Il “Topo” di giugno 2021
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Dopo aver messo nero su bianco le mie impressioni sui vari periodici disneyani di giugno, vi propongo come d’abitudine anche la mia opinione su alcune delle storie di Topolino pubblicate durante il mese appena concluso.
Giugno 2021: le storie da Topolino
Partiamo dalle due lunghe saghe estive con protagonisti Qui, Quo, Qua in versione “scissa”.
L’idea del direttore Alex Bertani è stata infatti quella di far avanzare l’approfondimento dei nipotini, già mostrato negli ultimi due anni, mettendoli in due diverse avventure on the road, una musicale per Qua e una calcistica per Qui e Quo, in ossequio ai diversi campi di interesse dei fratellini evidenziati nelle loro ultime avventure.
Musicalisota di Giorgio Salati e Nico Picone (nn. 3420-3421-3422-3423) e Calisota Summer Cup di Marco Nucci e Stefano Intini (nn. 3420-3421-3422-3423) dividono momentaneamente quindi i nostri QQQ in due diverse esperienze: nella prima storia Qua e la sua band Bumpers affrontano un tour attraverso tappe scalcinate in cui affrontare tutte le difficoltà di un gruppo emergente e alle prime armi, nella seconda Qui e Quo tornano a militare nel 313 FC (la squadra vista un anno fa nel Torneo delle 100 porte) per un campionato estivo contro le varie formazioni della regione.
L’approccio alle due avventure è piuttosto differente, ma entrambi risultano efficaci dal mio punto di vista.
Ho apprezzato l’andamento più “intimista” utilizzato da Salati per sottolineare i vari intoppi e contrattempi che possono colpire un progetto musicale che muove i primi passi, nato in un garage, che cerca di farsi conoscere da un circolo sempre più ampio di persone attraverso diverse date. Lo sceneggiatore immette la sua esperienza personale di rocker e cerca di coniugarla all’interno della narrativa disneyana: alcune trovate nei primi due episodi risultano forse un po’ troppo infantili o inverosimili, ma nel complesso si bilancia con le sequenze in cui Qua analizza tra sé e sé le situazioni che attraversano, maturando personalmente e come musicista. Il terzo e il quarto episodio sono quelli che dimostrano maggior solidità e stratificazioni, in attesa del finale che arriverà con il “Topo” di questa settimana e che quindi commenterò il mese prossimo insieme alle altre storie di luglio.
Apprezzo molto come vengono resi i rapporti tra i membri del gruppo e il focus sui singoli componenti, indagando le paure di ciascuno e facendogliene vincere grazie allo spirito di squadra. Questo permette anche una buona caratterizzazione di questi personaggi secondari, cosa per nulla scontata.
Picone ai disegni fa un buonissimo lavoro: i personaggi sono piacevoli da osservare, le ambientazioni curate, le splash page d’effetto. Il tratto dell’artista si è affinato in un percorso molto positivo, a mio avviso, che dapprima si avvicinava alle influenze frecceriane riuscendo però poi a seguire un suo stile, che mi piace molto.
L’ultima tavola della terza parte è da mozzare il fiato, come la terzultima della quarta!
Nucci invece non si lascia andare a troppe elucubrazioni e imposta la propria trama sulla comicità pura: mentre la saga calcistica del 2020 mi era apparsa “compromessa” da una scarsa coesione tra le singole parti e da un eccesso di personaggi, stavolta la gestione complessiva mi pare più ragionata e unitaria, sfruttando comunque le singole partite in trasferta per dare una patina di autoconclusività agli episodi. Il duo Paperino-Paperoga è esplosivo e spassoso, l’umorismo è efficace e fresco, il calcio non viene schiaffato in primo piano ma nemmeno sacrificato, mantenendo il tutto nel giusto equilibrio. Anzi, nell’ultimo episodio il secondo tempo della finale riesce a far emergere nel modo migliore l’elemento catartico di riscatto e fiducia nei propri mezzi con delle sequenze realmente emozionanti.
Lo sceneggiatore confeziona in quest’occasione uno dei suoi lavori disneyani più convincenti, unendo un umorismo vivace a un racconto solido e coerente, facendo seguire con interesse una vicenda calcistica perfino a me che sono completamente disinteressato a questo sport!
