Un “Nero” a Brescia – Intervista a Crippa e Mutti

Un “Nero” a Brescia – Intervista a Crippa e Mutti

Da pochi giorni, a sorpresa come un temporale estivo, e' uscito anche in Italia per le Edizioni BD il primo volume di Nero, la nuova "creatura noir" di Alex Crippa e Andrea Mutti, con i colori di Angelo Bussacchini, vera e propria terza mente del progetto. Per parlare di questo...

Nero #1 copertina francesePartiamo con una domanda per Andrea: confesso di non conoscere il tuo percorso professionale come dovrei (per Alex è diverso, visto che l’ho già intervistato per 100Anime). Ti va di presentarti in poche righe?
AM: Beh, che dire… Sono partito dalle pubblicazioni horror della Fenix per poi passare alla Xenia su un progetto supereroistico, si parla dei primi anni 90, poi sono passato alla Star per cui ho disegnato due puntate di Hammer ed una di Lazarus; da lì alla Bonelli dove ho trascorso quasi 9 anni su Nathan Never. Da 5 lavoro per il mercato franco belga e Nero è la mia nona pubblicazione oltr’alpe.

Chiuse le presentazioni, parliamo di Nero: come è nata l’idea per la storia e i personaggi?
AM: Fu Alex a proporci l’idea di questo detective italiano, il plot era intrigante, ci siamo messi in tre ed è emerso quello che spero intratterrà i lettori con intensità, come è stata per noi l’esperienza su Nero: intensa ed emozionante, un vero work in progress da caterpillar. In nove mesi il soggettone era completo e avevamo già le tavole di prova, in un mese abbiamo firmato con Casterman, ma anche altri erano interessati. Insomma una bella soddisfazione. Inutile dire che il team creativo è stato, fin da subito, in totale sintonia: sembrava dovessimo solo incontrarci; e poi è nata una bellissima amicizia, insieme utile e dilettevole.
Inizialmente Nero doveva essere ambientato a Torino, poi io e Angelo Bussacchini abbiamo “insistito” per ambientare tutto a Brescia, dove viviamo: uno stimolo in più, in questo modo il lavoro è stato ancora più intenso. Abbiamo tessuto, mi auguro, una bella detection, con un bel finale shock. Siamo sinceramente ansiosi di vedere quale sarà la risposta del pubblico. Incrociamo le dita: di sudore ne abbiamo speso, adesso “ai posteri la sentenza!”
AC: Settembre 2003, fiera del Quark Hotel a Milano. Per caso scopro che esiste un’ottima versione a fumetti di Arrivederci amore, ciao e quasi svengo perché adoro Carlotto. è così che ho conosciuto Angelo Bussacchini, colorista di Nero e pittore professionista, e in seguito Andrea. Entrambi i bresciani conoscevano già “100Anime“. La nostra collaborazione è nata spontaneamente e semplicemente, così come il personaggio di Nero e la sua storia. Avevo in mente il soggetto.
I due i bresciani mi dissero “Ti va di scrivere una storia per noi?
E io “Ok! che tipo di storia?
E loro “Un noir!
Così mi sono ritrovato a pensare a Giuliano Nero, il classico detective privato sulle tracce del classico serial killer, ma con un finale assolutamente inaspettato. La mia idea di base era molto particolare, quasi improponibile, troppo estrema. Inizio sempre così a lavorare, altrimenti non riesco a “innamorarmi” delle mie storie e fatico a portarle avanti. Così ho pensato di “incastrare” questa idea in un plot semplice, classico e già collaudato per “giustificarla”. Non dovrei dirlo, ma confesso che eravamo pronti a cambiare l’epilogo della storia se non fosse andato bene agli editori, e invece è piaciuto! Ovviamente non posso rivelarvi niente di questo finale, dovrete acquistare anche il secondo volume, che chiude la prima storia.
La nostra forza è stata dare corpo e anima a un personaggio visto e stra-visto (il detective privato) rendendolo umano, profondo e, spero, diverso dai suoi colleghi. Se pensate che per 54 tavole non si spara un colpo di pistola… Andrea e Angelo mi hanno aiutato molto, è così che la nostra collaborazione si è consolidata: dagli spunti grafici (look, stile) alla location bresciana perfetta (insisto con l’Italia!) fino ai dettagli tecnici delle indagini e, infine, il finale “assurdo” che si è rivelato utilissimo per evolvere il personaggio e proiettarlo in una serie. Per molti versi questi primi due tomi possono essere considerati la genesi di un nuovo eroe.
Riguardo i personaggi secondari posso dire che sono pochi ma essenziali: un medico legale vecchio amico di Nero che lo aiuta ufficiosamente (per es. mostrandogli i cadaveri delle vittime), un extracomunitario trafficante di tecnologia (pc, cellulari, gsm, palmari…) ed esperto della medesima, e poi lui, il serial killer della situazione, la nemesi di Nero. Il suo movente ha un’impronta psicologica particolare che si può riassumere in “Arte del lutto”, un concetto che da anni voglio inserire in una storia e che tocca tutti noi. Ma anche per questo andate in fumetteria!

