L’impegno e la semplicità: “La rivoluzione dei gelsomini”

L’impegno e la semplicità: “La rivoluzione dei gelsomini”

L'opera autobiografica di Takoua Ben Mohamed è un racconto a tinte tenui, che va dall'infanzia nella Tunisia di Ben Alì fino al presente e si interroga sull'identità dell'autrice, lungo il percorso che l'ha portata a recuperare le sue radici.

Il titolo dell’opera chiama in causa la Storia, l’insieme delle proteste che nel 2010 hanno portato al crollo del regime tunisino di Zine El-Abidine Ben Ali, saldo al potere da oltre vent’anni. È la “rivoluzione dei gelsomini”, appunto, così definita dai media, partendo dal simbolo della Tunisia. Un fiore che richiama un po’ le altre “primavere” ai quattro angoli del mondo: dalla rivoluzione “dei garofani” in Portogallo nel 1974, a quella “delle rose” in Georgia nel 2003, fino a quella “dei tulipani” in Kirghizistan nel 2005.

Ma questa è, prima di tutto, una storia personale, che si intreccia fittamente a quella con la maiuscola fin dalla dedica iniziale, dove, partendo dalla mamma “come una montagna che ha le radici ben piantate a terra”, arriva fino “alle persone che lottano ogni giorni per i diritti del più debole… e ai deboli che si aggrappano alla vita con tutta la loro forza senza mai perdere speranza”. Pertanto, superato il brevissimo excursus storico che in poche pagine racconta il percorso della Tunisia dall’indipendenza del dopoguerra all’ascesa di Ben Alì, la scena si sposta al 1991 e alla nascita della piccola Takoua, sesta figlia di una famiglia lacerata dalle repressioni del regime, tanto da costringere il padre a una fuga che si conclude solo otto anni dopo, quando l’intero nucleo si ritrova in Italia.

La rievocazione dei fatti autobiografici è affrontata da Takoua Ben Mohamed cercando di recuperare la spensieratezza un po’ scapestrata di un’infanzia vissuta senza la reale consapevolezza del dramma che le si consumava intorno, ma con la cognizione e la maturità del presente, di chi oggi vuole riguardare indietro per elaborare il percorso di crescita compiuto nel frattempo.

Per questo La rivoluzione dei gelsomini stupisce due volte: innanzitutto per la distanza dal tono divertito e satirico del precedente Sotto il velo, che metteva alla berlina i pregiudizi e le incomprensioni fra le diverse culture con gusto irriverente e grande attenzione all’effetto comico. A questo si unisce la sorpresa per come l’autrice, pur ponendosi in prospettiva critica rispetto al suo passato, vuole preservarne in un certo qual modo la purezza, cercando di mettere il lettore nella condizione di vedere il regime con gli occhi di una bambina.

Anche per questo, stilisticamente La rivoluzione dei gelsomini si distingue per il tratto essenziale, “infantile” nel senso migliore del termine, con figure abbozzate e spesso caricaturali, pronte a restituire l’immediatezza dei sentimenti della più giovane età. Uno stile che effettivamente richiama in molti punti quello del già citato Sotto il velo, tanto che, in età adulta, l’autrice riprende a ritrarsi con la stessa iconografia della precedente opera (quello che lei chiama il suo “personaggetto”). Su questo impianto si sperimentano poi soluzioni semplici ma significative, come quella di scolorire i personaggi di contorno. Dai vicini di casa fino ai malvagi funzionari governativi e i poliziotti che attuano le repressioni, tutti sono perciò ritratti in bianco e nero. Perché quello è il mondo di fuori, che Takoua intreccia nel suo cammino, ma che percepisce sempre come altro da sé.

Una dicotomia che viene definitivamente interrotta mostrando il primo piano a colori di Mohamed Bouazizi, il venditore di verdura che il 17 Gennaio del 2010 si dà fuoco davanti all’ufficio del governatore della regione, in segno di protesta per la confisca della sua merce. È l’atto, non a caso, che segna l’inizio della rivoluzione dei gelsomini, “l’inizio del cambiamento, l’inizio del percorso”, che è anche quello di Takoua.

L’autrice, che si trova in Italia all’inizio dei moti ed è ormai quasi ventenne, ha nel frattempo maturato quella consapevolezza politica che le era mancata nell’infanzia ed è ora libera di tornare finalmente a visitare la Tunisia per riappropriarsi delle sue radici. La sua natura di personaggio “a metà” fra epoche e culture, seppur sempre affrontata da una prospettiva più intima che strettamente militante, trova così la sua occasione per evolversi e crescere.

In mezzo c’è il racconto di una vita e una Storia ritratte, letteralmente, a tinte tenui, con complicità e sensibilità verso i vari protagonisti, senza tacere i risvolti più drammatici, che l’autrice racconta con frasi nette su fondo nero, per non dare legittimità all’irrappresentabile.
Ci sono i capricci di una bambina fuggita dalle repressioni senza rendersene troppo conto, che al momento di lasciare il suo paese si preoccupava soltanto di abbandonare il suo gatto. C’è inoltre la resistenza gentile delle donne che affrontano il regime con dignità e le sfide del sopravvivere con compostezza.

Un’opera dunque intima, “piccola” come quel paese affacciato sul Mediterraneo, ma grande e potente nella sua capacità di essere un racconto documentato e impegnato, senza mai appesantire il tutto.
D’altra parte, le postfazioni curate da Renata Pepicelli (docente di storia dei paesi islamici presso l’Università di Pisa) e Leila El Houssi (omologa dell’Università di Padova) sottolineano proprio come Takoua Ben Mohamed abbia “cercato la sua storia nei racconti di familiari e amici, in vecchie foto, lettere dal carcere e dall’esilio, libri, video, giornali d’epoca e archivi che finalmente emergevano dall’oblio”.
Un ampio lavoro di documentazione, poi metabolizzato e rielaborato con la bravura di chi ha saputo trasmettere una storia complessa in modo semplice.

La rivoluzione dei gelsomini
Takoua Ben Mohamed
BeccoGiallo, 2018
248 pagine, brossurato, colore e bianco e nero – 19,00€
ISBN: 9788833140001

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *