Con la canonica quarta puntata si conclude Il marchio di Moldrock, nuovo episodio del PKNE, il nome con cui viene identificata dai fan la nuova stagione di PK.
Gli elementi messi in campo dai due autori, Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio, sono molti e disparati, come già accaduto con Cronaca di un ritorno, travolgendo il lettore con un eccesso di informazioni che lascia la spiacevole sensazione che i personaggi non siano stati sufficientemente approfonditi, iniziando proprio dall’eroe, Paperinik.
Un eroe un po’ fuori posto
La sfida legata al ritorno di Moldrock ha una trama abbastanza semplice e si evolve coinvolgendo elementi della saga originale, come la prigione spaziale del Pozzo e il generale Trauma, protagonista dell’omonimo episodio di PKNA, peraltro disegnato proprio da Pastrovicchio.
Il problema è che, nonostante l’iniezione di supertecnologia fatta a Paperinik negli ultimi tempi, il personaggio risulta fuori posto non tanto in una saga cosmica di questa complessità, ma soprattutto con una galleria di nemici con livelli di potere che darebbero del filo da torcere persino alla Justice League.
Il marchio di Moldrock è, in ultima analisi, giunto troppo presto nell’evoluzione generale di Paperinik all’interno del PKNE1: il personaggio viene portato tra i “pesi massimi” senza uno sviluppo caratteriale sufficiente da rendere credibile la sua capacità di risolvere la situazione. Certo l’intervento di Everett Ducklair, ritornato per l’occasione, semplifica il lavoro dell’eroe, ma non aiuta a cancellare quel senso di inadeguatezza che la saga lascia una volta conclusa la sua lettura.
Il procedere fortunoso di Paperinik è la costante delle sue peripezie ne Il marchio di Moldrock all’interno di un blockbuster a fumetti che sarebbe stato perfetto per gli Avengers o la già citata Justice League.
Moldrock: chi era costui?
Un trattamento non dissimile lo hanno subito anche gli altri due coprotagonisti superpotenziati, il possente Moldrock e l’inarrestabile generale Trauma.
Il primo, infatti, si presenta ai lettori con una caratterizzazione alla lunga stucchevole, mai realmente approfondita: il suo plurale maiestatico, dovuto alla personalità multipla del personaggio, perde man mano qualunque elemento inquietante presente ne Il raggio nero; inoltre le informazioni biografiche fornite nel finale da Everett Ducklair non risultano soddisfacenti per completare il quadro caratteriale di Moldrock, mentre l’ultimo momento utile per scavare nella sua mente, ovvero la sfida con Trauma, si risolve in poche vignette che si concludono con un pugno ben assestato dal coroniano sul becco dell’evroniano.
La superficiale caratterizzazione di questi due villain procede più o meno di pari passo, sottolineata dal confronto con l’episodio originale del 1997. Trauma, in questa incarnazione, è la versione logorroica dell’inquietante personaggio che aveva esordito sulle pagine di PKNA, mentre la sfida con Moldrock viene mostrata solo sul piano fisico, esteriore, senza approfondire l’intimità di quest’ultimo come invece era accaduto nel confronto tra Trauma e Paperinik.
Il punto essenziale della sfida tra i due personaggi superpotenziati risiede soprattutto nelle possibilità che i poteri di Trauma concedono al narratore, che avrebbe così modo di approfondire una figura rimasta piuttosto superficiale nel Marchio. Moldrock, infatti, può essere considerato come una sorta di pazzo assassino dalle personalità multiple, opportunamente rimodellato per poter apparire in un albo disneyano. La forza del personaggio risiede, infatti, nella sua complessità, dovuta al crogiolo di personalità che ha assorbito, più che alle doti strategiche o alla morale che lo spinge a non conquistare un intero pianeta, pur possedendone le capacità.
Non è dunque stupefacente la vittoria di Moldrock su Trauma, ma, date le premesse, la sensazione di un’occasione persa da parte di Artibani per approfondire uno dei personaggi più interessanti mai creati da PKNA #10 in poi è piuttosto forte.
Hicks, il custode della tradizione
All’interno del ritmo incessante che ha travolto gli autori impedendogli di approfondire ben tre dei protagonisti de Il marchio di Moldrock spicca, però, la nota positiva del signor Hicks, l’identità pubblica del Custode, l’intelligenza artificiale che aveva esordito in Potere e potenza.
La capacità del personaggio di essere una guida e un punto di appoggio non solo per Paperinik ma anche per i paperopolesi viene ottimamente caratterizzata sin dal primo episodio, permettendo a Hicks di ottenere l’indipendenza caratteriale e un suo spazio narrativo non indifferente, e rendendo il ritorno di Uno dei personaggi più amati della serie un po’ forzato, oltre che inutile ai fini della storia.
Questa caratterizzazione risulta in continuità con il lavoro svolto da Alessandro Sisti in Cronaca di un ritorno, il che suggerirebbe come le due linee narrative parallele stiano iniziando i lavori per convergere. D’altra parte i piccoli Grozsnaz sono per caratterizzazione tipicamente sistiani2, mentre i monaci di Dhasam-Bul ricordano il Chuckie Chan della serie animata de I polli kung fu.
Parallelamente a questo si svolge il lavoro di Artibani per riportare nella serie un altro dei suoi capisaldi: Everett Ducklair. Mandato nello spazio alla fine di PK2 a causa della chiusura prematura della serie, non era mai stato approfondito dall’autore. Quindi prima con il Raggio nero e poi con Il marchio di Moldrock lo sceneggiatore affronta il passato lontano e recente dello scienziato extraterrestre, che ritorna sulla Terra come una sorta di samurai ribelle dello spazio, liberatosi di tutti quei lati oscuri presenti in PK2.
Il personaggio ritorna così ricco di spunti interessanti: il riassunto delle sue peripezie su Corona ricorda vagamente il Re Lear di William Shakespeare, mentre sia il suo rapporto con Moldrock sia la sua posizione nella società coroniana ricordano il Jor-El dei film di Superman con Christopher Reeve.
Disegno è potenza
Per parte sua Lorenzo Pastrovicchio, in particolare nelle scene più tranquille, sembra andare in una direzione tutto sommato classica per il tratto, almeno relativamente a Paperinik o alla rappresentazione di Nebula Faraday nel terzo episodio, mentre in alcune posture e nella scelta di alcune inquadrature rivela una vicinanza allo stile e alle scelte di Paolo Mottura, rinforzando così il già ampio bagaglio tecnico del disegnatore disneyano.
D’altra parte Pastrovicchio delizia il lettore con splash page esplosive e rappresentazione dei personaggi dettagliate ma molto chiare, supportate sia da un’inchiostrazione ben marcata sia dai colori brillanti di Max Monteduro, che completa il lavoro del disegnatore grazie a effetti di luce particolarmente realistici.
Nel complesso Il marchio di Moldrock resta comunque una buona storia, nonostante la delusione per il mancato sviluppo di alcuni dei protagonisti; la storia risulta efficace soprattutto per la gestione del ritmo mozzafiato e per la parte grafica, ma avrebbe avuto la necessità di una o due puntate in più per sviluppare in maniera credibile i protagonisti, Paperinik su tutti.
Abbiamo parlato di:
Topolino #3205, 3206, 3207, 3208 – PK: Il marchio di Moldrock
Francesco Artibani, Lorenzo Pastrovicchio, Max Monteduro
Panini Comics, aprile-maggio 2017
164 pagine, brossurato, colore – 2,50 €
Il percorso che ha portato Batman a sfidare Darkseid per riprendersi il corpo del figlio Damian è stato molto più travagliato e lungo di quello che ha portato Paperinik in una storia non molto differente per difficoltà ↩
Certo ci si chiede come sia possibile che riescano a stendere un evroniano dopo non essere riusciti a fare altrettanto con Paperinik, ma questi sono dettagli tutto sommato veniali ↩