Magia e nichilismo – intervista a Vanna Vinci (prima parte)

Magia e nichilismo – intervista a Vanna Vinci (prima parte)

Lo Spazio Bianco ha intervistato in esclusiva Vanna Vinci. Una chiacchierata lunga ed esaustiva che presentiamo in due parti. Con l'autrice abbiamo toccato i temi piu' significativi della sua carriera, dal lavoro sulle strisce umoristiche, all'ultima fiera di Lucca Comics&Games, alla produzione realistica, al rapporto con la sua casa editrice...

La Bambina Filosofica - vignetta ineditaAlla Fnac di Milano, lo scorso 18 novembre, Vanna Vinci e Giovanni Mattioli hanno presentato il secondo volume de La Bambina Filosofica (leggi l’articolo sulla presentazione: link). Per noi de Lo Spazio Bianco è stata l’occasione per una lunga chiacchierata con l’autrice, voce unica del panorama fumettistico italiano (e non solo per la sua cadenza sarda con vaghe inflessioni bolognesi!).
In fondo alla piccola sala conferenze, una volta accertatasi che il filmato sulla Bambina era pronto e funzionante, Vanna ha messo da parte l’emozione per l’imminente confronto col pubblico, ha appoggiato a terra la borsa decorata dai personaggi della Bambina, ci siamo comodamente seduti sui divanetti finto-vintage e abbiamo iniziato uno scambio che ha confermato la sua disponibilità e la sua ironia pungente.
Crediamo ne sia uscito un dialogo sincero ed esaustivo, che vorremmo stimolasse i lettori a scoprire o rileggere i tanti lavori di Vanna Vinci.

LA BAMBINA FILOSOFICA

Oggi presenti il secondo volume de La Bambina Filosofica. Il primo è andato bene?
Il primo è stato in effetti molto fortunato pur essendo partito in modo piuttosto garibaldino. Si trattava infatti di un volume molto diverso da quelli soliti miei, quindi era molto difficile prevedere come avrebbero reagito i lettori.
Inizialmente il lettore abituale – che è un lettore diciamo più di fumetteria – l’ha visto come qualcosa di estraneo. Ma questa è una deduzione che ho fatto io che bisognerebbe approfondire meglio con il distributore.
In realtà il libro ha avuto un riscontro da subito visibile nella distribuzione di varia. Pero’ pian piano, secondo me, anche il mio lettore abituale l’ha preso e alla fine è andato esaurito. Quindi è stato ristampato.
Tra l’altro le ultime copie sono finite a ridosso di una mia personale che è stata fatta a Cagliari, con una serie di coincidenze particolari, con l’uscita del numero due da lì a pochi mesi…

Quindi a Cagliari non avevate le copie dell’uno?Sì, alla fine è stato ristampato… al pelo. Non c’era ancora quello de La Bambina 2 perché lo stavo ancora inchiostrando…
Insomma, il libro è andato bene, per quanto sia nato quasi per caso.

Il due è più organico, come costruzione, come contenuti?
Sì. Perché nel primo intanto c’era una parte abbastanza cospicua di strisce che erano quelle originariamente pubblicate su Linus, che avevano una loro organicità… ma erano sviluppate a uscita mensile e non avevo fatto un vero e proprio progetto globale. Andavo un po’ liberamente.Quindi sono state poi integrate da altre strisce per collegare le varie parti. Ma non avevo ancora ben chiaro come lavorare sul personaggio.
Il secondo è stato diverso, perché ho capito come volevo lavorare sul personaggio, individuando cioé dei filoni tematici sui quali andare a ruota libera.

So che la bambina è nata un po’ per caso, un po’ per gioco. Ho letto in una tua precedente intervista che è stato Daniele Brolli a spingerti a sviluppare il personaggio…
Daniele Brolli e Massimiliano (De Giovanni, ndr)… pero’ quello che ha fatto più pressioni è stato Daniele. Massimiliano diceva di provare a farlo, ma con meno insistenza, per quanto l’abbia poi annunciato sulle anteprime per mettermi alle strette… Hanno caratteri diversi (risate). Spingevano tutti e due ma Daniele diceva che andava assolutamente fatto. Mi telefonava e mi diceva “allora le hai fatte? Ci stai lavorando?” (ride)
Quindi alla fine ero alle strette.

