Multiversity #2 annotato: il gioco delle controparti

Multiversity #2 annotato: il gioco delle controparti

"Multiversity #2 - The Society of Super-Heroes", di Grant Morrison e disegnato da Chris Sprouse, è un esplicito omaggio ai classici incontri annuali tra JLA e JSA della Silver Age di Gardner Fox e Mike Sekowsky. In questo caso, ad affrontarsi sono Terra-20 e la sua controparte malvagia, Terra-40.

JLA_v01_21Come scritto più volte, il multiverso DC inizia il suo cammino nel 1961, sulle pagine di Flash #123: in quell’occasione Barry Allen scopre che il suo personaggio dei fumetti preferito, Jay Garrick, è in realtà il velocista scarlatto di una Terra parallela, raggiungibile semplicemente vibrando a una frequenza opportuna.
Il passo successivo per Gardner Fox, all’epoca principale sceneggiatore della DC Comics e ideatore dello stesso multiverso DC, fu quello di mettere a confronto i principali supergruppi delle due Terre: JLA e JSA. Il primo, storico incontro avvenne sulle pagine di Justice League of America vol.01 #21 (1963) con i due team che si uniscono per fronteggiare i rispettivi avversari i quali, scoperto un modo per passare da un Terra all’altra, si alleano contro i loro storici nemici1.
Il multiverso, però, può essere considerato un concetto narrativo fecondo solo con Justice League of America vol.01 #29 (1964) quando il secondo incontro tra JLA e JSA permette agli eroi di scoprire una nuova Terra, detta Terra-3, dove trovano posto le controparti malvagie della JLA: il tristemente famoso Sindacato del Crimine, protagonista della recente saga Forever Evil.
È fondamentalmente su questi concetti basilari che poggia The Society of Super-Heroes2, secondo capitolo di Multiversity.

Deframmentazione

multiversity02_coverLa saga ideata da Grant Morrison ha una struttura semplice e al tempo stesso particolare: una miniserie portante di due numeri, intervallati da una serie di one-shot ambientati in vari universi che approfondiscono alcuni dei protagonisti delle 52 Terre parallele e le interazioni che intercorrono attraverso ciascuna di loro. Questa struttura, già proposta, proprio su suggerimento di Morrison, per The Kingdom di Mark Waid, ha il vantaggio di lasciare il controllo di tutto il progetto nelle mani dell’ideatore della storia, ma anche di presentare al lettore una struttura dispersiva, rischio molto alto in particolare per Multiversity, i cui capitoli escono con cadenza mensile.
Il problema fondamentale, infatti, è che il lettore perda di vista l’obiettivo iniziale, il filo narrativo portante di tutta la miniserie, in una sorta di deframmentazione narrativa che sposta l’attenzione sulle vicende locali. Certo, ci sono una serie di riferimenti, primo fra tutti quello a Nix Uotan, che ancorano l’albo a Multiversity #1, ma nel complesso la storia del secondo numero soffre la rottura narrativa con l’inizio della saga, in particolare a causa del cambio di ambientazione e di tono.
Se i disegni di Chris Sprouse sono una garanzia grazie al tratto pulito e ordinato3, la storia di Morrison cerca di riprodurre le atmosfere dei pulp magazine, creando un’ambientazione molto vicina a quella del genere steampunk in cui modernità e anacronismi convivono senza troppi problemi.
Nel complesso non si può certo dire che la storia risulti del tutto efficace: buon ritmo, caratterizzazione appena sufficiente dei personaggi, trama forse un po’ troppo scontata nel suo dipanarsi sono tutti elementi che vengono parzialmente controbilanciati dai soliti riferimenti più o meno nascosti all’interno delle storie di Morrison, che è interessante analizzare, anche solo per arricchire l’esperienza di lettura dell’albo.

