“La Maschera della Morte Rossa”, fiaba gotica a fumetti

“La Maschera della Morte Rossa”, fiaba gotica a fumetti

Kleiner Flug torna a occuparsi di letteratura, nella “trasposizione” di un racconto di Poe: "La maschera della morte rossa”, di Marco Rocchi e Giuseppe Dell’Olio

La Maschera della Morte Rossa è il titolo del nuovo fumetto firmato da Marco Rocchi e Giuseppe Dell’Olio per Kleiner Flug e «ispirato» all’omonimo racconto di Edgar Allan Poe.
Ispirato, dunque, non adattato.
Può sembrare forse un particolare di poco conto, ma chi si avvicina alla casa editrice e ai suoi soggetti – da Farinata a Dante, da Galileo Galilei a Renato Serra – non è certo un pubblico sprovveduto ed è bene ricordargli, quindi, che la storia che si apprestano a leggere è liberamente tratta. Un disclaimer che ha ben più di una ragione di esistere.

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Il modello originario: il racconto di Poe

The Masque of the Red Death è un racconto del 1842 che ha tre grandi protagonisti: un’epidemia chiamata la Morte Rossa, il Principe Prospero, un’abbazia fortificata. Per combattere la morte e vivere sereni, il Principe, un uomo dai gusti bizzarri, invita mille concittadini a ritirarsi nella rocca per allontanare la morte e le preoccupazioni. Questa brigata, tutt’altro che onesta, vive molto boccaccescamente le sue giornate, fino all’episodio di svolta, la festa in maschera. Qui l’autore svolge una breve, ma fondamentale, digressione sulla struttura architettonica dell’ambiente. Le sette camere in cui si svolgerà la festa presentano svolte impreviste, angoli nascosti, impedendo così una vista complessiva del luogo. Ogni camera, poi, è arredata secondo un colore peculiare, che corrisponde a quello delle grandi vetrate poste ai lati: a partire dalla zona orientale, i colori che si susseguono sono il blu, il fucsia, il verde, l’arancione, il bianco, il viola. L’ultima camera, con gli interni neri, ha le vetrate rosso scarlatto, che danno all’ambiente un tono spettrale. Qui si trova anche un gigantesco orologio in ebano, che ad ogni rintocco dell’ora produce un suono tanto particolare da costringere musicisti e festanti a interrompere musica e danze. A un tratto, tra i personaggi mascherati ne compare uno spaventoso, ritratto della Morte Rossa, che attraversa le sale con passo solenne e misurato. Inseguita dal Principe, la singolare figura si ferma alle soglie della camera scarlatta, dove Prospero cade a terra morto, insieme agli altri convitati che hanno osato sfidare la morte.

Il racconto, che utilizza e sviluppa gli elementi del genere gotico, ha una chiara impronta allegorica. Il Principe e la brigata che cercano di sfuggire alla morte stanno solo allontanando un momento ineluttabile della vita, che l’orologio di ebano, vero e proprio memento mori, continua a ricordare inesorabile. Il colore delle stanze rievoca le fasi dell’esistenza, a partire da quella blu esposta ad Est – colore della vita e luogo del sole nascente – fino a quella nera e scarlatta ad Ovest – colore della morte e del sangue, luogo del tramonto.

Non c’è redenzione in Poe, non speranza, non memoria imperitura.

E allora si seppe che la Morte Rossa era là, e tutti la riconobbero. Era arrivata come un ladro nella notte. Uno dopo l’altro caddero i festanti nelle sale ormai invase di sangue; morivano così, nella disperazione. E quando l’ultimo morì, anche l’orologio d’ebano tacque, e le fiamme dei tripodi si spensero. E il Buio, il Disfacimento e la Morte Rossa dominarono indisturbati su tutto.1

La storia è breve ma ricca di spunti, dalla pestilenza iniziale alla segregazione nel castello – quasi un Decameron edonistico –, dalla festa in maschera alla morte personificata – con echi che vanno dalla mitologia classica, a Shakespeare, dal romanzo gotico ottocentesco fino agli odierni romanzi dell’orrore.

Il fumetto di Rocchi e Dell’Olio: l’antefatto

Morterossa_COPERTINA_LOWDalla necessaria premessa arriviamo così alla graphic novel di Rocchi-Dell’Olio, come dicevamo tratta dall’omonima short story di Edgar Allan Poe.
Il racconto si apre su una landa desolata, con casupole dai tetti aguzzi e alberi spogli. Al centro di questo paesaggio, in cui predominano le gradazioni del grigio, si distingue un crocchio di persone sedute intorno a un falò, mentre un menestrello s’appresta a raccontare, in quartine rimate abcb, la sua storia «truce», «di vendetta». Alain, le cui parole danno il la al fumetto, è il primo, forte elemento di differenziazione nei confronti del modello.

