Fantascienza e Warren Ellis sono una di quelle accoppiate ormai quasi naturali (ma non scontate), per la capacità dello scrittore inglese di interpretare il genere nelle sue varie sfaccettature, di padroneggiare e aggiornare i temi classici (vedi Ministero dello Spazio, o Orbital) o di tratteggiare futuri distopici drasticamente simili al nostro presente (Trasmetropolitan).
Una della capacità che più si apprezzano dello scrittore è quella di partorire spunti originali – che non di rado attingono alla quotidianità che tutti viviamo e conosciamo – e su questi costruire delle storie capaci di coniugare intrattenimento e magari anche qualche ragionamento non scontato.
Questo il punto di partenza di Trees: una razza aliena si è stabilita sulla terra, da ormai dieci anni. Non si tratta di omuncoli macrocefali, non hanno occhi enormi e nemmeno pistole laser, sono invece delle enormi strutture cilindriche, immobili e apparentemente inerti.
Alberi giganteschi che si sono sviluppati in vari punti del globo, e che, pur influendo su fenomeni climatici come maree o venti, sembrano del tutto disinteressati ai terrestri. I quali hanno constatato tristemente come la prima e unica forma di vita intelligente arrivata dallo spazio nella storia dell’umanità, non consideri quest’ultima alla stessa stregua.
L’idea è interessante e la fiducia nello sceneggiatore fa sperare che verrà sviluppata in maniera degna, ma è impossibile spingersi oltre nella valutazione, visto il carattere sostanzialmente introduttivo di questo primo volume.
In questi primi quattro albi Ellis presenta i numerosi personaggi che animano la vicenda – definendone già in modo sommario psicologie e ruoli – e le rispettive zone d’azione: Cina, Italia, Somalia, Norvegia e New York. Con la sua nota abilità si muove tra i cliché del genere integrandoli con l’attualità, offrendo al lettore qualcosa in cui riconoscersi anche in una storia che parla di alieni.
Ecco quindi che passa dal citare l’ascesa di Alba dorata in Grecia a fare riferimento alle violenze della polizia negli USA, mettendo nel calderone la questione dei diritti transgender nella Cina repressiva e le dittature che governano alcuni paesi africani.
Intersecando storie individuali a temi internazionali, ambientando una vicenda che guarda allo spazio nella cittadina siciliana di Cefalù, contaminando la scienza con l’esoterismo, secondo il gioco di rimpalli tra riferimenti “alti” e “bassi” che fa parte del suo stile.
La carne al fuoco come si può capire è molta, ma in queste prime storie Ellis si limita a mostrarla, e di fatto rimanda lo sviluppo dell’intreccio agli episodi successivi.
Per questo la lettura, piacevole e dinamica come nello stile di Ellis, lascia un po’ di amaro in bocca, visto che arrivati alla fine ci si ritrova poco oltre il punto di partenza. Conseguenza questa della decisione dell’editore di pubblicare, in due volumi “uno”, (1A e 1B, secondo una numerazione perlomeno curiosa) quello che in USA è stato accorpato in un unico paperback; una scelta probabilmente operata e difendibile in chiave commerciale, meno per quanto riguarda la godibilità di una lettura che, se non monca, rimane perlomeno sospesa.
A supportare lo sceneggiatore inglese c’è Jason Howard, disegnatore il cui stile mischia la scuola USA e quella giapponese.
Il tratto – che oscilla tra quello di John Romita Jr. e Greg Capullo – non è particolarmente elegante od originale, ma la tavola è ben costruita e offre una varietà di soluzioni compositive apprezzabili.
L’abbondante ricorso al tratteggio, che il disegnatore sfrutta per conferire tridimensionalità a un segno abbastanza piatto, cozza a volte con la colorazione (sempre di Howard), che predilige colori acidi e accostamenti cromatici dal forte contrasto: il risultato sono tavole spesso eccessivamente cariche in cui domina una sovrabbondanza un po’ manierista.
Abbiamo parlato di:
Trees Vol. 1A – In ombra
Warren Ellis, Jason Howard
Traduzione di Andrea Toscani
Saldapress, marzo 2016
96 pagine, brossurato, a colori – 12,50 €
ISBN: 9788869190797