Prodotta da Skybound e pubblicata in Italia da SaldaPress, Piccolo grande eroe Machine Boy è l’ennesimo prodotto che mescola stilemi del comic book con quelli del fumetto orientale. Fin dalla copertina non è difficile riconoscere Astro Boy di Osamu Tezuka – Tetsuwan Atom in originale, uno dei primissimi manga di azione e fantascienza nonché prima trasposizione animata televisiva – come primo forte ascendente di questo fumetto. Il suo ruolo di capostipite ha lasciato un’eredità tale che spesso è emersa con omaggi e citazioni in tantissime opere americane nel corso degli anni – per ricordare un esempio illustre, si segnala Big Guy e Rusty the Boy Robot scritto da Frank Miller e illustrato da Geoff Darrow, fumetto che ha dato vita a una serie animata inedita nel nostro paese.
Come in casi analoghi, anche nel lavoro di Irma Kniivila e Tri Vuong si è ben distanti da un mero tentativo di emulazione o di plagio. Piccolo grande eroe Machine Boy è una storia originale che prende spunto da un sentito omaggio al lavoro di Tezuka.
Machine Boy precipita un giorno sulla Città Cupola, un agglomerato urbano che potrebbe trovarsi tanto su una Terra del nostro futuro, quanto su quella di un universo fittizio – come suggerirebbe la convivenza tra uomini e animali antropomorfi. Confuso e ignaro della sua stessa natura l’androide uccide Goh, un anziano maestro di arti marziali. La moglie della vittima, Mei, si rende conto che Machine Boy è solo un bambino e che l’omicidio è stato involontario. Decide così di adottarlo e, dato che anche lei è un’insegnante di arti marziali, di addestrarlo. Machine Boy si dà da fare per rimediare alla propria colpa e per integrarsi a scuola, dove è preso di mira dai bulli. Fan degli Orphan Universe, un gruppo pop che grazie alla musica è in grado di respingere i meteoriti che precipitano su Città Cupola, Machine Boy cerca disperatamente la propria umanità, impacciato, emotivo e testardo, mentre sulla città grava una nuova minaccia.
L’ispirazione ad Astro Boy non è l’unico riferimento al mondo nipponico di quest’opera. A partire dallo stile dei disegni, tutto il fumetto è intriso di stilemi tipici del manga. Senza spingersi agli estremi dello stile “superdeformed”, i disegni di Piccolo grande eroe Machine Boy presentano personaggi dalle anatomie vicine alla caricatura: i corpi degli adulti sono piccoli e compatti, quelli dei ragazzi più allungati, con risultati molto armonici e che ricordano autori come Akira Toriyama, ma digeriti da un tratto che ha qualche eco del fumetto underground canadese, che si trova in autori quali Bryan Lee O’Malley o James Stokoe. Le espressioni dei personaggi vengono spesso esasperate, in particolar modo tramite la bocca, che si stira o si spalanca per comunicare un’ampia gamma di emozioni.
La gabbia è ricca di vignette, per lo più ortogonali, ma cambia e si scompagina per le sequenze di azione: proprio i combattimenti, con pose, colpi speciali e emissione di energia, sono un’altra situazione in cui le dinamiche richiamano immediatamente la narrazione nipponica. I colori dai toni pastello e l’ottimo controllo della luce – numerose le sequenze ambientate di notte e gli effetti per le già citate emissioni di energia – avvicinano inoltre a un sapore da animazione.
Se le componenti action hanno un certo peso all’interno della narrazione, sono i sentimenti e le relazioni umane a essere il vero focus della storia, che si colloca alla perfezione all’interno di una collana come YAù di SaldaPress, dedicata a contenuti Young Adult.
Machine Boy è un adolescente confuso, alla ricerca del proprio posto nel mondo, ma anche della propria identità, spesso incompreso o frainteso. È impacciato soprattutto nel relazionarsi con gli altri – in particolar modo come farsi amici e gestire i rapporti -, e nonostante l’addestramento non ha ancora la capacità di misurare e dosare la propria forza e le emozioni negative, come ad esempio la rabbia.
Ricco di inventiva, grandi dosi di tenerezza e romanticismo, Piccolo grande eroe Machine Boy è una piacevole lettura anche per target diversi da quello a cui appartiene. Risulta forse un po’ troppo veloce: se da un lato prende tempo e spazio per raccontare i personaggi e quello che sentono, dall’altro tende a correre e seminare parecchie ellissi sui passaggi narrativi, arrivando un po’ frettolosamente alla conclusione e lasciando il lettore con la sensazione di un finale sospeso che va ben oltre il piccolo cliffhanger con cui gli autori vogliono lasciare la porta socchiusa per un possibile seguito.
Abbiamo parlato di:
Piccolo grande eroe Machine Boy
Irma Kniivila, Tri Vuong
Traduzione di Stefano Menchetti
Saldapress 2023
192 pagine, brossurato, colori – 18,00 €
ISBN: 9791254611777