Quando hai deciso di sviluppare la bambina in modo più organico, hai fatto riferimento a qualche striscia famosa? Oltre allo stile della singola striscia che ha degli evidenti riferimenti…
Io sono una lettrice di strisce quindi mi piacciono molto i Peanuts, Calvin&Hobbes, Mafalda, BC, anche roba vecchia… per me il massimo in termini di riferimento, soprattutto di tratto o di disegno, è l’inglese Ronald Searle, che era veramente molto grottesco, molto umoristico. Questo è un bagaglio che io ho a prescindere dal fatto che faccio fumetti.
D’altra parte, la bambina è veramente nata come un disegno di quelli che si fanno al telefono. è come se avesse fatto tutto da sola, è pochissimo progettuale.
Quindi non posso dire di aver fatto riferimento a Quino, perché mi sembrerebbe una mostruosità affermarlo. Ma per le ragioni che ti ho detto, dentro ci trovi naturalmente Mafalda, Lucy, le bambine omicide Saint Trinians di Searle, Pippi Calzelunghe, la cattiva Lulù di Yves Saint Laurent…
Tutte cose che io ho assimilato da bambina.

Una bella infanzia! (risate)
Buster Brown! Sai questi bambini cattivissimi o comunque poco controllabili che danno fuoco alle case, uccidono i compagni di scuola (risate)…
Sono i genitori che poi fomentano queste cose, naturalmente! (tono ironico)

Nel secondo volume sono tutte strisce inedite o qualcosa è già apparso su Mondo Naif?
Sono tutte inedite tranne alcune apparse su un numero di “Mondo Naif”. L’altra cosa che c’é di “Mondo Naif” sono le piccole vignette. Questa di Francesco Cossiga è bellissima (ci mostra la vignetta dal volume e legge) “Ho cominciato costruendo una ghigliottina per gatti”. è una chicca gigantesca, no?! (risate di tutti)

Normalmente le strisce nascono da un’idea che ti viene in mente nella tua quotidianità, un concetto, o parti anche da idee grafiche? Mi spiego. Mi viene in mente una striscia del primo volume che mi è rimasta impressa che è quella in cui la bambina si gira e rigira, rotola e poi dice “sto cercando l’aforisma”. Lì è fortissima l’idea grafica prima ancora che…
No, parte prima sempre il concetto. O parto da una situazione demenziale, o da un’idea, a volte da una parola… Per le idee in senso stretto mi hanno influenzato soprattutto alcuni libri, Cioran e Kraus coi loro aforismi (per Cioran è stato fondamentale anche il libro intervista, un cult, e Esercizi di ammirazione), poi molto i romanzi di Thomas Bernhard. Poi ci sono delle figure, pazzesche, pestifere come Colette e Mae West… e poi ci sono io con il mio carattere e le mie esperienze…

C’era ad esempio Watterson, l’autore di Calvin&Hobbes, che diceva che in alcuni casi era proprio l’idea grafica che lo guidava.
Pero’ lui ha, in termini grafici, un potere che la bambina non ha. Nel senso che se guardi Calvin&Hobbes, i personaggi sono molto mobili nella vignetta. Qui invece c’é una fissità che un po’ c’é in tutti i miei personaggi, anche quelli realistici. Sì, parto sempre dall’idea… l’esempio assurdo dell’aforisma è immaginare cosa avrebbero fatto Cioran o Karl Kraus alla ricerca dell’aforisma. O magari cosa farei io?! L’unica cosa che mi viene da pensare per quanto mi riguarda (non per gli altri due, ovvio!) è fare le capriole finché non l’ho trovato! (risate)
Credo di averne fatta una simile nel nuovo volume (sfoglia la bambina due). è analoga… (legge la striscia) “Cosa fai lì tutta sola?” chiede la mamma. “Mi sto applicando nella coltura della noia” e fa tutto questo girarsi e rigirarsi… (risate)
Sì sì, parto sempre dal testo.

In un’altra intervista ho letto che dici che questa è la tua opera più autobiografica.
È abbastanza vero. Mi riconosco molto nella bambina, anche da lettrice, non solo da autrice (Dio, uno sdoppio di personalità!). Sono anch’io filosofica e pestifera…

Questo perché tu sei cinica come lei o perché fa più riferimento al tuo quotidiano, a quello che ti passa per la testa durante il giorno?
Ma in realtà secondo me la bambina non è cinica. La Bambina è uno di quei vecchi brontoloni che si mettono in piazza e parlano male di quelli che passano a prescindere. Ed effettivamente un po’ lo sono anche io. Mi ci diverto molto.
Negli altri fumetti, per esempio in Aida, Sophia, Lillian Browne per altri versi, io ho messo molte cose autobiografiche anche profonde, mie personali, pero’ sono sempre dei settori, mi concentro su un tema, seguo un’idea, un sentimento. Per esempio Aida è quello che io so del lutto. Nel caso della Bambina, invece, la cosa è a 360 gradi. Ad esempio in questo volume c’é la Bambina che va a fare l’aerobica… Io quando sono andata e ho provato a fare il corso di aerobica ero così! Non ho mentito!! (risate) Anzi forse ho addirittura ridotto l’impatto scioccante.
Ovviamente non sono esattamente come la bambina… non sono un pericolo pubblico!

Parliamo del merchandising. Secondo me la Bambina Filosofica ha una forza iconica incredibile. Arriva in modo diretto. Le magliette, i santini che hai fatto, o le vignettine che sono apparse su Mondo Naif, hanno una grande forza iconica. Anche i personaggi di contorno. Avete pensato di sviluppare qualcosa in questo senso?
Non lo so. In realtà essendo io una grande fan della gomma e della plastica, l’idea di ritrovarmi i personaggi in gomma così piccoli e colorati mi prende benissimo! (risate) Solo che sinceramente non ci abbiamo ancora lavorato.
La questione delle magliette in realtà è un gioco perché abbiamo un amico che fa lui stesso magliette molto belle, ha una stamperia, e quindi le abbiamo fatte per Lucca. La borsa l’ho fatta io per piacere personale (davanti c’é scritto Nichilismo o barbarie che è una storpiatura di socialismo o barbarie, dietro ci sono la Bambina, Lillo e un cagnolino che si chiama Dimoniu (che in sardo vuol dire diavolo!) e di lato c’é Thomas Bernhard che dice “Uno sfacelo”); non so se potrebbe venire fuori qualcosa da tutto questo.
Non ci abbiamo pensato, ancora, anche perché il primo libro è andato bene… ma non ho pensato al personaggio in modo globale. È già un miracolo che sia riuscita a consegnare il secondo libro. Sono arrivata in un ritardo spaventoso.
Il lavoro sulla Bambina non è proprio immediato. Ho sempre un po’ paura che non venga bene, di non trovare la battuta giusta… ho ancora un po’ il timore di non riuscire a farlo bene. Quindi prima devo venire fuori da questa specie di empasse – probabilmente con questo secondo libro ne sono quasi uscita. Poi si vedrà. Io non ho mai un pensiero molto proiettato sul futuro. Mi concentro su quello che sto facendo in quel momento e basta. Pero’ se mi chiedi se vorrei i pupazzetti di Lino Trifola io ti dico sì. Senza dubbio. Ma quello perché sono un’otaku del pupazzetto (risate)

Io sono convinto che avrebbe la forza per funzionare.
Probabilmente si, perché trattando i personaggi con il disegno, vedo che reggono bene, hanno forza…

Sophia - una tavola inedita del nuovo romanzo

LUCCA COMICS&GAMES 2006

La fiera mi sembra sia stata un successo, a livello di pubblico, di affluenza.
Io ho parlato molto di sfuggita con Giovanni Russo (uno degli organizzatori di Lucca, ndr) e diceva che c’era stato un grosso afflusso.

La Kappa ed. come è andata? Sai se sono stati raggiunti degli obiettivi?
Da una mia percezione penso di sì, anche se potrebbe confermartelo meglio Giovanni (Mattioli, ndr). Penso che la bambina due sia andato bene.
Io spero che anche l’anno prossimo facciano la fiera in centro.

Per una volta non eravamo dei pazzi isolati…
Poi se sei stanco di stare lì in mezzo, esci a fare un giro in un negozio, vai a prendere una cosa in un bar…
Credo che i commercianti siano rimasti soddisfatti. Gli unici che avranno avuto forse un po’ da ridire saranno stati gli abitanti del centro. Ma mi è parso tutto abbastanza contenuto.

L’anno scorso a Lucca hai vinto il premio come miglior disegnatore. Quest’anno è stata realizzata una mostra con le tue tavole. Che legame c’é con Lucca?
Io ho avuto a che fare sia con Giovanni Russo che con Roberto Irace che hanno curato la mostra e di cui sono stata contentissima.

Nella chiesa sconsacrata, in una splendida cornice…
Sì, e poi è stato rispettato il desiderio di non esporre troppe tavole, di fare una cosa piccola e abbastanza divertente, ecc. ecc. Io ero stata chiara, se volete fare la mostra, pensateci, fate un percorso, ma solo se avete voglia di realizzarla con un certo criterio, altrimenti è meglio non farla. Io non mi offendo, vengo a Lucca lo stesso, continuo ad avere con voi degli ottimi rapporti, pero’ preferisco che la cosa venga fatta con la giusta spinta.
Per me è stato chiaramente molto importante che ci fosse questa piccola personale all’interno dei 40 anni di Lucca. A prescindere dal premio e dalla mostra, il legame con Lucca è comunque molto grosso, ci vado dall’ ’84, c’é un contatto diretto col pubblico, è un momento per me molto stressante perché si tratta di avere dei movimenti emotivi e fisici molto stancanti, pero’ è fondamentale.
Della mostra, ripeto, sono stata molto contenta perché mi è sembrata carina e fatta col cuore.

