Cosa si può fare dopo l’apocalisse, in un mondo che per l’uomo è ormai ostile e desolato? Ci si può sedere a osservare le cose che rinascono, almeno secondo lo sceneggiatore Massimo Rosi, autore insieme ad Alex Nieto di Locust. Un titolo che in America ha ottenuto grande successo e che in Italia è pubblicato, in due volumi, da Leviathan Labs.
Visto il recente proliferare di storie apocalittiche e post apocalittiche, declinate non solo nei fumetti ma anche in serie televisive e lungometraggi, qualcuno potrebbe subito domandarsi se fosse necessario proporre l’ennesima opera sul tema, per di più basata su un incipit purtroppo molto attuale a base di virus e contagi (di cui la gente vorrebbe forse dimenticarsi, almeno per un po’).
Per fortuna il primo dei due volumi di Locust, pur sfruttando ampiamente alcuni cliché narrativi del genere, si dimostra un libro gradevole e coinvolgente. A partire proprio dalla sceneggiatura di Massimo Rosi, che inizialmente non rivela la causa della fine ma catapulta il lettore in un mondo già annientato. Una serie di dettagli, come delle inconfutabili scritte sui muri di una città abbandonata (“è tempo di morire”, “l’inferno è qui”, “la morte sta arrivando”), o branchi di lupi che divorano carcasse umane congelate, lasciano però intuire come l’apocalisse non sia stata improvvisa né indolore. A colpire positivamente è l’assenza di gruppi militari, scienziati sopravvissuti in cerca di una cura o potenti corporazioni segrete fautrici dell’estinzione. Evitando queste componenti piuttosto inflazionate, Rosi affida lo sviluppo della trama a un pescatore costretto a intraprendere un viaggio con la madre malata, in una società che inizia rapidamente a sgretolarsi. È lui, Max, il protagonista di Locust ed è suo il punto di vista con cui Rosi interpreta la fine del mondo e le reazioni che scatena fra le persone immuni al virus.
Il ritmo è tenuto alto dall’alternanza fra le scene in tempo presente e una serie di flashback che proseguono per tutto il libro, ambientati principalmente nella New York di due anni prima quando il virus inizia, incontrastato, a mietere vittime. Anche la divisione in quattro capitoli, ognuno introdotto da un’illustrazione e da un titolo, rende più agevole la lettura.
Attraverso i flashback Rosi riesce inoltre a mettere in evidenza, sostenuto dai disegni, la contrapposizione fra l’inferno, il caos e la follia umana dei giorni di crisi e la tranquillità del mondo post apocalittico (pur popolato da invasati religiosi), dove gli ambienti sono placidi e si possono osservare alcuni splendidi scorci con laghi e montagne innevate.
Fra i personaggi è Max, pescatore senza più barca, a essere maggiormente caratterizzato a livello psicologico: la sua paura di avere paura, le difficoltà nel rispettare un’indole buona quando per sopravvivere servono scelte contrapposte alla propria morale, e il desiderio di salvare una bambina, lo spingono a lottare e a cambiare per fronteggiare situazioni a volte tragiche, altre disperate.
È ben strutturato anche il personaggio di una giovane donna che Max incontra durante il viaggio, il cui background è ottimamente riassunto in poche vignette. Meno sviluppato invece il cattivo di turno, forse ricalcato su un archetipo fin troppo evidente, i cui scopi risultano abbastanza prevedibili ma che potrebbe riservare sorprese nel secondo e conclusivo capitolo di Locust.
Alex Nieto gestisce una tavola in prevalenza a quattro strisce, ordinata, ma sviluppa con successo anche una bella doppia splash e alcune suggestive vignette a tutta pagina. La scelta delle inquadrature e della composizione è spesso funzionale alle emozioni che si vogliono trasmettere, come nel caso di una illustrazione basata sulla cosiddetta costruzione a piramide, con un personaggio che si erge monumentale, sovrastandone un altro e rendendoci partecipi della sua vittoria. Oppure una vignetta che propone dei classici cartelli riferiti a persone scomparse, appesi un palo della luce posizionato quasi di quinta, così da spingere il lettore a soffermarsi sul disegno.
In generale il segno di Nieto, realistico e morbido, risulta sempre molto curato e dettagliato, a partire dalle ombre dei personaggi fino ai rottami meccanici appartenenti al vecchio mondo.
Nella parte iniziale del fumetto sono molto evocativi i campi lunghi, che raccontano di ambienti naturali orfani della presenza umana, mentre procedendo nella lettura non mancano sequenze horror o addirittura splatter.
Il disegnatore appare dunque a suo agio sia nel confrontarsi con immagini più descrittive e poetiche, sia con le scene d’azione, dove riesce a trasmettere dinamismo ed espressività ai protagonisti.
La colorazione è evidentemente studiata per assecondare l’ambientazione di Locust. I colori sono sempre cupi, slavati e interpretano lo spirito oppressivo della storia e la sensazione dei protagonisti di avere poche speranze.
Il libro è impreziosito, dopo il finale, da una bella gallery con illustrazioni e studi dei personaggi.
Pur partendo da un’idea già molto usata, e spesso abusata (virus, contagio, fine della società, lotta per la sopravvivenza), Leviathan Labs propone, con Locust, un fumetto ben riuscito, con un finale ancora tutto da scoprire.
Abbiamo parlato di:
Locust
Massimo Rosi, Alex Nieto
Leviathan Labs, 2021
128 pagine, brossurato, colori – 15,00 €
ISBN: 9791280137197