Ex Machina: la figura del supereroe dopo l’11 Settembre (seconda parte)

Ex Machina: la figura del supereroe dopo l’11 Settembre (seconda parte)

Seconda parte dell'approfondimento sulla serie di Vaughan e Harris: il rapporto tra realtà e finzione, l'aspetto grafico e la drammatica saga conclusiva.

Da grandi poteri derivano responsabilità istituzionali: nella prima parte di questo approfondimento abbiamo analizzato i personaggi, la dialettica e la figura del supereroe nella serie di Brian K. Vaughan.

Il rapporto realtà-finzione

Abbiamo detto in precedenza che una caratteristica della serie è l’andamento dialettico; uno dei temi sviluppati in questa chiave è quello del rapporto tra realtà e finzione.

Lo scenario in cui Vaughan colloca i suoi personaggi è attuale e ben contestualizzato: siamo nei primi anni duemila, negli Stati Uniti di Bush del dopo 11 Settembre. Il mondo in cui vive Hundred è l’analogo di quello che conosciamo, dove i supereroi non esistono, a eccezione del protagonista e del suo antagonista. È quindi evidente la volontà di scrivere una serie dal carattere realistico, con evidenti riferimenti alla società di cui il lettore si trova a far parte.

Evento cardine della saga è l’11 Settembre, che ciclicamente emerge nei ricordi del protagonista, ossessionato dalla tragedia che si è trovato a vivere e che ha contribuito a gestire, e in qualche modo, limitare. Sono numerose le tavole di Harris dedicate all’avvenimento, ma nel numero 40 (pubblicato in Italia nel volume 9) leggiamo il racconto che lo stesso Vaughan, in una lunga serie di primi piani, fa al sindaco della sua personale esperienza.

Non mancano i riferimenti a personaggi politici noti, come Bush o Schwarzenegger, ad avvenimenti di cronaca ricalcati su fatti realmente accaduti (l’uccisione della polizia di un giovane spacciatore, preso per un terrorista). Sono numerosi i rimandi alla cultura di massa e con essa ai fumetti, su tutti Superman, del quale Mitchell è un lettore sin da bambino. Ma lo scrittore cita anche illustri colleghi come Morrison e Bendis, del quale il sindaco si dichiara grande fan.

Vaughan spazia continuamente tra quotidiano e fantastico, reale e immaginario, divertendosi a mescolare i due piani. Nel volume 3 Fatti contro finzioni (titolo di per sé esplicativo) Mitchell è alla ricerca del numero 265 di Adventure Comics, numero nel quale compare il primo robot di Superman. Va da sè che l’uomo incaricato di recuperare l’albo, un amico d’infanzia del sindaco, abbia le fattezze di Clark Kent. Nel volume la città è funestata da degli omicidi commessi da quello che si definisce un epigono della Grande Macchina, ovvero un uomo o forse un robot dotato di un propulsore che gli consente di volare; Kremlin e Bradbury mettono fine agli omicidi scoprendone il responsabile. Dietro la maschera c’è Leto, proprietario del negozio di fumetti di fiducia di Mitchell. L’uomo ha venduto il negozio e con il ricavato si è comprato l’apparecchiatura da giustiziere. Prendendo spunto da Azrael e Acciaio, personaggi nati sulle pagine di Batman e Superman, Leto ha lo scopo dichiarato di voler rimpiazzare la Grande Macchina.

Il sovrapporsi di reale e immaginario è totale, e il fatto che si usino le pagine di un fumetto supereroistico per raccontare questa distorsione della percezione del reale chiude il cerchio. Non va trascurato che nello stesso episodio Mitchell si ritrova ostaggio assieme ad altre persone di un ex militare ammalatosi durante una missione di guerra. L’uomo finisce per essere ucciso, e in seguito scopriamo che non era malato, né aveva mai fatto parte delle forze armate. Anche stavolta la verità era altrove.

L’ambiguità della messa in scena è articolata anche sul piano prettamente grafico: le tavole spesso inducono il lettore a deduzioni che si rivelano sbagliate. Ad esempio la pagina 21 del numero 13 (in Italia nel volume 5 Fuma che ti passa) mostra un uomo che, mentre fuma uno spinello, si rivolge a una “piccola” con la quale, si intuisce, sta intrattenendo un rapporto di sesso orale. La tavola successiva svela l’identità della partner: una maschera da pompiere con l’aspiratore acceso. Alla fine del volume l’uomo verrà arrestato per aver compiuto dei furti spacciandosi per un pompiere.

Anche stavolta la finzione è doppia: non si tratta infatti di un pompiere infedele, ma di un custode che ha sottratto dal set di un serial, dove lavorava, una finta divisa da vigile del fuoco.

Un altro elemento di forte realismo è costituito dal linguaggio dei personaggi della serie, siano essi protagonisti o semplici “comparse”. Il lessico non è privo di espressioni volgari e riferimenti sessuali, una scelta non finalizzata all’abuso di trivialità fini a sé stesse quanto piuttosto al tentativo di avvicinarsi il più possibile al gergo quotidiano.

