Per la fisica, la degenerazione è uno stato particolare della materia, una condizione di temperatura e densità estreme che distorce il comportamento delle particelle: è il fenomeno che divide la fisica classica da quella quantistica, il mondo macroscopico e quello microscopico. Ma la degenerazione è anche propria dell’arte: arte degenerata, quella confiscata e bollata dal nazionalsocialismo, che insieme ai suoi autori la considerava indegna, degenere. Perché la degenerazione è pericolosa, devia dalla normalità in maniera inaspettata, e quando incontra l’arte e la fisica delle particelle può aprire mondi a cui ancora non siamo pronti, realtà al di fuori della norma.
Tutte queste definizioni si possono applicare molto bene alle opere pubblicate da Diabolo Edizioni, Materia Degenere 1 e 2, che presentano in libreria quell’oggetto pericoloso, guardato con curiosità e sospetto, che è l’antologia a fumetti. Un’idea semplice dietro a questi progetti: un autore di spicco che dà alcuni spunti, a interpretarli e dar loro vita cinque giovani autrici, chi esordiente, chi già pubblicata da editori e chi ancora attiva nel mondo dell’autoproduzione. Se nel primo fumetto il suggeritore e editor del volume era Marco Galli, in questo nuovo progetto le idee e gli spunti vengono dal compianto Tuono Pettinato (affiancato dall’editor Matteo Contin). E, proprio come nel primo volume, anche questo secondo riesce a tener fede alla degenerazione del titolo, grazie soprattutto alla scelta di autrici che spaziano in tutto il panorama del fumetto italiano con stili molto diversi tra loro, ma accomunate dalla capacità di creare una inquietudine che si attacca alla pelle e fa sentire sporchi e a disagio.
Il primo racconto, Grembo di Upatá (nome d’arte di Elisa Turrin), riprende la storia vera del Pack Horse Library Project 1 e la declina come un horror rurale tipicamente nordico e anglosassone (da The Wicker Man a Midsommar). Lo stile morbido, che unisce influenze europee a un gusto young adult statunitense, si arricchisce sempre più di chiaroscuri, di sporcature e storture che torcono le linee sinuose di una idilliaca provincia che si trasforma in incubo lucido e ossessivo, mentre motivi vegetali crescono dal sangue strappando pagine del diario della protagonista.
A metà tra il grottesco e lo splatter è invece Tropical trouble di Louseen Smith. Ambientazione da tipica commedia da college americano, linee tondeggianti e ben definite che richiamano il disegno umoristico statunitense, una monocromia verde le cui sfumature accennano ai volumi dei corpi e che viene interrotta solo dai flutti di sangue: elementi che Smith (alias Luisina Ilardo) miscela per creare una storia che fonde la trama di Weird Science2 con le produzioni della Troma, un racconto divertente e divertito dalle tinte horror vegetali e un gore che strizza l’occhio all’indie d’oltreoceano contemporaneo, quello schietto, diretto e sopra le righe nel mostrare con uno stile semplice e scarno le scene più truci e sanguinolente.
Su tutt’altro registro è invece Trappola Stiff e il Giro del fosso di Roberta Scomparsa, la cui evoluzione grafica e narrativa guarda sempre più in direzione dell’indipendente contemporaneo più spinto ma anche dei classici nordamericani e si caratterizza con un bianco e nero ricco di tratteggi, di linee ruvide e grezze, di testi e figure che si affastellano gli uni sopra le altre, quasi a soffocare lo spazio delle vignette. Una parodia del racconto fantasy-onirico che vede succedersi una carrellata di personaggi sopra le righe, di riflessioni filosofiche e spicciole, di discorsi non consequenziali che per densità e sgangheratezza possono mettere a dura prova i lettori e si trovano spesso troppo distanti rispetto a tutte le altre storie.
A spezzare questo bianco e nero brutale ci pensa Gigante di Nova, forse la storia più riuscita del volume sia per tematica che per costruzione narrativa. L’autrice mette in scena una grottesca e disturbante rappresentazione della piccola borghesia declinata al femminile, mostrata in tutto il suo ozio viziato e una banale meschinità che non risparmiano nessuno, soprattutto le amiche più care. E proprio queste piccole cattiverie trasformano la più fragile donna del gruppo di amiche in vacanza in uno chalet di montagna in un animale feroce e assassino, ben più pericoloso degli innocui mostri che si aggirano sui monti innevati. Il gigante della storia è forse quindi quella società che non ha paura di nessun orrore perché lo coltiva già dentro sé stessa, a tempo perso, come un veleno che tutto corrompe. Il tratto spezzato e aguzzo, i colori pieni, acidi, sparati negli occhi, le movenze sempre più vorticose e veloci come schegge danno alla storia un ritmo via via sempre più incessante, che fa andare in pezzi la realtà sotto il peso di una banalità annoiata che uccide i miti e le storie.
Infine, Ferraglia (nom de plume di Federica Ferraro) con Io sono Iena mette in scena il racconto più inquietante e disturbante del volume: nulla di più tremendo e orripilante di una storia di depravazione e radicalizzazione di un ex soldato che trova il suo unico conforto nel mondo dei Furry, ma che a un raduno con altri estimatori del genere si trova emarginato e allontanato. Il pennino secco e sottile che si muove frenetico su campate bianche definisce la storia di un Rambo del nuovo millennio, un uomo segnato dalla guerra che non riesce più a ritrovare sé stesso nemmeno nelle condizioni più assurde: una ossessione ben rappresentata da uno stile frammentato e nervoso, che crea un profondo senso di disagio e follia.
A fronte di un gruppo di storie ben realizzate e stimolanti nella loro diversità, quello che manca a Materia Degenere 2 è forse un senso di coesione che le leghi effettivamente tra loro, un limite in parte già percepito nella prima antologia. È vero che si può ravvisare un nucleo centrale comune a ognuno di questi racconti, quello della ricerca di ogni protagonista di un luogo a cui fare ritorno, di una comunità a cui appartenere, ma anche dell’impossibilità di trovare un proprio posto nel mondo che spinge a compiere azioni estreme dalle conseguenze incontrollabili; però questa tematica non è esplicitamente suggerita dalla scelta dei temi e delle idee che danno spunto a ogni racconto. Il rischio che si corre è quello di ridurre le suggestioni generate dall’immaginario di Tuono Pettinato a pretesto con poca sostanza, che si perde un po’ tra i contenuti forti e furiosi delle protagoniste di questa antologia, facendo apparire le loro storie come giustapposte piuttosto che armonizzate, come stelle brillanti che non fanno parte di una costellazione, ma che appartengono a un diverso sistema solare.
Nonostante questo, Materia Degenere 2 è una raccolta interessante, una buona panoramica delle sue energie più stimolanti e fresche del fumetto italiano. E resta ammirevole la volontà di Diabolo di continuare a produrre un genere che sta diventando sempre più una mosca bianca dell’editoria (in particolare nel fumetto, se si esclude quello autoprodotto), quello dell’antologia, che si rivela uno strumento utile per sfidare e far crescere una nuova generazione di autrici e autore. Una generazione affamata, multiforme, crepitante: una generazione degenere.
Abbiamo parlato di:
Materia Degenere 2
Tuono Pettinato, Upatá, Louseen Smith, Roberta Scomparsa, Nova, Upata,
Diabolo Edizioni, 2021
168 pagine, brossurato, colore – 19,00 €
ISBN: 9788831296083