“Lo schermo bianco”: l’architettura umana in una società distopica

“Lo schermo bianco”: l’architettura umana in una società distopica

Enrico Pinto al suo primo lavoro con Coconino mette in scena una storia sfaccettata e intelligente dove amore e conflitti sociali si intrecciano.

Il periodo storico in cui viviamo è caratterizzato da una recrudescenza della destra più esasperata e violenta, che in più Stati arriva al potere forte della spinta di cavalli di battaglia ormai abusati all’inverosimile, con l’avversione ai fenomeni migratori e una forte xenofobia a fare da traino su tutto. In questo delicato contesto sociale e politico trova terreno fertile Lo schermo bianco, opera prima di Enrico Pinto pubblicata in Italia da Coconino press.

Schermo Bianco Cover Jpeg ScaledIl racconto imbastito da Pinto è incentrato sulla figura di Salvo, architetto italiano che risiede in una Parigi distopica in cui la destra nazionalista è al governo e la nuova presidente della Repubblica, con tratti che sembrano richiamare la figura politica di Marine Le Pen, proclama la necessità di rimettere al centro i francesi e al contempo eliminare immigrati e terroristi, con una equiparazione tanto semplice quanto pericolosa. La storia comincia in questo clima politicamente teso che vede la sua esasperazione già nelle prime pagine, quando per una apparente casualità il protagonista sfugge a un attentato terroristico in metropolitana, attribuito a un movimento di rivoltosi che usa come simbolo di protesta lo schermo bianco degli smartphone.

L’intreccio si snoda su più linee temporali, facendo sì che il lettore possa avere un quadro completo della vicenda sotto tutti i punti di vista: si comincia con un flashback antecedente all’attentato, in cui conosciamo i vari personaggi e l’importante comprimario dell’opera, Sistine, collega e amante di Salvo che a differenza di quest’ultimo risulta politicamente attiva e parte del movimento dello schermo bianco; si prosegue con ciò che avviene immediatamente dopo l’attentato, con le indagini e la vita di Salvo sconvolta dagli avvenimenti per culminare in un epilogo a sei mesi di distanza che tira le fila risolvendo tutti gli aspetti finora rimasti sospesi, compresa la questione socio-politica.

Un primo aspetto interessante del volume è il punto di vista scelto, poiché Pinto chiaramente narra la storia dal punto di vista di Salvo, ma sovrappone in più punti una narrazione visiva in terza persona in cui il lettore segue le vicende del protagonista da una certa distanza, a una narrazione in prima persona in cui si osservano i fatti direttamente attraverso gli occhi di Salvo, soprattutto nelle fasi in cui quest’ultimo interagisce col suo taccuino, elemento fondamentale per la trama, un punto in cui la narrazione fumettistica e il disegno del protagonista coincidono. La storia risulta particolarmente interessante e vicina al lettore perché offre uno spaccato di vita a tutto tondo in cui chiunque può rispecchiarsi, grazie al rapporto di Salvo e Sistine che si presta come mezzo per andare a toccare temi in realtà molto più ampi della semplice relazione di coppia, mischiando in modo non banale la questione politica a quella sociale.

Più volte durante la lettura sorgono spontanee domande riguardo i propositi dei personaggi e il funzionamento di un sistema che, seppur in un futuro prossimo non ancora (del tutto) verificatosi, presenta già le prime avvisaglie nel nostro presente, facendo vacillare il confine tra giusto e sbagliato, tra azione e indifferenza con una sorprendente umanità che tutti almeno una volta hanno provato.

Un altro aspetto indubbiamente degno di nota è l’utilizzo e la rappresentazione, dell’architettura parigina, elemento fondamentale non solo nella sua accezione più ovvia di vera e propria ambientazione, ma anche e soprattutto come elemento che interagisce con i protagonisti, che plasma la storia e che a sua volta da essa viene plasmata, veicolando in più occasioni perfino le emozioni dei protagonisti, passando dalla pace di un giardino alla malinconia di un paesaggio ormai non più raggiungibile.

6 2Se fino a ora l’analisi si è concentrata sul delineare i protagonisti e il mondo in cui questi si muovono, proseguendo sui temi affrontati nel volume ci si rende conto che gli spunti di lettura sono molti, attuali e ben affrontati. 

