Venerdì 4 maggio si è svolta a Milano, nella sala Buzzati del Corriere della Sera in via Balzan 3, la conferenza stampa di presentazione della nuova collana di collaterali RCS dedicata a Milo Manara, la Manara Artist Collection, il cui primo volume è uscito in edicola quello stesso giorno con Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport.
Presenti in sala, oltre all'autore stesso, il giornalista Fabio Licari, curatore di tutti i progetti a fumetti allegati ai quotidiani del gruppo RCS, Diego Malara e Sara Mattioli, rispettivamente coordinatore editoriale e publishing manager di Panini Comics, partner indispensabile dell'iniziativa perché casa editrice che detiene i diritti delle opere di Manara per l'Italia.
Introduce l'incontro proprio Sara Mattioli, che ricorda l'ormai consolidata collaborazione tra Panini e RCS per diverse operazioni editoriali, tra le quali una di quelle di maggior successo si è rivelata essere la precedente collana su Milo Manara uscita diversi anni fa, tanto da convincere dell'opportunità di vararne ora un'altra, con alcune differenze e peculiarità che la distinguono dalla precedente. La collezione è di pregio, e Mattioli precisa che non è semplice portare in edicola un prodotto con caratteristiche di questo tipo.
Prende la parola il suo collega Malara, che spiega l'approccio particolare a questa nuova impresa: spostare il concetto dalle storie all'opera d'arte, mettendo l'accento sulla qualità artistica del fumetto attraverso uno dei suoi maestri. Questo si coglie anche dall'aspetto dei volumi, che ricordano più un artbook che un normale fumetto anche per il formato stesso, più grande persino delle analoghe edizioni da libreria. Da qui la scelta per l'estetica delle copertine, che mostrano le matite quale processo iniziale ma già potente del disegno, e di allegare a ciascun numero una stampa che celebri anche il Manara illustratore, spesso collegata tematicamente con l'opera alla quale è abbinata.
Viene infine specificato che la Manara Artist Collection si apre con il più recente inedito dell'artista, a dare ancora maggiore spinta alla proposta: Caravaggio – La tavolozza e la spada.
Dopo questa introduzione, la conferenza entra nel vivo grazie alle domande che Fabio Licari pone a Milo Manara, toccando diversi argomenti relativi alla sua vita e al suo lavoro.
L'impressione che l'artista dà di sé attraverso le sue risposte è quella di un abile oratore, fortemente appassionato della sua attività, capace di non prendersi troppo sul serio e di scherzare anche quando il discorso è velato da una lieve malinconia. Una persona spontanea, consapevole delle proprie qualità ma che non basa se stesso su di esse, e dotata di grande capacità critica. Un osservatore attento della realtà che lo circonda, sia nell'ambito dell'industria del fumetto – dove non è arroccato nel passato ma anzi si rivela conoscitore di diverse istanze attuali – sia in senso generale e civile.
Il primo spunto di conversazione parte in effetti proprio dall'umiltà, dal bisogno anche dopo tanti decenni di carriera di avere conferme sulla bontà del proprio lavoro. Manara afferma che, in particolare nella realizzazione delle copertine dei nuovi volumi, si è fatto spesso molte domande su come gestire le raffigurazioni da usare, e confrontarsi con Malara o altri gli è utile per bilanciare al meglio gli elementi da inserire.
Rivendica però l'idea di affiancare a Caravaggio la testa di Medusa, nella cover della prima uscita, per sottolineare il conflitto interiore del pittore, la sua doppia personalità. È l'occasione per Manara di parlare brevemente della figura di Caravaggio, della quale lo affascina in particolare proprio questo tormento, il fascino verso la tenebra (intesa in senso conradiano), verso l'orrido e l'abisso, che lo portava all'autodistruzione.
Sull'argomento ha avuto poi modo di tornare verso la fine dell'incontro grazie a una delle domande dal pubblico di giornalisti presenti, che verte sulla somiglianza del protagonista con Andrea Pazienza: Manara spiega che è stata una scelta naturale, anche per attinenza caratteriale tra i due. Per Manara, Pazienza e Caravaggio appartengono a quella tipologia di persone che non vogliono scegliere tra vivere la propria arte al massimo e vivere la propria vita al massimo, e quindi applicano questo approccio “estremo” a tutti e due gli ambiti. Lo esplicita attraverso un esempio calzante e che troviamo particolarmente suggestivo: se si brucia un foglio di carta da entrambi i lati questo fa più luce, però brucia prima.