Intini riconferma il talento già dimostrato in più occasioni: fantastici i suoi personaggi, tratto morbidissimo, rotondo e dinamico, belle soluzioni nella costruzione della gabbia, buon “occhio” nel visualizzare le azioni in campo di gioco. Bellissime le due vignette del rigore nell’ultimo episodio 🙂
Insomma, due saghe “leggere” (ormai dobbiamo staccare il termine saga dall’idea di trame epiche e avventurose) e intelligentemente concatenate tra di loro che portano una lettura fresca e riuscita.
La “hit” del mese dal mio punto di vista è però Topolino e la vita selvaggia (n. 3421), nuovo episodio di Topolino Giramondo interamente scritto e disegnato da Giuseppe Zironi.
È forse il tassello più particolare tra i tanti pubblicati finora della serie, che ci ha sicuramente già abituato a un racconto diverso dalla norma, meno lineare nella costruzione e a tratti quasi “documentaristico”, ma a mio parere mai come ora. Il protagonista non interagisce con nessuno, fatte salve le primissime e le ultimissime tavole: tutto è incentrato sulla sopravvivenza del singolo in territorio avverso e lontano dalla civiltà, un bizzarro esperimento a cui il Topo si presta per poterne poi scrivere in un articolo.
In questo modo abbondano le didascalie di pensiero e la messa in scena delle sfide da affrontare in tale contesto, in una vicenda che da una parte scava nell’essenza del personaggio – ma soprattutto dell’essere umano in generale – arrivando alla sua natura più essenziale e animale, e dall’altra indugia come sempre nelle bellezze della natura incontaminata, che in questo caso appare comunque anche infida e pericolosa. Nella bellissima scena dei palloni colgo una citazione, non so quanto voluta, al Wilson di Cast away.
Il disegno di Zironi è ancora una volta determinante per raggiungere il felicissimo risultato finale, perché permette di visualizzare lo scenario puro dell’isola con una sintesi mirabile ed efficace ma anche di evidenziare l’abbruttimento di Topolino dopo un mese del genere grazie al tratto ruvido e secco con cui l’artista connota il volto di Mickey.
Una piccola gemma che riconferma l’alto spessore di questo ciclo.
Torna sulle pagine del “Topo” anche il papero mascherato, ma la vera notizia è che non è scritto da Marco Gervasio!
Paperinik e la minaccia dal passato (nn. 3419-3420) è infatti firmata da Riccardo Pesce, per i disegni di Giuseppe Facciotto.
Delle storie di questi ultimi anni riprende lo sguardo insistito alla mitologia del personaggio e alle sue avventure storiche, che vengono citate, riprese, proseguite e ampliate. In questo caso lo sceneggiatore si focalizza su Il doppio trionfo di Paperinik per via del monile con foggia di scarabeo al centro di quella vicenda, che stavolta trova un suo ruolo ben oltre il semplice oggetto da collezione. In tal modo Pesce riesce a far vivere al personaggio una storia in cui torna, seppur parzialmente, a vestire i panni dell’eroe, dovendo affrontare un super-cattivo mascherato e sventare un piano potenzialmente pericoloso per qualcuno al di fuori di sé stesso 😛
Una variazione sul nuovo-vecchio tema vendicativo che personalmente ho accolto con gioia, valutando con ancora diversi dubbi il revival da diabolico vendicatore impostato da Bertani e Gervasio. Pesce, di cui non ricordo null’altro di particolare, qui mi sorprende scrivendo un’avventura solida e intrigante, con pochi cali narrativi, e supportata da un Facciotto in costante miglioramento che, a parte qualche vignetta meno centrata, offre tavole all’altezza della situazione.
Riprende il ciclo Pico e Newton in viaggio nel sapere (nn. 3421-3422) di cui avevamo già goduto qualche mese fa.
Danilo Deninotti e Giorgio Fontana dimostrano di saper gestire bene entrambi i personaggi, ricavando dalle loro interazioni buffi siparietti e situazioni simpatiche.
Nulla di che, e forse siamo un gradino sotto rispetto ai primi episodi, ma si tratta di una lettura scorrevole che ha soprattutto il merito di valorizzare il buon Pico, troppo spesso appiattito nel ruolo di saccente pluri-laureato, ripescando invece la sua caratterizzazione originaria. Va dietro a questa visione Donald Soffritti ai disegni, che ci presenta il professore con gli accorgimenti grafici degli esordi e, quindi, dell’animazione: la montatura degli occhiali, i polsini della camicia, il collo, l’andatura… un ottimo lavoro.
