Lysierum, il pianeta distopico di Alberto Ostini e Leila Leiz

Lysierum, il pianeta distopico di Alberto Ostini e Leila Leiz

Alberto Ostini e Leila Leiz omaggiano alcuni classici della fantascienza nel nuovo volume de Le Storie; il risultato non eccelle ma offre buoni spunti.

I riferimenti

lestorie36Lysierum è il titolo di questo trentaseiesimo volume della collana Le Storie, sceneggiato dal veterano Alberto Ostini e disegnato da Leila Leiz, al suo esordio in Bonelli.
La trama dell’albo non è particolarmente originale, né probabilmente vuole esserlo dal momento che, come scrive anche il curatore Gianmaria Contro in prefazione, la storia ricalca quasi dichiaratamente alcuni classici della fantascienza come La fuga di Logan, romanzo di William Frances Nolan e George Clayton Johnson, o THX 1138, film di George Lucas, con debiti anche verso le emblematiche atmosfere di George Orwell e Ray Bradbury.
Tuttavia, nonostante l’autore fatichi a sganciarsi dalle sue fonti d’ispirazione, lo svolgimento risulta piacevole e fluido, senza che emergano contraddizioni o eccessive forzature.
Un altro riferimento importante campeggia inoltre a chiare lettere in copertina: Lysierum, il titolo, è infatti un evidente omaggio ad Alberto Lisiero, fondatore dello Star Trek Italian Club e sceneggiatore Bonelli, scomparso nel 2013.

La storia

Lysierum ci trasporta in un mondo futuristico e distopico, in cui gli esseri umani hanno sottratto alla natura il pieno controllo dei fenomeni: non servono insetti, non serve la pioggia, non serve il profumo dei fiori. Anche la nascita e la morte non esistono più, sostituite da un ciclo artificiale continuo di formazione di nuovi individui e riassimilazione di coloro che hanno superato l’età utile. Niente più crescita dunque, né bambini, né gravidanze, né atti sessuali, né ovviamente amore: a cosa servirebbero? In quest’ottica di agghiacciante utilitarismo si muove quindi il protagonista, Nihil, un “funzionario esecutore”, ovvero un individuo programmato geneticamente con tratti maschili atavici (in pratica un uomo a tutti gli effetti: con barba, capelli e regolari funzioni fisiologiche) addetto al recupero di coloro che sono destinati alla “riassimilazione”.
La storia, come accade sempre in questi casi, prende il via grazie a un errore casuale e imprevedibile, che fa aprire uno dei “cilindri di biostasi” prima che l’individuo al suo interno sia completamente formato, dando così alla luce un’autentica donna, la cui strada si intreccerà presto con quella di Nihil, il quale, già insospettito da diverse incongruenze, finirà per seguirla e voltare completamente le spalle alla società civile.

Il messaggio oltre l’avventura

scan 4La cosa più interessante della storia è il gioco di rimandi che Alberto Ostini riesce a creare con i concetti di vita e di morte: i dubbi del protagonista iniziano infatti dopo aver assistito a un suicidio, un avvenimento che viene bollato dalle “ultramenti” (coloro che detengono il potere e il controllo) come un piccolo errore di programmazione, ma che sconvolge profondamente i suoi pensieri. Accade subito nella prima scena ed è significativo perché rappresenta una netta crepa nel sistema: un individuo, per quanto programmato geneticamente nei minimi particolari, può scegliere di rifiutare tanto quella vita obbligata che gli è stata data quanto la futura morte artificiale. Un individuo può rifiutarsi, scegliendo ad esempio di lanciarsi dal settantesimo piano. È la natura, intesa come entità superiore, che inizia a riprendersi ciò che le spetta, e lo fa scegliendo il dolore e l’orrore di una morte autentica anziché la fredda razionalità dell’Arca della rigenerazione.
La storia procede poi verso un inesorabile ritorno alle origini segnato da diverse tappe volute da una forza atavica, animale, irrazionale, che guida il protagonista verso la sua vera natura di essere umano, insegnandogli ad amare e compiere scelte in base a priorità proprie, senza seguire direttive imposte dall’alto, per poi sfociare nel parto finale della sua compagna (già deducibile dalla copertina): prova materiale e tangibile di una rivincita della natura, così forte da far sbocciare il seme della vita anche là dove l’aridità del controllo genetico e sociale era pressoché totale.
Interessante anche la tematica, purtroppo soltanto accennata, del rapporto carnale considerato, verso il finale, come un’esperienza da vivere ed esaltare, non più abolire geneticamente o nascondere.

Sceneggiatura e disegno

scan 2L’aspetto più problematico di Lysierum è probabilmente la gestione del tempo. La rigidità della tradizionale gabbia bonelliana cadenza infatti un passo piuttosto veloce che gli autori faticano a frenare, e che mal si accorda con le scene sentimentali e riflessive presenti nella storia, le quali vengono talvolta superate con superficialità. Questa velocità si ripercuote anche su alcuni personaggi, come ad esempio la vecchia Alif, potenzialmente molto rilevante per la storia ma inserita ed eliminata in modo fulmineo, senza avere avuto modo di esprimere totalmente le sue potenzialità; stesso discorso per le “ultramenti”, la cui vera natura non viene approfondita.
Il disegno di Leila Leiz presenta un tratto molto particolare: uno stile chiaro ed essenziale, con qualche velata influenza manga nelle espressioni più caricaturali di certi personaggi. Gli sfondi tendono a essere sintetici e asettici, in sintonia con l’ambientazione futuristica, creando persino un certo effetto claustrofobico nelle scene affollate. Gli scorci in ambiente naturale invece, raffigurati in inquadrature ripetitive (con molte vignette orizzontali a mezzo busto e piano americano) e quasi fiabesche, risultano spesso piuttosto piatti e statici. Esemplificative a questo proposito sono le tre vignette orizzontali di pagina 98, mirate a scandire il passaggio di un lungo periodo di tempo tramite scorci di vita quotidiana, la cui rappresentazione risulta però sbrigativa – in quanto povera di contenuti e di contesto (i personaggi si limitano a mangiare e dormire in ambienti intuibili ma non meglio specificati) – andando così a minare il ricercato senso di lento e pacifico trascorrere del tempo.
Anche la caratterizzazione grafica dei personaggi non è ottimale e ne rende talvolta poco immediata la distinzione, complice forse l’abbigliamento futuristico standardizzato.

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Complessivamente si ha l’impressione di una storia dalle alte potenzialità ma costretta nelle 114 pagine della collana, mentre forse meritava un formato di più ampio respiro.
Lysierum non è una delle migliori prove di Alberto Ostini e non tocca nemmeno le vette della serie, ma risulta comunque una piacevole lettura d’intrattenimento, ricca di spunti su cui riflettere.
Accettabile anche la prima prova italiana di Leila Leiz la quale, pur senza eccellere, ha il merito di introdurre un tratto originale che, una volta trovato il giusto equilibrio con gli standard Bonelli, potrebbe riservare delle sorprese.

Abbiamo parlato di:
Le Storie #36 – Lysierum
Alberto Ostini, Leila Leiz
Sergio Bonelli Editore, ottobre 2015
114 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,80€

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