È poi il turno di una domanda che ha portato a una lunga dissertazione sul fumetto di ieri e di oggi, dove Manara ha dimostrato tutta la propria passione, conoscenza e cultura verso la nona arte: il fumettista ha esordito dicendo che personalmente trova gli sia più semplice disegnare oggi che un tempo, per una mera questione di maggiore esperienza e conoscenza degli strumenti, ma che probabilmente è più semplice anche in ottica generale, in parte per l'ampliamento dei mezzi tecnici possibili per farlo ma in parte anche per un'attenzione sempre maggiore al testo rispetto alle illustrazioni, che riscontra soprattutto nei nuovi fumettisti italiani, mentre i disegni sono relegati più a appendice utile per mostrare chi sta parlando in scena. Ricorda che era una strada su cui si stava incamminando anche Hugo Pratt nell'ultima parte della sua carriera, quando realizzava tavole ricche di dialogo dove il disegno aveva poco spazio.
Parlando dei suoi primi passi, Manara ha affermato che inizialmente non era particolarmente attratto dal fumetto che vedeva dedicato esclusivamente ai ragazzini, con i quali non aveva grande feeling. La svolta fu quando, durante una crisi esistenziale (come l'ha definita lui stesso durante la conferenza) dovuta alla contestazione dell'arte borghese nell'ambito delle rivolte sessantottine a cui partecipò, si accorse che il fumetto poteva rivolgersi anche agli adulti, in una forma artistica che, al contrario di un certo tipo di arti figurative, non si allontana dalle persone tramite significati difficilmente comprensibili dall'uomo comune.
L'autore specifica che il fumetto per lui non è arte figurativa ma una forma d'arte autonoma: la vignetta non va guardata come si guarda un quadro, ma – in quanto narrazione per immagini – in rapporto alla vignetta immediatamente precedente e a quella immediatamente successiva. Inoltre, mentre nell'arte figurativa il focus principale non è tanto sul soggetto rappresentato, quanto sul modo in cui viene raffigurato (il significante che diventa significato), nel fumetto è esattamente il contrario: l'accento si pone sul soggetto, sul personaggio in scena e sulla consequenzialità dei suoi movimenti, mentre il modo in cui viene disegnato è solamente un veicolo per dare particolari tagli emotivi al racconto, il quale è però rappresentato principalmente dal soggetto presente nelle vignette.
Parlando di Tutto ricominciò con un'estate indiana (seconda uscita della collana), Manara ricorda che la storia scritta da Hugo Pratt attinge innanzitutto dalla tradizione dei grandi racconti di frontiera, prendendo poi una direzione tipicamente da Pratt, al quale interessava molto il tema dell'incontro e scontro tra le civiltà e mostrare che ci sono buoni e cattivi in ogni realtà.
Per quanto concerne le scene di stampo erotico presenti nell'opera, Manara afferma con decisione che non sono farina del suo sacco, perché mai si sarebbe permesso di ritoccare in alcun modo una sceneggiatura di Pratt, così come di chiunque altro. È un caso, quindi, che “stranamente” (ammette) si ripete praticamente con tutti gli autori di cui ha disegnato storie, con l'eccezione di Alfredo Castelli.
A tal proposito Licari si chiede quanto la pubblicazione di Il gioco abbia contribuito all'immagine del Manara fumettista erotico. L'autore ricorda brevemente innanzitutto la nascita piuttosto casuale della storia, realizzata su richiesta della direttrice di Playmen per coprire il buco lasciato da Guido Crepax tra la fine di un suo fumetto a puntate e l'inizio del successivo, e puntualizza che Il gioco parla sostanzialmente dell'ipocrisia e del disgusto che ognuno può provare verso qualcosa che invece può dare piacere ad altri. Sicuramente la pubblicazione di questa storia ha un po' “segnato la via”, ma il fumettista ammette di essersi sempre interessato all'erotismo, anche da prima di quel momento.
In ogni caso Diego Malara ricorda che Milo Manara è uno degli autori italiani più poliedrici, avendo disegnato fumetti di diversi generi, oltre all'erotico: da quello d'avventura a quello storico, passando per quello per ragazzi e arrivando ai supereroi, per i quali viene citato l'episodio degli X-Men Ragazze in fuga scritto da Chris Claremont e alcune copertine disegnate per la Marvel, compresa quella di Spider-Woman che generò alcune polemiche e che resta ad oggi l'ultima cover chiesta dalla Casa delle Idee a Manara.
Infine era d'obbligo la domanda sull'incontro avvenuto con Frank Miller a Napoli Comicon una settimana prima. Manara ha ricordato con piacere il dialogo avvenuto con il collega statunitense, riassumendo di fatto quanto riportato nel nostro resoconto.
Non sono mancati aneddoti su Hugo Pratt, Dino Battaglia, Sergio Toppi e su Federico Fellini sia a livello personale che nello specifico delle collaborazioni professionali avute con loro e che hanno contribuito a delineare ulteriormente, di riflesso, la figura dell'uomo e dell'artista.
Dopo alcune domande dal pubblico la conferenza si chiude con la disponibilità di Milo Manara ad autografare il primo volume della Manara Artist Collection ai presenti, momento nel quale ha elargito sorrisi e strette di mano riconfermando ulteriormente il carattere amabile mostrato in tutto l'incontro.