In particolare Microeconomia e gelati riesce a divertire in più punti, anche grazie alla presenza di Zio Paperone come guest star: lo Zione ruba un po’ la scena ai due titolari, ma la sceneggiatura si riconferma ritmata e briosa e in sostanza funziona.
Paperino e la giornata memorabile di Pat&Carol McGreal e Giorgio Cavazzano (n. 3420), presentata per ricordare il compleanno di Donald Duck, funge involontariamente anche da commiato per Pat McGreal, deceduto proprio pochi giorni prima della pubblicazione italiana di questa storia 🙁
A parte ciò, si tratta di un’avventura tipica dei due sceneggiatori, fatta di poca sostanza, caratterizzazioni dei personaggi in parte estranee a quelle a cui siamo abituati e trama basata su qualche vaga buona idea. Il punto forte, in questo caso, sta nell’invenzione di Archimede che rievoca ricordi, utile per riproporre delle sequenze da alcune celebri storie di Carl Barks con protagonista Paperino, permettendo così di usare l’avventura come celebrativa.
Cavazzano sembra essersi divertito, mostrandosi decisamente in forma e con matite non certo svogliate: sarà anche per merito della possibilità di rielaborare alcune vignette barksiane, cosa che non disdegna affatto.
Zio Paperone e le ricchezze del Serenbir di Bruno Sarda e Marco Palazzi (n. 3419) fa parte della quota tradizionale, al di fuori di cicli, saghe e progetti della nuova direzione: una classica avventura d’altri tempi, buona per tutte le stagioni, apprezzabile da tutti… ma che, se scritta bene, non mi dispiace affatto trovare sul “Topo” odierno. Sarà che, come dice il mio amico Fisbio, ormai siamo diventati dei vecchi demmè 😛
In questo caso Sarda scrive bene, a mio avviso: la trama è sicuramente prevedibilissima per chi è anche solo vagamente sgamato, ma viene portata avanti con classe e mestiere e a risaltare è il rapporto tra Paperone e Brigitta, ben descritto.
Buoni i disegni di Palazzi.
Paper Bat e la minaccia edulcorante di Gabriele Mazzoleni e Francesco D’Ippolito (n. 3423) è una storia d’archivio sfruttata giusto ora per fare da traino a Il Club dei Supereroi, il nuovo bimestrale che debutta questo mese.
Ne emerge una lettura simpatica, veloce e senza pretese, nella quale lo sceneggiatore attinge dai vari cliché di certa narrativa supereroistica mettendoli in burletta tramite Paper Bat, che certamente si presta bene a tale ruolo. La trama scorre via senza grandi trovate, a parte un paio di idee un po’ più briose, ma reputo molto funzionale la collaborazione che il protagonista instaura con la detective McMoon, una giovane poliziotta che per risolvere il caso del misterioso Edulcoratore – scienziato pazzo che vuole censurare ogni eccesso in spettacoli e show di vario genere – decide di allearsi con l’imbranato alter ego di Paperoga.
Il team-up è così riuscito e il nuovo personaggio talmente azzeccato che non disdegnerei affatto di rivedere questa dinamica e questa agente su una serie di altre storie, ma temo purtroppo che rimarrà invece un unicum.
I disegni dell’Ippolito di qualche anno fa mi disorientano nella raffigurazione dei personaggi: il tratto sporco e quasi underground infatti non sempre mi convince (vedi il regista che compare nelle prime tavole, ma anche certe espressioni di Paperoga); viceversa è proprio nel character design di McMoon che l’artista dà il suo meglio, contribuendo in modo deciso alla felice riuscita di questo personaggio dandole un aspetto a metà tra lo sbarazzino e il serio e un visino affascinante.
Piuttosto buona e spigliata la gestione della gabbia, che si permette alcune soluzioni meno ovvie della media, e anche alcuni sfondi e ambientazioni abbastanza ispirati.
