In gabbia! #6 – “Il Gran Premio dell’universo”
Bentornati su Lo Spazio Disney!
È passato quasi un anno dall’ultimo appuntamento con “In gabbia!”, la rubrica che in questo blog tenta – coi modesti strumenti cognitivi in mio possesso – di analizzare in maniera chirurgica la costruzione delle tavole a fumetti disegnate da alcuni degli artisti disneyani più interessanti di sempre.
Avrei sicuramente voluto mantenere una frequenza maggiore per questo filone, perché lo ritengo foriero di contenuti interessanti e che difficilmente trovo altrove; proprio per questo, però, sono pezzi che purtroppo richiedono una gestazione più lunga della media se voglio ottenere un risultato decente, per cui dovete avere pazienza.
Oggi mi occupo di un disegnatore dal tratto raffinato, dettagliato e sontuoso, che con il suo stile immediatamente riconoscibile ha saputo farsi amare nel tempo da uno zoccolo duro di appassionati.
Sto parlando di Francesco Guerrini: classe 1958, l’autore studia al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Bologna per poi lavorare qualche anno in uno studio grafico e in ambito pubblicitario e infine approdare al fumetto grazie all’interessamento di Giovan Battista Carpi.
Le sue prime storie vengono pubblicate su Paperino e su Topolino tra il 1990 e il 1991, facendo quindi fieramente parte di quella wave di nuovi artisti che negli anni Novanta avrebbero portato una ventata di freschezza nello stile disneyano. Di questo gruppo, però, Guerrini sarebbe stato quello dal tratto più classico e vagamente carpiano, trovando sfogo alla sua creatività nella gestione della griglia e nelle ardite soluzioni grafiche da utilizzare di volta in volta, assecondando sempre con rispetto le sceneggiature su cui si trovava a lavorare e dilettandosi ogni tanto anche come autore completo.
La sua produzione complessiva, in più di trent’anni di carriera, non è numericamente molto elevata ma ogni volta l’artista lascia il segno, comprese le quattro avventure disegnate per PKNA – Paperinik New Adventures.
Per questa puntata di “In gabbia!” ho scelto Paperino e il Gran Premio dell’universo, sceneggiata da Carlo Gentina e pubblicata su Topolino #2137 del 1996, ventesima storia illustrata da Guerrini.
Paperino e il Gran Premio dell’universo
Un’astronave precipita di fronte a Paperino, mentre questi si sta recando alla fattoria di Nonna Papera. Si tratta di un bizzoso veicolo da corsa automatizzato che scarica il proprio pilota e “recluta” il nostro per partecipare insieme a una gara di velocità nello spazio.
Il simpatico spunto di Carlo Gentina fornisce il pretesto a Francesco Guerrini per scatenarsi in un ampio numero di tavole fuori dagli schemi, nelle quali la gabbia viene stravolta spesso e volentieri e gli spazi sono ripensati in maniera particolarmente fresca e dinamica.
Nel lungo prologo, per esempio, vengono visualizzate diverse sequenze che mostrano i blocchi di partenza del Gran Premio: la situazione così “esotica” ben si presta a un uso della struttura cangiante e movimentato.
Già la seconda tavola della storia ci cala infatti in questo contesto: si apre con una vignetta doppia all’interno della quale si inscrivono due riquadri che hanno il compito di illustrare in una specie di graduale “ingrandimento” dove si trova il pianeta Dromo, dal quale parte la competizione.
Come potete notare, la soluzione scelta è tutt’altro che ovvia: le due “sotto-vignette” sono di dimensioni differenti, si collocano in un punto strategico e una delle due straborda verso il basso, toccando direttamente la vignetta sottostante – un’altra doppia – che rappresenta lo stadio finale di questo percorso mostrando il pianeta da vicino.
Ciascuno di questi riquadri è connesso direttamente con il successivo grazie a dei “canali” che suggeriscono il passaggio dall’uno all’altro; la freccia che viene disegnata nella vignetta centrale della pagina (sulla quale cade immediatamente l’attenzione del lettore), che punta direttamente su Dromo, crea un simpatico contrasto cognitivo nell’occhio del pubblico, che ha appena seguito il percorso in senso inverso e che ora è quasi invitato a ripercorrerlo al contrario.
