Quanto guadagna uno scrittore / disegnatore / illustratore in Italia?
Quanto guadagna un autore? Che siate scrittori, disegnatori, illustratori o, in generale, dei creativi, vi sarete sicuramente fatti questa domanda all’inizio della vostra carriera. Come avrete probabilmente già notato in rete le risposte non sono univoche, anche autori affermati possono indicarvi compensi completamente diversi, persino per contratti con la stessa casa editrice!
Per capire quanto possa pagarvi un editore – che IN QUESTO ARTICOLO vi abbiamo indicato dove cercare – prima di tutto è il caso di informarsi su quali siano i suoi canali di distribuzione (libreria, fumetteria o edicola, li abbiamo già analizzati QUI), in modo da comprendere meglio quale possa essere la tiratura del vostro libro. Il vostro onorario, infatti, nella maggioranza dei casi, sarà direttamente proporzionale al numero di copie stampate e vendute.
Prima di procedere, però, è il caso di chiedersi quanto costi produrre un libro a un editore. Eccovi, come riferimento, un dettaglio del volume Io non sono come voi, pubblicato da Eris Edizioni, casa editrice torinese che ha deciso di avere un rapporto trasparente con lettori e autori, indicando in ogni volume il dettaglio percentuale delle spese di produzione.
Sono dati che vanno analizzati, ma che forniscono un quadro abbastanza chiaro dell’economia di un libro. Giusto per darvi qualche indicazione in più:
° Il distributore è la figura che funge da tramite tra negozianti e case editrici, oltre a servizi amministrativi, di spedizione e magazzino spesso fornisce anche un supporto promozionale attraverso la pubblicazione di cataloghi relativi alle novità editoriali.
– Il distributore incide di circa il 20% sul prezzo di copertina, mentre il negoziante (fumetteria, libreria o edicola) circa il 30%; a questi, nel settore librario, si aggiunge la figura del promotore editoriale, figura commerciale che ha il compito di presentare la produzione di ogni editore ai negozianti e che incide per circa il 10%.
– Se pensate che alle fiere di settore la percentuale di distributore, negozianti e promotore resti tutta in tasca all’editore, non state contando i costi di una fiera. Lucio Staiano, direttore di Shockdom, etichetta di fumetto indipendente divenuta in pochi anni una big del settore, in questo articolo ci sfata un mito rivelandoci, in buona sostanza, che agli eventi maggiori (come QUESTI) i costi si pareggiano [Se va bene, ci sentiamo di aggiungere].
° Il tipografo è il responsabile dei costi di stampa. La tiratura di un prodotto editoriale è inevitabilmente condizionata dal mercato di destinazione (ovvero dal numero dei punti vendita).
– Le spese di stampa incidono generalmente tra il 10 e il 15% per le pubblicazioni brossurate da libreria e fumetteria con tirature inferiori alle 5.000 copie. Incidenze minori sono possibili per tirature più alte, incidenze maggiori solitamente sono tipiche di cartonati, edizioni limitate con particolari soluzioni cartotecniche et similia…
° L’amministrazione e la gestione della casa editrice, oltre a tasse, spese e quant’altro, includono spesso, per il volume, la curatela di un editor, l’impaginazione da parte di un grafico e la contrattistica.
– Se tenete conto che le spese tipografiche e di produzione vengono anticipate, per un editore indipendente da libreria questo 10% (lordo) si realizza solitamente all’esaurimento della prima tiratura (e non succede per tutti i libri).
– Discorso a parte per editori che sono anche distributori e/o che (come Mondadori o Feltrinelli) controllano anche un franchising di negozi, o che, ancora, sono anche tipografi. In questo caso le logiche amministrative, produttive e distributive potrebbero facilmente differire, anche in maniera significativa, dalla struttura finora illustrata.
° La promozione rappresenta un concetto generico per indicare tutte le iniziative realizzate da ufficio stampa, responsabile marketing e dagli stessi autori (ovviamente spesati dall’editore per essere indicati in questa voce) on-line e off-line per diffondere la conoscenza del volume al target di potenziali acquirenti.