Insomma avrei dovuto intervistare Bussacchini, la vera anima e collante del gruppo? Scherzo, ma questo vostro rimando al colorista accentua quanto capii già con 100Anime: questi devono essere considerati progetti a tre.
AC: Assolutamente sì! Almeno nei casi succitati, in cui il colorista da un’impronta così personale al disegno che lo completa perfettamente. Angelo poi colora a mano, cosa sempre più rara nel fumetto, e per lui è proprio il caso di dire: se Nero lo colorava un altro, sarebbe stato un altro fumetto!

Ok, mi riprometto di intervistarlo in futuro. Dite che Brescia è stata scelta perche Mutti e Busacchini ci vivono. Ma dite anche che sarebbe comunque stata una città italiana, spiegate meglio la cosa
AM: Come anticipato io e Angelo siamo bresciani ed era dai tempi della scuola di fumetto che avevamo in mente di ambientare una storia nella nostra città: Nero ne è stata l’occasione. Inoltre siamo convinti che gli scenari siano “diversi quanto basta” dai soliti per interessare il pubblico. Già dalla cover vediamo Nero sullo sfondo delle antiche fornaci della città. Credo sia suggestivo e curioso!
AC: Lo so, sembro fissato con le ambientazioni italiche (a cominciare dal milanese 100Anime) ma ci sono due forti motivi per questa scelta:
1- Un disegnatore “sente” molto di più una storia ambientata nella città in cui vive e respira, in cui i luoghi sono reali e intorno a lui;
2- Ammettiamolo, le città italiane sono stupende, non lo dico per facile campanilismo, hanno una storia, un passato, uno stile che le caratterizza e nel nostro caso Brescia rappresenta bene Giuliano Nero. Il solo situare la sua casa nella zona del vecchio castello sulla collina che domina la città basta a caratterizzarlo: isolato ma presente, che veglia sui mali della città, ma anche attaccato al passato, della città e suo, che si fondono.

Brescia è meglio della Francia? E se ti leggono in Casterman?
AC: Dici che se la prendono? Vabbhé, solo perché hanno perso la finale! (prima o poi questa battuta doveva saltare fuori, me ne sono fatto carico io).

Cosa risulta più difficile del caratterizzare una storia ambienta in Italia, soprattutto per un pubblico estero, senza cadere nel macchiettismo?
AM: In tutta sincerità non ci siamo mai posti il problema del macchiettismo, anzi siamo andati per la nostra strada senza timore, sicuri che la via era quella ideale. Il macchiettismo è un problema nostro, di noi italiani, esterofili; un difetto tosto da scrostare. Pensa che un lettore amico mi disse: “Ma che nome è? Perché non WILLIAM BLACK?“. Esempio tipico.
AC: William Black?!