Una splash page molto pulita fotografa il momento che precede la partenza delle astro-macchine. L’inquadratura da dietro e leggermente dal basso regala una prospettiva veramente riuscita nel suggerire la lunghezza della pista e l’imponenza del circuito.
Non invasivo, ma al contempo ben presente nella tavola grazie al posizionamento nell’angolo in alto a sinistra e in quello in basso a destra, il buffo telecronista alieno che introduce la gara: i cerchi che lo contengono simulano peraltro l’effetto di quella specie di “sfera-schermo” olografica effettivamente a disposizione del pubblico sugli spalti.
La tavola successiva mostra invece il momento della partenza vera e propria: in questo caso Guerrini utilizza una doppia e una quadrupla sfruttando l’orizzontalità della prima per una ripresa frontale nella quale i veicoli sembrano venire contro al lettore – anche grazie alle efficaci linee cinetiche tracciate in maniera curva – e l’ampiezza della seconda per visualizzare invece la scena lateralmente, dal punto di vista degli spettatori ritratti nella parte inferiore. Il cambio di inquadratura si rivela molto funzionale nel suggerire la velocità dei bolidi, utilizzando tutti gli escamotage grafici allo scopo.
Il telecronista, intanto, puntella ancora negli angoli opposti della pagina lo svolgimento dell’azione.
La tavola successiva ribalta la struttura della precedente: in alto troviamo una quadrupla mentre in basso una doppia.
Non solo, anche la gestione degli spazi viene svolta diversamente: la prima vignetta gioca infatti tutto sulla verticalità invece che sull’orizzontalità come avveduto prima, mostrando in pienezza la rampa sulla quale i veicoli prendono lo slancio per essere proiettati nello spazio, dove si svolgerà la corsa.
Il movimento delle macchine che si precipitano verso questa sorta di enorme “trampolino” verticale è perfetto nell’indicare l’alta velocità in gioco e il dinamismo estremo del disegno. Anche in questo caso un ruolo importante lo gioca l’inquadratura scelta, dall’alto e inclinata, che accompagna molto bene il movimento.
La vignetta sottostante è già più tradizionale, ma l’ellisse elegante e morbida che tracciano le linee cinetiche rende ottimamente l’idea dell’abbandono di quel mondo da parte delle astronavi da corsa: un po’ perché il tutto ricorda un’uscita autostradale, un po’ perché la forma asseconda gli anelli che circondano il pianeta.
Arriviamo poi a una tavola che inizia progressivamente a dosare certe stravaganze; le prime vignette appaiono tutto sommato regolari, per quanto piuttosto movimentate.
Il terzo riquadro ritrae la distorsione spaziale nella quale finisce uno dei piloti alieni: l’artista la rappresenta con una serie di cerchi concentrici e ondulati con andamento a spirale, quasi una formazione ipnotica che rende bene l’idea.
La seconda parte della pagina è interessante perché Guerrini riprende parzialmente le soluzioni che ho evidenziato nella prima tavola presa in esame: sulla quarta vignetta si innesta infatti un riquadro in maniera non dissimile da quanto accadeva nella Tavola A.
Si riprende infatti anche il sistema delle frecce “a vasi comunicanti”, stavolta per far vedere la Terra e da lì la statale su cui sta viaggiando Paperino a bordo della sua 313.
Facciamo un piccolo salto in avanti: Paperino è stato prelevato dalla navicella, che per prima cosa lo trascina a ritroso nella distorsione spaziale dalla quale è sbucata.
Il modo con cui il disegnatore raffigura il passaggio è decisamente raffinato, apparecchiando una doppia che nella parte sinistra mostra l’ingresso nella distorsione e nella parte sinistra l’uscita: in mezzo, una vignetta tonda all’interno della quale Donald Duck viene sballottato dai bruschi sbalzi subiti dalla vettura, che comunica in maniera efficace il momento dell’ingresso spezzando in modo atipico e delizioso la sequenza sottostante.
Il resto della pagina è occupato da una quadrupla vertiginosa caratterizzata da un movimento sinuoso dell’astronave che si immette nella scia delle altre concorrenti e che nel suo andamento sembra seguire senza soluzione di continuità la rotta tracciata nella vignetta soprastante.
Gli spazi dedicati a Paperino sono ancora due tondi, uno nel quale il papero deve ancora riprendersi dagli scossoni di poco prima e uno nel quale guarda con un filo di preoccupazione il monitor della vettura. Come già per i cerchi nei quali compariva il telecronista, anche questi vengono collocati dal disegnatore negli angoli opposti della vignetta, a puntellare al meglio la cornice con due robusti punti di riferimento.
