Maurizio Rosenzweig: entrando a piedi scalzi dentro te

Maurizio Rosenzweig: entrando a piedi scalzi dentro te

Introspezione di un orso azzurro: in questa nuova puntata de Lo Spazio Nudo, Stefania Vian spoglia Maurizio Rosenzweig per scoprirne passioni e pulsioni.

Diamo il benvenuto ne Lo Spazio Nudo a Maurizio Rosenzweig. Intervistarlo è stato come essere introdotta nel suo box pieno di giochi, orsetti, animaletti e bambole di tutte le forme e colori… Aprirsi e mostrarsi a nudo, tutto parte dalla sua voglia di giocare e mettersi in gioco.

Intervista a Maurizio Rosenzweig

Ciao Maurizio, benvenuto nello spazio nudo. Mettiti comodo che parleremo un po’ delle tue nudità. Come ti piace spogliare le tue donne nelle pagine di un fumetto?
Credo dai piedi. Non perché sia un feticista, ma perché credo che quando ci si levino le scarpe, in qualche modo sia l’inizio di una confidenza. Mi sembra si sia meno di “passaggio” e di fretta e ci si lasci lo sporco del mondo fuori dalla porta. Sai, il bitume, lo smog. Il respiro degli altri. Gli sguardi molesti.
Dunque i piedi nudi mi danno questa sensazione. Entrare in un posto segreto, puliti e facendo poco rumore.
Allora i piedi, poi le gambe.  Ma senza malizia.
È come quando ci si mette comodi e si inizia a parlare senza scegliere le parole. Ecco. Quel svestirsi lì.

Vedo che spesso nei tuoi disegni ti ritrai anche in scene che ritraggono  un uomo e una donna distesi nelle loro intimità. Lei è la tua parte femminile?
Sì. Sai, sono cresciuto in mezzo alle donne. E non ho tanti amici maschi e quei pochi hanno parti femminili ingombranti. Se non l’avessero, non riuscirei a sentirli vicini.  Secondo me se non hai una parte femminile sei arido. Sei in una zona ombrosa dove confondi capacità di ascolto per sensibilità.
Nei miei disegni cerco la femminilità. Che non è una questione di proporzioni o moda. È una faccenda delicata fatta di gesti quasi invisibili. Casuali. Un’ombra, un modo di tenere le gambe o scostare una ciocca di capelli con un’espressione che ti sembra non sia mai esistita al mondo prima di quel momento.
Sono stato con moltissime donne. Nei mei disegni le ritrovo per caso, ma sempre con un sentimento di gratitudine. Sono stato amato davvero tanto.
Credo sia stata fortuna.
Non un privilegio. Molte donne nel tempo si sono rivelate molto più intelligenti e sensibili di quanto credessi di essere io. Che scemo.
Comunque.
Nei miei fumetti mi disegno come facessi una seduta di autoanalisi. Come se trasformando il mio passato in fumetto potessi capirlo fino in fondo. Anche a farci pace. Naturalmente non finisce in quel modo. Anzi.

Sei molto profondo nel tuo sentire.
Non mi sento profondo. Mi sento inadeguato. Forse arriva da lì la voglia di capire cosa mi succede attorno.
Per avvicinarmi al mio posto caldo. Quello dove accadono le cose e fanno una paura giusta. Non mortale.

Se ti metto una donna sul tuo letto disegnato, che tipo di donna è?
Non so che donna possa essere. Ha i capelli lunghi e sa che per tenerli bene bisogna curarli perché sa che le cose belle richiedono tempo. Oppure ha i capelli appena sotto le orecchie perché sa che la comodità è preziosa quanto il tempo. È ironica magari perché è un po’ingrassata negli ultimi mesi, ma sa anche che non la guardo solo con gli occhi e allora non smette di sentirsi bella. Si lascia imparare con le mani, ma si tiene per sé delle cose perché è consapevole che la verità bisogna potersela permettere e sa che io non me la posso permettere mica sempre.
Ha i colori di Francesca Dellera ma anche quelli di Britney Spears e Monica Vitti e con la penombra sembra Elvira.
Poi non lo so.
Sono stato con donne così diverse tra di loro, che l’unico modo per non temerle era quello di guardarle e scoprirle. Piano e con garbo.
Fumettisticamente forse sarebbe una donna di Crumb, ma anche una donna di Corben. E un paio della vita reale. Quelle ragazze che ti abitano la testa senza ormai disturbare più, ma tu sai dove trovarle.

Nei tuoi disegni compaiono spesso degli animali e animaletti, soprattutto l’orso. Cosa rappresentano per te? Un mondo inconscio dove attingi?
Un orso azzurro è il primo regalo che mi ha fatto mia madre quando ero piccolo e ancora ci dormo assieme.
Nel tempo in cui ho maturato e motivato sempre più diffidenza verso i culti religiosi più mainstream, mi sono creato un pantheon personale di divinità che parte da certe canzoni, arriva alle donne di Crumb e Corben, passa da Sylvester Stallone e dalla sua ricerca della figura eroica ma fragile, sfiora il Diavolo di Milton per arrivare a Godzilla (il Re dei Mostri) fino agli Orsi.
Gli Orsi in America, per dei fraintendimenti legati agli studi sull’evoluzione, sono considerati animali sacri e intrinsecamente legati all’uomo. Ho letto un bel saggio sull’argomento che ha dato una bella sferzata alla simbologia mistica di questa mia passione.
Credo che gli animali siano rimasti l’unico legame che abbiamo con la natura, con le nostre origini. Diffido da quelli che non li amano o che ne hanno paura. Tutti i modi che cerco di inventarmi per disegnarli, fino ad animare (ahimè senza troppa originalità) gli orsetti che tanto amo, hanno quel valore umanista.
Simbolizzano la sensibilità più intima dei miei personaggi. Come un ancora morbida che gli impedisca di perdere compassione.
Continuo a comprarne, di orsetti. Se sento che mi chiamano da una vetrina o dalla bancarella di un mercato non riesco a non “salvarli”.
Mi piacciono molto anche gli squali. Pensa che ci sono esemplari in Groenlandia che hanno 400 anni. Quattro secoli.
Se non sono meraviglie queste…

Galleria

Biografia

Maurizio Rosenzweig fa il disegnatore da quando ha 18 anni, ma la prima pubblicazione è di quando ne ha 14, per la Labor Comix. Dopo avere lavorato nella pubblicità come copy e visualizer, si dedica solo al mondo dei fumetti e delle illustrazioni. Tra le tante collaborazioni, quella con la Phoenix di Brolli, Mondadori, Star Comics, Mucchio Selvaggio (non quelli del film), Alta Fedeltà, Grifo Edizioni, DeAgostini, Rizzoli, Eura, Sony Edizioni.  Dal 2000 porta avanti la saga personale di Davide Golia per le Edizioni BD; nel 2010 esce il primo volume delle avventure di Zigo Stella che, come dice Cavazzano, “è il miglior fumetto degli ultimi 30 anni”. Lavora su Dampyr da due anni, è collaboratore e co-autore per la Dark Horse delle serie , Clown Fatale e Resurrectionists.  Per 15 anni è stato docente alla Scuola Del Fumetto di Milano.  Scrive autobiografie in terza persona, e non è una cosa simpatica.

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