New York ritratta dall’intelligente occhio di Peter Kuper

New York ritratta dall’intelligente occhio di Peter Kuper

Con il suo Diario di New York edito da Tunuè, l'eclettico Peter Kuper ci accompagna attraverso un viaggio sensoriale ed emotivo nel fascino e nelle assurdità della città che non dorme mai.

Cercare di definire il percorso creativo di Peter Kuper con un singolo ruolo quale può essere il fumettista, l’illustratore o il vignettista è non solo limitante, ma anche fondamentalmente sbagliato. E questo non solo per il fatto che la sua carriera autoriale ha toccato tutte queste cose in diverse forme. Kuper infatti ha realizzato graphic novels, adattamenti a fumetti di opere letterarie come La Metamorfosi di Kafka, ha preso in mano la serie Spy vs Spy su Mad e realizzato un numero impressionante di vignette, copertine e illustrazioni per prestigiose riviste come il Rolling Stones, il New York Times e il New Yorker.

Ad accomunare tutti questi lavori è sicuramente il suo stile grafico stilizzato, geometrico e minimale, ma anche il fatto che le diverse nature, quella fumettistica, quella del vignettista e quella dell’illustrazione, perdono i propri confini e si mescolano.

Le immagini di Kuper, che siano la singola illustrazione o una sequenza di vignette, si caricano di una stratificazione di sensi. Simbolismi, giustapposizioni, deformazioni, trasformazioni, ibridazioni: sono tantissimi gli elementi che l’autore è in grado di inserire in un suo disegno o in una singola vignetta, ricorrendo spesso anche al collage e prendendo elementi dal tutte le forme espressive dell’immagine, come le tecniche tipiche della grafica pubblicitaria.

Ne risulta la costruzione di un messaggio altro oltre le necessità narrative, immediato e di grande efficacia. Kuper è in grado di comunicare così sentimenti ben precisi, come ad esempio il senso di straniamento provocato da una grande metropoli urbana, o palesare l’assurdità di un contesto o una situazione, in pochi semplici elementi. Una capacità che gli permette anche di costruire molto spesso lunghe sequenze mute o dove parole e balloon sono ridotti ai minimi termini.

Lo smarrimento può quindi trasformarsi in una collezione di maschere tribali che invece di rifarsi a divinità descrivono il traffico, un allarme improvviso nella notte o l’influenza di mezza stagione. Gli odori della città essere raccontati attraverso una sorta di macchie di Rorschach multi policromatiche o l’Empire State Building può diventare un inquietante spada di Damocle che pende sulla testa del nuovo arrivato mentre una pioggia grigia e sporca diventare lo status quo di un essere umano. Una vera e propria ricerca e indagine sociale e antropologica sviluppata attraverso l’uso del disegno.

Questo Diario di New York contiene tutte queste cose. Si tratta di una carrellata che mette insieme materiali sparsi in una quarantina d’anni di carriera dell’autore, il cui fil rouge è, appunto, la Grande Mela, città in cui Peter Kuper si è trasferito in gioventù. Il viaggio è estremamente eterogeneo: si passa da brevi storie a fumetti a disegni, ritratti, illustrazioni ed esperimenti grafici, a loro volta dai temi più disparati.

Ci sono ad esempio a scorci autobiografici e piccoli fumetti distopici, l’ultimo dei quali ha la particolarità di essere muto e raccontato al contrario. Altri ancora contengono una tipica caratteristica di Kuper, quella delle storie circolari dove assistiamo ad una serie di concatenazioni di eventi che vanno da un personaggio all’altro grazie ad una serie di zoom e trasformazioni di elementi grafici. Altri elementi, ancora piccoli fumetti o schizzi e illustrazioni, hanno un sapore biografico, dove però il soggetto della biografia è la stessa New York, o in alcuni casi i suoi “abitanti tipo”. Non è un caso che un’altra delle caratteristiche tipiche dell’autore è spesso quella di antropomorfizzare edifici, veicoli e oggetti, quasi rendendo questo libro davvero un diario che potrebbe essere stato scritto dalla stessa città che non dorme mai, invece che dal suo autore. Tra i vari materiali non manca uno spazio dedicato agli eventi dell’11 settembre 2001.

Sorridere e sorprendersi sono le due azioni più frequenti durante la fruizione di questo volume, una per volta o persino nello stesso momento. Come spesso succede in operazioni di questo genere, ci troviamo davanti ad un atto d’amore nei confronti della città adottiva da parte di Kuper.
Non si tratta però dell’espressione di un amore cieco e incondizionato, di quelli che velano o edulcorano la realtà, quanto piuttosto quello che arriva da qualcuno dotato di un profondo spirito di osservazione. Uno sguardo acuto, attento e sensibile, che l’autore è disposto a condividere con noi.

Diario di New York potrebbe essere un’ottima occasione per fare la conoscenza con i diversi volti di un’artista eclettico e interessante, fuori da molti canoni della narrativa disegnata e dell’illustrazione, un assaggio perfetto per farsi venire voglia di scoprire altri suoi lavori, ma anche la possibilità di vedere la tanto raccontata città di New York attraverso un filtro diverso dal solito. Data l’eterogeneità dei materiali raccolti, non avrebbe guastato a corredo del volume qualche approfondimento o redazionale che fornisse qualche coordinata e contestualizzazione in più.

Abbiamo parlato di:
Diario di New York
Peter Kuper
Traduzione: Omar Martini
Tunué, Maggio 2018
208 pagine, cartonato, colore – 24,00 €
ISBN: 9788867902989

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