Di maghi e immortali

multiversity02_anthroIl primo personaggio con cui il lettore si trova a interagire è Anthro, l’Uomo Immortale. La versione presentata da Morrison e Sprouse in queste pagine è però una fusione di più personaggi distinti. Innanzitutto l’Anthro creato da Howard Post per Showcase #74 del marzo 1968, il primo Cro-magnon dell’età della pietra nato da genitori Neanderthal. L’Uomo Immortale, invece, fa la sua prima apparizione su Strange Adventures #177 del giugno 1965. A disegnare la sua prima storia è Jack Sparling, ma sembra che l’identità dei suoi creatori sia andata perduta. Reso immortale dal contatto con un meteorite, insieme con il suo acerrimo nemico Vandar Adg, ha attraversato i millenni cambiando più volte identità, risorgendo dopo ogni morte.
Il concetto venne riciclato nel 1997 con Resurrection Man di Andy Lanning e Dan Abnett per i disegni di Jackson Guice: il personaggio sperimenta morti e resurrezioni continue e inevitabilmente si andrà a scontrare con Vandal Savage, la più nota delle identità di Vandar Adg, riuscendo, anche con l’aiuto dell’Uomo Immortale, a sconfiggerlo sulle pagine di One Million, il crossover scritto proprio da Grant Morrison per i disegni di Val Semeiks.

La prima apparizione di Vandal Savage su Green Lantern vol.01 #10
La prima apparizione di Vandal Savage su Green Lantern vol.01 #10

Vandal Savage, per parte sua, fa la sua prima apparizione su Green Lantern vol.1 #10 del dicembre 1944, creato da Alfred Bester e Martin Nodell. Nella sua lunga vita editoriale si è scontrato praticamente contro tutti gli eroi del DC Universe. La sua versione più letale è probabilmente quella proposta da Grant Morrison sulle pagine del già citato One Million, quando lo stratega immortale si allea con il computer criminale Solaris per un attacco temporale contro la Justice League. È questa versione del personaggio che sembra essere il riferimento principale per il Vandal Savage di The Society of Super-Heroes: un selvaggio pirata spaziale con una infinita sete di conquista che dalla sua Terra d’origine, Terra-40, sbarca su Terra-20 grazie alla guida di Felix Faust, mago suo alleato. Quest’ultimo fa la sua prima apparizione sulle pagine di Justice League of America #10 del marzo 1962, creato da Gardner Fox e Mike Sekowsky: è interessante osservare come la storia d’esordio di questo criminale è, a tutti gli effetti, il prologo per la prima delle crisi tra le Terra-1 e Terra-2 della Silver Age. Rappresentante di Gentry su Terra-40 (il che suggerirebbe che non sia l’unico, nel multiverso, a conoscerne l’esistenza) è l’esatta controparte di Doc Fate, il leader della Società di eroi di Terra-20.

Il potere del fato

more_fun_comics075Doc Fate è il personaggio meglio caratterizzato di tutto l’albo e rappresenta, proprio come Anthro l’Uomo Immortale, un miscuglio di diverse ispirazioni4. Innanzitutto c’è il Dottor Fate classico, personaggio creato anch’esso da Gardner Fox, questa volta con il disegnatore Howard Sherman, sulle pagine di More Fun Comics #55 del maggio 1940. Il primo a vestire questi panni fu Kent Nelson, figlio di un archeologo, che divenne il Dottor Fate grazie a Nabu, mago dell’Antico Egitto.
Nel mistico eroe morrisoniano, però, converge anche l’avventuriero Doc Savage, creato nel 1933 per i pulp magazine da Lester Dent, Henry Ralston e John Nanovic. Il personaggio venne utilizzato anche sulle pagine dei fumetti, uscendo su qualche decina di albi pubblicati tutti negli anni Quaranta del XX secolo. Dopo una ventina d’anni è la Gold Key Comics a riportarlo in vita con l’adattamento, nel 1966, di uno dei suoi romanzi. Sono stati poi molti gli editori a utilizzare il personaggio, e tra questi anche la DC Comics, in particolare in un one-shot con Batman datato 2009 e scritto da Brian Azzarello per i disegni di Phil Noto5. A disegnare le copertine sarà, invece, J. G. Jones, che aveva già riportato in vita il personaggio sulle pagine del Planetary di Warren Ellis. Su questa interessante serie della Wildstorm (pubblicata a cavallo dell’acquisizione dell’etichetta da parte della DC Comics), Ellis propose una variazione di Doc Savage con l’avventuriero Axel Brass, che lo sceneggiatore britannico mise a capo di un gruppo chiamato the Secret Society.
L’ultimo ingrediente per ottenere Doc Fate è, infine, proprio Superman. Morrison, che evidentemente non è riuscito a rielaborare in prima persona il concetto dietro il personaggio ideato da Jerry Siegel e Joe Shuster per l’occasione, trasforma il Superman di Terra-23 (o almeno alcuni dei suoi elementi caratteristici) nel Doc Savage di Terra-20, anch’egli, come tutti i Superman, orfano, mettendolo a capo di un gruppo il cui acronimo suona come una sorta di S.O.S. multiversale lanciato con l’albo pubblicato.

