Un universo narrativo è sempre qualcosa di affascinante, soprattutto in ambito fumettistico, perché permette agli autori di giocare con le singole trame ponendo le basi per un mondo che si stratifica e cresce insieme ai suoi protagonisti, mostrandoci più punti di vista a seconda dei personaggi che si decide di seguire.
Esempi macroscopici in tal senso li ritroviamo nei due grandi colossi DC Comics e Marvel che, forti di decadi di costruzione, hanno creato uni(e multi)versi incredibili e complessi, sfaccettati grazie alle numerose testate che si articolano nel fornire ognuna il tassello di un mosaico articolato. Un tale sforzo creativo, soprattutto in ambito supereroistico, non si è mai visto in Italia, mercato che soprattutto in questo frangente ha sempre vissuto “d’importazione”, prendendo a man basse dall’estero, americano in primis.
Questa realtà sta in parte per cambiare grazie alla nuova iniziativa editoriale di Leviathan Labs, che da maggio lancia il suo personalissimo Leviathan-verse. Questo universo nasce da un’idea semplice: prendere supereroi di pubblico dominio e compiere un’operazione di “svecchiamento” che permetta di dare nuova linfa a personaggi lasciati ad appassire, dandone una lettura che, pur mantenendo necessari contatti con il materiale di partenza, diventa originale e unica. Massimo Rosi, ideatore del progetto e sceneggiatore di due delle tre testate che andranno a comporre la prima “batteria” di questo nuovo universo, afferma, nell’intervista resa al nostro David Padovani (leggibile qui), di aver avuto l’ispirazione per questo nuovo universo dopo aver lavorato per Chapter House, casa editrice di fumetti canadese non nuova a queste operazioni di recupero con personaggi supereroistici canadesi, dando un ottimo input per creare un progetto simile qui in Italia, aggiungendo al tutto un tocco “leviathanizzante” e imbastendo un universo narrativo che vede i suoi supereroi muoversi in un contesto permeato di brutalità e orrore, ma allo stesso tempo ben ancorato alla realtà.
I primi tre titoli proposti sono: Baron Savitch, The Black Bat e Iron Ace, a cui si aggiungeranno Duke of Darkness, Moon Girl, Black Venus e Hellraider, mostrando già da subito come ci siano tutte le intenzioni di creare un universo che nasca e si espanda gradualmente, permettendo un facile ingresso ai nuovi lettori che magari cercano qualcosa di nuovo ma che non richieda un proibitivo lavoro di recupero.
Analizzando i primi tre albi, in uscita il 15 maggio, si può notare come abbiano ognuno un’identità ben definita: Baron Savitch comincia come un ottimo racconto che mescola fantascienza e crime, introducendo il personaggio omonimo, un androide che lavora per la polizia russa, dotato di eccellenti capacità d’indagine, che si muove sulle scene del crimine dovendo affrontare il disprezzo dei colleghi che tendono a denigrarlo poiché diverso e non compreso da questi ultimi. Questo, tra i tre albi, è sicuramente quello che più contribuisce al world-building generale, facendoci apprendere eventi fondanti della storia del Leviathan-verse che hanno coinvolto i principali supereroi del pianeta e dato vita ad alcuni macro-eventi che hanno rivoluzionato tutto il mondo.
I riferimenti al leviathan-verse seminati in Baron Savitch si raccolgono facilmente in The Black Bat, sceneggiato da Niccolò Testi, in cui si notano riferimenti al caso affrontato dal barone, spostando però il contesto narrativo dall’altra parte del globo e introducendo una storia che, grazie anche allo stile grafico, assume toni volutamente più drammatici e noir. Il protagonista si presenta con i tratti tipici del vigilante oscuro che sin dalle prime battute sembra richiamare supereroi iconici del genere, come il Rorscharch di Alan Moore, mostrando anche in questo caso un universo che fa i conti con quanto accaduto anni prima, in un contesto volutamente dai toni più asfissianti e claustrofobici, facendo avvertire al lettore parte dei problemi di questo nuovo mondo a cui ci si affaccia per la prima volta.
