Dieci anni fa Kikuo R. Johnson faceva il suo esordio con Night Fisher (qui la nostra recensione), una storia di adolescenza e rapporti famigliari realizzata con uno stile elegante e di grande impatto. Dopo quell'exploit il ragazzo, che sembrava il nuovo prodigio del fumetto statunitense formato graphic novel, era scomparso dedicandosi al ben più remunerativo lavoro di illustratore. Dieci anni dopo ritroviamo Johnson nello stesso luogo, a raccontarci Nessun altro.
Protagonisti della storia sono tre membri di una famiglia che potremmo definire disfunzionale, per usare un'espressione piuttosto diffusa nei nostri tempi. C'è Charlene, infermiera impegnata anche a casa a prendersi cura del padre infermo e del figlio Brandon, e Robbie, fratello di Charlene che di professione fa il musicista. Robbie ha lasciato le Hawaii anche per il rapporto difficile che aveva con il padre, e quando torna a casa in occasione del compleanno del nipote, scopre che il padre è nel frattempo deceduto.
Questo l'incipit di una storia popolata per la quasi totalità da questi tre personaggi e comunque imperniata sul tema della famiglia e delle relazioni che si strutturano all'interno di questa. Da questo punto di vista Nessun Altro presenta delle somiglianze con Night fisher, la sua interessante opera di esordio anch'essa ambientata alle Hawaii, i cui protagonisti erano un padre e un figlio, alle prese con una relazione difficile caratterizzata da difficoltà di comunicazione e incomprensioni.
Ecco che Nessun altro può essere visto anche come una prosecuzione del libro precedente, con il racconto del lascito emotivo di un padre complicato sulla propria discendenza. Ciò che separa nettamente i due lavori è invece lo stile di Johnson, che in questo nuovo lavoro si presenta decisamente più asciutto sia dal punto di vista narrativo che prettamente grafico: Night fisher era caratterizzato da un bianco e nero corposo in cui, complici anche le frequenti ambientazioni notturne, dominava il nero, mentre in Nessun altro a prevalere è una linea chiara estremamente ordinata e pulita, lontana anni luce dalle pennellate dense che caratterizzavano le tavole dell'esordio di Johnson, che mostravano un evidente influenza di David Mazzucchelli ed anche la volontà di colpire il lettore con un segno decisamente potente.
A prevalere stavolta è la sintesi, che si riflette anche nei dialoghi, estremamente calibrati e spesso brevi, quando non del tutto assenti.
Ne è testimonianza la sequenza iniziale, oggetto di un'accurata analisi fatta da Paul Karasik su The Comics Journal: la tavola, di forma rettangolare, è strutturata in una griglia di sei vignette regolari. Le prime tre sono completamente mute e mostrano al lettore una stanza vuota, una donna di spalle e un piede che lavato viene da questa. Nelle altre tre vignette vediamo la figlia rivolgersi al padre, che non risponde. Una conversazione privata, di carattere intimo, che mette in qualche modo il lettore in una condizione di disagio, quasi stesse assistendo a qualcosa che non dovrebbe vedere. Per ottenere questo effetto all'autore bastano tre vignette in cui il taglio dell'inquadratura e il fatto di non mostrare i personaggi in figura intera trasmettono una sensazione di pudore violato. A seguire altre due pagine in cui, di nuovo senza didascalie e con una manciata di balloon, assistiamo alla misera e frustrante quotidianità della donna, fatta di lavoro e accudimento del padre, in uno schema ciclico che si chiude in notturna, così come era iniziato. Questo breve preambolo mostra fin da subito il taglio che l'autore dà al suo libro e allo stesso tempo la sua grande consapevolezza del medium.
La sequenza successiva prende avvio dopo una pagina bianca, per poter andare ad occupare la pagina sinistra, mostrando così al lettore anche la pagina successiva. Una scelta motivata dal fatto che entrambe le pagine hanno la stessa griglia, ancora due file di tra vignette per tavola, che propongono sempre la stessa inquadratura. Una frammentazione della narrazione che consente all'autore di dare unità temporale alla serie – come lettori siamo consapevoli di stare seguendo un'azione durante le sue varie fasi – e suscitare un naturale quanto straniante effetto comico, derivante dal fatto che l'azione in questione altro non è se non il lento e incerto incedere di una persona (supponiamo sia l'anziano visto prima, ancora una volta mostrato non in figura intera) che passa davanti a un bambino intento a guardare la tv. L'inquadratura si allarga, vediamo finalmente il volto dell'anziano e veniamo a conoscenza che si tratta del nonno del bambino: l'uomo non riesce ad aprire la porta del bagno, tocca al nipote riluttante aiutarlo mentre la madre giù prepara la colazione.
Al bianco e celeste visti finora si aggiunge l'arancio: è arancione lo snack sgranocchiato dal bambino che l'autore mette in primissimo piano all'inizio della pagina; è arancione il segno che il bambino traccia sulla fronte del suo gatto, replicando la scena di Kimba ll leone bianco; è infine arancione la coperta entro cui il bambino si avvolge, e che viene da lui abbandonata per terra proprio alla sommità delle scale. Di nuovo, bastano poche vignette e un'accurata scelta delle inquadrature per instillare nel lettore un senso di minaccia, insito in una banale scena quotidiana. Così che nella vignetta successiva basta un'onomatopea per far capire che è successo qualcosa di drammatico, forse addirittura di tragico.
