The ‘Nam: la guerra del Vietnam ai tempi del Comics Code

The ‘Nam: la guerra del Vietnam ai tempi del Comics Code

Panini Comics ripropone in edizione cartonata "The ‘Nam" serie culto della Marvel Comics di metà anni ‘80 sulla guerra in Vietnam.

The Nam coverNegli anni Ottanta del secolo scorso, la Marvel Comics visse uno dei suoi periodi più brillanti dal punto di vista creativo ed editoriale. Il merito fu soprattutto di Jim Shooter, personaggio controverso che ha sempre spaccato l’opinione di appassionati e addetti ai lavori del fumetto statunitense.
Jim Shooter fu nominato editor–in-chief della Casa delle Idee nel 1978 e ricoprì tale carica per nove anni, fino al suo licenziamento nel 1987; in questo lasso temporale la Marvel sfornò gioielli del calibro degli X-Men di Chris Claremont e John Byrne, del Daredevil di Frank Miller e dei Fantastici Quattro dello stesso Byrne. Oltre a questi “pezzi da novanta”, Shooter ebbe anche il merito di lanciare e supportare una serie che poco aveva a che fare con il genere supereroistico, legata fortemente alla realtà e con un tema molto complesso da trattare quale la guerra del Vietnam (1960-1975): The ‘Nam.

Alla metà degli anni ’80 il conflitto vietnamita si era ormai concluso da un decennio. Un lasso temporale abbastanza ampio da permettere all’opinione pubblica statunitense di metabolizzare un’esperienza bellica e politica che aveva spaccato la nazione come non era più avvenuto dai tempi della guerra civile.
Il cinema fu il principale media a concentrare la propria attenzione e la propria analisi sullo scontro asiatico. Nel giro di tre anni uscì una serie di pellicole sul tema, dirette dai maggiori registi della scena mondiale: Platoon di Oliver Stone (1986), Full Metal Jacket di Stanley Kubrick (1987) e Nato il 4 luglio (1989), sempre di Stone. Queste furono comunque anticipate nel 1979 da uno dei capolavori di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now.

Locandine film
Le locandine delle quattro famose pellicole dedicate alla Guerra del Vietnam

Nel 1986, Jim Shooter dette l’incarico all’editor Larry Hama di mettere in cantiere una serie incentrata sulla guerra del Vietnam. Hama, che aveva partecipato al conflitto, chiese all’editor-in-chief carta bianca, avendo in mente un fumetto che avrebbe parlato di cosa era stata realmente quella guerra, senza compromessi o edulcorazioni (se non quelle imposte dall’allora vigente Comics Code). Shooter approvò la linea del suo editor e decise di far uscire l’albo senza farlo vedere a nessun altro in redazione: tutti si aspettavano vendite basse, sia perché l’argomento era detestato e controverso, sia perché molti lettori Marvel non erano ancora nati quando il conflitto si era concluso. Invece la serie divenne un successo, tanto da dare battaglia nelle classifiche di vendite a The Uncanny X-Men di Claremont.

The-Nam_3Furono essenzialmente tre i fattori che decretarono la riuscita di The ‘Nam. In primis, la scelta di uno scrittore come Doug Murray, il quale aveva svolto ben due turni in Vietnam e dunque conosceva bene la materia di cui scrivere (e che infatti aveva già sceneggiato alcuni fumetti a tema bellico). Murray alla fine si rivelò il vero deus ex machina della serie, di cui scrisse ben 49 numeri su un totale di 84.
Le intuizioni vincenti di Hama e Murray furono di impostare le storie come se si svolgessero in tempo reale e di filtrare la narrazione attraverso il punto di vista dei soldati della fanteria americana, la “carne da macello” nel conflitto.
Ogni mese che passava tra un numero e l’altro era un mese che trascorreva davvero nella realtà narrativa dei personaggi i quali, se sopravvissuti dopo dodici mesi  – e quindi altrettanti numeri – avrebbero chiuso il loro turno di servizio militare e sarebbero tornati a casa, sostituiti da altri ragazzi.