In primis, la questione sociale che trova una perfetta incarnazione in Salvo, immigrato italiano che sopravvive con lo stipendio di un’attività in studio che a stento gli permette di pagare una misera stanza nella mansarda di un palazzo. A ciò si aggiunge in contrapposizione l’estrazione sociale di Sistine, figlia di un archistar, ossia un noto architetto francese che ha realizzato opere di una certa caratura, che le permette non solo di vivere in modo più agiato, ma anche di vivere i tumulti e le attività politiche con una maggiore spavalderia rispetto a Salvo, sprovvisto di fatto di una rete di sicurezza che possa proteggerlo in caso di una metaforica caduta rovinosa.

In secundis è presente la questione etnica, in una Parigi distopica ed estremizzata che mal tollera lo straniero e che guarda all’altro come un nemico da eliminare, mentre la società e le figure istituzionali che dovrebbero tutelare i cittadini insabbiano episodi che metterebbero in cattiva luce la destra al governo. In questo contesto Pinto inserisce il movimento che dà il nome al volume, che simbolicamente alza lo schermo bianco del proprio smartphone in segno di protesta, ma che anche nella realtà usa questo schermo bianco come una forma di protezione contro lo squadrismo di polizia e movimenti xenofobi, questo perché lo schermo degli smartphone diventa anche un registratore di ciò che viene inquadrato, creando una forma di tutela che garantisce ai manifestanti una ripresa collettiva capace di inquadrare non solo la manifestazione ma anche i facinorosi, con annessi numeri identificativi di poliziotti violenti, stroncando sul nascere (quasi sempre) forme di violenza altrimenti ingestibili per dei manifestanti pacifici.

Tutti questi elementi trovano un file rouge nella travagliata storia d’amore di Salvo e Sistine, che si presta come ottimo veicolo naturale per toccare en passant tutti i vari aspetti della storia in modo armonioso, non avendo mai l’impressione che vi siano forzature narrative o passaggi obbligati creati appositamente per focalizzare l’attenzione su un elemento specifico.
Il risultato finale è una storia avvincente, originale e ben narrata, che regala anche qualche colpo di scena ben riuscito e imprevedibile, rendendo la lettura piacevole e gratificante.

Schermo Bianco Interni12 1A un’ottima narrazione ricca sotto tutti i punti di vista si accompagna uno stile artistico estremamente personale e singolare. Enrico Pinto fornisce anche sotto questo aspetto una prestazione di qualità, con una rappresentazione di paesaggi urbani chiara ma mai eccessivamente elaborata, forte anche di un tratto quasi nervoso e volutamente sporco che si alterna, giocando con il momento narrativo che accompagna, a un tratto più definito in grado di riempire la pagina di dettagli. Anche le anatomie del gran numero di personaggi spesso rappresentate su pagina, imprecise e con lineamenti quasi infantili dalla distanza, diventano invece certosine, soprattutto nei volti e nelle mani, quando l’azione si concentra su di loro, con una gestualità e una espressività non indifferenti, grazie anche a una gabbia molto fitta e a una composizione della pagina che valorizza i particolari.

Nonostante la stragrande maggioranza dell’opera sia in bianco e nero, in alcuni specifici frangenti Pinto cambia stile e colori, tramite la rappresentazione di una vista digitale, come se il lettore insieme al protagonista osservasse il tutto attraverso la fotocamera di un telefono o un visore per la realtà aumentata, mostrando questo cambiamento grazie a una virata netta di stile che richiama il puntinismo e alla sostituzione del nero con un blu che richiama il cyber-mondo, con una sferzata artistica che restituisce un ottimo colpo d’occhio in fase di lettura.

Lo schermo bianco, oltre a dimostrarsi un’ottima prima prova d’autore, si presenta come una delle pubblicazioni più interessanti di questo autunno, con una trama che si snoda in modo articolato e che tiene incollati alle pagine che conducono all’ottimo finale in grado di emozionare e far riflettere il lettore.

Abbiamo parlato di:
Lo schermo bianco
Enrico Pinto
Coconino Press, 2023
350 pagine, brossurato, monocromia – 22,00 €
ISBN: 9788876186448

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