Prima di diventare famoso negli anni 70 per Mazinga Z e Ufo Robot Grendizer, per citare solo alcuni dei suoi grandi successi, il celeberrimo mangaka Go Nagai crea nel 1968 un fumetto che attira ben presto su di sé le critiche della PTA, associazione genitori e insegnanti giapponesi . Dopo quattro anni le continue proteste dell’associazione diventano tanto forti da costringere l’editore a sospendere la pubblicazione.
La Scuola senza pudore (Harenchi Gakuen), è effettivamente il primo manga che ha inserito dei nudi fra le sue pagine, tuttavia una lettura consapevole del fumetto dimostra quanto l’erotismo di Go Nagai sia appena accennato e che le tematiche che disturbavano il concetto di educazione promosso dalla PTA erano piuttosto quelle legate al rispetto delle gerarchie scolastiche.
Fin dalla presentazione dei maestri l’intento caricaturale dell’autore è evidente: il maestro Yoshinaga è vestito solo di una pelle di tigre, mentre il maestro Araki ha uno strano perizoma: il grembiule pubblicitario della pessima catena di supermercati Nospad.
Anche le situazioni in cui ben presto si trovano coinvolti alunni e maestri sono palesemente paradossali: gli insegnanti rubano il cibo agli studenti, cercano di sottoporre personalmente le allieve a visite mediche per poterle osservare nude o addirittura le sequestrano dopo averle scelte per formare le classi in base alla loro bellezza.
Gli allievi non risparmiano ai maestri tiri mancini per vendicarsi delle loro angherie ed anche i protagonisti maschili Yasohachi e Fukurokoji si sforzano di escogitare espedienti per spiare nello spogliatoio femminile la bella Mitsuko e le sue graziose amiche, animate del resto dalle stesse curiosità e sempre pronte a ricambiare le attenzioni e gli scherzi dei compagni.
Harenchi Gakuen è quindi con ogni evidenza una parodia, un mondo alla rovescia, e deve il suo successo proprio alla sua forza satirica, capace di esorcizzare le paure degli allievi nei confronti della scuola reale, che in Giappone era un elemento fondamentale nella vita delle persone, determinandone le possibilità di successo, e di far ridere puntando il dito sui difetti degli adulti.
Così, ad esempio, il maestro Yoshinaga viene ribattezzato “Godzilla Barbuto” perché è inequivocabilmente un uomo mostruoso e discende infatti da una tribù di nomadi nella quale i bambini nascono già con la barba. Al di là dell’effetto comico, la caricatura rimprovera agli adulti di fingere di non essere mai stati bambini o di volerlo dimenticare.
Alla generazione che lo precede Go Nagai non risparmia critiche né individuali né collettive: i genitori del protagonista, per esempio, piangono affranti perché i buoni voti del figlio gli hanno sottratto ogni pretesto per picchiarlo. Anche la società giapponese si macchia di comportamenti scorretti nei confronti dei giovani e dimostra di essere “senza pudore” quanto gli insegnanti: il maestro Nospad non viene arrestato per aver sequestrato le sue allieve ma anzi è elogiato dalla moglie e dai dirigenti della catena di supermercati perché le ha fatto della buona pubblicità.
Le critiche della PTA si sollevarono quindi probabilmente perché La Scuola senza pudore è in realtà una satira esplicita dei difetti degli adulti, che i figli e gli studenti mettono in luce con le loro marachelle o le loro strategie di difesa, un tema ricorrente nelle opere di Go Nagai. I nudi inseriti nel fumetto, pretesto delle critiche della PTA, sono infatti sempre velati, privi di dettagli anatomici e tratteggiati con una linea chiara priva di ombreggiature o altri effetti che possano minimamente suggerire un intento erotico.
Lo stesso edificio scolastico al centro delle vicende del manga compare in maniera realistica solo nella prima pagina, a ribadire che nella Scuola senza pudore c’è solo una facciata verosimile, mentre dietro tutto è frutto della fantasia dell’autore, che talvolta entra in scena per sottolineare un momento particolare della narrazione.
Alla elevata velocità di lettura fa da contrasto una gabbia di vignette molto regolari e ortogonali, prive di effetti dinamici, con lo scopo evidente di concentrare tutta l’attenzione del lettore sulle vicende illustrate. Come si evince dalla semplicità degli sfondi e del tratto, oltre che dalla struttura della pagina, lo stile di Go Nagai, qui ancora agli esordi, non ha ancora raggiunto la piena maturità, anche se, nelle rare pagine in cui l’autore dà libero sfogo ad un tratto semirealistico ruvido ed espressivo, s’intravedono già le sue caratteristiche proprie, emerse nella produzione successiva.
Il volume, che ha un costo contenuto considerato il numero di pagine, rappresenta, al di là dei limiti di uno stile narrativo in parte superato, un’ottima occasione per conoscere meglio un maestro del manga e per ridere degli eccessi e dei difetti di un’educazione inutilmente rigida.
Abbiamo parlato di:
La scuola senza pudore
Go Nagai
Traduzione di Fabiano Bertello
J-POP, 2015
352 pagine, brossurato, bianco e nero – 9,90 €
ISBN: 9788868834326
Francesco
31 Gennaio 2016 a 21:15
Ottima recensione. Già letto e riletto…rappresenta decisamente un’opportunità interessante per riscoprire un periodo molto lontano della storia dei manga.
Simone Brusca
21 Febbraio 2016 a 19:56
Grazie dei complimenti Francesco! ;)