicola Pesce Editore. Di recente e' tornata alla narrativa pubblicando un racconto nell'antologia "La sete", edita da Coniglio Editore.

Le nuove autrici del fumetto italiano: Liri Trevisb>Ci puoi raccontare il tuo incontro con il fumetto e quando è maturata la decisione di lavorare in questo campo?
L’incontro con il fumetto avviene circa dieci anni fa quando scrissi un breve racconto per una rivista autoprodotta che poi decisi, grazie anche ai consigli di qualche amico, di trasformare in sceneggiatura. La feci vedere in giro, il racconto piaceva e da lì cominciarono ad arrivare le prime proposte, poi non mi sono più fermata.

Ci parli dei tuoi esordi? Come li giudichi oggi?
La primissima pubblicazione fu “Freak City” edito da Ferrara Edizioni nella quale pubblicai proprio il prologo di quella prima storia che mi fece decidere che scrivere fumetti era quello che volevo fare. Riguardandola oggi, lo considero comunque un buon lavoro, seppur con i difetti di un’opera prima. Sono molto più “dura” nel giudicare le pubblicazioni successive, come il “Mostro di Firenze” o “Mongo” perché sono libri che ho fatto di recente, con una maturità diversa e quindi tendo a rileggerli con un occhio più severo. Al contrario, gli esordi cerco di non giudicarli, o meglio, credo che un autore all’inizio commetta sempre delle ingenuità che pero’ non vanno nascoste o rifiutate in quanto servono per imparare e per formare un percorso che è sempre in costruzione. La gavetta è fondamentale e va fatta, gli sbagli sono un modo per compiere delle scelte verso stili e modi di narrare che diventano parte integrante dell’autore stesso e lo fanno essere diverso dagli altri rispetto un certo genere o un certo pubblico.

Esiste una diversa sensibilità creativa tra un uomo e una donna? E questo secondo te si manifesta anche nelle opere finite?
Domanda trabocchetto! Una cosa che mi sono sempre sentita dire è che non scrivo come scriverebbe una donna; da questo suppongo, quindi, che esista una sensibilità diversa, ma essendo io un po’ “maschiaccio” forse nelle mie storie si sente poco o forse ancora non ho trovato una cifra prettamente femminile nel raccontare. Questo non significa che non ci sia, ma forse non è mai stata una delle mie preoccupazioni principali, ciò che mi interessa è scrivere al meglio delle mie capacità, raccontando storie che mi piacciono, possibilmente comunicando gli argomenti che mi stanno a cuore, divertendomi e facendo divertire chi legge.

Dalla tua esperienza, come sono viste le nuove autrici donne nel mondo del fumetto italiano? E secondo te all’estero (se hai avuto dei contatti) l’atteggiamento è differente?
Non so se le nuove autrici sono viste in modo particolare, sinceramente non credo che uno scriva meglio o peggio se è donna o uomo. Il fumetto è prettamente maschile, ma credo sia solo una casualità o forse è per il discorso fatto precedentemente: nelle donne si ricerca una cifra femminile e il mondo dei fumetti è prettamente invaso da personaggi maschili, che a dirla tutta sono decisamente più divertenti da scrivere!Le ragazze forse tendono a fare storie più intimiste, che io personalmente non amo, preferisco muovermi sui generi e fare delle storie basate più sull’action o sull’horror; quanto ci si diverte di più a scrivere Batman o una storia di zombi o alieni? Poi la psicologia o il momento intimo lo si mette comunque, basta saperlo fare.

Le nuove autrici del fumetto italiano: Liri TrevisConosci o segui il lavoro di altre autrici all’interno del mondo del fumetto italiano?
Conosco altre autrici del fumetto italiano, seguo alcune di loro, ma non lo faccio perché sono donne ma semplicemente perché mi piace il lavoro che svolgono. Se non mi piacesse no lo seguirei esattamente come faccio per tutto il resto della produzione a fumetti italiana.

CDa anni nell’ambiente del fumetto italiano ci si lamenta della penuria di nuovi sceneggiatori. Secondo te è un fenomeno reale, e se si a cosa è dovuto questo?
Gli sceneggiatori ci sono e sono molti… poi a lavorare sono sempre più o meno gli stessi, forse perché, a torto o a ragione, sono conosciuti, hanno un seguito e quindi si tende a puntare su di loro. Secondo me quello che manca non sono gli sceneggiatori, ma le idee nuove, la voglia di osare su nuove strade e su nuovi percorsi anche per quanto riguarda il seriale.Altro punto è che in Italia, a differenza della Francia, il fumetto è ancora visto come fenomeno per ragazzi e, sopratutto da un punto di vista lavorativo, non ha grossi margini di respiro. Quindi si tende troppo spesso a relegarlo nella categoria “secondo lavoro” oppure, all’opposto, come mero “mestiere”. Sembra che in Italia sia proprio impossibile trovare una giusta via di mezzo.

A cosa stai lavorando adesso e quali sono i tuoi progetti futuri?
Da poco ho finito la storia, disegnata da Andrea Longhi, per l’antologia “Sherwood” appuntamento annuale dello Sherwood Festival che si terrà tra giugno e luglio a Padova; sto lavorando a dei soggetti di fantascienza e horror ma sono ancora in fase di progettazione e quindi al momento è troppo presto per parlarne.Una cosa che mi diverte molto è il ritorno alla narrativa con l’uscita dell’antologia “La Sete” edita da Coniglio e curata da Alberto Corradi e Massimo Perissinotto, che mi permette di lasciare un po’ la parte più tecnica della sceneggiatura per dedicarmi alla narrazione vera e propria con la quale ho cominciato la mia avventura.

Riferimenti:
Il blog di Liri Trevisanello: ilneofita.blogspot.com

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