Sergio Giardo nasce a Torino nel 1964 e si diploma in discipline artistiche e grafica pubblicitaria. Inizia a lavorare come grafico, visualizer e illustratore nel campo della pubblicità. Nel 1994 entra a far parte dello staff di Zona X, fumetto edito dalla Sergio Bonelli Editore. Per la serie disegna alcuni episodi de La stirpe di Elän e l’intera serie Legione Stellare. Dopo aver illustrato anche un’avventura di Legs Weaver, entra a far parte dello staff di Jonathan Steele. Realizza frattanto un episodio di Martin Mystère per l’Almanacco del Mistero e un numero della miniserie Greystorm. Ha lavorato per Storie di Altrove, uno spin-off di Martin Mystère di cui ha realizzato vari episodi. Attualmente è all’opera per Nathan Never di cui è anche il copertinista ufficiale dal numero 250 della serie mensile. Sporadicamente si occupa di consulenze pubblicitarie, illustrazioni, web design e character design. Ha realizzato gli studi dei principali personaggi per le serie animate Farhat, il Principe del deserto e Sandokan 3trasmessi dalla Rai e realizzati da The Animation Band con la regia di Giuseppe Laganà. Dal 2008 al 2011 ha insegnato alla Scuola Internazionale di Comics di Torino. Nel 2015 con Roy Rocket – Oltre l’infinito (Plesio Editore) fa il suo esordio come scrittore di narrativa per ragazzi.
Esiste una grande tradizione di illustrazioni di fantascienza, da quelle che accompagnavano le riviste pulp americane o le famose copertine di Urania disegnate da Karel Thole. C’è stato qualche autore che ti ha fatto da “musa ispiratrice” nella composizione delle copertine?
Trattandosi di un fumetto bonelliano e non di un romanzo di fantascienza, il compito che mi è stato affidato richiedeva di fare riferimento alla tradizione “classica” della testata e della casa editrice. Gli autori di riferimento sono così stati Claudio Castellini, che ha dato la sua impronta indelebile alla serie, e le composizioni di Claudio Villa, che ha saputo interpretare al meglio le suggestioni tipiche dell’avventura bonelliana.
La realizzazione della copertina è per te maggiormente un complemento della storia o un’immagine indipendente (per quanto legata ovviamente al tema)?
L’immagine di copertina deve rappresentare qualcosa che sia legato alla storia presente nell’albo, restando in equilibrio tra le esigenze che vogliono visualizzata una situazione che possa attirare l’attenzione, senza però eccedere nella rivelazione di quello che è il contenuto dell’albo.
C’è una cover a cui sei particolarmente legato?
Non direi. Difficilmente riesco ad essere pienamente soddisfatto di ciò che ho fatto, se non nell’immediatezza della realizzazione del disegno. Questa soddisfazione svanisce poco dopo aver consegnato la copertina, solo in quel momento riesco a vedere e a riconoscere i miei errori e i miei limiti personali.
Hai mai contattato il copertinista di cui hai preso il testimone, per consigli o scambio di opinioni?
No, non ho mai sentito Roberto, anche se mi avrebbe fatto piacere.
Le tue copertine hanno un sapore maggiormente retro rispetto a quelle degli artisti che ti hanno preceduto. Hai alcuni punti di riferimento iconografici particolari?
L’idea di partenza era di ispirarsi allo stile delle copertine della Marvel pubblicate negli anni ’70. In particolare ho sempre amato l’arte di John Romita Sr.
Come si svolge la tua collaborazione con Gianmauro Cozzi per la colorazione delle cover?
Gianmauro si occupa della colorazione in maniera autonoma; da dieci numeri a questa parte mi permetto di fornire una bozza con dei suggerimenti per la palette di colori da utilizzare.
Hai realizzato ormai circa 50 copertine per la serie regolare. In che modo ritieni si sia evoluto il tuo stile?
Non saprei dire. Cerco di volta in volta di adattarmi allo spirito della storia che viene rappresentata. Ho proposto però di recente una soluzione diversa nella composizione e nella colorazione delle copertine, che pare sia stata accettata. Ci stiamo lavorando e, se va tutto bene, si vedrà dal 301 in avanti.
Come descriveresti il “tuo” Nathan Never?
Nelle richieste che mi sono state fatte dagli autori e nella mia testa Nathan deve essere sempre bello, eroico, figo. Spero che venga percepito così anche dai lettori.
Intervista condotta via mail ad aprile 2016.