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Il Doc Fate così costruito è sì un avventuriero dalle conoscenze magiche e dai modi spicci, ma appare anche terribilmente spietato (vedi, per esempio, l’elettroshock cui sottopone Felix Faust) e a tratti insicuro, quando mette in dubbio la sua eredità come Dottor Fate. In effetti, tutta Terra-20 sembra una versione pulp dell’oscura Terra-2 di James Robinson: uscita da una Seconda Guerra Mondiale protrattasi per molti più decenni rispetto a quella reale, si è ritrovata coinvolta in una guerra contro un altro mondo, Terra-40, iniziata cinque anni prima, proprio come la guerra tra Darkseid e Terra-2.

L’eredità di Superman

Tra gli altri personaggi più o meno di contorno rielaborati per l’occasione da Morrison, riveste un ruolo particolarmente interessante Al Pratt, the Mighty Atom6. Pratt è l’Atom originale, creato da Ben Flinton e Bill O’Conner sulle pagine di All-American Comics #19 dell’ottobre 1940. Di fatto è un combattente i cui poteri atomici lo rendono superforte e il cui nome deriva dal lottatore Joe Greenstein, soprannominato proprio The Mighty Atom.

L'Iron Munro della Golden Age: un personaggio alla Flash Gordon o Adam Strange
L’Iron Munro della Golden Age: un personaggio alla Flash Gordon o Adam Strange

A sua volta questo Al Pratt è allievo di Iron Munro, cui fanno riferimento due eroi differenti. Il primo, personaggio della Golden Age, è un eroe da space opera classica creato nel 1940 sulle pagine di Shadow Comics #1 probabilmente da John Campbell per i disegni di Jack Farr. L’altro è invece un personaggio del DC Universe creato nel 1987 da Roy Thomas, Dan Thomas, Michael Bair e Brian Murray, supereroe muscolare classico integrato nella mitologia della JSA. A questi due personaggi si unisce un riferimento a uno dei personaggi di Morrison, Flex Mentallo, creato nel sulle pagine della Doom Patrol #35 e che successivamente venne riproposto in una miniserie in quattro albi del 1996 disegnata da Frank Quitely e che può essere considerata, per i concetti lì espressi e le variazioni sui personaggi DC Comics presenti, come una sorta di proto-Multiversity. Quest’ultimo era a sua volta ispirato a un altro culturista, come l’Atom originale, lo statunitense di origini italiane Angelo Siciliano, meglio noto come Charles Atlas.
Il contesto ora descritto autorizzerebbe a supporre che sia proprio l’assenza di Iron Munro il problema di Terra-20: il personaggio del 1987 venne, infatti, venne creato per risolvere il problema dell’assenza di Superman nella Justice Society una volta che, con Crisi sulle Terre Infinite, il supergruppo venne inglobato nell’unico universo narrativo rimasto. Il Munro di Multiversity può, allora, essere inteso come il vero Superman di Terra-20, mentre la sua eredità viene a cadere sulle spalle di Pratt e Nelson, che per certi versi si dimostrano inadeguati al ruolo.

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D’altra parte Atom è a sua volta da intendersi come una versione minore del Dottor Manhattan, o del Capitan Atom della Quitely, come è evidente dall’atomo di idrogeno stilizzato che utilizza sulla sua maschera, simbolo del personaggio di Alan Moore e Dave Gibbons in Watchmen. Inoltre è proprio Pratt che, all’inizio dell’albo, prende in mano l’Ultra Comics, una delle ultime uscite di Multiversity, proprio come Capitan Adam in Pax Americana. E ricordo che, a sua volta, Capitan Adam in Crisi Finale era, di fatto, una delle molte versioni alternative di Superman.