Tremendo!!! Tralasciando la “fuga di penne e pennelli ” che vi porta a lavorare per la Francia e a esser pubblicati “tradotti” in Italia, incuriosisce ancora di più che per leggere storie ambientate in Italia si debba oltrepassare le alpi! Come vengono accolte le vostre proposte ambientate nel nostro “bel paese”?
AM: Devo dire sempre con interesse, se la storia è convincente e intrigante, e qui potremmo aprire una lunga parentesi su COSA è davvero intrigante e forte dal punto di vista narrativo; ma si entra nell’alchimia insondabile della narrativa a fumetti. Arrivederci Amore,Ciao (il libro che ho fato per Glenat) è stato accolto davvero con simpatia e passione. Pensa che l’altra mia serie in Glenat (Section Financiere) ha un’ambientazione italiana per un certo punto della storia perché lo scrittore, francesissimo (Richard Malka), adora il nostro paese e vi ha pensato una location.
AC: Beh, io credo che un mercato così vasto e prolifico come quello francese deve essere anche, per forza, aperto alla varietà. Forse alla lunga anche loro ne hanno piene le palle di sfondi con la Tour Eiffel o la Statua della Libertà (senza nulla togliere al bel pinnacolone o alla bianca signora!)

Come sempre siamo solo noi a crearci tali problemi?
AM: L’hai detto, è certo che di ambientazioni italiane, comunque, non è che ce ne siano a milioni.
AC: Siamo solo noi. Pensa a William Black! Riflettete gente, riflettete…

Sempre a proposito di Francia, si dice tutto e il contrario di tutto sul mercato fumettistico d’oltralpe ma, dal vostro punto di vista, quali pregi e quali difetti presenta rispetto a quello italiano?
AM: Pregi: la varietà di stili e modelli narrativi, libertà di espressione se volete, un pubblico più abituato ai cambiamenti e alle sperimentazioni anche se, e questo va detto, il realistico è ancora il più venduto: non credete alle leggende su “stile strano vendite da capogiro”. Difetti: la straordinaria difficoltà nel farsi notare, i libri stampati sono migliaia e riuscire a raggiungere un numero di copie sufficiente per CONTINUARE a pubblicare è davvero duro. Essere delle “meteore” è cosa assai facile.
AC: Andrea ha sicuramente più esperienza di me, ma sono d’accordissimo. Il pregio e il difetto del mercato francese sono facce della stessa medaglia: produzione vastissima = difficoltà a emergere. Ma meglio essere un piccolo che pubblica piuttosto che un piccolo che non pubblica, no?

Bene, chiudiamo la questione Francia e concentriamoci sul personaggio Nero: un detective italiano, ma sarà anche “all’italiana” o il riferimento rimane ai classici americani?
AM: Mah, credo una miscela dei due. Poi il personaggio evolve in un modo che davvero non saprei spiegare. Vi tengo sulle spine.
AC: Sono d’accordo, non è facile rispondere a questo. La caratteristica di Nero sta nella sua introspezione, nel suo fondere emotività e professionalità. Per lui il cattivo non è un mostro da uccidere, ma una persona che tra il bene e il male ha scelto il secondo e solo capendo a fondo le sue motivazioni, il suo passato, la sua psicologia, potrà essere catturaratp. Perché tutti abbiamo un passato e una psiche. Il metodo di Nero è molto riflessivo e deduttivo, difficilmente impugna la pistola o sfonda porte a calci ma allo stesso tempo affronta casi e situazioni dalle tinte molto forti. Questo è all’italiana o all’americana? : )