Breve salto in avanti per trovare Paperino in procinto di attraversare il centro abitato di un altro pianeta. La tavola sfrutta ancora la suddivisione degli spazi già sperimentata all’inizio della storia: una doppia + una quadrupla, struttura ribaltata nella successiva proprio come quando si è trattato di illustrare la partenza della gara.
La doppia della Tavola G serve per mostrare da lontano il contesto spaziale in generale, per poi avvicinarci alla navicella del protagonista; le scie delle astronavi rappresenta il trait d’union tra i due riquadri, mentre la parte inferiore della quadrupla rende bene l’idea del centro abitato a cui si sta approdando, grazie a un’azzeccata inquadratura inclinata che aumenta la percezione dello spazio e la fase di discesa del veicolo.
Nella Tavola H il mezzo si tuffa nel vortice urbano, con una vignettona che è diretta conseguenza di quella immediatamente precedente: il senso di profondità è reso molto bene, così come gli intarsi che caratterizzano le strade e i raccordi visibili. L’uso della prospettiva da parte di Francesco Guerrini in questo caso è sopraffino e particolarmente riuscito, contribuendo all’immersività della lettura.
La doppia successiva immerge definitivamente il veicolo all’interno delle circonvallazioni, e in quest’occasione le linee di movimento fanno compiere archi piacevolmente sinuosi al disegno e agli occhi del lettore.
La folle corsa prosegue e per accentuare i pertugi in cui la navicella si infila la prima vignetta si fa stretta e lunga, con un tondino nel quale rivediamo finalmente il volto di Paperino, il quale mettendosi le mani davanti agli occhi contribuisce a comunicare l’adrenalinica situazione che stiamo seguendo da qualche pagina.
Il centro della tavola è però tutto per il “quartiere sospeso”, una specie di trottola gigante e tecnologica dall’aspetto steampunk e tutt’altro che rassicurante, che il disegnatore ritrae in maniera decisamente intrigante; l’occhio cade immediatamente su questo avveniristico accrocchio.
La striscia finale mostra in tre tempi il rovinoso tentativo di passaggio per questo quartiere: l’immissione, la sberla – efficacemente resa da un’eloquente onomatopea che occupa tutta la vignettina centrale – e il conseguente testacoda subito dalla vettura.
L’esito di tale botta lo vediamo nella tavola seguente, che riacquista una certa verticalità.
I primi due riquadri sono infatti dei rettangoli: l’impatto con una delle sopraelevate in questo modo viene reso in maniera eccellente perché dà effettivamente l’idea del precipitare. La linea cinetica attorcigliata mantiene ad ogni modo l’effetto roteatorio iniziale.
La seconda vignetta sfrutta invece l’altezza per ospitare il cupolotto di Paperino schiacciato in basso e l’ampiezza del cielo sopra di lui.
Ecco una tavola di primo impatto più tradizionale delle precedenti: è composta da una doppia e da quattro singole secondo un impianto formale piuttosto classico.
Ad uno studio più approfondito si possono comunque notare alcune finezze: la prima vignetta, per esempio, risulta particolarmente simmetrica, ponendo esattamente nel suo baricentro la navicella, posizionata frontalmente e in bilico sulla sopraelevata prima di partire.
Nel secondo riquadro possiamo osservare un Paperino delizioso, che Guerrini disegna in maniera freschissima e dotandolo di un’espressione praticamente perfetta, che fa il paio – a proposito di simmetria – con quella dell’ultima vignetta, con un viso altrettanto positivo; vi faccio notare come nel secondo riquadro il personaggio sia posizionato nell’angolo in basso a sinistra mentre nella quinta sia nell’angolo in alto a sinistra.
È infine d’uopo osservare come la navicella sia il filo conduttore della gabbia: come dicevo, la troviamo in cima pronta a decollare, con i motori accesi nel terzo riquadro e in volo nel successivo, per poi farci “entrare” nell’abitacolo: un’escalation.
Torna la grande quadrupla attira-sguardi! Il maestoso anello attorno al pianeta, insieme al viso di Paperino inquadrato di tre quarti da dietro, sono gli elementi catalizzatori della pagina; Donald Duck, in particolare, grazie alle ombreggiature simil-retini sulla nuca, spicca in maniera decisamente vivida.
Su questa immagine davvero suggestiva si innesta un bel bollo che precede narrativamente la vignettona che lo ospita, visualizzando l’avvicinamento al pianeta: la forma tondeggiante è armonica con il contesto perché anello, mondo e strumentazione di bordo sono tutti elementi che seguono quella direzione.
Il fantastico viaggio visivo che il fumettista ci sta facendo vivere prosegue nella doppia sottostante, con un’imponente orbita ad ampio raggio nella quale l’astronave si immette insieme ai vari macigni spaziali che la costituiscono: l’inquadratura obliqua anche in questo frangente si rivela efficace e permette di “vivere” l’azione.
In questa sequenza di “guerre stellari” il tratto di Guerrini appare, chissà perché, meno curato: sia l’inchiostrazione che il panorama risultano quasi grossolani o comunque molto più semplicistici di quando osservato fino ad ora.
La gabbia mantiene invece uno sfrenato dinamismo: un quadrato, un rettangolo, un rettangolo, un quadrato, disposti in ordine simmetrico e con al centro un minuscolo spicchio dedicato al pianeta circondato dai suoi anelli, a fare da sfondo e da collante tra la varie scene. Questa soluzione in particolare, per via del risicato spazio e contemporaneamente della sua assoluta centralità nella pagina, colpisce molto e offre un ulteriore fattore di originalità nella griglia di questa storia.
Anche quanto rappresentato nel secondo e terzo riquadro mantiene una certa simmetria degli elementi in scena: l’astronave verde è prima in alto e poi in basso, viceversa quella di Paperino.
Nella pagina successiva è un gigantesco quanto assurdo uomo-pesce il punto focale della pagina, che occupa l’intera quadrupla centrale e fa da snodo di viabilità e da telecronista allo stesso tempo.
Le due vignette in alto e la doppia in basso sono in effetti una specie di “contro-tempo”, quasi dei cuscinetti che fanno da cornice con quanto avviene prima e quanto arriverà dopo: il pescione rappresenta quindi un vero punto di svolta, soprattutto graficamente.
Altra brusca accelerata per arrivare all’ultima tavola del nostro percorso, particolarissima e pazzissima: tecnicamente e “in origine” si tratterebbe di una splash page, ma Guerrini decide di giocarci alla grande non solo con un paio di innesti ma anche scomponendo l’immagine in tante vignette.
Il riquadro in alto fornisce sostanzialmente la prima chiusura della vicenda, con la partenza dell’alieno e della sua astronave senziente, mentre l’ultimo catapulta Paperino nella consueta realtà (lo raggiunge Nonna Papera), e narrativamente le due vignette potrebbero anche essere consecutive senza che si perda nessun passaggio logico.
Ma il disegno che vi si pone in mezzo e che regge sulle sue spalle l’intera pagina è esemplificativo dell’abilità dell’artista: una veduta che restituisce ampi spazi grazie a prati verdi e al cielo terso, accompagnata da tralicci telefonici per contenere al suo interno tanto lo scenario bucolico quanto la tecnica umana. Ottima e simbolica chiosa alla fine di un tour nel cosmo.
La suddivisione in celle potrebbe sembrare un vezzo pretestuoso, ma in realtà permette di scandire bene il tempo nel mostrare la partenza dell’astronave (nella parte alta) e di reintrodurre gradualmente il protagonista nel suo habitat consueto, con una gestione rilassata del ritmo che risulta molto avanti per i tempi. Il “cirp” dell’uccellino è in questo senso l’ennesimo tocco di stile, discreto ma significativo.
Ho concluso così questo breve excursus di Paperino e il Gran Premio dell’universo, attraverso una selezione di tavole che ho ritenuto particolarmente significative allo scopo.
Spero che il pezzo possa essere risultato interessante e permettere a chi ha avuto la pazienza di seguirlo di avere nuovi spunti di riflessione, con i quali approcciarsi alla lettura di questa avventura in particolare ma anche delle altre storie disegnate negli anni da Francesco Guerrini.
L’appuntamento con “In gabbia!” tornerà presto: ho già iniziato la stesura della prossima puntata, per cui stavolta dovrebbe passare meno tempo per la pubblicazione.
Stay tuned, e a presto!