Va segnalata l’insistenza con la quale ogni qual volta la scena si sposta dai personaggi principali e passa a mostrare un dialogo tra altri soggetti, questo sia contraddistinto da espressioni volgari più o meno forti. Non c’è praticamente cambio di ambientazione che non mostri uno scambio di battute greve, siano gli interlocutori militari di guardia al World Trade Center o studenti nel loro appartamento. Con questa scelta Vaughan sembra non volersi limitare al realismo di cui parlavamo prima, e si può supporre che voglia esprimere la propria opinione su quella che potremmo definire la “folla” nell’accezione manzoniana. Un giudizio abbastanza negativo del cittadino medio, vittima di una mediocrità irresponsabile che non cerca riscatto, se non attraverso l’opera di un benefattore che funga da deus Ex Machina.

Anche la violenza e il sesso (anche se quest’ultimo in misura minore) sono rappresentati in maniera piuttosto realistica. Le scene che potremmo definire splatter sono numerose ed enfatizzate a livello grafico, con frequenti splash pages; nel corso delle serie assistiamo a un suicidio e numerosi omicidi, tutti restituiti con cruda accuratezza.

Mitchell Hundred in Italia

O per meglio dire, a Roma. Il volume 7 Ex Cathedra, vede l’arrivo del sindaco di New York nel nostro paese, per un’udienza privata con il Papa Giovanni Paolo II. Il Pontefice ha chiesto di incontrare Hundred dietro insistenza di un cardinale, preoccupato che i poteri di cui il sindaco di New York dispone possano avere origine diabolica. Si paventa quindi per Hundred addirittura un esorcismo, una pratica stigmatizzata come ridicola dal protagonista, che tuttavia dovrà vivere un’esperienza che finisce per assomigliargli molto, nella solita combinazione tra realtà e rappresentazione che è propria della serie.

Lo story arc ambientato in Italia è da segnalare anche per un riferimento all’attualità inserito con bravura da Vaughan attraverso l’uso del flashback. La storia occupa i numeri 30-34 della serie e ogni albo si apre con un flashback che verte sul tema della religione, attraverso prospettive differenti. Il numero 32 inizia con un flashback in cui la Grande Macchina atterra sul tetto di un grattacielo dove un gruppo di persone sta praticando arti marziali. Il vigilante ha l’intenzione di prelevare uno dei presenti, colpevole di non essersi presentato a un’udienza che lo vede accusato per pedofilia. Ma il maestro accusa Hundred di aver violato un santuario e lo invita ad andarsene, difendendo sostanzialmente il suo allievo. Non è difficile vedere in questa sequenza un’allegoria degli scandali sugli abusi sessuali che hanno afflitto parte della Chiesa Cattolica statunitense.

L’aspetto grafico

In linea con il taglio realistico della scrittura di Vaughan, anche il lavoro di Tony Harris è rivolto a una raffigurazione concreta. La griglia della pagina varia da un minimo di due a un massimo di quattro riquadri (a eccezione delle splash pages), i dialoghi sono di gran lunga più numerosi delle scene d’azione, di solito preminenti nei flashback.

Il numero 40 dell’edizione USA, dove compaiono Harris e Vaughan, ospita un simpatico divertissement: la pagina 11 mostra la Grande Macchina alle prese con degli “orsi mannari vampiri”, si tratta di una tavola che Harris sta mostrando a January, la stagista del sindaco, al fine di evidenziare come la serie, nonostante abbia per protagonista un sindaco, «non dev’essere soltanto un mucchio di pallosissime teste parlanti».

Teste che sono in realtà dominanti dato lo stile della scrittura di Vaughan. Molti sono quindi i primi piani e di conseguenza gran parte del lavoro del disegnatore sta nel rendere al meglio la mimica facciale dei vari personaggi. Per raggiungere questo obiettivo Harris ha utilizzato dei modelli veri e propri ai quali ha scattato delle foto, successivamente rielaborate. Questo tipo di lavorazione ha come conseguenza un’estrema accuratezza nella resa delle ombreggiature, restituita con precisione dalla colorazione computerizzata, e una forte staticità del disegno, caratterizzato da uno scarso dinamismo. L’effetto finale è quello di un disegno iperrealista molto dettagliato ma decisamente statico.

L’ultimo arco narrativo, pubblicato nei numeri 45-50 della serie, vede un leggero cambiamento dell’impianto grafico: la composizione della tavola si fa in alcuni casi più composita e l’aumento del ritmo dalla vicenda, che si avvia alla conclusione, si riflette in un disegno più ricco di scene d’azione.

La saga conclusiva

Lo story arc conclusivo di Ex Machina è intitolato Pro-Life e, in linea con la predilezione per le antitesi propria della scrittura di Vaughan, è ricco di morti eccellenti. Si apre però con un parto, che vede Mitchell ai tempi della Grande Macchina nelle vesti di ostetrico d’emergenza, e ha il tema della contraccezione al centro dell’intreccio politico della vicenda.

