Oggi consiglierebbe ai più giovani di fare il disegnatore umorista, come lei?
“Si, ma solo se dimostrano di avere una passione molto forte: senza amare qualcosa alla follia, non si può avere successo.”
Quale è la caratteristica più importante, per esere un bravo vignettista?
“L’ho già detto: la passione sfrenata per il disegno e l’espressione umoristica.”
Lei disegna da oltre 60 anni: non si è mai stancato?
“No: quando ami un lavoro, non ti stanca mai.”
(Mordillo intervistato nel 2017 da Carlo Mantovani)
Bisognerebbe prendere queste affermazioni di Mordillo e inciderle su ogni banco di ogni scuola del fumetto: per fare i fumetti c’è bisogno di passione. Ultimamente le nuove generazioni di passione non ne hanno granché, soprattutto osservando una buona parte di produzioni che francamente sono proprio senz’anima. Mi rendo conto che sembra una frase da vecchietto (come mi disse Sergio Bonelli in un’intervista rilasciatami nel 2010) ma questi giovani hanno una dannata fretta di pubblicare, e per farlo sono disposti a scendere a compromessi tipo quello di non saper disegnare, giusto per dirne uno.
Ma per essere un fumettista ci vuole passione, bisogna amare i fumetti alla follia, proprio come diceva Guillermo Mordillo, uno dei grandi fumettisti umoristici del XX secolo, un vero genio che con la sua arte ha saputo conquistare un vasto pubblico in tutto il mondo.
Alzi la mano chi negli anni ‘70 e ‘80 non ha avuto un quaderno, un astuccio, una cartelletta con sopra impresso un disegno del grande artista argentino. Praticamente fra le grigie vie dei corridoi di scuola, i colori di Mordillo rappresentavano un vero e proprio arcobaleno artistico. Per non parlare dei puzzle e dei poster che invasero le cartolibrerie italiane.
L’arte di Mordillo ha due grandi caratteristiche: la prima è il colore, forte, vivace, senza nessuno spazio bianco all’infuori dei buffi omini muti con tanto di nasone, che divennero una sua caratteristica identificativa. L’altra è il particolare senso dell’umorismo che caratterizza tutta la sua opera. Un umorismo che viene espresso dall’artista con evidenti toni surreali, senza l’uso di gag parlate ma con un silenzio che rimbomba (passatemi il termine) in ogni sua immagine. Le tavole di Mordillo sono a volte un’unica vignetta, a volte suddivise in varie vignette, ma in esse c’è una grande componente stilistica, surreale, con un forte concetto dello spazio che le caratterizza: le inquadrature sono ampie e in esse vi è una simmetria quasi perfetta che sembra una sorta di esercizio geometrico.
Tutto questo è visibile in una delle sue opere più famose, che raccoglie una serie di vignette dedicate alle giraffe. In esse vi è tutto l’umorismo che ha reso Mordillo un autore celebre in tutto il mondo. L’umorismo è surreale, le immagini in bianco e nero giocano sulla bidimensionalità: alcune di esse sembrano delle camere sterili, e l’unico elemento nero è rappresentato dalle macchie nere del mantello delle giraffe. Così come le immagini a colori sono una sinfonia di sfumature in cui Mordillo non ha paura di usare spesso dei toni scuri, a volte neri, che si sposano perfettamente col resto della tavola. E l’umorismo è una delle carte vincenti del suo lavoro: un umorismo che sfrutta la situazione e non la parola. Nel caso delle giraffe, ne sfrutta il lato comico del lungo collo, che funge da passaggio a livello, da albero per la vela di una barca, da passatoia per un dirupo, che serve ad appendere un canestro da basket, per vedere meglio la TV sistemando l’antenna in cima e in altre situazioni tutte molto spassose. Mordillo sfrutta l’altezza della giraffa in modo geniale e surreale.
Il 23 ottobre del 1994, si tenne un incontro a Roma tra Jacovitti e Mordillo. Non potevano non incontrarsi due geni che, in maniere molto diverse, hanno usato il surrealismo nel loro lavoro. Fu bello vedere due personalità così forti confrontarsi sulla loro arte, sulla loro passione. Che privilegio vedere due dei più grandi umoristi del XX secolo ridere e scherzare! A un certo punto Jacovitti regalò a Mordillo qualche suo disegno originale e l’artista argentino rimase di stucco per la semplicità con cui Jacovitti omaggiava i suoi lavori. Lui li conservava gelosamente tutti. Se si ama qualcosa alla follia, allora non ce ne si separa mai.
Mordillo ci ha divertito per anni, ci ha accompagnato a scuola con i suoi omini bianchi e le sue coloratissime vignette. Abbiamo fatto i suoi puzzle che erano dei veri rompicapo. E soprattutto ci siamo stupiti davanti alle sue vignette, alle sue giraffe, ai suoi colori.
Uno dei fumettisti più grandi di sempre.
Curiosità
Nella sua vita, Mordillo (vero nome Guillermo Mordillo Menéndez) svolse l’attività di pubblicitario, lavorando per la Paramount ai cartoni animati di Braccio di ferro. Durante la sua carriera fece solo tre mostre: una a Parigi, una a Barcellona e l’ultima a Palma di Maiorca, dove viveva da anni. Tra gli anni ‘70 e ‘80, l’artista sloveno Miki Muster realizzò circa 400 cortometraggi animati ispirati ai lavori di Mordillo.
Edizione Consigliata
Sembra incredibile ma a quanto ne so è l’unica esistente sulle giraffe, realizzata da Mondadori nella collana “album” nel 1982 e, presumo, ristampata negli anni. Sicuramente Mordillo meriterebbe un’edizione migliore, quantomeno con un minimo di introduzione.
Altre edizioni
Per chi volesse approfondire l’opera di Mordillo, esistono varie raccolte a tema sportivo (Mordillo Goal, Mordillo Golf), sull’amore (La coppia, Mordillo Love Story).