Mummie e misteri in Tintin e le sette sfere di cristallo

Mummie e misteri in Tintin e le sette sfere di cristallo

Finisce la guerra, Hergé è emarginato e riabilitato, mentre Tintin insegue le sette sfere di cristallo con Haddock e Girasole.

Come già ai tempi de I sigari del Faraone, Tintin si confronta con quella che sembra una maledizione contro degli archeologi. Membri di una spedizione che ha esplorato Perù e Bolivia sono uno dopo l’altro vittima di attacchi che sfruttano un narcotico contenuto in una sferetta di cristallo. Caduti in coma, sono preda di convulsioni quotidiane incomprensibili ai medici.

Come la precedente, anche questa avventura si articola in due volumi: Le sette sfere di cristallo e Prigionieri del sole; Hergé mantiene anche la formula che vede la prima parte dedicata a un intreccio investigativo “locale”, qui arricchito di una sfumatura misterica dall’allusione a una qualche antica maledizione inca, e la seconda all’avventura “altrove”, che stavolta è anche un ritorno ai luoghi già visitati ne L’orecchio spezzato.
Notiamo anche un’altra ricorrenza, che ci consente di arricchire la lista dei topoi di Tintin: l’inseguimento nel parco, già messo in scena ne L’isola nera e Il segreto del Liocorno.

Le sette sfere di cristallo si avvantaggia di un’atmosfera a tratti inquietante che caratterizza l’episodio: questa dominante è introdotta fin dalla scena iniziale nella quale un occasionale compagno di viaggio di Tintin commenta la notizia del ritrovamento della mummia azteca come fonte di maledizione. La serata al music-hall aumenta il senso di straniamento, con le precise divinazioni di Madame Yamilah che restano non spiegate razionalmente; infine tutta la sequenza nella villa dell’archeologo Bergamot è punteggiata da elementi spaventosi e accadimenti oscuri, dalla mummia azteca al il sogno condiviso da Tintin, Haddock e Girasole, passando per la tempesta con i fulmini globlari che invadono gli interni dell’abitazione.

Hergé e Tintin a cavallo fra due vite

Tintin appare per l’ultima volta su Le Soir il 2 settembre 1944, con una striscia che mostra l’incontro fortuito del protagonista con il generale Alcazar (Presidente dello stato di San Teodoro ai tempi de L’orecchio spezzato). Nell’edizione in volume quell’incontro è posticipato a pagina 57 e avviene con modalità assai diverse. L’ultima striscia da Le Soir utilizzata da Hergé è quella del 30 agosto 1944, rimontata a pagina 48: le sue due vignette iniziali chiudono la seconda striscia e le altre due aprono la terza. La vignetta aggiunta come chiusura della terza striscia mostra Tintin che legge il giornale a colazione e riporta la didascalia “L’indomani“.

Ebbene, quell'”indomani” giunse dopo una notte durata oltre due anni. Durante quella lunga notte, il mondo è cambiato e, a cascata, una serie di eventi ha travolto la vita del creatore di Tintin: la cacciata dei nazisti dal Belgio, l’allontanamento dalla professione di tutti i collaboratori di Le Soir, la fine della guerra, l’impegno di Raymond Leblanc, eroe della Resistenza e abile editore e uomo d’affari, per riabilitare Hergé; l’apertura di una rivista settimanale per le edizioni Lombard dedicata ai “giovani da 7 a 77 anni” intitolata Tintin, che debutta il 26 settembre 1946.

Dove eravamo rimasti

In questa nuova vita, le avventure di Tintin escono al posto d’onore, sulla pagina centrale doppia della rivista, uno spazio che Hergé sfrutta con una tavola unica sviluppata orizzontalmente (vedi pag. 29 della Prefazione). Per il primo numero, Hergé propone innanzitutto un colonnino con il riassunto scritto della vicenda, mentre la tavola mostra Tintin che passeggia con Milou leggendo il giornale: un “dove eravamo” accompagnato da una gag, per riprendere il filo di un discorso interrotto da tanto tempo e recuperare lo spirito gioioso come marchio distintivo della serie.

Un ulteriore rimando al passato lo troviamo nell’attuale pagina 50: la prima striscia mostra Tintin che esce dall’ospedale e torna a Moulinsart. La vignetta di chiusura riproduce (con l’unica differenza della posizione di Milou) quella che troviamo a pagina due, la prima della seconda striscia. Irresistibile la tentazione di attribuire valore metaforico a questa vignetta: come Tintin rientra a Moulinsart, così Hergé rientra nella vita professionale pubblica.

Come un reduce di guerra: Tintin torna a casa.

Non che l’autore belga se ne fosse stato con le mani in mano: in collaborazione con Edgar Jacobs e Alice Devos aveva sfruttato quel forzato riposo per realizzare gli adattamenti per i volumi a colori delle avventure pubblicate prima della guerra1.

Per Hergé fu questo il primo esperimento di lavoro in squadra, che porterà alla costituzione dello Studio Hergé che lavorerà sulle avventure di TIntin del dopoguerra. Per quanto fruttuosa, o probabilmente proprio per questo, l’esperienza non è indolore: Jacobs chiede infatti l’accreditamento della propria collaborazione, che Hergé rifiuta. Jacobs esce quindi dal team e si dedica, come autore unico a una storia, Le Secret de l’Espadon, che avrà l’onore della prima pagina sul secondo numero della rivista Tintin.

La famiglia Haddock

Torniamo alla pagina 50: qui inizia una lunga sequenza, che racconta la reazione del Capitano Haddock alla scomparsa del Professor Girasole, che nella versione per Le Soir Hergé aveva previsto molto più breve. Nestore lo annuncia invecchiato di dieci ani dall’inizio della brutta vicenda; poi lo vediamo prostrato sulla poltrona, quindi scatenato da una telefonata e infine impegnarsi pieno di sentimento (e corroborato da lunghi sorso di whisky) davanti al ritratto di Girasole con la promessa di trovarlo – vivo o morto.

Tutto questo racconta l’amicizia profonda che si è instaurata fra i due, sebbene finora li avessimo visti insieme dar vita a siparietti comici basati sul tormentone della sordità di Girasole (che, vale la pena sottolinearlo, sembra a volte rispondere del tutto a tono – si veda pag. 26). A Moulinsart si sta quindi costruendo una famiglia, che Tintin al momento frequenta ma alla quale non appartiene. La coppia Tintin-Haddock è ancora polarizzata, con Tintin figura razionale e Haddock emotiva: il Capitano stesso ne sembra consapevole, quando apostrofa l’amico “Sherlock Holmes” (vedi pag. 47).

Striscia inedita di Hergé per Le Soir. L’autore belga riscriverà la sequenza per la versione pubblicata sulla rivista Tintin.

La prefazione curata da Jean-Marie Embs e Philippe Mellot, con la collaborazione di Philippe Goddin, offre al solito grande quantità di materiale dall’archivio di Hergé. Sono opportunamente sottolineati i contributi di Jacobs e in coda sono proposte le tavole di ripresa dell’avventura nelle due distinte versioni apparse sul primo numero della rivista Tintin (quindi in Belgio) e Coeurs Vaillant (Francia).

Abbiamo parlato di:
Tintin e le sette sfere di cristallo
Hergé
Traduzione di Giovanni Zucca
In allegato a La Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera, Marzo 2017
29+62 pagine, cartonato, colori – 7,99 €
ISBN: 977203975726270013


  1. Restarono fuori Il paese dei Soviet – sempre considerato da Hergé un lavoro troppo immaturo – e I sigari del faraone, la cui versione a colori uscì solo nel 1955. 

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *