Madame Web
Il debolissimo esordio al box office USA e globale di Madame Web, l’ultimo adattamento cinematografico in ordine di tempo basato su un personaggio Marvel legato a Spidey, non è arrivato inaspettato, anche a causa di una campagna marketing che, proprio su questa rubrica, abbiamo evidenziato essere stata molto leggera.
Questo fattore, così come il modus operandi della Sony su Madame Web e gli altri film Marvel, comunque, va letto in un’ottica più ampia che riguarda innanzitutto la dirigenza della major e in primis il suo presidente: Tom Rothman.
Un imprenditore e uomo d’affari ancor prima che un produttore, Rothman è personaggio noto per la sua particolare gestione aziendale, soprattutto quando fu Presidente della Fox. Nonostante la sua carriera sia costellata di grandi successi ha la reputazione di tagliare senza pietà i budget, cosa che fece senza pensarci due volte con Elektra, di chiedere riscritture a misura di famiglia e di essere una persona non facile con cui avere a che fare per le sue ingerenze nella produzione delle pellicole, soprattutto quelle di supereroi.
Genere che Rothman si dice non ami particolarmente, anche se durante la sua gestione alla Fox furono lanciati gli X-Men di Bryan Singer, con cui pare si scontrò parecchie volte, e i film di Daredevil e Fantastici Quattro, da cui allontanò per differenze creative Peyton Reed, il cui concept per il progetto sul quartetto prevedeva una pellicola ambientata negli anni ’60, una idea apparentemente ripresa per l’attuale reboot targato Marvel Studios.
E’ molto probabile che queste ingerenze e metodi di lavoro veloci e approssimativi abbiano costellato in parte anche la realizzazione di Madame Web, la cui trama è passata sotto varie riscritture, visto che il personaggio di Mary Parker, interpretato dall’attrice Emma Roberts, è stato trasformato da centrale nell’ottica della trama a puramente secondario, eliminando qualsiasi riferimento esplicito nei confronti di un certo arrampicamuri.
Il risultato finale, comunque, riflette la nuova strategia Sony sempre più concentrata su film standalone, ovvero la costruzione di un universo su personaggi provenienti dal portfolio di Spider-Man, ma non più legati tra loro, di cui Madame Web è l’espressione più evidente, vista anche la mancanza di una scena post-credits e la sua ambientazione temporale.
Questa scelta standalone è comprensibile possa riflettersi anche in Kraven The Hunter, che indiscrezioni indicano essere un action movie decente, cosa che potrebbe portare la Sony a optare di mettere da parte la classificazione Rated e tentare il successo con un classico franchise di azione PG-13, ovvero per tutti.
Questo, sempre che la qualità della pellicola ci sia, invece di un ennesimo prodotto che risulti alla fine narrativamente forzato o privo di empatia, un elemento questo del tutto assente in Madame Web.
Ma una presenza di qualità significherebbe un cambiamento di approccio che non è nelle corde di Rothman, il quale ha più di una volta avuto scontri con registi che avevano una propria visione rispetto a come realizzare un film. Nel 2003, sempre alla Fox, Alex Proyas ebbe seri problemi durante la produzione di Io, Robot proprio con il dirigente tanto che, ora che questi è alla Sony, c’è da preoccuparsi che una situazione del genere possa ripetersi con Olivia Wilde e il suo ambito e atteso progetto su Spider-Woman, eventuale franchise che rimane l’ultima speranza per la major di riuscire a cavare qualcosa di buono dalla scuderia Marvel in suo possesso. Ma questo vorrebbe dire, come già detto, non solo un cambiamento di approccio, ma anche un ritorno a quella visione produttiva e manageriale che, oltre 20 anni fa, portò la Sony a realizzare la trilogia di Spider-Man di Raimi, e che ormai non esiste più all’interno della major.
La Berlinale guarda ai fumetti
Si è concluso ieri il Festival Internazionale del cinema di Berlino dove, nonostante non siano stati presentati adattamenti cinematografici basati su fumetti, vi è stata una speciale rassegna di progetti letterari tra cui anche graphic novel che potrebbero interessare registi e società di produzione.
Si tratta del Berlinale Co-Production Market, che come ogni anno ha presentato dieci libri selezionati per il loro grande potenziale per un adattamento sul grande schermo. L’evento, realizzato in collaborazione con la Frankfurter Buchmesse, si tiene dal 2006 e riunisce produttori cinematografici con rinomati editori e agenti letterari, in cui vengono presentate nuove uscite internazionali e bestseller.
Tra i fumetti presentati spicca Dissident Club, un graphic novel edito dalla francese Glenat che narra l’esilio di un giornalista pakistano. Nel 2018, dopo essere stato vittima di un tentato rapimento e omicidio nel suo paese d’origine, il giornalista investigativo Taha Siddiqui ha trovato rifugio in Francia. Attraverso questa graphic novel, e con la collaborazione del disegnatore Hubert Maury, Siddiqui ripercorre la sua giovinezza, la sua carriera e la sua lotta per la libertà di stampa.