Musica universalis

multiversity02_musica_universalisAnche The Society of Super-Heroes contiene riferimenti mistici e alchemici come già Multiversity #1. Il riferimento più evidente è quello alla musica delle sfere, o musica universalis, citata da Doc Fate mentre trasporta nel suo laboratorio un Al Pratt ferito da Parallax.
Quello della musica universalis è un’idea filosofica che discende dalle idee dei pitagorici riguardo la musica e la matematica. Secondo la società segreta che faceva capo (o si ispirava) a Pitagora, ognuno dei corpi celesti poteva essere identificato da una differente vibrazione, a sua volta rappresentata da una ben determinata frazione. I movimenti di ciascuno dei corpi celesti all’interno dell’universo contribuiva alla creazione di una musica celeste, la musica delle sfere, non udibile dall’orecchio umano.
Il principale contributo alla costruzione della teoria della musica delle sfere è, però, dovuto a Johannes Kepler (in Italia noto come Giovanni Keplero), che, oltre a sostituire le orbite circolari con orbite ellittiche e a determinare le altre due leggi che portano il suo nome, scrisse il trattato Harmonices Mundi dove è proprio la musica delle sfere ciò che unisce geometria, cosmologia, astrologia e musica. In termini pratici questa unione viene rappresentata grazie al famoso schema del sistema solare elaborato da Kepler in cui ciascuno dei corpi celesti del nostro sistema viene rappresentato da un differente solido platonico, ottenendo così una struttura geometrica che, in un certo senso, è la versione scientifica del cubo di Methatron, una delle figure più importanti della geometria sacra, anch’esso costituito dall’intersezione di solidi platonici.

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È altrettanto interessante l’appellativo utilizzato da Doc Fate per identificare Parallax, l’entità gialla che, secondo Geoff Johns, fece impazzire Al Jordan ai tempi di Ora Zero: Makara. Il nome si riferisce alla mitica creatura della mitologia indiana, rappresentata da un dragone d’acqua, cavalcato sia dalla dea Ganga, divinità protettrice del Gange, sia dal dio del mare Varuna (quindi simboli legati all’acqua e dunque alla vita); d’altra parte con il termine Makara gli aborigeni australiani identificano le Pleiadi, costellazione che nella cultura hawaiana è associata a un periodo di pace di quattro mesi. Il Makara è, dunque, un simbolo dalle connotazioni positive, a differenza di Parallax, denominato anche come il portatore della paura: in questo senso ciò sembra confermare il ribaltamento del bene in male su cui si poggia tutta la storia. Non solo, infatti, gli eroi della S.O.S. uccidono o torturano i rispettivi avversari, ma lo stesso tempio di Niczhuotan si erge alla fine come simbolo minaccioso dell’ennesima crisi che sta attraversando il multiverso, riproponendo in piccolo la drammatica trasformazione di Nix Uotan alla fine di Multiversity #1.
Non c’è dunque un proverbio più indicato per rappresentare questo secondo numero di Multiversity che

La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

Abbiamo parlato di:
Multiversity #2
Grant Morrison, Chris Sprouse, Karl Story, Walden Wong
DC Comics, febbraio 2015
48 pagine, spillato, colore, $ 4.99


  1. La variant cover di Guillerm March è, infatti, una nuova versione della copertina di quello storico numero 

  2. Ai lettori storici della DC Comics il titolo ricorderà sicuramente The Secret Society of Super-Heroes di Howard Chaykin, David Tischman e Mike McKone, Elseworld del 2000. Le somiglianze, pero, finiscono qui. 

  3. Il critico David Whittaker accosta il suo stile al chiaroscuro 

  4. Punti di partenza per questo approfondimento sono stati le annotazioni dei critici David Uzumeri e Ben Hansom 

  5. Quest’albo farà da apripista per il progetto First Wave, un crossover tra Batman, Doc Savage e Spirit disegnato da Rags Morales sempre su testi di Azzarello 

  6. Questo fu uno dei nomi del Capitan Atom di Tezuka, ma anche quello di un personaggio minore, pubblicato sul finire degli anni Cinquanta del XX secolo dalla Magazine Enterprises 

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