La storia del terzo albo, Iron Ace, è invece una storia dai tratti fantasy, che trasporta il lettore in una Inghilterra molto più medievale di quel che ci si potrebbe aspettare, in cui un’armatura dotata di poteri magici sceglie un campione che la indossi, donandogli immensi poteri e armi da usare nella lotta contro il male, in un contesto che fonde medioevo, magia e tecnologia creando un mix fantasy indubbiamente interessante e tornato in auge negli ultimi anni.
Tutti e tre gli albi sono un assaggio di ciò che verrà: apprendiamo come il mondo abbia subito negli anni delle invasioni da parte di popolazioni aliene, lasciando strascichi e conseguenze più o meno definiti. Si nota infatti come si parli di virus, malattie e droghe che sono diretta conseguenza di queste invasioni, mostrando a seconda della storia un aspetto diverso dei vari elementi, presentando ad esempio in Baron Savitch le prime fasi di una nuova infezione che è invece già la normalità in The Black Bat.
Narrativamente questi primi numeri sono ben strutturati, presentando un contesto facilmente definibile e una storia che introduce i protagonisti e ci lascia in sospeso con un cliffhanger degno di una serie tv, struttura molto attuale e divenuta un must nel fumetto americano grazie ad autori come Kirkman che in The Walking Dead prima e in Outcast poi ne hanno fatto un vero proprio stile capace di adattarsi a una narrazione transmediale che passa dal fumetto allo schermo e viceversa.
L’utilizzo di una narrazione che spettacolarizza e al tempo stesso valorizza le pagine a disposizione è ottima per creare un prodotto che nel lungo termine sviluppi un arco narrativo profondo e completo, forte delle pagine totali e della suddivisione in capitoli che permette di gestire al meglio la velocità narrativa dell’opera.
Il comparto artistico non è da meno con Daniel Mendoza, Giacomo Pilato Gabriele Schiavoni che danno vita a stili peculiari e ben distinti tra loro, con il primo che presenta un tratto molto realistico che ben si sposa con il caso a cui viene assegnato il barone, intervallando questa rappresentazione con un tratto realistico a un’altra con pannelli invece volutamente pop che richiamano lo stile supereroistico anni ’70, rimarcando questa distinzione tra un passato colorato e “camp” e un presente freddo e meno scanzonato. Pilato consegna invece delle tavole che mirano all’esatto opposto, ossia la resa di un mondo medievaleggiante che non ci appartiene più e che per questo viene rappresentato come epico, con personaggi e ambientazioni colossali, che fanno da contraltare a un protagonista che si sente inadeguato, fuori posto e in continua soggezione, rendendo questi sentimenti ben evidenti grazie all’espressività donata ai volti e al linguaggio non verbale reso alla perfezione. Schiavoni restituisce invece al lettore tavole intrise di un’oscurità che si muove freneticamente tra le gabbie delle varie pagine alternando composizioni e inquadrature più concitate e nervose a pagine più ariose e dal ritmo più lento, anche qui restituendo una narrazione visiva molto vicina a quella televisiva, con i classici stacchi forniti da panoramiche che ci avvicinano poi ai protagonisti con primi piani alternati e dinamici.
Il progetto del Leviathan-verse appare ben strutturato e con delle ottime premesse, con un potenziale illimitato per espandere l’universo in più direzioni, portando avanti ovviamente la trama presentata, ma con la possibilità di esplorare anche il misterioso passato con potenziali spin-off che vadano ad ampliare quanto già visto in Baron Savitch e Iron Ace. L’auspicio per questa nuova avventura editoriale è che una volta superata la necessaria fase di rodaggio il tutto spicchi il volo con uscite ben cadenzate e non troppo dilatate nel tempo, dando vita ad archi narrativi complessi e crossover tra le varie testate, coltivando finalmente in Italia un progetto supereroistico e di ampio respiro.
Abbiamo parlato di:
Baron Savitch #1, The Black Bat #1, Iron Ace #1;
Massimo Rosi, Daniel Mendoza, Niccolò Testi, Gabriele Schiavoni, Giacomo Pilato
Leviathan Labs, 2023
28 pagine cad., spillato, colori – 4,80€ cad.