Lucca c’è, Lucca Changes

Lucca c’è, Lucca Changes

Considerazioni su Lucca Comics and Games 2020, un’edizione reinventata completamente, tra opportunità e criticità. Cosa resterà di questa Lucca Changes?


Chiunque abbia mai parlato con un appassionato di fumetti, giochi, intrattenimento, cosplay, si sarà sentito dire, restando forse stupito, che Lucca Comics and Games è come Natale. Un Natale che non sta tanto negli oggetti che si possono comprare, quanto nell’atmosfera festosa e nel senso di famiglia che si respira nella città toscana, quella famiglia lucchese che ognuno di noi ritrova per quattro giorni, arrivando a prendersi ferie pur di esserci solo per incontrarsi almeno una volta l’anno con i propri autori preferiti, con i propri compagni di gioco online, con i propri colleghi di redazione digitale. 

Come molte altre riunioni, famigliari e non, anche Lucca Comics and Games è stata colpita dalla pandemia da SARS-CoV-2. Già da molti mesi sapevamo che l’edizione di quest’anno sarebbe stata diversa e nuova, ribattezzata emblematicamente Lucca Changes: un ibrido inedito live e online, una formula che è stata rivista e rivisitata all’alba di ogni nuovo DCPM che introduceva ulteriori restrizioni, fino a diventare appuntamento quasi completamente digitale, ospitato sia sul sito internet della manifestazione che sulla RAI.

E come ogni edizione di Lucca che si rispetti, anche questa è stata segnata da polemiche, tra chi voleva che si facesse a ogni costo e chi non ne vedeva il motive, tra chi non capiva come sarebbe andata e tra chi accusava l’organizzazione di non avere idea di quello che stesse facendo, ma stesse operando solo un accanimento terapeutico.

Eppure per quelli come me, connessi a Lucca da un legame viscerale e primordiale, i giorni intorno al 31 ottobre non possono essere occupati da altre attività: e se Lucca si fa, in qualsiasi forma, a Lucca ci si deve essere, anche solo per curiosità. Come è sembrata questa Lucca Cambiata, qui, a me e ad altri collaboratori de Lo Spazio Bianco, da appassionati e studiosi, da recensori e lettori di fumetti?

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Non starò qui a ribadire ovvietà, ad esempio che Lucca senza la presenza non è una vera Lucca. Non lo è per i lettori, che non possono incontrare i loro autori preferiti, vedere esibirsi, magari parlare con loro. Non è la stessa cosa comprare un volume da un banco e parlare con gli espositori rispetto ad acquistare da un freddo shop online. E magari non è nemmeno facile stare davanti a un computer per varie ore al giorno: come molti che per lavoro devono partecipare a congressi e conferenze sapranno, un evento online (consciamente o meno) è più soggetto a distrazioni e spesso non si riesce a seguire con costanza perché non si ha una scusa per assentarsi dal resto della propria vita, laddove una partecipazione fisica obbliga a essere presenti al 100%, pena non esserci per nulla.

Non è la stessa cosa nemmeno per editori, perché il fumetto è un’industria basata sulla vendita e la circolazione delle opere, e proprio eventi come questo possono permettere a editori più piccoli di mettersi in mostra ed essere messi in condizioni di una competizione un minimo più equa con editori più grandi. E per i creatori è invece un’opportunità non solo per uscire dal proprio studio e staccarsi dai contatti social, incontrarsi e scambiare idee, ma anche per conoscere il proprio pubblico e avere un feedback diretto.

Detto questo, e a prescindere da quello che si pensi di questo tentativo di mantenere in vita Lucca Comics in questa forma, bisogna dare atto all’organizzazione di aver lavorato molto per cercare di ribadire ancora una volta che Lucca Comics and Games è un faro (culturale e non) per la community tutta, e si deve ringraziare per aver preparato una piattaforma quanto più possibile accessibile, per aver messo in piedi un programma denso di appuntamenti degno della seconda fiera del fumetto e dell’intrattenimento più grande al mondo (come ricordato dal direttore della Galleria degli Uffizi, Heike Schmidt, durante l’annuncio del gemellaggio tra il museo e Lucca Comics), per aver cercato quanto più possibile di mettersi in gioco esponendosi a critiche e facendo errori a volto scoperto.

