
Grandi Autori #99 – Giorgio Cavazzano
Bentornati su Lo Spazio Disney!
La testata-ombrello Grandi Autori – nuovo nome adottato da Speciale Disney una volta che tale collana ha iniziato a specializzarsi nella proposta di ambi monografici per autore – trova nel n. 99, uscito in edicola lo scorso fine aprile, un rilancio strutturale non da poco.
Il progetto, nato nell’ormai lontano maggio 2014 con Topolino Black Edition, ha attraversato quasi un decennio concentrandosi di volta in volta su un diverso fumettista, cercando spesso di tematizzare la tipologia di storie raccolte – da qui la fantasiosa scelta dei titoli usati per ciascun albo o per le “quartine” tematiche – e impostando tali albi come prodotti molto “personali”: era infatti l’autore di turno a decidere il sommario, o almeno così è stato quasi sempre indicato, ed era anche responsabile dei contenuti editoriali e di approfondimento delle storie presentate, dapprima tramite vere e propria interviste e successivamente con brevi commenti o con una postfazione di un paio di pagine, a cui poteva far da contraltare l’introduzione di un collega-amico a inizio volume.
Se con le prime uscite tale struttura poteva avere un certo fascino, con il proseguire delle varie incarnazioni il tutto ha iniziato a mostrare la corda, rendendo queste antologie delle occasioni mancate per contestualizzare degnamente il materiale e la carriera dello sceneggiatore o del disegnatore scelto. Le varie Extra, Metal, Neon e quant’altro risultavano essere sostanzialmente delle raccolte di storie accomunate dalla stessa penna o matita ma senza un degno apparato a supporto del fumetto, che sapesse fornire una “guida di viaggio” atta a spiegare le scelte compiute.
Tale approccio viene ora abbandonato con un rilancio della testata, evidente fin dalla copertina: vengono infatti accantonati i titoli fittizi e a rotazione per mettere ben in evidenza Grandi Autori come intestazione identitaria del progetto.
Si esordisce con Giorgio Cavazzano, nome abusato (anche solo nell’ambito di questa pubblicazione) ma simbolico per una ripartenza di questo tipo.
All’interno diminuisce il numero di storie – così come il numero di pagine complessivo rispetto all’uscita precedente – ma ci si guadagna in qualità di quanto proposto.
La vera rivoluzione copernicana sta però nell’avere un’introduzione generale all’autore e singoli approfondimenti sulle opere selezionate, materiale redatto finalmente da un divulgatore di professione e “terzo” rispetto al diretto interessato o ad altri artisti ad esso legati.
Il compito è stato affidato a Davide Del Gusto, che ha quindi firmato questi preziosi contributi editoriali che da soli fanno fare il salto di qualità alla serie: Gaja Arrighini continua ad essere la curatrice della testata ma è probabile che la scelta del menù sia concordata con Del Gusto, che ha poi scritto gli articoli di cui sopra.
Grazie a questa impostazione, il volumetto risulta quindi ragionato e il percorso evidente: una storia per decennio a partire dagli anni Settanta, ciascuna in tandem con uno sceneggiatore particolarmente importante nella carriera di Cavazzano: Rodolfo Cimino, Giorgio Pezzin, Byron Erikson, Casty e Alessandro Sisti.
Per ognuno di loro viene scelta una storia non tra le più note e celebrate, ma che rappresentasse la media di quel sodalizio, dimostrando che si trattava di una media estremamente alta e permettendo anche gli appassionati di lungo corso di poter scovare qualche perla meno diffusa o che comunque non avesse ancora goduto di una ristampa in un contesto ad hoc e di pregio.
Zio Paperone e il tesoro commestibile è una classicissima ciminata, con tanto di strambo mezzo di locomozione, popolo sperduto e contrappasso finale per lo Zione; Zio Paperone e la sfida turistica è invece una classica pezzinata, con il suo spunto folle e fantasioso capace di svilupparsi in maniera spumeggiante; Zio Paperone e il segreto degli Incas ha il sapore della grande avventura barksiana, vi sono legatissimo essendo uscita nel pieno della mia fruizione settimanale di Topolino durante l’infanzia e gode di un tratto veramente meraviglioso, oltre che di un ritmo narrativo invidiabile; Topolino e l’Isola Nefausta è una castyana deliziosa, ingiustamente sottovalutata che qui trova la sua meritata ribalta tra mystery e azione; Topolin e il dono dell’Accademia, infine, è un pregevole spaccato storico ad opera di Sisti nel quale Cavazzano può dilettarsi con gli scorci della sua amata Venezia.
La rotta ha un suo senso ben preciso ed esplicitato, come dicevo: gli articoli, pur brevi, offrono le necessarie coordinate per trarre un quadro non certo completo, ma soddisfacente e coerente, del Maestro e della sua pluridecennale carriera.
Apprezzo in particolare l’accento posto da Davide sul disegno: potrebbe sembrare ovvio, considerando che il protagonista dell’albo è un disegnatore, ma non è così scontato considerando la “tecnicità” del discorso rispetto a quello che si può dire sulle trame. Il nostro buon Marchese riesce invece con successo a tenere la barra dritta e a non mancare mai di sottolineare i “segnali di stile” che accompagnano l’evoluzione grafica di Cavazzano.
L’impostazione di questo nuovo Grandi Autori ricorda da vicino, soprattutto a chi come me è “figlio degli anni Novanta”, quella de I Maestri Disney: certo, in quella storica e rimarchevole testata c’era un formato maggiore, articoli con maggior respiro e le firme di Luca Boschi e Alberto Becattini… ma il cuore pulsante di quell’iniziativa si respira tutta nel lavoro di Davide Del Gusto, che del resto non ha mai nascosto il suo debito verso MD. Anzi, in questo caso c’è pure una marcia in più dovuta dall’ordine cronologico dell’indice, quasi mai considerato nei numeri dei Maestri Disney.
Insomma, se il progetto continua su questo mood, da acquirente occasionale del trimestrale temo che diventerò un lettore fisso: sicuramente farò mio anche il prossimo numero, dedicato a Giovan Battista Carpi, che sarà anche una prova del nove per curatrice e divulgatore per vedere se le ottime prime impressioni verranno confermate, andando magari ad aggiustare qualche piccola imperfezione residua.
La fiducia, da parte mia, c’è tutta.