Francesco Artibani è nato a Roma nel 1968, dove vive e lavora scrivendo per i fumetti e per i cartoni animati.
Per Disney Italia ha realizzato dal 1991 al 2004 storie per Topolino, PK, MM, X-Mickey e Witch, di cui è stato sceneggiatore e story editor per tre anni; con Giulio De Vita ha creato la serie di fantascienza Kylion. Dopo alcuni anni di lontananza è tornato su Topolino a partire dal 2011.
Per la casa editrice McK scrive dal 1992 le avventure di Lupo Alberto e ha disegnato le strisce dell’Omino Bufo e la serie Scardaglione & Maruzzelli; ha curato inoltre l’edizione italiana di Bone, Elfquest e dei fumetti dei Simpson.
Nel 2002 crea con Katja Centomo la serie Monster Allergy, realizzata con Alessandro Barbucci e Barbara Canepa. Per Panini/Marvel ha firmato la miniserie X-Campus mentre per il mercato francese ha pubblicato con Les Humanoïdes Associés le serie Le Maître Rouge e Jimmy Jones, mentre con Glénat scrive la serie per ragazzi Willy Wonder, disegnata da Silvio Camboni.
Nel campo dell’animazione ha collaborato a molte produzioni tra cui le due serie di Lupo Alberto (Rai/Animation Band), Sopra i tetti di Venezia (Rai/Lanterna Magica), Magic Sport 2 e Mostri e Pirati (MPG Ferrero), Spike Teame BooBoom (Graphilm), Il generale e i fratellini d’Italia (Lanterna Magica), Le straordinarie avventure di Jules Verne (Lux Vide), Egyxos (De Agostini).
Dal 1998 collabora come sceneggiatore e story editor con Rainbow realizzando le due serie di Tommy & Oscar, Winx Club, Monster Allergy, Pop Pixie e WOW –World of Winx, prima serie animata italiana prodotta da Netflix.
Ha firmato inoltre il soggetto e lo story editing del lungometraggio Winx Club – Il segreto del regno perduto e del suo sequel Winx Club – Magica Avventura.
Con Katja Centomo dirige dal 2002 la Red Whale, una società di editing attiva nei settori del fumetto, dei cartoni animati e dell’editoria per ragazzi (www.redwhale.it).
Nel 2015 per Tunué il rilancio di Monster Allergy in edizione deluxe e con l’uscita del numero 30 intitolato Il cimitero dei domatori.
Dal 2016 (sempre per Tunué) la serie Monster Allergy torna nella collana Tipitondi con altri episodi dalla cadenza annuale. I primi due volumi usciti, Domulacrum e La valle dei Bombi, proseguono le avventure dei protagonisti da dove li avevamo lasciati.
A Lucca Comics 2018 Francesco Artibani era ospite allo stand Tunué per presentare il terzo volume di Monster Allergy Revolution, dal titolo Non uccidere, ma anche per celebrare con l’editore il quindicesimo anniversario dalla nascita della serie. Lo abbiamo intervistato per l’occasione.
Quindici anni di Monster Allergy: che bilancio trai per quanto riguarda la serie, in occasione di questo importante traguardo?
Si tratta di un risultato abbastanza sorprendente da una parte ed emozionante dall’altra. Fa impressione vedere una nostra serie (mia così come di mia moglie Katja Centomo, di Alessandro Barbucci, Barbara Canepa e degli altri autori che ci hanno lavorato) avere una vita così lunga.
Io sono abituato a lavorare per personaggi della grande tradizione fumettistica, come quelli Disney o di Lupo Alberto, ma creare un prodotto proprio, vederlo crescere pian piano e durare nel tempo è una bella sensazione.
La cosa importante è aver trovato un editore come Tunué che ha deciso di tornare a investire sulla serie, consentendoci di portarla avanti.
Pur con tutti i contrattempi che inevitabilmente ci sono in un lavoro così lungo, il bilancio è positivo e felice.
Com’è cambiato il lavoro di realizzazione della serie oggi, in questa sua “seconda stagione”, rispetto all’epoca di uscita del mensile spillato?
Sicuramente il fatto di essere passati da una produzione mensile a una produzione annuale è un bel cambio, perché nel primo caso c’era un lavoro di gruppo enorme, essendoci una redazione e una squadra di autori da mandare avanti, e ovviamente si imponeva la necessità di avere idee nuove tutti i mesi.
Nel secondo caso invece è venuta meno la necessità di avere una grande squadra di collaboratori, perché mentre per il vecchio Monster Allergy servivano 4-5 sceneggiatori, 8-10 disegnatori e numerosi coloristi, ora ce la caviamo con meno risorse.
La bella notizia in questo senso è che, a fronte dei risultati positivi che Tunué sta ottenendo con le nuove storie di Monster Allergy, dal prossimo anno dovremmo tornare ad essere più presenti con le uscite: intanto il progetto è di raddoppiarle e poi vedere come reagiscono il pubblico e il mercato, iniziando a riavvicinarci quindi a una produzione più serrata.
