“Local” di Wood e Kelly: buoni compagni di viaggio

“Local” di Wood e Kelly: buoni compagni di viaggio

Supportata da un perfetto impianto narrativo, "Local" di Brian Wood e Ryan Kelly si rivela un'opera capace di puntare dritto al cuore del lettore.

localcover1Nella vita è importante trovare dei buoni compagni di viaggio. Qualcuno che possa testimoniare la nostra esistenza, registrando i successi, i fallimenti del percorso quotidiano e capace di rispecchiare i nostri gusti connotando la nostra personalità.
Oppure, l’importante è solo viaggiare, muovendosi nella frenesia generale senza un percorso preciso o seguendo un itinerario prestabilito, affidandosi a compagni occasionali.
Un viaggio non necessariamente fisico ma soprattutto mentale, in grado di condurci a definire la nostra identità al prezzo di scelte sbagliate e travagliati rapporti personali.

Proprio a questo sembra riferirsi Brian Wood in Local, romanzo di formazione a fumetti calato nel contesto urbano americano. Con voce chiara e disincantata, partendo da quella che sembra la classica storia di una ragazzina in fuga, tratteggia una figura femminile complessa ed affascinante. In dodici capitoli, ognuno a rappresentare un anno di vita della protagonista, tesse i fili di un’esistenza in modo realistico e delicato, focalizzandosi sul travagliato passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Fin dalle prime battute, Megan McKeenan ci viene presentata come una teenager problematica desiderosa di evadere da un’esistenza anonima e incolore. Incapace di scegliere le compagnie giuste ma in possesso di un forte istinto di autoconservazione, utile a salvaguardarla dalle situazioni pericolose. Impossibilitata a conformarsi a modelli sociali preconfezionati, che la vorrebbero studentessa, moglie e mamma, intraprende un viaggio iniziatico dai risultati tutt’altro che scontati. L’irrequietezza adolescenziale e il desiderio di affrancarsi dalla scialba vita familiare, la conducono a spasso per l’America munita solo di un piccolo zaino.

La sceneggiatura, organizzata in episodi autoconclusivi pervasi da un senso intimistico, alterna diversi registri narrativi capaci di rappresentare puntualmente il percorso della protagonista che, ad ogni cambio di città, raggiunge un nuovo livello di consapevolezza. Ma al di là della fedele cronaca di un percorso di crescita, Local rappresenta anche un universo popolato da personaggi capaci di sorprendere il lettore, in particolare Nicky, il cugino al quale Megan indirizza cartoline che tracciano la mappa dei suoi spostamenti. Vittima di un impulso autodistruttivo, Nicky sembra rappresentare lo specchio nel quale la protagonista si riflette e testimonia ciò che sarebbe potuta diventare, immersa in un contesto sociale nel quale è impossibile esprimersi pienamente.
Anche la figura del fratello Matthew, plagiato da un padre che istiga in lui l’odio per le donne, che lo inizia ai piaceri del bere e lo fa crescere incapace di intrattenere rapporti umani, si distingue per tragicità e vividezza.

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Local si dimostra inoltre un valido strumento per dar voce alle amare considerazioni personali dell’autore, affidate ad una rockstar in declino. Qui la riflessione si incentra sul rapporto tra pubblico e musicisti, binomio che tende a soffocare la pura espressione artistica a favore di scelte commerciali dettate dal profitto e dalla necessità di piacere, quasi a voler prendere le distanze da quei prodotti realizzati per il successo, privi di genuinità. Un’impossibilità di essere autentici che affligge anche Megan, come ben illustrato nell’episodio ambientato ad Halifax. Qui, cassiera al cinema Oxford, mette ogni sera un badge riportante un nome diverso, in un gioco continuo di cambi di identità utili ad esplorare la sua personalità in costruzione.

Local è anche un’opera filtrata attraverso piccoli oggetti. Cartoline, polaroid, tesserini di riconoscimento, rappresentano un impressionante bagaglio esistenziale che riassume i tanti aspetti della personalità della protagonista. La scelta di utilizzare l’ambiente urbano, come palcoscenico ideale su cui far progredire il racconto, aggiunge realismo testimoniando il punto di vista dell’autore sull’America contemporanea.

local3Particolarmente importante è l’artwork di Ryan Kelly che, abbandonata la somiglianza con Paul Pope delle prime tavole, evolve verso un tratto morbido e personale.
L’intersezione tra script e disegni porta in dote interessanti esperimenti narrativi. Così, nel secondo capitolo ambientato a Minneapolis, città natale di Kelly, l’apporto della sceneggiatura diventa minimale, lasciando ampio spazio alle sole illustrazioni che raccontano una timida storia fatta di sguardi. Quasi a sottolineare l’incapacità di verbalizzare i sentimenti adolescenziali.

Piccola nota stonata: la mancanza, nella traduzione, della soundtrack proposta dagli autori a corredo di ogni episodio, contenente le canzoni che ne hanno accompagnato la lavorazione, comunque assente anche nell’edizione hardback originale.

Local si evidenzia come l’opera più matura di Brian Wood, densa di riferimenti personali filtrati attraverso una sceneggiatura che genera un forte coinvolgimento emotivo . Non a caso il viaggio di Megan termina nel Vermont, terra natale di Wood, in un ideale ritorno a casa dell’autore.
Supportata da un perfetto impianto narrativo, nel tentativo di fornire risposte sull’evoluzione della protagonista alla ricerca di un luogo da chiamare casa, conduce il lettore a interrogarsi sul proprio percorso di vita, sulla riuscita o meno di tante scelte fondamentali e sulla posizione sociale raggiunta.
Mai banale o scontato, attrae per l’apparente semplicità rivelando, in sottotraccia, una complessità narrativa che lo rende fruibile a più livelli di lettura.
Un’opera capace di puntare dritto al cuore del lettore.

Abbiamo parlato di:
Local
Brian Wood, Ryan Kelly
Traduzione di Stefano Visinoni
Double Shot, 2008
352 pagine, brossurato, bianco e nero – 18,00€
ISBN: 978-88-96064-04-7

Riferimenti:
DOUbLe SHOt, il blog: www.doubleshot.it
Brian Wood, sito ufficiale: www.brianwood.com
Ryan Kelly, il blog: funrama.blogspot.com

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