Topolino: le origini – Un tuffo nel passato di Giorgio Fontana e Carlo Limido (n. 3419) prosegue per quanto mi riguarda la striscia “positiva” di questa vituperata serie, dopo il più che accettabile precedente episodio con Gancio. Siamo sempre viziati da un presupposto iniziale sbagliato e fallace, lo ribadisco per chiarezza, ma una volta che invalidiamo quanto raccontato considerandolo semplicemente uno scellerato what if, posso anche provare a godermi la sceneggiatura. Il problema è che per molto tempo anche le trame in sé e per sé erano carenti sotto diversi punti, e per niente coinvolgenti, anche lasciando per un attimo da parte gli intenti “sacrileghi”. Con lo scorso episodio e con questo la musica, almeno sotto questo aspetto, sembra cambiare: stavolta il ritorno a scuola di Topolino per incontrare nuovamente i vecchi compagni è condito da una nota malinconica di fondo ben gestita, a mio avviso, e da qualche buona trovata per caratterizzare il giovane Mickey. Poi non mancano alcuni passaggi e idee a mio avviso evitabili, meno riuscite e vagamente infantili, ma nel complesso l’impianto regge.
Le tavole di Limido sono sempre un bel vedere 🙂
Infine, Minni Prêt-à-porter – E adesso…pubblicità di Valentina Camerini e Marco Mazzarello (n. 3419) chiude il secondo ciclo di questa serie al femminile e modaiola. Forse è meno ispirata delle storie immediatamente precedenti, ma comunque sto entrando un po’ in questo setting e non lo trovo più neanche malaccio. Certo, se l’obiettivo era valorizzare Minni mi sembra che purtroppo la topina resti comunque al di sotto delle sue possibilità, finora, ma un nuovo ambiente e nuove amiche potrebbero col tempo giovarle. Il crossover con il Pippo Spot di Alessio Coppola è una buona trovata, che naviga nella stessa direzione degli incroci tra Qui, Quo, Qua che abbiamo visto all’inizio e che non mi è apparso forzato ma giustificato dalla trama e dalle contingenze.
Nota a margine, infine, per quanto riguarda non tanto una storia, quanto un contributo redazionale: l’intervista a Valerio Lundini nel n. 3423.
La presenza di un personaggio che sia effettivamente un esponente del “nuovo” modo di fare TV è stata da me assai gradita, ancor più perché mantiene una connessione con i giovani (senza per forza essere un cantante) e perché ha pubblicamente mostrato più volte di apprezzare il fumetto Disney.
Tutto molto lodevole, se non fosse che si è deciso di accompagnare il pezzo con tre one-page di Gaja Arrighini e Mattia Surroz con protagonista la versione papera di Lundini, nelle quali si cerca di ricalcare l’approccio alla comicità tipica del conduttore, mancando però a mio avviso completamente il bersaglio e rendendo quelle poche vignette più cringe che un efficace tributo all’ospite di turno. Non basta infatti far porre alla controparte papera Lunduck domande stralunate per ottenere i risultati che l’originale raggiunge nelle sue interviste paradossali all’interno del programma Una pezza di Lundini. Lungi da me dare troppo peso a tre tavole che in fin dei conti non vogliono essere nulla più di un “sostegno” ulteriore all’articolo, ma, visto che i disegni di Surroz sono il punto forte dell’operazione, forse sarebbe stata una scelta migliore ridursi a una semplice illustrazione con paperizzazione del vip, che avrebbe fatto felici tutti, invece di tentare una mossa lontana da quel mondo e in sostanza – a mio parere – forzata.
E con questo vi saluto e vi do appuntamento alla prossima settimana con l’ultima live di stagione, prevista per martedì: lunedì mattina, come sempre, qui sul blog annuncerò tema e ospiti 😉
Stay tuned!
Ciao!
Io non seguo il calcio; tuttavia “Calisota summer cup” mi è piaciuta molto. Mi è sembrata più strutturata del “Torneo delle cento porte” (che era comunque una storia validissima) e anche il finale lascia una sensazione di fine lettura molto buona. Credo anch’io che sia uno dei lavori migliori di Nucci, con un Paperoga molto esplosivo e mai stancante. Ottimi i disegni di Intini.
Invece, “Musicalisota” mi è piaciuta un po’ meno, ma è molto buona la parte più introspettiva della storia. Resta da vedere come sarà gestito il finale, ma le premesse sono buone. L’unica cosa è che ho trovato un po’ out of character Paperino che va a Las Rumblas solo per vedere la gara e che non sembra tenere al lato emotivo di suo nipote. Questa caratterizzazione di Paperino è secondo me l’unico punto veramente debole della storia.