Nero #1 pag 5Sì, ma tu avrai pure dei riferimenti al riguardo. Ci hai già detto che ami i romanzi di Carlotto. Altro?
AC: E va bene, lo confesso, inutile girarci intorno: sono nato e cresciuto con Dylan Dog, e si può dire che senza Tiziano Sclavi non avrei mai iniziato a scrivere, quindi per me è impossibile prescindere da questo riferimento! In Nero c’é molta umanità e fragilità, la stessa empatia per i “diversi” che da sempre caratterizza l’indagatore dell’incubo, rendendolo profondo e non uno stereotipo “distintivo/pistola”. Ma ci fermiamo qui, perché Nero non ha assolutamente nulla di soprannaturale. Questo per l’aspetto “all’italiana”. L’altro mio grande mito è Frank Miller, che mi ha insegnato ad osare, ad andare oltre le storie convenzionali e a non aver timore di raccontare storie forti. E mi ha fatto anche rivalutare l’uso della didascalia, non più puramente descrittiva ma veicolo di pensieri, riflessioni, emozioni del protagonista (Sin City insegna). E questo per l’aspetto “all’americana”.
Ma più che il fumetto, la mia principale fonte di ispirazione, il pozzo senza fondo da cui attingo continuamente linfa vitale, è il cinema. Restando strettamente in tema giallo e noir i film che mi hanno segnato sono comunque troppi da poterli elencare. Devo limitarmi a citarne due: “Seven”, in particolare per l’originalità del serial killer (non tanto per l’ispirazione ai sette peccati capitali, quanto per la scelta della sua ultima vittima) e “Psycho”, perché era “avantissimo” per l’epoca per stile e tematica, e per l’intramontabile colpo di scena finale. Inarrivabile. Citerei poi in blocco tutto Brian De Palma e Tarantino, anche se si distinguono più per lo stile che per il genere in sé. Cito anche una serie tv, il celebre “CSI”: un’inesauribile fucina di idee sulle tipologie di omicidio e sui moventi.
Ultima ma non ultima, la letteratura: Carlotto ha un ritmo e una sintesi narrativa davvero rara, non ha quasi bisogno di descrivere ambienti e personaggi perché è tale la forza con cui ti butta addosso le sue storie che ti sembra di starci dentro, vorresti scappare ma non puoi! Mi piacerebbe molto avvicinarmi a tale intensità, ma parliamo di livelli davvero alti. Restando nel made in Italy, i racconti di Scerbanenco mi hanno insegnato che anche i personaggi “piccoli” invischiati in situazioni “piccole” possono vivere tragedie “grandi”. Lui forse è stato il primo a dare dignità letteraria al noir italico, ambientato nei nostri paesini e nelle nostre cittadine. E ce ne sarebbero ancora molti andando oltreoceano, come Lansdale, col suo humor nero unico e i suoi dialoghi pazzeschi (potrebbe costruire un intero romanzo solo con dialoghi), Michael Connelly, impeccabile “tecnico” del thriller; ma il numero uno per me rimane James Ellroy: unico e geniale, riesce a mischiare realtà e finzione, vicende personali e fatti collettivi, freddezza e ferocia in un incubo senza fine.

Una bella lista di stili vari. Ma in definitiva il protagonista sarà una figura “sporca” e distante, o avete cercato di renderlo in modo che il lettore possa immedesimarsi?
AM: Nero è un personaggio reale, concreto, un uomo che si può incontrare per strada. È un uomo con dubbi, paure, certezze. Insomma abbiamo cercato di renderlo umano e il più possibile senza stereotipi. Poi, come detto, il suo cammino…
AC: Mi hanno sempre affascinato i veri eroi, quelli che davvero aiutano e salvano gli altri: dottori, pompieri, missionari e detective, ovviamente. Gente normale, gente reale, senza superpoteri! Ma mi sono sempre chiesto: quanto davvero riescono a “staccare” dal loro lavoro queste persone? A mio parere, la ragione fallisce senza il cuore. La professionalità ha bisogno di emotività, perché se noi per primi non ci coinvolgiamo in quello che facciamo siamo incompleti. Il rischio è quello di impazzire, ma il vero eroe conosce i suoi pregi e i suoi limiti.

