Memorabilia neveriane di Antonio Serra

Memorabilia neveriane di Antonio Serra

Antonio Serra, uno dei creatori di Nathan Never, condivide ricordi e aneddoti legati all’Agente Alfa bonelliano.

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Ammetto, dato il mio carattere, che l'idea di “festeggiare” i venticinque anni di presenza di un fumetto come nelle edicole d'Italia non mi sarebbe mai passata per la testa. Ma oggi viviamo in un mondo molto diverso da quello in cui i miei colleghi , e il sottoscritto abbiamo mosso i primi passi come professionisti della .

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Segnalibro Alessandro Distribuzioni (1991)

Ecco quindi giustificato il fatto di scrivere questo “pezzo” per Lo Spazio Bianco (mai nome fu più azzeccato… e terrorizzante per chi deve riempirlo!). Mi si chiede un ricordo, un aneddoto, un qualcosa che non sia la solita intervista… sembra libertà, è dramma (e lo è sempre nella vita, quando sei “libero”…).

Per quanto riguarda i ricordi, la mente va a e a , che non ci sono più.
Senza Sergio, la sua passione per il fumetto e la cultura popolare, le sue scelte coraggiose e la sua amicizia, niente Nathan Never.
Senza Decio, la sua infinita pazienza, la sua cultura sterminata, la sua ironia, niente .

Facile. Devo tutto, dal punto di vista professionale (ma molto anche dal punto di vista umano) a queste due persone che, inutile dirlo, mi mancano in ogni istante.
E non parlerò di tutti gli altri che, come direbbe Tex, hanno raggiunto le celesti praterie di Manito. Per ognuno di loro c'è un pensiero e un ricordo. Positivo. La morte è una livella, come dice il sommo poeta, e questo vale anche per i contrasti che ci furono in vita.

Per quanto riguarda gli aneddoti, beh… chi mi conosce bene sa che il mio cavallo di sono i racconti che riguardano gli inevitabili equivoci che incorrono tra sceneggiatore e disegnatore.
Vignette sbagliate, insolite, bizzarre… non farò nomi, ovviamente, ma qualche storico esempio (disseminato tra varie testate, non solo ) indicando prima le descrizione dello sceneggiatore, poi, tra parentesi, il  risultato:

  • L'eroe è uscito dalla capanna e si ferma “a prendere” la neve che cade (e disegnato c'è l'eroe che si china a raccogliere la neve).
  • L'eroe, seduto davanti al cattivo, lo colpisce attraverso il tavolo (e il pugno dell'eroe esce letteralmente da sotto il tavolo, frantumando il legno).
  • La nostra eroina si sveglia nel cuore della notte, e la vignetta deve trasmettere un senso di forte inquietudine (e viene disegnata sottosopra).
  • Il protagonista fa il gesto dell'ombrello (e quindi tiene un braccio sollevato a mezz'aria con il pugno chiuso come se reggesse l'ombrello).
  • Il nostro eroe, disperato per la morte della compagna, si tiene la testa tra le mani (ed è inutile dire, a questo punto, che cosa arriva disegnato).

Si potrebbe continuare a lungo, ma mi fermerò qui. Perché ormai mi sembra evidente che avete capito di chi è la colpa di questi errori.
Dello sceneggiatore, ovviamente.

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Copertine dell'edizione statunitense della “Cuore di tenebra” (Dark Horse)

Modi di dire che magari esistono dalle tue parti (ma non da quelle del disegnatore, a volte straniero), pretese assurde, espressioni linguisticamente equivoche fanno sì che, spesso, il mondo dei fumetti si trasformi in un esilarante teatrino di telefonate che partono magari adirate ma si concludono con una inevitabile risata.
E, ahinoi, in una dose di tempo perduto per porre riparo al danno provocato dalla disattenzione…

Ma, lo sapete, i fumetti si fanno ad oltranza, contro tutte le difficoltà, le crisi di mercato, le scelte sbagliate e i contrastanti gusti sia degli autori che del pubblico. Che è non solo il destinatario di tutto il nostro lavoro, ma anche quell'entità per certi versi invisibile alla quale dobbiamo tutto.

E quello stesso pubblico ha decretato a un successo lungo ormai come una vita. Guardando indietro, ai giorni in cui preparavo il dossier con le immagini di riferimento per definire l'universo dell'Agente Speciale Alfa e la sera scrivevo come un pazzo decine e decine di tavole, provo dei sentimenti contrastanti.

Certamente non riscriverei alcune storie, che oggi mi appaiono non tanto prevedibili e banali (lo sono, ovviamente) quanto “fasulle” (parlavo di sentimenti e emozioni che, di fatto, essendo ancora abbastanza giovane, non avevo provato nella vita reale), certamente farei scelte diverse sul comportamento dei protagonisti (ero troppo affascinato e quindi “guidato” dalle letture legate all'universo Marvel di quei tempi e ai cartoon giapponesi) ma, senza dubbio, vorrei riavere nel presente l'energia e la determinazione che avevo all'epoca, una sorta di forza interiore che permise a me (e a Michele e Bepi) di superare ogni ostacolo, di cancellare ogni dubbio e di far giungere Nathan in tutte le edicole, dove quella incoscienza folle venne premiata.

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Studi preliminari di oggetti e accessori per Nathan Never

Oggi spetta a una nuova generazione stupire e trascinare in mondi diversi e fantastici un pubblico speriamo altrettanto diverso e soprattutto giovane. Ma molti rappresentanti del pubblico di un tempo sono ancora lì, ancora fedeli a Nathan e alle sue storie. Non posso che ringraziarli. Solo attraverso la loro passione questo personaggio, per certi versi così contraddittorio e ombroso, è ancora tra noi.

Quindi, grazie. Grazie a voi che leggete.
Come diceva un famoso arrampicamuri, ci vediamo sui fumetti.

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