È il narratore onnisciente di Poe che si fa personaggio omodiegetico e diventa il vero motore dell’azione narrativa. Attraverso gli occhi di Alain facciamo la conoscenza con gli ospiti del castello del Principe, tutti in procinto di partecipare alla festa in maschera. Il menestrello che, per ragioni a noi ancora oscure, sta cercando inutilmente vendetta, viene avvicinato dalla Morte, avvolta in un saio, mascherata e con una falce in mano.
Tra il Tristo Mietitore e Alain si stabilisce un patto: il menestrello otterrà la forza infernale con cui compiere la sua vendetta, ovvero distruggere «la fiera delle vanità» di quegli «ottusi» che pensano di deridere la Morte. In cambio, sarà suo obbligo eternizzare nelle parole di una canzone le conseguenze di questa follia umana.

Una graphic novel “ispirata”

unnamed7_FotorGià dalle prime pagine si vede come nella trama originaria siano stati impiantati elementi a essa estranei ma in qualche modo ben integrati.
L’epidemia (tanto simile alla peste), il principe, i cavalieri, l’abbazia fortificata, tutto riconduce a un immaginario tipicamente tardomedievale, entro il quale la figura del menestrello, o del giullare – vedremo che Alain appartiene a una compagnia di “circensi” – risulta ben integrata.
Il motivo del patto con la Morte (o con il Diavolo, a cui è spesso associata), pur con i dovuti distinguo, non può che agganciarsi invece alla sterminata letteratura del Faust, da Marlowe e Goethe fino addirittura al film Parnassus (Terry Gilliam, 2009); senza dimenticare, poi, le molteplici rappresentazioni del reaper con mantello e falce, che, dalle stampe di metà Trecento, arrivano fino a Il Settimo Sigillo (Ingmar Bergman, 1957) o, restando in tema fumettistico, Dylan Dog #10 Attraverso lo specchio (1987) – nel quale è presente anche il tema della festa in maschera – e Dylan Dog #66 Partita con la morte (1992).

Dyd126Un discorso a parte merita Dylan Dog #126 La morte rossa (1997).
In questo albo di Gianfranco Manfredi e Corrado Roi il racconto di Poe fa da sfondo a una più grande riflessione sulla paura del contagio e sulla morte. Alla vaghezza dell’originale si sostituisce una giustificazione storica convincente, con coordinate spazio-temporali estremamente precise. A poco a poco, quella che era una sotto-trama si tramuta in filone principale e la Morte Rossa diventa reale nell’universo del indagatore dell’incubo. Una storia completamente dylandoghiana, che fa dell’ispirazione un fulcro attorno al quale costruire qualcosa di originale.

Meno originale, forse, ma compatta nello sviluppo, la graphic novel di Rocchi mostra di saper integrare con intelligenza gli spunti narrativi forniti da letteratura e cinema.

Alain, il cui passato di figlio d’arte riemerge in flashback dai toni rosa pastello/seppia, diventa un vero e proprio giustiziere mascherato, che combatterà sei diversi Lord, ognuno dei quali rappresenta un vizio (non necessariamente capitale). Se il racconto pare qui ammiccare all’ambiente infernale della Commedia dantesca, è il disegno a riportarci a Poe e alla Maschera della Morte Rossa. Le pagine in questione, contigue, presentano tre vignette verticali ciascuna, nelle quali uno spaccato di architettura gotica fa da sfondo a sei personaggi inquietanti, mostruosi nelle loro maschere cornute e deformi. Verde, blu, arancione, giallo, bianco e viola sono i colori di ogni pannello, che riecheggiano (ma non rispettano in toto) la simbologia dell’originale.

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Un discorso simile può essere fatto per un altro elemento protagonista, il grande orologio di ebano. In una sequenza di vignette dalle tinte drammaticamente rosse, vediamo accanto all’oggetto fatale uno scheletro e al posto del pendolo un’ascia bipenne. Puntando sull’atmosfera infernale e su un’iconografia fantasy di stampo tolkeniano, la graphic novel perde parte di quel carattere allegorico così evidente nell’opera di Poe, virando verso ispirazioni di altro genere. Ognuno dei Lord ai quali è associato un colore particolare è stato, infatti, causa della morte di un membro della compagnia di saltimbanchi di cui Alain era la “mascotte”. Il menestrello, sempre più simile al Conte di Montecristo nel suo regolare i conti con il passato, intraprende allo stesso tempo una vera e propria crociata contro Bacco, Tabacco, Venere e, soprattutto, contro la tracotanza del Principe Prospero e di tutti coloro che si credono padroni assoluti del loro destino. Nel rappresentare i Lord come esseri senza scrupoli, dediti ad attività depravate e immorali, nel mostrarne il diletto nel torturare e uccidere i circensi per puro divertimento – come si apprende nei flashback – lo sceneggiatore sembra rifarsi, pur senza i suoi eccessi di perversione e violenza, a Le centoventi giornate di Sodoma (Marquis De Sade, 1785).