Hai ripreso Monster Allergy, insieme al team originario, dopo anni di stop della serie e hai proseguito la storia. La stessa cosa l’hai fatta con PK in Disney. Come ti approcci a questo genere di operazioni, tanto delicate considerando le aspettative dei fan delle rispettive serie?
Sono mosse che si appellano alla nostalgia che un lettore ha verso un determinato personaggio. Secondo me l’approccio migliore è quello di non fare operazioni sterilmente nostalgiche, evitando il fan service che sarebbe controproducente e inutile per gli autori, perché non aggiunge nulla al loro lavoro. L’obiettivo, almeno per quello che mi riguarda, è quello di riprendere il personaggio provando a capirlo e rintracciando gli elementi forti che hanno resistito al tempo, che per esempio nel caso di PK possono spiegare la crescita di lettori e appassionati anche nei tanti anni in cui il fumetto non usciva più.
Risulta quindi importante un lavoro di analisi a monte della materia originale, e quando hai tolto tutto il superfluo rimane il cuore del personaggio e della serie, ed è da lì che occorre ricominciare a costruire.
Quale potrebbe essere, secondo il tuo punto di vista di “addetto ai lavori”, il futuro del fumetto popolare, in un contesto di crescita del fumetto e di nuove case editrici nell’ambito delle librerie?
È un problema della struttura di questo mercato. Siamo in un Paese in cui si legge sempre di meno (mentre all’estero non è così) e in cui di conseguenza le edicole sono diventate luoghi alieni per le persone, quindi la contrazione attuale di questo settore di mercato è un fatto che vede di sempre più punti vendita chiudere. Diminuendo i giornalai, il fumetto rischia di isolarsi e diventare sempre più di nicchia, e per questo sono importanti le operazioni di tutti gli editori attivi sul mercato. L’apertura alle librerie di varia e alle fumetterie e il riconoscimento dell’importanza di questi canali rappresenta una strategia importante, considerando che il fumetto digitale è una realtà che ancora non esiste da noi e che non rende, e che dunque gli editori nostrani fanno resistenza verso questo “nuovo” mondo.
Penso che il fumetto stia attraversando dal punto di vista produttivo e distributivo un momento un po’ difficile, ma dal punto di vista creativo c’è grande fermento, anche perché tutte le nuove possibilità digitali hanno dato maggiore impulso alla realizzazione di nuovi fumetti. Una volta la via dell’autoproduzione poteva avvenire solo tramite il ciclostile, mentre ora siamo in una fase in cui gli autori, in particolare i più giovani, padroneggiano questi strumenti con grande facilità sia sotto il profilo tecnico che della comunicazione, riuscendo quindi ad arrivare a moltissime persone grazie a strumenti come i canali social.
È una fase di cambiamento e assestamento, ma la necessità di raccontare e ascoltare storie rimane, come è sempre stato, stiamo solo assistendo a nuovi mezzi e supporti per farlo e probabilmente in futuro vedremo ancora altre evoluzioni.
È ancora fresco il cambio di direzione editoriale per Topolino: cosa hai apprezzato di come ha ricoperto il ruolo Valentina De Poli negli ultimi anni e quanto credi che abbia influenzato il Topolino di oggi e quello che verrà?
Questi 11 anni di direzione di Valentina De Poli sono stati un periodo in cui Topolino ha assunto una fisionomia molto precisa. Ogni direttore dà la propria impronta al giornale, naturalmente, ma Valentina ha ricordato soprattutto che Topolino è essenzialmente un settimanale per la famiglia e ha quindi curato molto l’attualità aprendosi anche ad argomenti diversi dal fumetto.
Ha poi dato molto spazio agli autori, richiamando diversi di coloro che non lavoravano più da anni per Topolino, ha permesso di creare nuove storie utilizzando un linguaggio molto interessante e al passo con i tempi, anche dal punto di vista grafico. È stata una grande direzione.
La nuova fase che si è aperta parte inevitabilmente da questo contesto, ma il lavoro che si farà ora è complesso perché non dipende esclusivamente dalla redazione, ma nasce da un confronto obbligato e quotidiano con una multinazionale, proprietaria dei personaggi, che per motivi di politica aziendale molto spesso ha delle richieste e dei punti di vista che a noi, che siamo semplicemente appassionati di fumetto, possono sembrare incomprensibili. Dobbiamo però sempre ricordare che lavoriamo per un colosso dell’intrattenimento globale e che quanto viene prodotto in Italia viene poi venduto in altri 50 Paesi nel mondo, il che porta a un costante lavoro di compromesso che comunque non va a danneggiare la qualità.
Bisogna tener conto che nel giro di pochi anni è cambiato il mercato e il mondo nel complesso: essere legati alla tradizione va bene, ma occorre essere in grado di declinare questa necessità a quella che è la realtà attuale del momento. È un po’ complicato ma si può essere ottimisti.
Intervista rilasciata dal vivo a Lucca Comics & Games 2018