Il vice sindaco Wilye propone infatti di finanziare pubblicamente la pillola del giorno dopo, come iniziativa utile a evitare gravidanze indesiderate evitando il ricorso a pratiche abortiste. Ma da parte del sindaco si registra una ritrosia causata da una questione di coscienza o forse dal timore che una decisione di questo tipo possa essere fatale per la sua carriera politica, destinata evidentemente a non concludersi, almeno nelle sue intenzioni, con la fine del mandato a sindaco. Per la prima volta sembra che la squadra composta da Hundred e il suo vice stia per disgregarsi, soprattutto a causa del comportamento ambiguo del sindaco, reticente sulle sue reali ambizioni.

Nel penultimo episodio della serie assistiamo al tentativo di Mitchell di impedire un’invasione di esseri provenienti da un’altra dimensione, dalla quale provengono anche i suoi poteri. Mitchell riesce nell’impresa grazie ad un inganno che, una volta svelato, costringe il lettore ad una rivalutazione del protagonista ed ad una lettura retrospettiva della serie. Ancora una volta passato e presente dialogano tra loro e ciò che era ritenuto vero è in realtà finzione. Ma il vero eroe della serie è l’uomo politico, non il supereroe, ed è infatti questa la definizione che Hundred usa per sé stesso nel momento in cui chiude vittoriosamente il duello:

«Sono un politico. Racconto bugie».

L’ultimo episodio della serie, il n. 50 si apre con la stessa immagine con cui iniziava il primo episodio: Mitchell in penombra che racconta gli ultimi avvenimenti degli anni trascorsi. Scopriamo che Hundred è divenuto ambasciatore presso l’ONU e che Wilye gli è succeduto come sindaco di New York, ma soprattutto assistiamo all’incontro di Mitchell con Bradbury, nel quale l’ex guardia del corpo confessa all’amico di averlo sempre amato: la risposta di Mitchell è fredda e distante.

L’altro incontro è quello, drammatico, tra Mitchell e il suo padre putativo, Kremlin. Tra i due si consuma l’ultimo atto, che mostra Mitchell convinto più che mai di poter proteggere adeguatamente il suo paese dalla minaccia dell’invasione solo nelle vesti di “comandante in capo” e il vecchio immigrato ormai sfiduciato nei confronti di un sistema corrotto e deluso dall’ex amico, colpevole di aver vinto le elezioni in maniera faudolenta. Il dialogo tra i due si conclude nel modo più tragico.

Nelle ultime tavole vediamo Hundred al telefono impegnato a parlare di piani di ricostruzione in Iraq, mentre un quadro dietro di lui ci fa capire che è divenuto il vice Presidente degli Stati Uniti, sotto il Presidente Mc Bain. La saga si chiude quindi in maniera drammatica, tratteggiando la parabola discendente della personalità di Hundred e quella ascendente della sua carriera politica. Ancora una volta gli opposti convivono: la serie termina con l’inizio di una nuova fase della carriera politica di Hundred; la fittizia immagine positiva del politico nasconde gli inganni e il sangue che ne hanno consentito l’affermazione.

La minaccia dell’invasione può essere letta come un’allegoria della minaccia terroristica, e il fatto che Hundred sia ossessionato da visioni nelle quali è visitato da versioni alternative di se stesso insinua dubbi sulla genuinità dell’uomo, raffigurandolo sostanzialmente come affine a quelli che sostiene siano i propri avversari.

La morale finale con cui Vaughan ci lascia è triste e minacciosa: se da un lato il successo politico sembra essere favorito dalla mancanza di scrupoli, dall’altro il personaggio di Hundred appare più oscuro che mai, e così le ombre sulle sue reali motivazioni. Se la serie nasce dalla rabbia di Vaughan (come lui stesso ha affermato) per l’atteggiamento della classe politica americana, il finale così disperato e inquietante è un chiaro monito alla responsabilità politica e civile dei cittadini, sia in veste di amministratori che di elettori.

In conclusione consigliamo la lettura di questa serie per l’ottima qualità della sua scrittura, contraddistinta dalla perfetta gestione dell’intreccio, per la sua ricchezza di registri e per gli spunti di riflessione che offre, senza risultare didascalica o pesante. Interessanti anche i disegni di Harris, ben restituiti dall’edizione a cura della Magic Press.

Abbiamo parlato di:
Ex Machina volumi 1-10
Brian K. Vaughan, Tony Harris, Tom Feister
Traduzione: Matteo Casali, Stefano Formiconi, Matteo Mezzanotte
Magic Press 2005-2011

Riferimenti:
Magic Press: www.magicpress.it
DC Comisc/Wildstorm: www.dccomics.com

1 Commento

1 Commento

  1. cooksappe

    9 Settembre 2011 a 11:11

    bellissime vignette!

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