– In questo caso la percentuale può variare sensibilmente a seconda del titolo e al piano di marketing della casa editrice. Ci sono titoli con investimenti promozionali superiori al costo di stampa, magari al punto da determinare una perdita sulla prima tiratura, perché l’editore confida in una rapida penetrazione nel mercato e nel contributo del passaparola per le ristampe, oppure perché il titolo – magari una biografia o un adattamento – potrebbe contribuire a lanciare una collana o a consolidare la collaborazione stessa dell’autore con la casa editrice.
– In passato abbiamo già parlato di come organizzare presentazioni efficaci, di come sponsorizzare (bene) un post su facebook, e di strategie di marketing editoriale e facebook marketing per creativi. A nostro avviso è un aspetto che ogni autore dovrebbe discutere fin dall’inizio con una casa editrice, per concordare da subito, con onestà, l’impegno di entrambi.
° Di spedizioni abbiamo già parlato in passato analizzando le soluzioni più economiche disponibili sul mercato. Di certo sono un altro fattore di incidenza.
° E ADESSO… GLI AUTORI
– Di norma uno scrittore, un disegnatore o un illustratore vengono pagati con un importo fisso, con una percentuale sul venduto o con una combinazione delle due modalità.
– L’importo fisso è una modalità tipica di retribuzione per sceneggiatori e disegnatori di fumetti per il mercato da edicola (in alcuni casi si aggiunge anche una % sulle ristampe) e, in generale, per gli illustratori di manuali, copertine, o, in generale, di opere dove la figura dell’illustratore non è assimilata a quella dell’autore. Va da sé che, non essendoci nessun tariffario o legislazione applicabile alla definizione di tali importi, la definizione del compenso è lasciata alla contrattazione tra editore e autore ed è direttamente proporzionale all’esperienza/notorietà di quest’ultimo.
– La percentuale sul venduto è la modalità più comune presente nell’editoria libraria e da fumetteria. Tale percentuale può essere corrisposta in anticipo, con il versamento agli autori dell’importo stimato del guadagno raggiunto al termine della prima tiratura, o a seguito delle rendicontazioni periodiche sul venduto, dove verrà corrisposta la percentuale concordata sulla base delle vendite effettive.
Solitamente la percentuale si attesta tra il 4 e l’8% del prezzo di copertina, di rado raggiunge o supera il 10% sul venduto da negozio, ma alcuni editori offrono ai loro autori percentuali maggiori o gettoni di presenza durante la partecipazione a presentazioni o fiere, oppure la possibilità di rivendere in autonomia i volumi in conto-vendita trattenendo una percentuale decisamente superiore (dal 30 al 50%).
– In generale, un editore da edicola potrà retribuire una singola tavola a fumetti 30/50/150€ o più, perché ha volumi di stampa nell’ordine delle decine, se non delle centinaia di migliaia di copie, mentre un editore medio da libreria che produce in media tirature di 1000/1500 copie, difficilmente potrà offrire ai suoi autori un anticipo superiore ai 1000€ (magari persino da dividere tra sceneggiatore e disegnatore, nel caso del fumetto).
– Ricordate che non esistono compensi giusti o sbagliati, ma esiste solo una domanda di mercato e una proposta più o meno equa formulata da un’azienda che dovrebbe avere un’esperienza nello stimare la penetrazione del vostro lavoro verso un dato pubblico. La sua analisi determinerà la definizione di quei fattori necessari al successo del libro (prezzo, copertina efficace, promozione…)
Se ritenete che l’offerta non sia adeguata, esistono altri editori, il crowdfunding e l’autoproduzione.
NOTA BENE: Abbiamo escluso finora il fenomeno dell’editoria a pagamento, i dati indicati in precedenza fanno riferimento a editori che non chiedono un contributo economico. Esistono però centinaia di case editrici (alcune sono state anche listate da siti di settore come Writer’s Dream) che chiedono un investimento a scrittori e disegnatori per coprire le spese di stampa, editing, promozione, ecc… si tratta di un fenomeno particolarmente diffuso nel mercato dei testi universitari e poetici.
