Monsters milkshake: un frullato di tutto e di niente

Monsters milkshake: un frullato di tutto e di niente

Il collettivo Ronin ci offre uno speciale gratuito dedicato ai “veri” mostri, che però riesce solo a tratti a centrare il bersaglio.

La community creativa Mokapop con la sua stessa esistenza assolve un obiettivo importante, cioè quello di dare spazio a giovani talenti, aspiranti fumettisti, persone col desiderio di scrivere o narrare storie e che non trovano spazi, tempi o modi per farlo. Per ottenere ciò Mokapop pubblica una rivista, il Ronin Magazine, disponibile gratuitamente online e del quale è appena uscito il quarto numero.

Ora, alla rivista ha deciso di associare anche degli speciali tematici tra i quali questo Monsters Milkshake, descritto come “omaggio ai mostri dell’epoca d’oro dell’horror” (cinematografico, a quanto sembra), parenti diretti e unici di quelli letterari.

Perché questo omaggio, e con quali obiettivi? Lasciando da parte il fascino che queste figure archetipe hanno sugli artisti e sul pubblico, e quindi la facilità e la soddisfazione con i quali si possono creare e leggere storie che le vedono protagoniste, leggendo la presentazione dello speciale si viene a conoscenza che gli autori hanno voluto ricordare gli anni in cui la funzione “primaria” del mostro era quella di “cattivo senza via di scampo”: un essere terrorizzante col compito di spaventare e colpire lo spettatore.

Tali concetti vengono ribaditi anche nella prefazione, dove intelligentemente si fa notare come al giorno d’oggi il mostro è stato colpevolmente trasformato, non è più portatore di caos e orrore, e nemmeno di rivoluzione, ma un innocuo tizio qualunque. Una persona così simile a noi, e coi nostri stessi problemi, che possiamo scambiarla per il nostro vicino di casa, come accadeva ai bei vampiri di Twilight.
A questo reato,” prosegue la prefazione, “gli artisti presenti su questo albo si sono ribellati.” Ed ecco dunque storie dove – almeno nelle intenzioni – non compaiono “pallidi vampiri preoccupati di un brutto voto in matematica o zombie innamorati”, bensì orrore non patinato, carne e sangue.

Peccato però che tali premesse siano spesso disattese, e che le storie contenute nell’antologia abbiano a volte una resa artistica, narrativa e grafica in molti casi appena sufficiente.

Partiamo dal principale punto debole dello speciale: l’eccessiva brevità delle storie, 21 per 48 pagine, ergo due pagine per ognuna di esse. Poche per cavarne qualcosa di speciale quando si è fumettisti capaci e affermati, e veramente misere quando oltretutto gli autori coinvolti non sono professionisti di lungo corso. Il risultato sono dunque racconti spesso solo accennati, a volte poco più che pretesti narrativi o prologhi senza seguito, con accenni di trama risolti con deboli sorprese o finali frettolosi, oppure che cercano di salvarsi, come si dice a Roma, “buttando tutto in caciara”.

A questo poi si aggiunge l’altro elemento che desta perplessità, e che costringe anche a vedere con occhio critico alcuni episodi di per sé non sbagliati: la disattesa delle premesse che si percepisce in alcuni momenti: in molti racconti infatti il mostro è semplicemente una versione ironica o comica dell’essere umano, un personaggio di certo non terrorizzante o destabilizzante ma “terrestre” quasi più di noi; in altri casi è soffocato dai personaggi di contorno, diventa una metafora delle “diversità” o un timido antieroe affatto spaventevole o “cattivo”; e l’effetto di tale disattesa si ritorce su tre elementi distinti.

In primis sugli autori, che a volte sembrano non aver compreso o non aver dato troppo peso a quello che doveva essere il “senso” del volume.

Poi sull’aspettativa generata dalla prefazione, che ci informa che le storie “mordono”, contengono sangue e orrore, oppure che in Monsters Milkshake non compariranno “vampiri preoccupati di un brutto voto”… quando invece 10 storie su 21 sono comiche, e in un episodio la protagonista è addirittura una strega adolescente alla quale i genitori hanno sequestrato la bacchetta magica e che non sa come accompagnare le proprie amiche a una festa.