Da un punto di vista degli incontri, la qualità della manifestazione è stata sicuramente molto alta per chi è interessato a incontri con autori (da Raina Telgemeier a Seth, da Fumettibrutti a Sio, da Ales Kot a Hiro Mashima a tanti altri), discussione di opere (in particolare quella su Rusty Brown di Chris Ware)  e approfondimenti su questioni di settore (importante il panel del RIFF, la rete delle manifestazioni a tema fumetto), ma anche sulla nostra società (si è parlato di genere, di politica, di rispetto del corpo, oltre a varie tematiche legate all’attuale situazione sanitaria, dal futuro degli eventi all’aiuto che il fumetto ha dato ai bambini durante il lockdown). E forse l’assenza dello stress da autografo, di slalom tra i padiglioni, di traversate attraverso folle oceaniche per muoversi da un luogo a un altro e da una conferenza a un’altra dovendo scegliere magari tra quattro appuntamenti in contemporanea, potrebbe giovare a questo genere di incontri: paradossalmente, se l’aspetto commerciale e collezionistico sono venuti meno in questa edizione, quello culturale è stato mantenuto e anzi esaltato nella calma di poter scegliere un evento, di poterselo guardare in tutta quiete anche in differita, magari di riguardarselo anche alcuni giorni dopo per risentire passaggi significativi, di potersi concentrare sul processo di creazione e di studio del medium, lontano dall’oggetto commerciale che spesso convoglia tutta l’attenzione del pubblico nella manifestazione dal vivo, lasciando posti vuoti anche durante incontri molto interessanti. 

LuccaChanges2L’uso di conferenze e incontri online (a volte addirittura trasmessi live da Lucca, come quelli con Zerocalcare o Max Pezzali), che possano rimanere più a lungo e che possano raggiungere anche chi è più lontano o chi non può partecipare, potrebbe essere un elemento chiave per poter espandere ancora di più la consapevolezza artistica di questo medium nel futuro. Allo stesso modo, la collaborazione diretta con la RAI potrebbe essere approfondita per lavorare in questa direzione.

Inoltre, la qualità tecnica delle live stesse, pur con alcuni problemi, ha comunque alzato l’asticella rispetto a registrazioni di conferenze del passato tecnicamente molto scadenti: un punto fondamentale, questo, da cui non si potrà prescindere in futuro, unendo qualità di contenuti, ma anche di forma e presentazione. Ecco quindi che non tutti i mali vengono per nuocere e un impedimento può diventare una nuova risorsa in forza al mondo del fumetto e dell’intrattenimento tutto: non in sostituzione, ma in rinforzo, magari registrando incontri dal vivo per poi riproporli su una piattaforma virtuale e aumentare ancora di più la partecipazione. In questo senso, si potrebbe pensare a Lucca Changes come un hub che possa raccogliere incontri a tema fumetto non solo durante un preciso periodo dell’anno ma anche in altre occasioni, diventando piattaforma importante e di rilievo.

Facendo un piccolo appunto personale, da appassionato di fumetto che vive in Germania, questa formula è stata un modo per sentirmi vicino alla comunità di cui mi sento parte e che qui mi manca. E questo potrebbe essere utile a tante persone che per un motivo o per un altro non possono sempre partecipare alla fiera. Stesso discorso vale per i Campfire, che potrebbero risolvere vari problemi della manifestazione (il sovraffollamento, ad esempio), offrendo alternative valide per chi è magari interessato solo a un aspetto della manifestazione e non al suo insieme.

Oltre agli incontri, una novità importante è stata la nascita dei Lucca Changes Awards in sostituzione dei Gran Guinigi: per la prima volta questo evento, spesso limitato ad addetti ai lavori e a chi vive la Lucca notturna, è stato aperto al pubblico, diventando una puntata speciale di Wonderland e ampliando quindi la platea. Insieme a questo l’organizzazione ha voluto tener fede alla promessa di rendere il premio e la manifestazione tutta quanto più inclusivi possibile, introducendo il carattere ə (schwa) per liberare da qualsiasi connotazione di genere i vari premi. Una scelta che può apparire molto piccola, ma in realtà una risposta importante alle numerose polemiche nate sul tema della fiera e in particolare su alcuni poster realizzati dai dieci Dreamers (quelli di Josefine Yole Signorelli e Simone “Sio” Alberigi). E qui un plauso va a Roberto Recchioni, che nella veste inedita di storyteller della fiera, ha compiuto scelte interessanti e in alcuni casi di rottura.