Racconto e fumetto a confronto

rossa3_FotorIl fumetto si presenta, dunque, come una voluta deviazione rispetto al modello primario verso un’ispirazione altra. Chi ha amato Poe potrebbe, tuttavia, rimanere deluso dall’operazione svolta da Rocchi. L’incedere narrativo dello scrittore americano è «solenne e maestoso» proprio come la Morte Rossa, poetico nella sua tetraggine, ineluttabile nella sua circolarità: al principio era la morte… ora e sempre. Questo è il senso ultimo dell’allegoria e questo è quello che ogni frase intende trasmettere. La morte basta a se stessa. Ecco quindi che introdurre un personaggio come il menestrello, un “braccio destro”, porta a una dispersione dell’atmosfera tensiva della storia poiché apre alla possibile alleanza tra la morte e l’uomo che medita una giusta vendetta. Quest’irruzione di mortalità distrae, però, dal senso di impotenza umana che è invece il messaggio principale dell’opera di Poe. Nel fumetto la morte e il menestrello si allontano come due compagni che si sono rispettati vicendevolmente e questa visione addolcisce il clima di assoluto pessimismo che pervadeva l’originale.

Detto ciò, il contenuto risulta ugualmente coerente, ricco di spunti interessanti e ben gestiti. Nel complesso la storia è corposa e scandita, simmetrica in uno sviluppo – introduzione di Alain; storia al presente, flashback (con ripetizione del modulo per sette volte); conclusione e congedo di Alain – che ripropone la martellante presenza dell’orologio di ebano nel testo ottocentesco. Vero è che molti degli spunti sono tòpoi piuttosto comuni, facilmente rintracciabili in altre opere, letterarie, cinematografiche o fumettistiche che siano, e lasciano al lettore una sensazione di “già visto”.

unnamed10_FotorD’altro canto i disegni di Dell’Olio risultano perfettamente adeguati al tipo di storia raccontata. Come nel testo i colori sono fondamentali, così nella graphic novel è il colore a creare la colonna sonora di ogni momento. La palette, tendenzialmente cupa, predilige i toni del grigio, del verde e del marrone nelle scene di narrazione iniziale e finale, o di collegamento; diventa rosa pallido, come un ricordo dolce e sbiadito, mentre mostra scene atroci; assume, infine, il tono dominante della “casata” di ognuno dei Lord – verde, blu, arancione, giallo, bianco e viola – e del Principe – rosso. A una tanto ordinata e precisa alternanza dei colori corrispondono disegni grotteschi, distorti e mossi. Insomma, un incubo a colori, allucinante e allucinatorio.

Ottima è anche la gestione delle vignette, specialmente efficace nell’uso di splash pages per incorniciare e evidenziare la fine dei sette viziosi, e nel proporre pannelli senza bordi e con sfondo bianco contro il quale i personaggi – quasi sempre la Morte Rossa – si stagliano, acquisendo tridimensionalità e spessore (sia letteralmente che metaforicamente).

Nonostante alcune ingenuità nella sceneggiatura, gli autori ci propongono una piacevole lettura, che all’intrattenimento puro aggiunge importanti riflessioni sul senso della vita e sulla presenza costante della morte. Bella prova per l’esordiente Dell’Olio, un nome da tenere d’occhio.

Abbiamo parlato di:
La Maschera della Morte Rossa
Marco Rocchi, Giuseppe Dell’Olio
Kleiner Flug, maggio 2015
96 pagine, brossurato, colori – 17.00 €
ISBN:8898439393


  1. And now was acknowledged the presence of the Red Death. He had come like a thief in the night. And one by one dropped the revellers in the blood-bedewed halls of their revel, and died each in the despairing posture of his fall. And the life of the ebony clock went out with that of the last of the gay. And the flames of the tripods expired. And Darkness and Decay and the Red Death held illimitable dominion over all.
    Edgar Allan Poe, Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore, Newton Compton, Roma, 2010 [Traduzioni di D. Palladini e I. Donfrancesco] 

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