Infine, il terzo elemento è la cura editoriale. Presentare in un comunicato stampa l’albo come omaggio all’horror classico e al mostro pauroso e destabilizzante, poi tornare parzialmente sui propri passi dicendo che si è voluto spesso giocarci sopra con ironia inserendo contesti di vita quotidiana, e alla fine riunire racconti di ogni tipo, genere e grado (davvero troppi: non si può e non si deve confondere la quantità con la qualità) non è un gran biglietto da visita: una cura degna del suo nome dovrebbe essere molto più che un assemblaggio di materiale di ogni genere, e dovrebbe rendere coerente ed efficace il prodotto che da essa deriva. Ad esempio: se si fossero limitate le storie comiche a un paio, queste avrebbero spiccato molto di più, e sarebbero perfettamente riuscite a rappresentare la differenza di visione e di significato del “mostro”. Avrebbero insomma assunto quel senso di “eccezionalità” che invece manca.

Parlando più concretamente dei singoli fumetti, pochi sono gli episodi che riescono a farsi valere, e sono quelli che oltre a rispettare le premesse non tentano di usare il pochissimo spazio disponibile per imbastire una trama rischiando di vederla mozzata o liofilizzata, bensì svelano subito tutte le loro carte per poi svilupparne le conseguenze narrative (come ad esempio ne L’anniversario, scritta da Marco Generoso e disegnata da Vincenzo Pratticò, davvero buona come qualità narrativa e artistica… ma che disattende in parte le premesse rivelandosi come un omaggio “ai mostri sacri della commedia italiana” in stile Vianello/Mondaini), oppure quelle che sfruttano le poche pagine per creare semplicemente una giusta atmosfera (come la valida Dracula: Requiem di Teo Gatto e Jay Cansi), oppure ancora quelle che centrano qualche obiettivo (delle quali Mr. Renfield, scritta da Emiliano Barletta e ben disegnata da Gianlorenzo Di Mauro, è la migliore del volume: storia semplice ma efficace, che riesce a infilare due citazioni “colte” e alcuni concetti validi e coerenti con le tematiche di Monsters Milkshake pur nel poco spazio disponibile).

Per quanto riguarda le altre, invece, il materiale su cui lavorare è poco. Potenzialmente interessanti In nomine patris, Il fantasma ama, Il mostro della laguna (da segnalare gli interessanti disegni di Pietro Rotelli), Zombies from Outer Space e Dr. Jeckill & Mr. Hyde.  Ma lì dove c’è qualche elemento valido se ne trova contemporaneamente uno mancante, soprattutto per quanto riguarda il comparto grafico. E come già detto va contro i racconti la loro eccessiva brevità: forse alcuni di essi avrebbero potuto offrire di più se ne avessero avuto lo spazio, ed è un peccato che l’antologia non gliene dia l’opportunità.

Su una cosa comunque è possibile concordare, e cioè sul fatto che se si fanno le cose gratis et amore dei, e principalmente per divertimento, per ritrovarsi tutti assieme, ognuno dando ciò che vuole e può dare, è quasi un peccato sollevare tali obiezioni; e dal punto di vista “umano” e nel suo ruolo di “palestra” un progetto come Monsters Milkshake – e una realtà come Ronin – sono essenziali e bellissimi, da sostenere e incoraggiare. Ma ahimè, il percorso da “amatoriale” a “professionale” passa anche da qui, da cose che il pubblico generalista non nota o sulle quali non sarebbe così negativo, ma che non per questo possono essere sempre spazzate sotto un tappeto in sede di recensione.

In definitiva, Monsters Milkshake è un’antologia ambiziosa che cerca con coraggio di riempire un vuoto nel migliore dei modi possibili; uno spazio libero sul quale esprimersi, che va lodato per il suo tentativo di dare spazio a tutto e tutti e all’interno del quale si vedono alcuni autori promettenti, ma che tentenna su più versanti.

Nobilitata da una efficacissima cover a opera di Francesco Segala e decorata da piacevoli illustrazioni (il Nosferatu di Paolo Voto soprattutto), l’antologia contiene tuttavia fumetti che di rado si elevano sopra la sufficienza e che in qualche caso non la raggiungono neppure; a volte, purtroppo, rovinati unicamente dalla loro brevità.

Per quanto il tema dell’albo sia l’horror, di orrore vero non se ne vede molto, e la mancanza di obiettivi comuni rende il tutto troppo simile a certi pastiche a fumetti che si vedono in giro: amalgama poco riusciti, dalla qualità altalenante, buoni per una pubblicazione online e che fanno il possibile per essere validi – nessuno mette in dubbio la buona fede e gli sforzi degli autori coinvolti – ma che finiscono per remarsi contro, risultando controproducenti anche per chi vi partecipa.

Abbiamo parlato di:
Monsters Milkshake
AA.VV.
Bianco e nero, 48 pagine, 2.00 euro
Il fumetto è disponibile in versione cartacea o leggibile gratuitamente su Issuu.

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