Ovviamente, la versione di quest’anno ha messo in luce alcuni limiti, presenti magari anche nell’edizione dal vivo ma ampliati dalla formula digitale, e soprattutto alcuni punti da migliorare. In primo luogo, nel futuro bisognerà imparare sempre più a tenere conferenze online, curando connessioni, regia e “presenza scenica” per far sì che la fruizione sia la migliore possibile, magari facendo piccole prove prima di ogni incontro. Un aspetto particolarmente importante sia negli incontri dal vivo, ma soprattutto in quelli online, è sicuramente la moderazione: l’assenza di un pubblico in presenza che dia un feedback anche solo visivo a chi parla rende il moderatore ancor più essenziale nel dettare tempi e nel limitare le digressioni, nel vivacizzare la discussione con domande interessanti e nel dare il giusto spazio a tutti gli ospiti. Se in alcune occasioni la moderazione è stata molto attenta (per esempio negli incontri moderati da Daniele Daccò, giusto per citarne uno), in altri casi gli incontri sono diventati chiacchierate sì piacevoli, ma a volte troppo dimesse e fini a sé stesse, fino ad arrivare a casi abbastanza estremi di totale assenza di filtro tra partecipanti e di controllo sulla discussione. Eclatante a mio avviso il caso di M¥SS Keta e Fumettibrutti, uno degli eventi più attesi e potenzialmente interessanti, dato il tema dell’inclusività a cui questa Lucca era dedicato e che permea l’opera delle due artiste: il discorso si è purtroppo perso in digressioni eccessive senza che la moderazione riuscisse a costruire un discorso più strutturato e importante che andasse oltre alle parole in libertà.

LuccaChanges1Altro tema da affrontare è sicuramente quello dell’interazione con il pubblico, nota dolente di tutta la manifestazione: la piattaforma ufficiale del sito, pur essendo esteticamente molto piacevole, non era strutturata per far arrivare i commenti del pubblico a chi interveniva. Nemmeno le dirette su Youtube hanno funzionato a tal proposito, e solo quelle mandate in contemporanea su Facebook hanno reso possibile una interazione. Anche in questo caso, un sistema di Q&A come già implementato in numerosi congressi o incontri online, specialistici e non, avrebbe permesso al pubblico di sentirsi ben più coinvolto e non mero spettatore di una puntata televisiva, e avrebbe responsabilizzato ancora di più i moderatori che sarebbero riusciti a ravvivare ancor di più gli incontri, sentendo in questo modo il polso della situazione. In questo senso, in molti hanno fatto notare (anche nella nostra redazione) che il sito non sempre riuscisse a dare una panoramica comprensiva di quello che stava andando in onda, con troppi eventi interessanti a sovrapporsi: se è vero che tutti gli incontri possono essere rivisti in differita, e se è vero che in un certo senso anche questo fa sentire un certo “profumo di Lucca”, una organizzazione meno densa e più distesa avrebbe permesso una fruizione a “rilascio lento” e quindi magari più attenta e concentrata.

Il terzo punto è sicuramente quello della rappresentanza, sia culturale ma soprattutto commerciale: molti piccoli editori hanno fatto più fatica a trovare un posto sotto i riflettori del festival, schiacciati in parte dalla presenza di editori più grandi o più scafati dal punto di vista della comunicazione sui social. Il festival, da questo punto di vista, si è trovato fortemente polarizzato su pochi grandi editori, oltre ad offrire poche novità per scelta degli editori stessi (tendenza a mio avviso da approfondire in futuro, in vista di eventi più multimediali e diffusi). E se le differenza di “potenza di fuoco” si riscontra normalmente anche nel festival in presenza per via delle maggiori risorse di alcuni rispetto ad altri, in un festival online questa disparità, quasi per assurdo, può farsi più grande ed è qui che un’organizzazione deve farsi carico di trovare il giusto bilanciamento tra aspetto commerciale e culturale, dando spazi giusti a tutti, esaltando non solo gli shop online di alcune case editrici o di Amazon (che ovviamente avranno più spazio perché sponsor della manifestazione) ma anche a realtà più piccole (non solo nel fumetto, ma anche nel gioco).
In tal senso, l’organizzazione ha creato effettivamente un catalogo virtuale per le novità editoriali con link ad Amazon (il cui shop dedicato a Lucca è stato molto criticato anche per la povertà di offerta), ma questa parte si presenta troppo caotica e poco chiara. Si sarebbe potuto mettere più in risalto nella homepage e organizzarlo meglio, dividendo non solo in base alla tipologia di prodotto ma anche in base agli editori, coprendone quanti più possibile. Parlando di questo punto, oltre alla partnership con Amazon, si sarebbe dovuto mettere in evidenza anche la partnership con Inuit. Un lavoro molto grosso, è vero, ma che sarebbe stato importante per tutti gli attori coinvolti.