Una scelta simile era stata fatta da Paco Roca che apriva La casa proprio con una sequenza muta costruita stavolta da tre file di quattro vignette che mostrava un anziano che, sul punto di uscire di casa, veniva colto da un giramento di testa. Ad accomunare le due opere è anche la scelta del formato orizzontale, il fatto che la storia prenda avvio dalla morte del capofamiglia e che questa non ci venga mostrata direttamente, ma il lettore la desuma attraverso i dialoghi tra i personaggi. Ma se nel libro di Roca la casa diventava il luogo in cui i figli rievocano la figura paterna, anche grazie ai numerosi flashback, in Nessun Altro la narrazione è del tutto distaccata, priva di qualsiasi forma di nostalgia e incentrata sul presente.
Assistiamo quindi alle diverse reazioni che i figli, Charlene e Robbie, hanno alla scomparsa del padre. Se la prima si dedica alla carriera chiudendosi al mondo, nella ostinata intenzione di recuperare il tempo che ritiene di aver perso dovendo dedicarsi al genitore, Robbie cerca di compensare la sua assenza e mancanza di supporto dedicandosi alla casa e a quello che resta della famiglia, ricoprendo un ruolo che, forse, la presenza del padre gli aveva finora reso impossibile rivestire. Accanto a loro Brandon, il figlio di Charlene, impegnato nella ricerca del gatto Batman, fuggito proprio il giorno della morte del nonno.
Difficile dire quanto l'attività di illustratore di Johnson (copertinista anche del New Yorker) possa aver influito nel cambiamento di stile dell'autore, che come detto mostra qui un deciso stacco rispetto al suo lavoro d'esordio. Certamente viene da pensarlo davanti alla cura con cui è organizzata ogni tavola ed ogni vignetta, in cui i pochi dettagli diventano estremamente pregnanti. Ne è un esempio la vignetta di pagina 22 in cui vediamo Charlene e Brandon allontanarsi da un edificio con un oggetto in mano. Charlene cammina con passo deciso tenendo qualcosa tra le mani, dietro di lei Robbie, piuttosto distanziato. Sulla parte dell'edificio c'è una scritta che riusciamo a leggere solo in parte: “RTUARY” è quanto riusciamo a vedere. Si capisce quindi come i due siano reduci dalla cerimonia funebre: il contenitore che Charlene porta con sé è l'urna con le ceneri del padre. Nessun abbraccio tra loro mentre tornano all'auto, l'urna passa di mano mentre i due si allacciano le cinture prima di ripartire, in silenzio.
Altro elemento che sottolinea la ricercatezza dello stile narrativo è il ricorso a frequenti vignette mute in cui è un volto o un oggetto ad avere il compito di restituire uno stato d'animo come l'uso del colore arancio, che torna in alcuni momenti particolarmente carichi dal punto di vista emotivo, e la cui comparsa, ancora una volta con una struttura ciclica, apre e chiude il racconto.
Al lettore il compito di cogliere le analogie e i simbolismi che l'autore inserisce nella storia, costruendo una narrazione che si stratifica attraverso numerosi rimandi. Dietro un approccio votato alla sintesi e apparentemente spoglio, si organizza al contrario una fitta rete di significati, che necessitano però di una lettura attenta per essere colti appieno.
Non è un caso ad esempio che la barca che domina la copertina sia il solo luogo della casa in cui viene ambientato il flashback (muto) più significativo della storia, che ha come protagonista Robbie. La stessa barca in cui, anni dopo, lo zio si nasconde al nipote. Un mezzo che probabilmente fa parte della quotidianità per gli abitanti delle Hawaii ma che allo stesso tempo costituisce un rifugio dalla dimensione domestica e incarna il desiderio di andarsene. Allo stesso modo Johnson dedica soltanto una vignetta per indicare che Robbie nutre un senso di colpa per essere stato in qualche modo responsabile della caduta del nonno.
Se Mazzucchelli era l'autore a cui Johnson pareva aver guardato come modello per Night Fisher, Nessun altro sembra invece aver assimilato la lezione di Adrian Tomine, non solo per uno stile che guarda alla linea chiara e che predilige inquadrature regolari, ma anche per una narrazione che miscela dramma e umorismo, preferendo suggerire piuttosto che mostrare, lasciando che a parlare siano i volti piuttosto che i personaggi. Gestendo questi con un distacco e una freddezza che avvinghia anche il lettore, il quale avverte in se stesso il senso di spaesamento vissuto dai protagonisti, si imbarazza con loro per stralci di conversazione o commenti inopportuni, rivolti al loro indirizzo da chi pensa di non essere udito.
Nessun altro è l'opera di un autore in grado di gestire alla perfezione tutte le componenti di una narrazione, un libro frutto di una precisa scelta stilistica, sofisticata ma non astrusa, condotta con estrema sicurezza. Un lavoro apparentemente semplice che sfrutta i meccanismi narrativi specifici del fumetto con grande consapevolezza, per raccontare una storia tutto sommato ordinaria, in maniera coinvolgente.
Abbiamo parlato di:
Nessun altro
R. Kikuo Johnson
Traduzione di Veronica La Peccerella
Coconino Press, 2022
104 pagine, cartonato, colori – 22,00 €
ISBN: 9788876186042