Il ciclo di Zironi sta sfornando una perla dietro l’altra: non c’è una storia che non mi sia piaciuta. Questo particolare esperimento di Topolino in particolare è molto affascinante: a contatto con la Natura incontaminata, Topolino prende coscienza dai propri cambiamenti interiori. La storia più bella del mese.
Positivo il fatto che non sia solo Gervasio ad occuparsi di Paperinik: questa storia di Pesce è nella media del ciclo di Paperinik, ma il vero punto forte è la caratterizzazione di Paperinik: una via di mezzo non banale tra il vendicatore e l’eroe. Gradisco molto il “Gervasioverso”, ma è positivo che anche altri autori si cimentino con Paperinik, specialmente per il fatto che non vorrei che dietro ogni crimine di Paperopoli si trovi un certo “misterioso personaggio” che già è molto presente nella saga di Fantomius, e a cui Gervasio sembra molto affezionato.
Devo dire, ero molto perplessa di fronte a un ciclo che vede in coppia Newton e Pico: il rischio di nerdaggine e simili era molto alto. Invece ne sta venendo fuori qualcosa di convincente: soprattutto gli episodi di questo mese stanno mettendo sul tavolo un confronto interessante tra un “navigato” tuttologo e un giovane tecnico.
“Paperino e la giornata memorabile” non è tra le mie storie preferite dei McGreal (mi ha stupito che alla notizia della morte di lui non sia seguito nessun tentativo di ricordarlo sul Topo…). Più che altro il difetto di questa storia sta un po’ nell’allungare il brodo, ma la conclusione e i disegni di Cavazzano aiutano molto nella godibilità della vicenda.
“Paperone e le ricchezze del Serenbir” mi è piaciuta molto, più della “quota classica” di Michelini dell’ultimo Topo. Le ricchezze del Serenbir, il rapporto tra Paperone e Brigitta, la morale che fa apprezzare il popolo “autoctono”, tutto abbastanza ciminiano e molto valido. Buoni anche i disegni.
Buono il ritorno di Paper Bat: solo io ci ho letto una presa in giro verso l’imperante politically correct? Ad ogni modo, i disegni di D’Ippolito degli anni scorsi non mi sono mai piaciuti molto (specialmente nella saga di Doubleduck), ma in questo caso la detective che fa coppia con Paper Bat sfoggia un look decisamente buono e sopra la media del disegnatore, non so perché ma in alcuni dettagli del viso di McMoon mi è sembrato di scorgere alcuni accenni quasi di Pastrovicchio.
“Minni pret-a-porter” nella media, la tematica non mi prende più di tanto ma si percepisce l’impegno nel costruire un background e delle emozioni delle protagoniste. Il crossover non è forzato, anzi, per me aiuta a far capire il vero valore di Pippospot.
“Topolino le origini” mi lascia scettica. L’unico episodio che in qualche modo ho apprezzato è il precedente con Gancio, perché andava a esplorare il talento di Topolino per le indagini. Questo episodio non mi ha lasciato molto, ma confido in questo maggiore spessore e anche nell’attenzione più evidente per il passato di Topolino, in futuro il ciclo può migliorare.
Aggiungerei la storia di Doubleduck: buona trama, ho apprezzato molto la storia. Che provenga dagli archivi della Panini o dell’Agenzia non mi importa molto?ma spero che ci saranno altre storie pre-reboot che verranno proposte, nonostante mi lasci un po’ perplessa l’abbandono del filone post-reboot: che sia – forse – giunta l’ora di prendersi una pausa da DD per il Topolino, in attesa di nuove storie di spionaggio più ispirate?
Un mese buono, certamente non mancano le buone idee, anche se devo un po’ abituarmi all’idea che ora i prodotti di punta del settimanale sono le saghe giovanili o che tendono ad approfondire più i singoli personaggi che il collettivo, e che la produzione non sia più incentrata su un altro tipo di storie con cui sono cresciuta: Doubleduck, PKNE, Casty…
A presto!
Grazie per aver voluto condividere qui i tuoi pareri sulle storie!