Al contempo, le realtà “minori” devono proiettarsi ancora di più nella dimensione multimediale, sfruttando mezzi tecnologici popolari per essere sempre più presenti sul web e costruire, magari mettendosi insieme, delle reti di comunicazione efficaci. In questo senso molto interessante è stato l’incontro “Chi fa da Sé, in cui Emanuele Vietina e Roberto Recchioni si sono incontrati con alcune realtà del mondo delle autoproduzioni (Mammaiuto, LokZine, Inuit e Attaccapanni Press) per discutere il ruolo di questa componente importante del fumetto nella Lucca del presente e del futuro: un appuntamento che va nella direzione auspicata in cui tutti gli attori coinvolti ci mettono la faccia e discutono pubblicamente per trovare soluzioni comuni, una formula che va mantenuta e ampliata a sempre più soggetti per rendere questo festival, in qualsiasi sua forma, più inclusivo. Allo stesso modo è stato molto importante dare spazio all’indagine sullo stato professionale del mondo del fumetto, con l’incontro con l’associazione MeFu (Mestieri del Fumetto) che ha realizzato uno primo studio sul fumetto dal punto di vista di chi ci lavora dentro, affrontando non solo il discorso salariale, ma più in generale quello delle tutele professionali.

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Infine, facciamo un appunto sulla partecipazione della Rai: se da un lato è vero che la Rai (in particolare con Rai Radio 2 e con gli speciali TG1 di Billy – il Vizio di Leggere, oltre che con puntate speciali di Wonderland) ha sempre partecipato a Lucca e quest’anno si è impegnata a diventare un partner ancor più di peso, è vero anche che lo sforzo comunicativo e pubblicitario da parte dell’azienda di via Mazzini non è stato percepito come esaustivo. Anche i contenuti presentati su RaiPlay, pur di qualità, sono stati abbastanza limitati e non pienamente centrati, arrivando al paradosso di avere contenuti più specifici quando realizzati durante la fiera dal vivo, forse più focalizzati sul fascino di un “carrozzone” multicolore piuttosto che sulla qualità culturale. Resta il grande potenziale di questa partnership, anche in prospettiva di recupero delle Teche Rai: la tenera e commovente intervista a Vincenzo Mollica ha riportato alla luce tantissimo materiale del passato, tra cui interviste preziosissime a autori leggendari quali Bonvi, Pazienza e Pratt, che andrebbero restaurate e recuperate, dato il loro inestimabile valore.

Queste sono solo alcune considerazioni sulla formula necessariamente nuova di evento che, digitale o in presenza che sia, forse più di tutti riesce ad accendere gli animi di passione e a scatenare discussioni interessanti e ricche di spunti. Come speriamo possa fare questo breve articolo che non si pone come esaustivo, ma che anzi invita a un ulteriore confronto (in particolare sul discorso Campfire, per esempio, dato che nessun collaboratore ha avuto modo di parteciparvi), sulle pagine del nostro sito e sui nostri social, aspettando di poterci incontrare nuovamente per discuterne dal vivo.

Potete rivedere tutti gli eventi di Lucca Changes 2020 sul sito della manifestazione e sul canale Youtube, aspettando tempi migliori e un’edizione di Lucca Comics and Games 2021 che sia dal vivo, partecipata, inclusiva e gioiosa. Il Natale di noi tutti, la colorata e multiforme community di fumetto, giochi, cinema, cosplayer e tanto altro ancora. Lucca e’ viva, viva Lucca Changes.

Lucca Changes 2020: intervista a Vietina e Recchioni

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