Nixon è l’ennesima espressione del fumetto alternativo italiano, l’ennesimo attacco sferrato da un esercito sempre più numeroso di giovani artisti che continuano a trovare nella coalizzazione (sotto forma di rivista) l’arma più efficace.
Perché questi toni “violenti”? Perché fondamentalmente l’arte di Nixon è violenza, specificatamente violenza grafica. Tra le pagine di questa rivista non ci sono limiti espressivi e non c’é spazio per le vie di mezzo. è difficile definire le forme artistiche usate tra queste pagine e sarebbe riduttivo chiamare Nixon rivista di fumetti, anche se il fumetto è il mezzo espressivo maggiormente utilizzato. Ci sono fotografie, elaborazioni di fotografie, singole illustrazioni, schizzi o collage. Spesso appare, col suo celebre primo piano, il paffuto faccione dell’ex presidente americano Richard Nixon, deformato e rielaborato per creare quelle che qui vengono definite “figurine”.
é quindi l’irriverenza grafica a farla da padrone tra gli interventi artistici di autori che non fanno un fumetto fine a se stesso, ma piuttosto si servono di esso come di un puro mezzo di sperimentazione artistica, completamente liberi e privi di inibizione verso ogni regola o schema precostituito.
Sarebbe una lunga lista quella di tutti i nomi coinvolti nella rivista, basti sapere che ci sono alcune delle realtà più interessanti ed attive nel panorama fumettistico italiano, Nikoz, Giacon, Ratigher, Tuono Pettinato. Tutti impegnati, quasi programmaticamente, a mettere a disposizione le loro prove più ostiche e difficili. A capitanare e coordinare l’intero progetto c’é poi il carismatico Akab, un artista poliedrico che ben rappresenta l’intera anima della rivista.
Nixon non sembra proprio voler essere per tutti, ogni pagina così scura ed ogni sguardo tanto sgraziato sono un sano pugno in faccia al lettore benpensante. Tra le molte pagine del volume sono pochi gli interventi di carattere prettamente narrativo, molto spesso il messaggio e la sensazione che le opere offrono al lettore/fruitore (perché spesso non c’é da leggere) è di alienazione e desolazione, favorito proprio dai toni scuri e dalle tematiche cupe.
Nixon non piacerà a chi nel fumetto cerca puro divertimento ed evasione, ma forse la rivista non ha nemmeno come target principale i lettori di fumetti e sembra cercare un contatto soprattutto con altri ambienti, con discipline e realtà diverse.
Anche il lettore più esperto o aperto potrà comunque aver da ridire su degli aspetti di questo volume, primo su tutti la monocromaticità. Non si ha a che fare semplicemente col bianco e nero, è l’indaco a farla da padrone, in ogni pagina. Tutti gli autori si uniformano alla necessità di rendere scure ed ermetiche le proprie tavole, finendo per trasmettere un senso di oppressione ed angoscia nel lettore, o magari spazientendolo, poiché ogni pagina a prima vista può sembrare troppo simile l’una all’altra. Il lettore rischia quindi di non distinguere un artista da un altro, non essendo talvolta nemmeno citati i nomi nelle pagine assegnate, e questo non è certo un aspetto positivo.
Secondo ed ultimo lato negativo è la scelta di una carta così patinata ed una copertina con quel non so che da catalogo commerciale, che poco si addice ad una rivista dagli intenti artistici. Sarà forse un aspetto trascurabile, ma ci si poteva aspettare una cura maggiore per questi particolari grafici.
I talenti restano comunque indiscutibili, dispiace solo vederli inseriti in un grande calderone che valorizza male il singolo.
Riferimenti:
Il blog di Nixon: votanixon.blogspot.com
Intervista ad Akab