Marvels: guardare per la prima volta i supereroi

Marvels: guardare per la prima volta i supereroi

Kurt Busiek alza gli occhi al cielo e si rende conto di cosa avremmo realmente provato se i supereroi fossero esistiti veramente.

Quando Marvels venne pubblicata per la prima volta nel 1994 ci trovavamo ancora in quel periodo che godeva i frutti del rinascimento fumettistico che una decina di anni prima i vari Frank Miller e Alan Moore erano riusciti a produrre e nel quale editori, fumetterie e fanzines (ri)sorgevano come funghi. Era passato un decennio e le spinte emotive degli autori non erano già più le stesse, ma le risorse finanziarie che quel periodo aveva tirato fuori spingevano gli editori a rischiare l’inosato.

Marvels nacque in uno di quei momenti di goliardia e ne regalò altrettanta a tutti coloro che come noi abbracciavano con orgoglio la parola dentro una nube di fumo. C’é veramente ancora qualcosa d’inedito da dire riguardo a Marvels? È stato detto veramente di tutto di questa opera, che è bella, che è adulta, che è stato il trampolino di lancio di Alex Ross, o che la trama è devastante: tutto questo e molto altro ancora è stato già detto e quindi non possiamo che ribadire che Marvels è semplicemente meravigliosa, come il titolo stesso promette, e se non l’avete mai vista o letta non sapete cosa vi perdete.

Raramente infatti capita di imbattersi in una storia il cui unico difetto è quello di risultare più godibile se si conosce tutto il pubblicato precedente, ma che comunque si legge benissimo ugualmente anche se non si è a conoscenza di questo background narrativo. Primo, perché Alex Ross è un autentico artista sottratto alle cappelle sistine odierne e fortunatamente regalato al nostro media preferito.

E secondo, perché la storia stravolge tutto quello detto prededentemente sui supereroi. Li avevamo visti forti, li avevamo visti buoni, li avevamo visti rabbiosi, li avevamo visti malati. Ma in effetti non li avevamo mai visti veramente.

Kurt Busiek alza gli occhi al cielo e si rende conto di cosa avremmo realmente sentito dentro di noi se le meraviglie ci fossero state veramente. E lo fa con gli occhi di un uomo normale, un fotografo, che racconta con i suoi scatti il mondo alle altre persone normali, che immortala emozioni forti delle quali lui stesso è alla ricerca, quasi ad arrivare a perderne il senso. Emozioni talmente grandi che alla fine non ne proverà nessuna di fronte a quegli esseri così eccezionali.

A Marvels, più volte ristampata, seguì un certo numero di albi “dipinti”, ma nessuno, purtoppo, veramente all’altezza della storia in questione. L’unico degno di nota è Ruins (Rovine), che al contrario di Marvels mostrò cosa sarebbe stato il mondo se non ci fossero stati i superpoteri, se non fosse esistito un fattore mutageno e se il morso di un ragno radiottivo, anziché grandi poteri e grandi responsabilità, avesse portato solo il cancro. Pur non essendo nemmeno lontanamente all’altezza della prima storia, queste due formano un dittico che potrebbe raccontare con autentica profondità i supereroi Marvel a chi non li conoscesse.

La ricerca di Ross sui supereroi, invece, qui iniziata, avrebbe trovato il suo apice nel suo “seguito” ideale, Kingdom Come (in casa DC comics), partendo da un’ idea appena accennata in Marvels e portandola all’estremo: i supereroi sono dei? Loro non sanno rispondere, ma cosa accadrebbe se la gente e loro stessi cominciassero a pensarlo?

Abbiamo parlato di:
Marvels
Kurt Busiek, Alex Ross
Panini Comics, 2017
400 pagine, cartonato, colori – 56,00€

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *