Mercurio Loi ha improvvisamente deciso di rimanere sdraiato sul suo divano per un tempo imprecisato, un modo per ritemprare le forze psicofisiche spese durante le indagini che conduce, ma anche parte di una scelta programmatica ed esistenziale, un percorso che ha scelto volontariamente di perseguire.
Intanto Ottone, il suo giovane compagno di avventure, indaga sul gruppo rivoluzionario clandestino chiamato Gli Inerti, formato da persone che si immobilizzano improvvisamente smettendo di compiere i loro doveri e i loro compiti quotidiani, facendo così precipitare la capitale nel caos.
Alessandro Bilotta confeziona l’ennesimo intrigante episodio della serie, perfettamente cucito sulle caratteristiche filosofiche e sull’indecifrabilità del suo protagonista; sebbene il grosso dell’episodio sia recitato da Ottone, Mercurio ne rimane di fatto il fulcro narrativo, quello che incarna il pensiero del suo creatore.
Ritmi blandi e ipnotici, l’immancabile cripticità di fondo (anche se in questo caso meno accentuata del solito), dialoghi profondi, intelligenti e ben condotti e il surreale che s’insinua nel quotidiano, sono gli elementi che legano la sottile, a volte quasi impercettibile, continuity che segna l’epopea di Mercurio.
Un numero che conferma lo schema narrativo ermetico, l’originalità e il forte approccio autoriale voluto e mantenuto da Bilotta, che ha fin qui dato vita a una delle più belle e originali pubblicazioni della casa editrice milanese. Ogni episodio deve essere riletto con attenzione almeno un paio di volte per cercare (o almeno tentare) di carpire il reale messaggio nascosto dallo sceneggiatore tra le pagine ambientate nella misteriosa e affascinante Roma papalina e nella enigmatica e labirintica mente del protagonista.
È attraverso le non azioni de Gli Inerti e la prolungata e ostentata ricerca di riposo di Mercurio, che passa l’intero episodio bivaccando e meditando sul divano di casa guidando e spronando Ottone in maniera subliminale, che si possono trovare gli indizi fondamentali per questa ricerca. Inizialmente si percepisce un critica decisa per la frenesia dei nostri tempi dominati dall’ horror vacui, ossessionati dal rifuggire la solitudine e preoccupati di riempire il tempo libero in qualsiasi modo possibile. Un mondo che rifiuta l’ingombrante “suono” del silenzio e che non ha più spazio per la calma, la riflessione e il puro e semplice riposo.
Di contro le azioni passive e apparentemente innocue de gli Inerti, che hanno abbracciato la totale immobilità elevandola a filosofia di vita, diventano ben presto pericolose, trasformandosi in veri e propri atti di terrorismo. I medici non curano, i lavoratori non producono, le persone non agiscono, non prestano soccorso in caso di necessità, ma si limitano ad osservare.
Un impasse narrativo e umano che deflagra nel drammatico finale, con Ottone ago della sua bilancia morale, costretto a prendere una difficile decisione. Esiste davvero un compromesso, una mediazione che possa equilibrare due atti così inversi e lontani? Vogliamo essere uomini verticali oppure orizzontali come quello del titolo? Questo è il non facile quesito a cui siamo chiamati a rispondere dallo scrittore attraverso la sua messinscena fumettistica.
Al team di disegnatori della serie si aggiunge da questo numero un altro grosso calibro del cosidetto “fumetto d’autore”. Si tratta di Francesco Cattani, che ha realizzato come autore completo Barcazza (Canicola) e del recente Luna del mattino (Coconino Press), artista in possesso di una linea chiara, essenziale ma di grande efficacia. In questo caso il disegnatore utilizza un tratto più sporco, ruvido che, seppur in linea con lo storico della serie e fornendo comunque una prova convincente, grazie anche ai colori di Andrea Meloni, soffre in alcuni casi nella delineazione delle fisionomie.
Ma è nello studio delle tavole e della disposizione delle vignette che Cattani si sbizzarrisce e sorprende, esibendosi in una riuscita alternanza d’illustrazioni verticali e orizzontali, che riprendono di volta in volta il dinamismo di Ottone e la posizione fisicamente inattiva del protagonista sul sofà e del tema decisionale trattato dalla storia. Oppure in un sorprendente inseguimento suddiviso all’interno di due pagine in diciotto riquadri da leggersi orizzontalmente, che ricorda la folle comicità delle comiche mute del cinema in bianco e nero. Bella ed evocativa la copertina di Manuele Fior.
L’uomo orizzontale è un numero completo, ben realizzato, che nulla lascia al caso, frutto di un’attenta ideazione e cura editoriale. Conferma la bontà di una serie peculiare, che si va ad inscrivere, nel panorama delle pubblicazioni della Sergio Bonelli Editore, nel solco di personaggi sperimentali storici quali Napoleone e Jan Dix.
Un progetto che osa, sovverte e che non accetta compromessi e che si spera, con il proseguo delle avventure dell’astruso detective camminatore protagonista, possa incontrare il favore di un pubblico sempre più ampio vista la grande qualità sin qui mostrata.
Abbiamo parlato di:
Mercurio Loi #10 – L’uomo orizzontale
Alessandro Bilotta, Francesco Cattani, Andrea Meloni
Sergio Bonelli Editore, 2018
96 pagine, brossurato, colore – 4,90 €