In particolare su quella di DoubleDuck che non avevo commentato 🙂
Per quanto riguarda il tuo ultimo paragrafo, sicuramente stiamo assistendo a un cambio di paradigma nel modo di concepire le storie “di punta”, spinto in particolare dalla nuova direzione. Hai sicuramente colto il mio inciso all’inizio del post, quando usando il termine “saghe” faccio quella specifica sull’epicità o meno 😉
Come dici tu le idee buone ci sono e questa attenzione verso storie in più parti con i ragazzini protagonisti o con trame che non sono prettamente “avventurose” porta a risultati spesso piuttosto buoni e godibili. D’altro canto la “quota classica”, come la stiamo chiamando, abbiamo visto che non manca… però manca Casty, per dire 😛 🙁 o tutta una serie di storie di un certo tipo con Zio Paperone protagonista… ma credo che siamo ancora in una fase di passaggio, dove molte cose si sono già consolidate ma dove parallelamente ce ne sono altre su cui si sta ancora prendendo la misura per gestirle al meglio e dargli il giusto spazio accanto alle novità. Vedremo nei prossimi mesi… anche attraverso questi miei post riepilogativi 😉
Grazie come sempre per essere passata!
La tua precisazione sul “nuovo” significato di saga infatti è stata molto chiara ed azzeccata, ormai il termine “saga” non è più riferito solo a particolari cicli di storie (come DD, PK o Fantomius) o a storie speciali (come la $aga di Paperone), ma è molto più comune e ci stiamo abituando a definire saga anche delle storie a puntate, spesso sotto la spinta della direzione stessa.
La “quota classica” si attesta su un buon livello, a volte con plot triti e ritriti, altre volte con aggiunte curiose. Certo, manca Casty, ma da quel che ho capito queste sue sempre più sporadiche apparizioni sono dovute a problemi personali dell’autore. Onestamente non so se considerare l’approdo di Casty sui Grandi Classici un buon segno o meno, speriamo che questa sia solo una fase di passaggio verso anni futuri più “equilibrati”, come dici tu.
In effetti ho notato un decentramento delle storie da più collettive (dove avevamo per dire in una sola storia Paperone, Paperino, Qui Quo Qua, il rivale di turno…) a più incentrate sul singolo, con il risultato che ora molte storie sono piene di nuovi comprimari (e ciò è un bene, a mio parere), ma c’è un po’ di carenza di interazione tra i personaggi classici. In ogni caso, approfondire i personaggi vari può portare a buoni risultati, basta non esagerare.
Lo Zio Paperone classico è ripreso secondo me dal ciclo “Pianeta Paperone” di Stabile e Rota. Oltre a questo, le classiche cacce al tesoro o appunto storie con la partecipazione di tutto il nipotame rasentano lo zero ultimamente.
Vedremo i prossimi mesi…
Ciao?
Leggendo qua e là sul Papersera, sto notando che non sono l’unica a desiderare più varietà: non è la prima volta che sembra che la direzione ascolti le voci dei fan da siti di appassionati, chissà…
P.S. ho letto il tuo articolo sul Papersera dove parli dell’Amelia barksiana, molto interessante! Alcune storie non le ho lette, altre invece sì, specialmente ricordo bene “Zio Paperone e la fattucchiera”. Concordo su tutto quello che hai detto, dal carattere di Amelia al suo fascino. È proprio uno dei canovacci barksiani più inflazionati insieme a quello di Rockerduck, forse quello di Amelia è anche più ripetitivo, sono poche le storie con lei degli ultimi anni memorabili. Ancora complimenti per il tuo articolo?
La direzione è molto ricettiva su quanto legge dai siti di critica e discussione specializzati, ma ovviamente poi valuta autonomamente quali spunti siano effettivamente interessanti da portare avanti e quali no. Al di là di questo, lo spazio per avventure di stampo classico, autoconclusive, prettamente avventurose c’è, e come dicevo in un precedente commento penso che con il passare dei mesi l’equilibrio tra queste due “anime” sarà sempre maggiore.
Grazie mille per i complimenti al mio pezzo sull’Amelia di Barks! Mi fa molto piacere che tu l’abbia letto e anche apprezzato. Colgo l’occasione per ringraziare ancora i ragazzi e amici del Papersera per lo spazio concessomi 🙂
Gli articoli del Papersera sono sempre molto interessanti, specie per chi, come me fino a poco tempo fa, fa ancora fatica ad orientarsi nel mondo Disney.
Ringrazio anch’io le community di Papersera, Paperpedia (ahimé ultimamente poco attiva) e INDUCKS per la passione e l’impegno nel recensire, commentare e discutere i nostri amati fumetti! L’INDUCKS poi è un vero e proprio archivio utilissimo e curiosissimo!
Alla prossima!