L’inizio della paura nell’Universo Marvel: Fear Itself #0 e #1

L’inizio della paura nell’Universo Marvel: Fear Itself #0 e #1

I primi due albi del nuovo evento Marvel presentano una storia che affonda le radici nelle tensioni reali del mondo moderno, offrendo alle avventure supereroiche di Capitan America e Thor un sottotesto inquietante e profondamente attuale, in un gioco di rimandi tra la lotta del bene contro il male e...

Il nuovo architetto di casa Marvel risponde al nome di Matt Fraction, abile e noto fumettista chiamato a raccogliere l’eredità dei suoi predecessori (Millar e Bendis) nel tracciare le linee portanti di un nuovo evento che coinvolgerà le testate supereroistiche nei mesi a venire.

Frutto dell’ampliamento narrativo di un ideale crossover tra Capitan America e Thor, “Fear Itself” si presenta come una nuova disamina delle tensioni, delle incertezze e dei conflitti del mondo d’oggi, mascherati e mediati nell’Universo Marvel, incentrata sull’angoscia e sul potere che la paura può esercitare sugli umani e superumani. Premessa che richiama alla mente il clima di sospetto e intolleranza che aleggiava in “Civil War” e “Secret Invasion”, accompagnato dalla drammaticità del successivo di “Dark Reign”, andando così ad addensare nuove fosche nubi sulla comunità supereroica.

IL NUMERO 0

La creazione della paura è qui affidata ai polverosi e fallimentari progetti di dominio del fu Teschio rosso, rivisti e corretti dalla sua odiata figlia Synthia Schmidt (Sin) a conferma che le radici del male sono difficili da estirpare. Piani segreti e paccottiglia esoterica nazista che giungono ai giorni nostri grazie al ritrovamento di un libro contenente un grande e misterioso segreto, che sembra fare il paio con un divino martello caduto dal cielo nel lontano 1942.

Grazie a una sceneggiatura sviluppata tra passato e presente, Ed Brubaker, al quale è affidato il capitolo iniziale, ci introduce al potere della paura andando diritto alla sostanza, evitando fronzoli dialettici e scegliendo ritmi incalzanti per porre le basi di un racconto che parte con il piede giusto, centrando l’obbiettivo dell’intrattenimento. Dialoghi brevi e ben calibrati accompagnati dall’onesto lavoro di Scott Eaton, portatore di buone linee cinetiche ma non sempre puntuale e convincente nelle espressioni e nello sviluppo delle inquadrature, risultando spesso grossolano nel progredire degli eventi. Sotto una suggestiva cover di Marko Djurdjevic, l’albo registra poi la presenza di due ulteriori storie con protagonisti Sin e Capitan America; la prima alle prese con la sua infanzia tormentata mentre il secondo in veste di accidentale salvatore di un suicida.

IL NUMERO 1

Con l’arrivo del primo volume (di sette) della serie principale l’atmosfera proposta dal prologo, diretta e semplice nelle linee guida, viene rimpiazzata da un persistente e sottile senso di angoscia mantenuto da Fraction sempre sull’orlo di una possibile violenta deflagrazione. La paura degli esseri umani ha la faccia dell’incertezza economica, della recessione e della perdita del lavoro che porta al lento montare di tensioni sociali.
Un senso di sconforto e di abbandono che appare chiaro sia nei volti che nei dialoghi, incentrati sul timore e l’insicurezza di un popolo, immerso in una quotidianità che vede le famiglie perdere casa e coordinate, proiettato verso un futuro nel quale questi turbamenti fanno sponda a rivolte figlie dell’esasperazione.
Un senso di vuoto e di solitudine che arriva a fotografare l’odierna situazione globale: terreno destabilizzato sul quale si innestano gli elementi propriamente fiction del racconto, rappresentati dal confronto del superuomo con il terrore ed il male promesso dalle trame del mostruoso fumettistico incarnato da Sin.
La figlia del Teschio Rosso che assume le sembianze dell’araldo Skadi, giusto in tempo per liberare dalla secolare prigionia nella Fossa delle Marianne il Serpente, un fino a qui misconosciuto onnipotente.

È proprio nel valore simbolico dell’emaciato Serpente che Fraction sembra stabilire i maggiori punti di contatto tra il reale e l’immaginario, delineando un personaggio che ben incarna lo spettro della recessione così come i super problemi che affliggono la comunità supereroica, in un gioco di rimandi alla lotta tra bene e male e alla paura del fallimento sociale e familiare.

Aprendo al tema delle tensioni familiari Matt Fraction sembra poi giocare la sua carta migliore, spingendo Thor e l’ostile Padre Odino ad uno scontro, prima che fisico, generazionale, suggerendo riflessioni sulla tenuta e sulla coesione dei gruppi di appartenenza primari dell’individuo in periodi di crisi e recesso.

A dividere oneri e onori della riuscita di questo progetto troviamo nel primo numero Stuart Immonen, che non fa mancare una degna presentazione visiva a questo grande affresco narrativo, costruendo pannelli dal sapore cinematografico con il suo solito stile chiaro e pulito. Disegni efficaci che, con qualche richiamo ad Alan Davis, ben si addicono all’intensità della trama così come all’immagine del supereroe moderno.

CONCLUSIONI

“Fear Itself” si dimostra fin dagli esordi come un’opera complessa ed aperta a diverse chiavi di lettura, stabilmente poggiata sulla fitta tessitura narrativa creata da Fraction nell’anno di lavoro dedicato a sviscerare le idee e le direttive di questo nuovo crossover.
Giocata su più piani narrativi, tutti accomunati da una valida tensione, questa analisi fumettistica della paura si dimostra una lettura godibile e corposa, attenta alle istanze dei personaggi principali e secondari, accomunati da un eguale ed oscuro destino.

 

Abbiamo parlato di:
Fear Itself #0,#1
Matt Fraction, Ed Brubaker, Scott Eaton, Stuart Immonen
Traduzione di Pier Paolo Ronchetti
Panini Comics, ottobre/novembre 2011
48 pagine, brossurato, colori – 3,00€ cada

3 Commenti

1 Commento

  1. Alfonso Rizzo

    11 Novembre 2011 a 18:21

    Faccio i miei complimenti a Ferdinando Maresca per la sua abituale sintesi e chiarezza. Mi piacerebbe poter trovare sul sito le recensioni degli albi successivi della serie. Chiedo scusa se per la prima volta mi permetto di partecipare, con stima A.

    • Ferdinando Maresca

      11 Novembre 2011 a 21:35

      Ciao Alfonso,
      grazie per i complimenti.
      Lo Spazio Bianco si occuperà sicuramente dei prossimi albi di Fear Itself.
      Torna pure a commentarci quando vuoi.
      Ciao!

    • Davide Occhicone

      11 Novembre 2011 a 22:04

      Nel piccolo grande mondo dei fumetti Alfonso Rizzo, ci tocca sottolinearlo, é un mito vero e proprio.
      E magari prima o poi ne racconteremo la storia sulle pagine de Lospaziobianco.
      Non c’é proprio nulla di cui scusarsi per l’intervento, anzi, grazie!

      Un onore ed un piacere ospitarti, Alfonso

      A presto!

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