Come vi siete basati per la definizione dei personaggi? Cosa dobbiamo aspettarci?
AM: Questo sarà una sorpresa, abbottonatissimo su questo!
AC: Per tutto il primo tomo vi aspetterete una cosa e nel secondo ne troverete un’altra!

Per Andrea non è il primo giallo: cosa differenzia, a livello stilistico, questo dal precedente “Arrivederci Amore, Ciao”?
AM: Arrivederci Amore,Ciao era un noir puro, cattiverie ed efferatezze a tutto spiano, qui abbiamo più detection. C’é un’indagine privata, la scientifica, il medico legale, le prove, insomma è più GIALLO che NERO (scusate il gioco di parole!).

Passiamo ad altro: ci sono particolari scelte stilistiche che Andrea ha compiuto o dovuto compiere per adattarsi alle richieste di Alex?
AM: Direi di no, un’intesa perfetta.
AC: Intesa perfetta su tutto: dall’idea del progetto all’arrembaggio degli editori! Solo una nota tecnica mia: ogni disegnatore con cui lavoro ha uno stile e una concezione della tavola ovviamente diversa. Io adatto il modo di scrivere le mie sceneggiature in base a questo. C’é chi preferisce una sceneggiatura molto descrittiva, chi più libera, chi più schematica, ecc… È solo una formalità, ma è utilissimo per entrare in sintonia col disegnatore ed essere più chiaro e diretto possibile con lui (fondamentale in questo mestiere!).

E con Andrea che tipologia hai usato?
AC: Divido schematicamente la tavola tra immagini e testi, inserendo il tutto in una tabella. Molto utile soprattutto per capire gli ingombri dei baloon nel disegno. Ovviamente Andrea è libero di interpretare la tavola come meglio crede, aggiungendo o tagliando inquadrature: lascio sempre l’ultima parola al disegnatore, perché ha più senso grafico di me.
(In allegato potete vedere il procedimento dalla sceneggiatura alla tavola finita – n.d.i.)

Torniamo al piano editoriale dell’opera. Avete detto che per Nero si è optato per delle “bilogie”; ultimamente si parla spesso di opere in tre volumi con ipotesi di prolungamenti, come mai non si è proceduto in questo modo? Anche il numero di pagine non è usuale.
AM: I primi due tomi sono da 54 pagine. Inizialmente pensavamo a una trilogia, ma su consiglio della nostra editor (che ringraziamo di cuore per l’attenzione e la passione prestata all’opera) abbiamo compresso la filiazione. Il ritmo ne ha giovato, c’é molta ciccia insomma. Abbiamo già pronto il seguito e una bozza del 5 e 6 episodio. Il personaggio è stato volutamente concepito come seriale, speriamo si possano mantenere le premesse.
AC: La nostra editor alla Casterman ha avuto le idee chiare fin dall’inizio, poche ma buone: da tre tomi da 46 tavole a due da 54, eliminare le scene inutili, massima chiarezza nei dialoghi. Notevole anche il fatto di lasciare il titolo in italiano: Nero è il cognome del protagonista, d’accordo, ma non si vedono molti fumetti in Francia col titolo italiano! Inoltre ci credono davvero in questo progetto ed hanno messo in piedi una bella pubblicità sul sito Casterman, già da mesi, con possibilità di scaricare alcune tavole.