The_'Nam_Vol_1_5Ecco dunque che nel volume The ‘Nam – Lettere dal fronte, proposto in una bella edizione cartonata da Panini Comics che raccoglie i primi dieci numeri della serie, assistiamo all’arrivo del cadetto Ed Marks e seguiamo la sua esperienza al fronte.
Le storie si concentrano sulla vita quotidiana dei soldati dell’esercito statunitense: i problemi d’igiene e le malattie tropicali che falcidiavano le truppe negli accampamenti, la paura durante le incursioni e la corruzione dilagante all’interno dei quadri di comando; ma anche i sinceri legami di amicizia che nascevano tra i soldati e le altalenanti dinamiche di rapporto con la popolazione locale.
Murray sceglie di mostrarci l’arrivo improvviso della morte, la precarietà dell’esistenza durante gli scontri a fuoco, l’assurdità di alcuni ordini impartiti alle truppe; il tutto senza mai alzarsi rispetto al punto di vista dei protagonisti, riportando in maniera quasi documentaristica le loro idee e opinioni, escludendo mediazioni di giudizio. Per fare ciò l’autore usa uno stile essenziale, ricco di ritmo pur senza privilegiare l’azione, impostando dialoghi asciutti e realistici tra i personaggi.
L’obiettivo, inoltre, rimane sempre puntato sul campo di battaglia. Non si danno giudizi morali o spiegazioni politiche sul conflitto1, i lettori lo vivono esattamente come l’hanno vissuto i ventenni americani mandati a combattere. Nella lettura del fumetto ci vengono fornite le stesse informazioni che avevano i soldati, spesso meno che essenziali; la sfera politica e diplomatica della guerra esula dall’attenzione di Murray.

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Altro elemento da evidenziare è il modo scelto per rappresentare l’esercito nemico. Il ritratto dei Charlie (soprannome affibbiato dai soldati ai guerrieri vietnamiti) nelle opere dedicate al conflitto, infatti, ha spesso costituito una sorta di cartina tornasole dei complessi sentimenti che la materia suscitava negli USA.
Un esempio su tutti: in Platoon, Oliver Stone scelse di non far vedere mai i vietcong, mostrati come ombre senza volto; spauracchio per le truppe americane ma anche “fantasmi”, nemici in realtà inesistenti che simboleggiano una guerra da molti considerata inutile e tesa solo a scopi politici.
In The ‘Nam, Doug Murray decide di raffigurare i guerriglieri asiatici come semplici contadini male armati contro i quali, però, la mastodontica e tecnologicamente all’avanguardia macchina militare statunitense arranca a malapena.  In tal modo viene amplificata l’immane disparità di forze messa in campo, che rende ancora più amaro e intollerabile il “suicidio” militare e politico cui andarono incontro gli Stati Uniti.

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Per quel che concerne la parte grafica, i disegni della serie furono affidati alle matite di Michael Golden, uno degli artisti più influenti del comicdom americano (basti pensare che il suo stile è stata l’ispirazione principale per la generazione di artisti degli anni ’90 capeggiata da Todd McFarlane). La cifra plastica e caricaturale che connota il tratto di Golden sembra quanto di meno adatto possa esserci per rappresentare una storia di guerra; invece l’artista, grazie alle distorte espressioni facciali che regala ai personaggi, ci offre uno spaccato psicologico approfondito dei vari protagonisti trasmettendo efficacemente l’intensità dei loro sentimenti, siano di paura, di sollievo, di rabbia o di dolore.
Il disegnatore imposta le tavole su una griglia regolare formata da sei vignette quadrate di uguali dimensioni, dalla quale deroga soprattutto nelle scene d’azione e nelle tipiche splash page di apertura degli albi, dove vengono spesso rappresentate sequenze con gli elicotteri dell’aviazione militare statunitense in assetto di combattimento (simbolo per eccellenza della guerra vietnamita nell’immaginario collettivo, di forte impatto visivo e che rimandano alle epiche scene di pellicole come Apocalypse Now).

Purtroppo l’ottimo lavoro di Golden, in alcuni numeri, viene sminuito da un’inchiostrazione non adatta che lo appiattisce. Solo John Beatty si rivela capace di valorizzare le matite del disegnatore come meritano.
I colori dai toni acidi tipici del fumetto americano dell’epoca, con i rossi e i verdi che la fanno da padroni sulle altre tinte, vengono accentuati dalla carta lucida del volume e resi a tratti psichedelici.

In conclusione, da un punto di vista filologico, è doveroso ricordare che quella della Panini Comics non è la prima proposizione dell’opera al lettore italiano: a cavallo tra il febbraio 1989 e il gennaio 1990, infatti, la Play Press pubblicò un mensile dove trovarono spazio i primi dodici numeri di ‘The Nam.

Abbiamo parlato di:
The ‘Nam – Lettere dal fronte
Doug Murray, Michael Golden
Traduzione di Fabio Gamberini
Panini Comics, 2015
248 pagine, cartonato, colori, 24,00 €
ISBN: 9788891209733

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  1. se si esclude l’excursus presente nel numero #7: una sorta di albo riempitivo dove si racconta una parte della storia politica del Vietnam attraverso la biografia del Kit Carson Scout Duong, uno dei tanti vietnamiti che erano passati nelle file dell’esercito statunitense 

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