Non è nostro interesse analizzare in questa sede l’efficacia o la qualità del servizio di queste realtà rispetto all’editoria tradizionale, ma a nostro avviso per un autore esordiente è più formativa un’esperienza, magari piccola, di autoproduzione, o investire in un’analisi di un bravo editor.
Analisi pertinente e corretta, bravi! Un solo appunto, però: l’autore -o aspirante tale- non è sempre a conoscenza dei diritti di cui può godere di fronte a una casa editrice, e per questo rischia di accettare impieghi e offerte sulla carta svantaggiosi. Ciò che a mio avviso manca è un percorso di accademicizzazione manageriale, che promuova autori sì in gamba ma anche consci delle potenzialità di cui godono dinanzi alla legge.
Qui una mia riflessione recente: https://mediateca.home.blog/2019/03/20/disegnare-e-bene-tutelarsi-e-meglio/
“– Ricordate che non esistono compensi giusti o sbagliati, ma esiste solo una domanda di mercato e una proposta più o meno equa formulata da un’azienda che dovrebbe avere un’esperienza nello stimare la penetrazione del vostro lavoro verso un dato pubblico. La sua analisi determinerà la definizione di quei fattori necessari al successo del libro (prezzo, copertina efficace, promozione…)
Se ritenete che l’offerta non sia adeguata, esistono altri editori, il crowdfunding e l’autoproduzione.”
Ovviamente non concordo affatto. Il punto è esattamente che nessuno vuole pagare decentemente la creatività. Questa è una legge incrollabile. Se editori e commercianti pagano, pagano per la fama/popolarità del “creativo” (che è ben altra cosa). Dire che esistono altri editori non è di gran consolazione, visto che tuti obbediscono alla legge citata sopra; il crowdfunding equivale grosso modo alle piramidali in cui finché hai cognati/parenti/colleghi da spennare funziona, poi stop; e l’autoproduzione equivale a dire: investiresti meglio il tuo tempo alla sala SCOMMESSE. Dati alla mano, e guardate che si parla di gioco iniquo statisticamente, ma in confronto alle soddisfazioni dell’autoprodursi….
Caro Furio,
siamo concordi sulle difficoltà che un artista debba affrontare per una giusta remunerazione, ma ci sono numerose realtà in Italia (e nel resto del mondo) che pagano dignitosamente la creatività. Il fatto che la domanda sia, nel nostro paese, inferiore ad altri settori lavorativi, rende senz’altro la selezione più aspra, ma i nuovi mezzi di comunicazione permettono a disegnatori, videomaker o sound designer di confrontarsi con un mercato internazionale, con ambiti in forte sviluppo come quello del gioco in scatola o del videogioco.
Io stesso, come molti miei colleghi a Scuola Internazionale di Comics, possiamo portare come esempio decine di esperienze di lavoro decisamente positive, con editori o produttori onesti, e non parlo solo di colossi come Marvel, Disney o Bonelli. La stessa agenzia creativa Gomma, che ho contribuito a fondare con la sede padovana di questa splendida accademia, nasce proprio per soddisfare una richiesta di mercato esistente.
Per quanto riguarda il crowdfunding, quelli che abbiamo realizzato (o per cui abbiamo prestato consulenza) non si basavano su uno schema piramidale familiare, ma su una campagna di marketing efficace basata sulla corretta definizione del target. Il nostro progetto, The Necronomicon Gamebook, è stato sostenuto da 885 bakers internazionali… non ho così tanti parenti sparsi per il mondo.
Ma ci sono molti altri esempi, come Tatai Lab o Attaccapanni press, etichette editoriali nate da talenti indipendenti, che confermano quello che dico.
Infine sull’autoproduzione abbiamo detto tanto e certamente rappresenta una scommessa sul proprio talento, ma soprattutto un confronto necessario con la realtà. Gli artisti DEVONO confrontarsi con il pubblico, capire chi sono i loro lettori e come raggiungerli, in modo da definire con i loro futuri editori strategie adeguate.
La verità, Furio, è che il mercato esiste, ma è molto selettivo, ed è facile, per chi non raggiunge il professionismo, cadere nella parabola della volpe e dell’uva.