Ddiplomatasi al corso di Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha vinto nel 2008 il premio Komikazen, Festival internazionale del fumetto di realtà di Ravenna, con il progetto del libro a fumetti Kurden People (Comma 22, 2009; tradotto in Francia da L’Agrume Edition). Ha pubblicato Appennino (Comma 22, 2010), Tutta discesa (Comma 22, 2013), Capriole (Topipittori, 2015).
Ne “L’argine” si parla di guerra e della Resistenza antifascista attraverso gli occhi del bambino protagonista. Avete sentito il bisogno di uno sguardo innocente per parlare di un argomento così duro e, purtroppo, attuale, e perchè?
Quando ci liberiamo dalle sovrastrutture ci avviciniamo alla sostanza delle cose, come fanno i bambini. L’innocenza dello sguardo per me sta nel vedere il mondo nel suo aspetto fluido, in continua metamorfosi e contaminazione, i fili che collegano tutto. E questo sentirsi connessi credo sia il presupposto per i sentimenti umani come l’empatia, la compassione, la cura reciproca. Oggi come non mai abbiamo bisogno di ritrovare questa dimensione per uscire da quegli schemi che tendono a distorcere il nostro sguardo sul mondo e a disumanizzarci di conseguenza. Ecco perchè penso servano sguardi bambini che guardino alla storia passata per illuminare la storia presente.
Visto il tema di questo Napoli Comicon, che opinione hai della sempre crescente ibridazione del fumetto con altre forme di espressione artistica e comunicativa (cinema, TV, letteratura, teatro…)?
Credo semplicemente che nel fumetto l’importante sia raccontare. Il mezzo, semplice o ibridato che sia, dovrebbe essere sempre al servizio del racconto.
Vedi Napoli e poi…?
… vedi Napoli e poi vai a onorare il vulcano!