Ci puoi raccontare il tuo incontro con il fumetto e quando è maturata la decisione di lavorare in questo campo?
Leggo fumetti sin da bambina, Topolino, Lupo Alberto e Il Giornalino mi hanno fatto amare subito il fumetto. Ho iniziato a conoscere fumettisti professionisti mentre studiavo all’università e la passione è pian piano diventata un lavoro.
Ci parli dei tuoi esordi? Come li giudichi oggi?
I miei esordi mi sembrano così vicini ad ora, l’entusiasmo è sempre forte. Devo ringraziare Salvatore Taormina e Sergio Algozzino, i primi a credere nel mio lavoro e mettermi alla prova davvero, senza sfruttarmi per lavori non retribuiti.
Esiste una diversa sensibilità creativa tra un uomo e una donna? E questo secondo te si manifesta anche nelle opere finite?
Non credo le differenze tra creatività femminile e maschile siano così forti da essere riconoscibili, il rosa può piacere a chiunque. Forse si vede quando un artista può esprimere liberamente i propri gusti e scegliere particolari soggetti.
Dalla tua esperienza, come sono viste le nuove autrici nel mondo del fumetto italiano? E secondo te all’estero (se hai avuto dei contatti) l’atteggiamento è differente?
Non credo ci sia sessismo nel mondo del fumetto italiano. Lo vedo perché ci sono sempre più brave artiste che si fanno strada. Nel fumetto italiano pero’ si riflettono problemi che sono endemici dell’intero mondo lavorativo italiano, con molte donne costrette a non lavorare o a non realizzare i propri sogni.
Conosci o segui il lavoro di altre autrici all’interno del mondo del fumetto italiano?
Certo! Ci sono molte disegnatrici, coloriste, sceneggiatrici e anche molte donne che lavorano nel fumetto in settori manageriali. Mi fa molto piacere! Seguo le autrici che ho conosciuto attraverso internet e comprando le cose che fanno. Ma soprattutto il loro lavoro per me è esempio e sprone a migliorare.
Il fumetto italiano è tradizionalmente concepito per il bianco e nero. Il formato bonelliano ha imposto formato e utilizzo del bianco e nero, riservando al colore solo momenti celebrativi. Secondo te, visto che anche la stessa Bonelli ha deciso di creare una rivista come Il Dylan Dog Color Fest, in cui il colore è l’assoluto protagonista, sono maturi i tempi per un costante utilizzo del colore da parte degli editori italiani?
Se per fumetto italiano intendete solo il formato bonelliano, no, credo che per sua natura resterà in bianco e nero. Ma la produzione italiana si sta diversificando e inoltre da sempre i fumetti nelle riviste per ragazzi sono a colori. Poi grandi autori italiani producono all’estero a colori e poi pubblicano qui… Mi auguro che piuttosto aumenti l’attenzione verso le letture per bambini che appunto sono sempre a colori.
A cosa stai lavorando adesso e quali sono i tuoi progetti futuri?
Hu, tante cose insieme! Me ne prendo troppe da fare… Ho appena finito di colorare un fumetto delle “Teasister” per Piemme e dei libri sempre della stessa collana. E ora mi aspettano due progetti (uno disegno e uno colore) con due sceneggiatori in forza alla Disney e presto un’altra colorazione con lo studio Tzétzé. Grazie per le vostre domande!
Riferimenti:
Il blog di Ketty Formaggio: kettyformaggio.blogspot.com