Ottimo direi. È un discorso che con Alex abbiamo già affrontato in altre occasioni (vedi l’intervista di cui sopra n.d.i.) ed ora lo affronto con Andrea: la narrazione avviene con canoni stilistici puramente francesi? Come influisce il numero delle pagine sulla narrazione
AM: Una cosa è certa: 46 pagine NON SONO le nostre 94-128, quindi in quello spazio DEVI raccontare il più possibile, il ritmo DEVE essere il più intenso possibile. Un volume costa dai 9,80 ai 14euro. Un lettore deve poter spendere almeno trenta minuti del suo tempo su una storia altrimenti non ti compra più. Devi ottimizzare le pagine che hai a disposizione, il succo sta lì, poi trovare la storia giusta che piace è sempre un bel challenge!
AC: Idem. Aggiungo pero’ una nota personale: in questo periodo sto sceneggiando un tomo unico di 120 tavole, sempre per Casterman ma con Alberto Ponticelli ai disegni e in formato comic-book (molto interessante anche questo, a tra qualche mese per un’intervista apposita – n.d.i.), alla Sin City per intenderci. Uscirà l’anno prossimo. Che sia l’inizio di una nuova tendenza? Boh. Sta di fatto che mi ritrovo a re-inventare il mio stile narrativo ormai settato sul formato francese; da 46 a 120 pagine ti cambia la vita, in meglio o in peggio non lo so ancora! Ma credo solo che sarà una cosa diversa. Intanto mi sto divertendo e mi collaudo su altri formati, è tutta esperienza.

Interessante questa voglia di sperimentare e non fossilizzarsi su schemi narrativi definiti. Qualcosa di simile sta avvenendo pure in Italia anche se molto più “all’italiana”. Inoltre il fumetto facilita certamente questa mentalità diversificative. Ma da quanto ho capito è l’editore a proporre, discutendone con gli autori, la forma editoriale migliore. Non ti sei mai sentito “costretto” da questo atteggiamento?
AC: Ammetto di sì, almeno all’inizio. Il “centoventitavole ponticelliano”, per esempio, era nato come one shot di 64 tavole massimo. Così l’avevamo pensato noi autori. Poi per esigenze di pubblicazione (leggi: rientrare in una collana ad hoc) ci siamo ritrovati a raddoppiare gli sforzi. Centoventi tavole mi sembravano un’impresa titanica, e lo sono, ma poi prevale l’entusiasmo e la voglia di mettermi in gioco. Se non mi piacesse scrivere non farei questo mestiere (e non sarei nemmeno così prolisso nelle risposte, pensa). Stessa cosa con Nero, ma al contrario: eliminare un volume?! Impossibile! E invece in due volumi è perfetto, ci ha guadagnato in ritmo e suspense. Credimi, non lo dico per sudditanza all’editore: è proprio così!

Sì, prima dici che Brescia è meglio della Francia e poi cerchi di addolcirlo. Scherzo ovviamente! Un’ultima cosa prima di chiudere: come vi siete trovati a lavorare insieme? Siete stati voi a proporvi come “coppia”, ne è valsa la pena?
AM: Alla grande! Tra l’altro siamo una triade, ma per carità nessun riferimento a moggiopoli, eh! Io, Alex e Angelo… A3!
AC: Certamente e Nero è solo l’inizio della nostra spero lunga collaborazione. Altre cose bollono in pentola e spero che si sblocchino questo autunno.

Non volevo proprio chiederlo (e non l’avevo fatto), ma dopo questa risposta come faccio a non chiedervi: cosa bolle in pentola?
AC: Prima di tutto bolle la serie di Nero, nel senso che vorremmo andare oltre i due volumi: le idee ci sono, i soggetti pure, il personaggio è perfetto per un serial, la nostra editor sembra convinta: aspettiamo solo il contratto. Incrociamo le dita! Poi c’é un one-shot (o due tomi) a cui tengo molto, una ghost-story dal titolo “27, rue Cremisi” in cui mescolo paure infantili e traumi familiari in una bella e vecchia casona infestata! Anche qui c’é molto interesse. Infine c’é “Soul”, partorito da Andrea, che mischia il giallo col soprannaturale, una detective-story originale e concepita per una serie. Stesso interesse. Insomma stiamo a vedere!

Staremo a vedere! Intanto mi gusto il primo volume di Nero (a proposito grazie dell’omaggio) e vi ringrazio per la disponibilità. Alla prossima.

Riferimenti
Il sito di Casterman: bd.casterman.com
Il sito di Edizioni BD:www.edizionibd.it
La recensione del primo volume

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