Partiamo parlando del nuovo libro che presenti al Comicon per Coconino. Chi (o cosa) è “Cosmo”? Ce ne parli?
Cosmo è il protagonista del libro, un ragazzino di 15 anni che conosce a memoria il nome di tutte le stelle e ha qualche problema di relazione: non ama il contatto fisico e non parla quasi mai. Ma Cosmo è anche un personaggio che si pone delle domande esistenziali. Si chiede “come è cominciato tutto?” oppure “perché nell'universo tutto quanto è in movimento?” e spinto anche da queste domande si mette in viaggio. Da qui parte la storia, ritmata da una serie di incontri e avvenimenti a catena.
Tra i personaggi che danno voce alla storia ci saranno anche due stelle: mi affascina la possibilità di spostarmi sul piano del fantastico se la storia lo necessità…
Comunque “Cosmo” è soprattutto un racconto “on the road”, la storia di una piccola avventura da leggere tutto d'un fiato.
Visto il tema di questo Napoli Comicon, che opinione hai della sempre crescente ibridazione del fumetto con altre forme di espressione artistica e comunicativa (cinema, TV, letteratura, teatro…)?
Il fumetto è un linguaggio ibrido per sua natura e questo facilita i contatti con le altre arti.
Ma non ne farei un discorso troppo ingombrante. A volte, in certi ambiti, mi pare che si parli d'ibridazione del fumetto quasi per nobilitarlo, come se ce ne fosse ancora bisogno.
A me piace invece sottolineare la totale autonomia e maturità del fumetto. Anche perché mi sembra che tutte queste riduzioni cinematografiche, serie tv o altro, non reggano il confronto con l'originale cartaceo. Non è un semplice fatto di storia o adattamento: manca sempre qualcosa. In una recente intervista Bernardo Bertolucci diceva questo “È strano come un film che viene da un fumetto, realizzato con molti soldi ed effetti speciali, alla fine ti sembri sempre meno gratificante di un fumetto. Il fumetto ti fa sognare di più“.
Vedi Napoli e poi…?
… ci torni!