Nella tua carriera so che hai vinto un po’ di premi come disegnatrice. Ne hai vinti anche come scrittrice?
Allora, io non sono una grande fan dei premi! (ride)

Certo, pero’ mi stavo chiedendo se ti senti altrettanto riconosciuta, valorizzata anche per come scrivi le tue storie. Voglio dire, non c’é dubbio che hai uno stile di disegno unico e potente. Che arriva in modo molto diretto alle persone. Con un mix molto originale di cose, che coniuga il fumetto italiano più importante con il giapponese, con l’inglese di Searle… con un ritmo della narrazione assolutamente unico nella scansione delle tavole…
Senz’altro c’é anche la componente dell’impaginazione fuori dalle regole che sembra magari più strana…

Esatto. Quindi la forza nel disegno c’é e ti è ampiamente riconosciuta. Per quanto riguarda le sceneggiature, secondo te, c’é altrettanto riconoscimento?
Io credo di sì. Questo a prescindere dai premi. Ho vinto sempre dei premi come disegnatore perché probabilmente questo era preponderante rispetto alle altre cose. Poi lì bisognerebbe entrare nel merito delle scelte di chi ha dato i premi… e secondo me non ha senso, perché chi da i premi sceglie secondo un suo criterio ed è giusto che sia così… Certo, il premio, se me lo danno io lo prendo, è evidente… anche se sono piuttosto refrattaria ad andare a ritirarlo, cosa che mi prende malissimo, perché sono timida e queste cose corali e pubbliche mi imbarazzano da morire, non mi ci trovo per niente. E poi io in generale mi metto in discussione per tutto, e mi metto in discussione a prescindere dai premi.
Per sentirmi riconosciuta, mi devo riconoscere prima di tutto io… poi lo faranno anche gli altri se vogliono, e non credo contino soprattutto i premi, contano i lettori, le mail, i lavori indotti, le persone che conosci perché ti hanno letto e sono curiose… i premi sono una cosa istituzionale… pubblica… io sono decisamente più interessata al privato…

Stavo pensando al fenomeno Gipi, negli ultimi anni. E Gipi, ottimo disegnatore, pero’ è riconosciuto moltissimo anche per la forza delle storie che racconta, no?
Mah, io credo che, a prescindere da qualsiasi giudizio di valore o di gusto personale, in questo momento Gipi non solo abbia dimostrato di avere una mano molto talentuosa e di saper raccontare le storie in un modo personale, ecc. ecc. che sono tutte le cose che hanno gli autori veri; ma secondo me è come se al momento fosse esattamente il tratto che tutti ci aspettiamo di vedere, per esempio, su “Repubblica”. Se pensi a tutto il lavoro di Gipi su Blue, a tutta quella componente così pittorica, così materica che avevano le prime storie, di cui adesso non è rimasto praticamente niente… Questa quasi totale assenza di crudeltà e di nero nel tratto, quel tratto che è come un filo sottile… è proprio come se lui cucisse i suoi disegni… No, non vedo niente di strano al fenomeno Gipi, lo trovo comprensibile…
E comunque per carattere non faccio mai un confronto tra me e gli altri, mi confronto sempre con me stessa, quella di prima, quella di adesso… gli altri sono altro, sono distanti…

Esterno Notte è stato il lavoro che ha chiuso una fase probabilmente. Ha abbandonato gli oli, i lucidi, è passato all’acquerello.
Senz’altro in questo momento Gipi ha tutte le caratteristiche per essere riconosciuto immediatamente. Anche le ultime tavole che ho visto esposte a Lucca confermano che è come se si stesse perfezionando, come un meccanismo a orologeria; molto preciso. No, non trovo strano che ci sia questa attenzione nei suoi confronti.
È evidente che mi viene più facile guardare dall’esterno il lavoro di un altro piuttosto che il mio… senz’altro io sono molto un ibrido per cui immagino ci saranno persone che vedono certe cose mie come qualcosa di strano (fa una smorfia con il viso)… Ma cos’é?! (con spiccato accento bolognese).
Per molti, il tratto anni sessanta, le influenze del manga, soprattutto shojo, la componente femminile… magari sono cose che messe tutte insieme non sono poi così facili da individuare, da capire, da farsi piacere…

Continua nella seconda parte dell’intervista…

Riferimenti:
Il sito ufficiale di Vanna Vinci: www.vannavinci.it
Il sito ufficiale de La Bambina Filosofica: www.labambinafilosofica.it

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *